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Aggiornato
Mercoledì 19-Feb-2014
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Strano, eh? La polizia tanto prodiga di manganellate che fanno saltare i denti alle ragazzine, tanto puntuale nel mandare all'ospedale gli inermi, tanto violenta e solerte contro il dissenso antagonista, fraternizza o tratta con i guanti bianchi i forcaioli. Un buffetto e via, pare. Dietro al sedicente "movimento" sappiamo bene chi e cosa c'è. Facile scendere in piazza, minacciare di voler bloccare il paese, fare la "rivoluzione" a tempo determinato se te lo lasciano fare. Troppo facile e troppo finto. Un film già visto: esibizione di muscoli come a dire "chi ha orecchie per intendere, intenda" e i creduloni si accodino. Questa iniziativa ricorda la marcia su Roma del 1922, un coup de théâtre pure quello che, come accade adesso (anche se con un valore politico e simbolico risibile), fu possibile grazie alla buona fede di chi vi partecipò, di chi credette di fare la sua parte per "la causa" o il bene del paese (che non sempre coincidono). Oggi, in giro per l'Italia, sono in corso tante piccole marcette, cantando sottovoce o senza saperlo "Giovinezza". Sveglia, rivoluzionari. Se così non fosse tornereste a casa con le ossa rotte, tutti. Non è una strana coincidenza che in tutta Italia i poliziotti abbiano fatto esattamente la stessa cosa: togliersi il casco (come gesto simbolico di solidarietà con i manifestanti, ammesso che questo significhi)? Ma a chi, pieno di entusiasmo e commozione, sta postando i video e le foto del misterioso fenomeno collettivo, non viene il sospetto dietro la protesta e alla gestione dell’ordine pubblico vi sia una regia, fors’anche un piano eversivo? La speranza è un sentimento PERICOLOSO. Il cieco, disperato bisogno di credere nei miracoli, nell'impossibile, a dispetto, contro ogni evidenza, può trasformarsi in una catastrofe. Qualcuno si chiede perché la sinistra lascia che il malcontento sia strumentalizzato, guidato, cavalcato da altri. Perché la sinistra, intesa come forza politica otto/novecentesca, non c’è più. Se tale sinistra esistesse e scendesse in strada, la destra si armerebbe contro di essa e la polizia non solo non si toglierebbe il casco, ma sparerebbe pallottole vere ad altezza d’uomo. I MICCI VOLANO Non c'è niente da fare, gli italiani sono proprio un popolo di babbei sempre pronti a credere a tutto. Tra quelli in buona fede, quelli che la buona fede non sanno nemmeno cos'è e quelli che si credono furbi senza esserlo, si fatica a trovare qualcuno con un po' di grano salis in zucca. Per fare un po’ di chiarezza, mi sono sorbita qualche ora di video e documenti risalenti a circa due anni fa, quando Martino Morsello (candidato alle elezioni regionali con Raffaele Lombardo nel 2008, finito sotto processo per falso e truffa, attualmente condannato a 4 anni di carcere per bancarotta) parlava a nome del "movimento dei forconi" (fondato proprio all'inizio del 2012 da Mariano Ferro, ex Mpa molto vicino a Lombardo, e Giuseppe Scarlata) andandosene a braccetto con Roberto Fiore (Forza Nuova) e Cateno De Luca (arrestato nel 2011 per per abuso d'ufficio e concussione, leader di "Rivoluzione Siciliana", divenuto poi sindaco di Santa Teresa di Riva). Molto, molto istruttivo. Molto istruttive anche le dichiarazioni della figlia Antonella, fiera attivista forzanovista, all'epoca (e forse ancora oggi) amministratrice del profilo FB riconducibile al movimento stesso. In seguito alle asprissime polemiche, Morsello fu espulso per aver "associato il Movimento dei forconi a Forza Nuova" e per aver millantato di esserne il fondatore, poi, non si capisce come e quando, è stato reintegrato divenendone addirittura il Presidente. Siccome "a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre", nel 2013 si candida alle elezioni politiche come numero due nella lista del partito fondato da Roberto Fiore e un altro Morsello, il defunto Massimo. Oggi, come due anni fa, rilascia interviste dichiarando da bugiardo impenitente che il movimento è "estraneo alla politica". Sì, vabbè - anche i micci volano. NEL CALDERONE UN BRODO NERO COME LA PECE Intorno alla “rivoluzione del popolo” gravita un microcosmo di sigle e personaggi equivoci che nelle prossime ore, c’è da scommetterci, si moltiplicherà. Con l’occasione, sono nati vari comitati organizzatori, primo fra tutti il “Coordinamento 9 Dicembre” che, da Nord a Sud, vanta Leader e raggruppamenti apertamente fascisti o, peggio, neonazisti. Riporto da Infoaut.org: LA LEGA DELLA TERRA La Lega della terra non è altro che un’associazione collaterale di Forza nuova. L’attuale presidente è Daniele Spairani, l’ex coordinatore del partitino di Roberto Fiore a Pavia. Un paio di mesi fa, al raduno di Legnago, il 27 settembre, l'intervento principale non a caso era stato tenuto proprio dal segretario nazionale di Fn. Fra le associazioni intervenute spiccavano: Christus Rex, l’Associazione Evita Peron, Destra Futuro, Generazione Identitaria. Il piano per l'agricoltura elaborato dalla Lega della terra è denominato “Piano Fenice”, dal simbolo de la Fenice, caro a tutti i neofascisti, già utilizzato dai colonnelli golpisti in Grecia nel 1967, raffigurante il mitico uccello che “rinasce dalle proprie ceneri". Lega della Terra, guarda caso, è la traduzione letterale di Landbund, dal nome del partito agrario tedesco che avversò la Repubblica democratica di Weimar e successivamente sostenne il Partito Nazionalsocialista (ossia Hitler) alle elezioni del 1933. Il nazismo ebbe fra i suoi miti anche quello della ruralità, basato sul principio dei legami fra Sangue e Suolo, Blut und Bund. Walther Darré, il teorico di questa "ecologia razzista" viene oggi riscoperto da Forza nuova. I COMITATI RIUNITI AGRICOLI Del Coordinamento Nazionale del 9 dicembre fa parte anche Danilo Calvani dirigente dei Comitati riuniti agricoli. Calvani spiega così gli obiettivi: «Blocco ad oltranza delle attività produttive e dei trasporti in tutta Italia fino a quando non si dimette l'intero Parlamento ed anche il Presidente della Repubblica». Poi, spiega: «Vi sarà un periodo transitorio in cui lo stato sarà guidato da una commissione retta dalle forze dell'ordine trascorso il quale si procederà a nuove votazioni». Ossia i Militari al potere! Il tutto, naturalmente, per fermare la gravissima crisi in cui versa l’Italia, «ristabilire la sovranità nazionale», ecc. I FORCONI A loro si è unito anche il redivivo Movimento dei Forconi che si sta organizzando per il «BLOKKO TOTALE»: «Bloccheremo l'Italia da Pordenone alla Sicilia... perché non se ne può più di Unione Europea, di Angela Merkel, di compact, si stabilità, di Letta, di Alfano, di Bilderberg...». «L'INIZIO della FINE» per la «KASTA» e i «PARASSITI»... e stavolta, aggiungono, «vedremo Grillo da che parte sta...». Della partita farebbero anche parte la Life indipendentista e i Cobas del latte. Aggiungo: LIBERI IMPRENDITORI FEDERALISTI EUROPEI Fanno capo a Lucio Chiavegato, esponente di spicco di Veneto Stato, "Ai signori che lavorano per Equitalia diremo chiaro alcune cosette e li andremo a visitare personalmente, battendogli la mano sulla spalla e dicendo loro: «Non ci interessa se tu fai solo il tuo lavoro per conto di un’agenzia infame, evita di farlo, cercati un lavoro onesto che è meglio»”. MOVIMENTO AUTONOMO DEGLI AUTOTRASPORTATORI Fa capo ad Augusto Zaccardelli, di Isola Liri e riconducibile politicamente all'area di Dignità Sociale. • Giovanni di Ruvo, leader di "Sindacato Cattolico SCIMPID". • Forza Nuova, Casapound, gli Ultrà e tutte le sigle che raggruppano i simpatizzanti di estrema destra, i giovani e gli studenti neofascisti. • Andrea Zunino, agricoltore piemontese convertito all’Islam che attribuisce il disastro italiano alle “banche degli ebrei”. • Persino il sindacato di polizia SIULP e tutte le Segreterie Provinciali del Veneto del Coordinamento Sicurezza UGL. • M5S, in forma più o meno dissimulata. La lista, in effetti, è incompleta, ma credo possa bastare per farsi un’idea abbastanza esaustiva della matrice politica e di cosa, oltre agli interessi corporativi delle singole categorie rappresentate, bolle in pentola. NELLA TELA DEL RAGNO Spiace vedere amici intelligenti e preparati cascare nel tranello con entrambe le scarpe, bersi il teatrino come fosse un bicchier d'acqua fresca. La polizia carica e mena sempre, con molta soddisfazione, ma non in questo caso dove, addirittura, "solidarizza". Il colore politico delle manifestazioni fa la differenza, l'ha sempre fatta. Solidarizza, certo - perché dietro al "Movimento dei forconi" (già il nome dovrebbe far rabbrividire) di certo non c'è la sinistra organizzata, ci sono invece strategie, simpatie e appoggi fascisti ai più alti livelli - innegabili, evidentissimi e, più passa il tempo, persino sbandierati. Gli agenti di pubblica sicurezza hanno ricevuto l'ordine di lasciar fare, di non intervenire o farlo con moderazione (responsabilità attribuibile esclusivamente alla catena di comando, evidentemente contigua). Fumo negli occhi, quindi, di chi è disposto a credere alle novelle. Le dichiarazioni postume in cui si vuol far credere che i poliziotti abbiano agito spontaneamente, addirittura contraddicendo gli ordini e le normali procedure, è una balla alla quale possono credere solo gli stupidi e gli illusi. In queste ore circolano tante, troppe informazioni false, indimostrabili o contraddittorie: lettere di agenti dalla parte del "popolo", dichiarazioni del sindacato di polizia osannanti la protesta e quant'altro. Chi ha progettato e organizzato la rivolta (?) ha bisogno di braccia, consenso e legittimazione, li sta trovando, trasversalmente. E' un brutto guaio e probabilmente siamo solo all’inizio. Prove generali - una specie di conta. Si butta il sasso e poi si sta a vedere cosa succede, chi ci sta. Al peggio non vi è limite - il peggio deve ancora venire. A SCANSO DI EQUIVOCI A me importa poco la colorazione di una iniziativa di protesta. Se una rivendicazione è giusta, è giusta. Ciò che proprio non mando giù, è questo nascondersi dietro un dito. La destra è capace di muovere le masse? Ci riesce meglio della sinistra? Sa comunicare al cuore della gente, parla la stessa lingua? Può contare sul consenso di una parte delle istituzioni, una certa impunità? Benissimo, perché mimetizzarsi? La gente è pronta a dare poca importanza alle matrici ideologiche, a non distinguere più le differenze, a stigmatizzarle, ritenerle una iattura, un pericolo, qualcosa da rifuggire come fosse la peste bubbonica. I tempi, quindi, sono maturi per smetterla con gli infingimenti, le mascherate. Penso che la maggior parte dei partecipanti esterni al movimento, in qualsiasi partito si riconoscano, sappiano perfettamente di non avere a che fare con istanze, metodologie e organizzazioni di sinistra, nondimeno, avendone l'opportunità, colgono l'occasione e sono pronti alla partecipazione - attiva o passiva, indifferentemente. Prede facili, direi, ed è questo il problema - perché il cambiamento (la rivoluzione, come la chiamano i forcaioli) non può prescindere da una visione complessiva e complessa, da strategie, programmi, progetti lungimiranti, di ampio respiro, che diano risposte, prevedano soluzioni anche coraggiose ma praticabili, affidati a persone competenti, mosse dalle idee, non dagli opportunismi, i personalismi, dalla volontà di garantirsi quegli stessi privilegi che ora condannano. Le tanto vituperate ideologie sono punti di riferimento irrinunciabili, i fari senza i quali non si può sapere in quale direzione stiamo andando, e non è vero che non c'è più differenza tra la sinistra e la destra - c'è ancora ed è enorme, sta proprio nel diverso modo di pensare il mondo, nel diverso modo di esprimerlo, immaginarlo e volerlo. Se i fascisti che oggi stanno manipolando le tante persone accorse per partecipare alle contestazioni, fossero portatori di una cultura alta, illuminata, inclusiva, rispettosa delle differenze, tesa a garantire libertà e diritti, non avrei nulla da obiettare e forse sarei al loro fianco, ma non è questo il caso. Avrei il medesimo atteggiamento se invece di estrema destra parlassimo di estrema sinistra, perché non è il colore della bandiera che distingue la qualità degli uomini e delle donne, la buona politica dalla cattiva, quella che sempre trascina l'umanità nell'ingiustizia, nell'inciviltà e nella barbarie. I NODI VENGONO AL PETTINE, LETTORE Studenti e operai metalmeccanici contestati a Torino durante la protesta dei forconi. Da una parte loro, dall’altra il “popolo”, in mezzo la polizia. Cantavano “Bella ciao”, gli altri, i prodi rivoluzionari, urlavano “vergogna”. Vergogna di cosa? Di non essere fascisti? Di avere il coraggio di non nascondersi sotto il tricolore? Di intonare un canto partigiano? Di voler far parte della rivolta? Preparati, lettore - perché quella dei forcaioli è l'Italia che verrà. Neli ultimi giorni sono circolate in rete tutte le informazioni che erano necessarie per farsene un'idea obiettiva e prenderne le distanze, perciò, se nonostante questo sei ancora davanti al computer a tesserne le lodi, a osannarne l'esistenza, a vomitare insulti contro chi non appoggia il popolo in rivolta (?), a trasudare ammirazione per chi lancia le pietre, a farti le pippe illudendoti che la polizia ti ami, sognando roghi di libri, commercianti evasori picchiati e politici appesi per i piedi, significa che la verità non t'interessa, non t'importa del paese e sostanzialmente sei come i fascisti che (non farti illusioni), appena ne avranno l'occasione ti spaccheranno il didietro. GIÙ LA MASCHERA E veniamo al “programma” dei forcaioli che sin da Novembre chiunque avrebbe potuto leggere e che le parole di Danilo Calvani precedentemente riportate hanno anticipato: Vogliamo “Che l'attuale classe politica, presidente della repubblica compreso, istituzioni infiltrate dai partiti ladroni, si dimettano ed abbandonino le posizioni. Da quel momento vi sarà un periodo transitorio in cui lo stato sarà guidato da una commissione retta dalle forze dell'ordine trascorso il quale si procederà a nuove votazioni. Durante questo periodo di transizione verranno prese le seguenti misure di urgenza: ristampare la lira per finanziare senza creare debito la spesa produttiva statale - rescissione di tutti i trattati che ci vincolano con l'europa delle banche” (un po’ come decidere di edificare una casa fornendo al costruttore, al posto del progetto, un nota che recita: mattoni e cemento). Ciliegina sulla torta: l’annunciazione termina con queste testuali parole “non per noi ma per tutti gli altri” - spudorati. La catastrofe non li riguarda - cosa vostra e nostra. AL BIVIO Fino ad ora abbiamo sbirciato sotto il tappeto scoprendovi le schifezze che nasconde. Ma due parole definitive sulle motivazioni di chi si presta a dare voce o addirittura partecipa alla rivolta, non vogliamo scriverle? Cominciamo con una domanda semplice-semplice: cosa vogliono? A parte il desiderio di rivalsa, i soliti qualunquismi, gli ormai radicati populismi/nazionalismi targati Lega/PDL, poi confluiti, addirittura peggiorati nella forma e nel contenuto, nel M5S - vogliono tornare indietro, a quando il loro potere di acquisto gli permetteva di comprare le mercanzie e andare in vacanza senza troppo sacrificio, fregandosene altamente delle conseguenze di questo sistema scriteriato. Non c’è altro, o poco di più. L’Europa affama? Fuori dall’Europa. L’Euro costringe a stare nel mercato a certe condizioni? Si torna alla lira. Gli istituti di credito non foraggiano più l’indebitamento delle piccole imprese e dei cittadini? Addosso alle banche. Produrre, consumare e morire - l’unico obiettivo di un’intera umanità che ha rinunciato a pensare. Tutti d’accordo a prendere a calci i politici corrotti e ladri, gli immigrati brutti, sporchi e cattivi, la sinistra inconcludente e connivente, chiunque abbia conservato una straccio di spirito critico, si batta per l’affermazione dei diritti e non per il loro sistematico azzeramento - ma chiedersi perché si sia giunti a questo punto, dove affondano le radici del disastro che è culturale prima che economico, cosa vi sia da correggere nel proprio comportamento, nelle proprie abitudini, nel proprio modo di vedere e volere il mondo, no, eh? Troppo complicato - più facile urlare, menare le mani, lavarsi la coscienza attribuendo agli altri (il vicino di casa, l’amministratore pubblico, il governo, la comunità europea, il padreterno) le proprie responsabilità. Più facile fare un bel falò per poi ricominciare da capo, partendo dalle medesime premesse, restaurando, riproponendo i medesimi meccanismi, modelli, perché nulla cambi davvero e, passato il trambusto, seppelliti i morti, si possa tornare a sgomitare per assicurarsi un posto al sole. E’ finita, fatevene una ragione. Il sistema predatorio, capitalista e liberista che tanto vi sta a cuore, che definite democrazia e pensate tuteli, garantisca i vostri esclusivi, personalissimi privilegi, non funziona, non può funzionare. Ha fallito e non poteva essere altrimenti. Il lavoro non è il tema centrale del futuro. Il lavoro come lo abbiamo sin qui concepito è una sciagura, non rende liberi - addomestica, genera una massa enorme d’intontiti, subordinati e ricattabili compratori indotti a credere che con il denaro e il potere che questo promette, si possa ottenere ogni bene materiale e immateriale. La sfida sarà riuscire a vivere meglio, con meno, preservando le risorse, lavorando quanto basta per provvedere alle necessità primarie, dando centralità alla qualità della vita, alla socialità, all’istruzione, al diritto, alla salute pubblica e privata, mettendo in cima alle priorità la conservazione, la tutela dell’ambiente, il rispetto degli altri, a qualunque cultura, specie, genere, orientamento appartengano. Questo è il futuro, cari riottosi, questa è l’unica rivoluzione alla quale ha senso votarsi - e la si fa a partire da se stessi, imparando a riconoscere e combattere i condizionamenti che da millenni inchiodano gli uomini e le donne al ceppo. Tutto il resto è asservimento, fuffa e auto/distruzione.
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