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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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Rispetto alle problematiche connesse all’immigrazione e all’omoaffettività, alla realtà quotidiana vissuta da migliaia di cittadini italiani e stranieri, il livello medio di tolleranza, consapevolezza e conoscenza è tra i più bassi, in Europa e nel mondo. Contrariamente a quanto avviene in altri paesi, in Italia non vi sono atteggiamenti equidistanti improntati al rispetto delle differenze, tesi al riconoscimento e alla creazione di forme di tutela, né vi sono strumenti legislativi, cognitivi, informativi e preventivi efficaci, adeguati al superamento dei pregiudizi, favorevoli all’integrazione. Anzi, con sempre maggiore frequenza e sfrontatezza si tende a sopportare comportamenti di derisione e sopraffazione minimizzandoli come fenomeni marginali (ad esempio, il cosiddetto “bullismo” o la riduzione in schiavitù delle donne destinate al mercato della prostituzione e della manovalanza straniera utilizzata nei settori meno qualificati di quello del lavoro) e la politica arriva addirittura ad incoraggiarli e legittimarli attraverso l’adozione di norme legislative esplicitamente discriminatorie e vessatorie (il riferimento è all’attuazione italiana della direttiva europea 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, DECRETO LEGISLATIVO del 9 luglio 2003, n. 216 e alle normative, dalla legge cosiddetta “Bossi/Fini” sino all’approvazione nei giorni scorsi del pacchetto sicurezza, che colpiscono i cittadini stranieri, in regola o meno con il permesso di soggiorno, residenti nel nostro paese). Per quanto concerne l’omoaffettività, l’ostracismo e il ritardo sono in buona parte dovuti alle potenti pressioni dello Stato Vaticano che ha sul nostro contiguo e connivente governo, un fortissimo e pare inarrestabile ascendente. Ciò impedisce al nostro paese, soprattutto in questo momento storico, di esprimere progettualità di alto profilo, svincolate da una visione faziosa, moralistica e confessionale dell’educazione, della politica, della cultura e della convivenza civile. Per quanto concerne il razzismo e la xenofobia, ogni responsabilità è da attribuirsi al rigurgito nazionalista, populista e fascista rintuzzato e cavalcato dai partiti di centro destra allo scopo di prendere il potere e conservarlo, a qualunque costo. La chiesa cattolica ha tutto il diritto di esprimersi liberamente, secondo le proprie convinzioni, ma ha anche il dovere, sancito dalla costituzione e dai patti lateranensi, di rispettare la laicità dello stato italiano, la sua autonomia e indipendenza. Ha il dovere di rispettare il parlamento e il popolo italiano - tutto, non solo una parte di esso. Ha il dovere di riconoscere e rispettare anche quei cittadini che cattolici non sono. Ha il dovere di riconoscere e rispettare anche quella parte di cattolici che non si riconoscono in una visione integralista della politica, dello stato e della fede. Le forze politiche di governo e opposizione hanno il diritto/dovere di agire per il bene dell’intera collettività, non di una sua sola parte, maggioritaria o minoritaria che sia, né tanto meno per i propri esclusivi interessi. In uno stato di diritto autentico, in un paese civile, democratico, pluralista e laico, ogni cittadino ha diritto all’autodeterminazione, a non essere discriminato, ad essere riconosciuto e tutelato. Quando, in nome di Dio, in nome di una millantata superiorità genetica, politica o culturale, questi diritti non sono riconosciuti e difesi, non si è più in un paese civile, pluralista, democratico e laico, si è in una teocrazia fascista fondata sui privilegi di alcuni a detrimento di altri. Il Parlamento Europeo da anni continua ad ammonire e sanzionare inutilmente il nostro paese ed altri (Polonia, Grecia, Portogallo, ad esempio) chiedendoci di:
Chi paga le milionarie sanzioni stabilite dalla comunità europea contro le inadempienze del nostro paese? Ognuno, personalmente, di tasca propria. Da qualunque punto di vista li si guardi, l’ingiustizia sociale e il disprezzo verso gli altri, non sono un buon affare - mai.
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