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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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Siamo alla beffa, all’insulto, tanto più irritante perché partorito o perlomeno sostenuto da chi certi argomenti dovrebbe conoscerli MOLTO bene dimostrando maggior rispetto, pudore e cognizione. Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma il riferimento all’imperituro De Giorgi - ex presidente dell’Arci Gay Toscana, oggi consulente e delegato regionale contro le discriminazioni sessuali (?!), è evidente e, ahinoi, inevitabile. Le transessuali emarginate non trovano occupazione perché non sanno fare nulla tranne prostituirsi? Nessuno le assume perché è preferibile evitare chiacchiere e imbarazzi, perché datori di lavoro, maestranze e clienti manifestano insofferenza se non proprio ostilità nei confronti di quello che non capiscono, conoscono? Intanto dimostrino – le trans, certificato alla mano – di “soffrire di disturbo dell’identità di genere”, poi, se il personale del centro per l'impiego di Pistoia (certamente senza essere stato adeguatamente “formato”) lo riterrà opportuno, riceveranno una scintillante Card prepagata chiamata Ila (Individual Learning Account, pare già a disposizione delle persone disoccupate senza altre specifiche) con la quale potranno frequentare corsi di qualificazione professionale concordati in base all’esperienza lavorativa e alla formazione scolastica sino ad esaurimento o alla scadenza della stessa, entro e non oltre due anni (da ora, dalla consegna della card, dal versamento della prima trance? Non è dato saperlo). 2.500 euro per salvare le poverette, levarle dalla strada, inserirle nel mondo del lavoro! Pura propaganda politico-affaristica, robetta per gonzi, buona solo per chi ormai si beve tutto, minzioni incluse. Bene estendere questa opportunità anche alle persone in transizione, ma non era ovvio che la fosse già? O c’erano delle limitazioni sottese che escludevano certe categorie a vantaggio di altre, dei codicilli che non conoscevamo, magari scritti piccoli piccoli da qualche parte? E se non c’erano, perché far passare qualcosa di cui chiunque poteva godere sin dall'inizio come una straordinaria concessione, una conquista, un generoso, illuminato gesto di civiltà? Oppure, ma ci sembra fantascienza, personale qualificato, preparato a trattare le problematiche legate alla disforia di genere, ai diritti negati, si accinge a inaugurare corsi specifici, mirati per transessuali? In tal caso non ad essi dovrebbero essere destinati, ma a tutti gli altri - amministratori pubblici per primi. Qualunque risposta possano avere le nostre domande, ci sembra ovvio che i maggiori beneficiari della benemerita iniziativa siano gli istituti che smerciano corsi di formazione professionale, i quali si vedono magicamente destinare 150mila euro senza nemmeno doversi fare pubblicità. E siccome saggezza popolare insegna che “a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre”, ci piacerebbe sapere se e chi, fra gli estensori dell’obolo salvifico, in questa faccenda abbia interessi personali diretti o indiretti, non solo politici ma anche economici. Rimarremo con la curiosità. Cosa dire poi delle sventurate indigenti costrette a prostituirsi (alle altre nulla?) che saranno passate ai raggi X, costrette ad offrirsi al ludibrio degli incolpevoli impiegati e, successivamente, dei formatori più che mai bisognosi di formazione? Cosa dire di queste signore (sì, perdinci – chi se ne frega dell’anagrafe!) che dovranno concordare con il personale del centro per l’impiego il corso più adatto alle proprie esperienze lavorative e al proprio livello scolastico? Su cosa dovranno ripiegare se non abbastanza adeguate? Assistenza domiciliare notturna? Segretaria d’azienda badante il padrone lontano da occhi indiscreti? E, seppur più o meno speditamente incamminate verso il genere femminile, preferissero diventare mastri carpentieri, fabbri, muratori? Se non avessero nemmeno la licenza della scuola media inferiore? Se in Toscana spendessero i propri soldi e pagassero le tasse (quelle sulle bollette, gli acquisti, i ticket sanitari, ecc.) ma non vi avessero la residenza? Se non avessero mai potuto lavorare regolarmente un giorno nella loro vita a causa del pregiudizio, dello stigma sociale? Se non volessero operarsi scontentando così i dementi che ci governano, che pontificano, che ci rappresentano, circondano, anche all’interno del movimento LGBT*? Ammesso che vogliano o possano farsi ammaestrare, dopo, chi le assumerà, cosa ci faranno con il loro bel diplomino? Infine: se, per mancanza di sciagurate all'altezza dei requisiti richiesti, quei 150mila euro elargiti dal Fondo Sociale Europeo non andassero a chi li aspetta (di certo non le transessuali), che fine faranno? O questo o nulla? Prendere o lasciare con tutto quello che sarebbe necessario fare in questo paese per tirarci fuori dalla melma? Vladimir Luxuria che si spella le mani dichiarando che la Regione Toscana è all’avanguardia, che ha «colpito nel segno», l'assessore Simoncini, De Giorgi & Co. che si offendono per le critiche e difendono la loro stratosferica pensata - chi vogliono prendere in giro? E cos’è questo silenzio? Perché, a parte il centro-destra per ragioni opposte a ciò che è ragionevole, nessuno parla ancora, scrive, s’indigna, gliele canta come meritano? Non sanno i bravi capoccioni muti e parlanti che le transessuali che affollano i viali, 2.500 euro li tirano su in un mese, senza farsi mancare niente? Lì, proprio sulla strada o nel chiuso di una stanza pagata a peso d’oro, lì dove a tutti sta bene che restino perché la loro vista non turbi, disturbi o seduca. Se davvero a qualcuno interessasse la loro sorte oltre che il decoro urbano, altro proporrebbe e, soprattutto, altro farebbe - a cominciare da una campagna culturale seriamente educativa, anche mediatica, contro chi predica l’odio e il disprezzo, contro le disparità e le discriminazioni, contro il maschilismo imperante, la cultura dello stupro e della prevaricazione, contro la omo, lesbo e transfobia, partendo dalle scuole, i luoghi di lavoro, per finire negli uffici pubblici, nelle sedi di partito e dentro i palazzi del governo dove il marcio alligna e dilaga, come una cancrena inarrestabile che tutto avvolge e inghiotte. Abbiamo bisogno di leggi moderne, adeguate, giuste, civili, laiche, non ideologiche, ipocrite, confessionali, conservatrici. Abbiamo bisogno di garanzie, tutele, diritti – non elemosine. Abbiamo bisogno di azioni concrete e risolutive, di scelte oneste, coerenti, coraggiose, consapevoli – e loro cosa fanno, cosa danno? Pacche sulle spalle e qualche monetina. Vergognatevi! Banchettate sulla pelle di persone che la pelle la rischiano, davvero, ogni istante – paradossalmente per salvarsela. Tuttavia capiamo, sappiamo, non siamo sprovveduti: voi, forti dei vostri privilegi, dei vostri sporchi affari, del potere che vi siete presi e vi abbiamo dato, cosa ne sapete, cosa potete saperne? A voi, di loro, di noi, in fondo che v’importa? C. Ricci
Me l’aspettavo. Queste considerazioni stanno scatenando un vespaio. Sembra un paradosso, lo so, ma è proprio l’associazione Crisalide, nella figura di Mirella Izzo, che ha preso posizione - contro - con una lunga lettera pubblicata su “Il paese delle donne on line”. Del suo intervento, confesso, ho letto solo poche righe. Anni di distruttiva frequentazione del web in ambito LGBT*, mi hanno insegnato che non ha senso rovinarsi il fegato di fronte a reazioni di questo tipo, specie quando l’interlocutore dimentica di prestarti ascolto tanto è preso dalle proprie ragioni e personali incazzature. Se avessi trovato nella sua lettera le stesse risposte senza farne un offensivo, violento attacco contro la mia persona, ne avrei tratto insegnamento e piacere, le avrei trattenute a me senza rifiutarne una virgola, invece... Io a questo modo di far politica, comunicazione, di trattare gli altri, non ci sto. E poi Mirella mi conosce – dovrebbe conoscermi. Non accetto insulti alla mia intelligenza, alla mia buona fede, nemmeno da lei. Su questo l’argomento è chiuso. Tuttavia, poiché il tema trattato è serio e non merita di essere messo in ombra da questioni che nulla hanno a che vedere con il senso del mio INTERROGARMI, credo opportuno dare al malcapitato lettore un paio d’informazioni affinché possa autonomamente ripercorrere la strada che io ho fatto prima di esternare le mie perplessità, forse non apprezzabili per lo stile, certo soggettive, ma legittime, degne di rispetto, non di basse insinuazioni e persino offese. Il 4 Giugno, qualche giorno dopo aver appreso la notizia dal TG regionale della Rai e prima di trarne conseguenze affrettate, ho fatto un giro su Internet alla ricerca di dettagli e conferme. I pochi articoli che ho trovato e il comunicato della Regione Toscana che circola in rete, mi hanno fornito le dichiarazioni delle persone che ho citato e i dati da cui lo spunto per la formulazione delle molte domande che ho posto. Relativamente alle modalità, una sola inesattezza nell’editoriale: la subordinazione della scelta del corso professionale sulla base delle esperienze lavorative pregresse – chiedo venia, ma la sostanza non cambia. Inutile spiegare adesso cosa ho cercato di dire, contro cosa ho puntato il dito. O se ne ha le palle piene di tutto questo teatrino, dell'uso strumentale che si sta facendo delle nostre vite, o difficilmente si sarà disposti a capire e accettare punti di vista non necessariamente diversi, minacciosi. E' necessario però precisare che verso De Giorgi non ho alcun risentimento personale, privato – non ce n’è motivo. Lui fa un mestiere, io ne faccio un altro. Lui è un imprenditore prestato alla politica (una politica che ho tutto il diritto di non condividere, se mi va), io cerco risposte, esprimo opinioni. Mi chiedo se in questo paese lo si possa ancora fare, se si possa ancora obiettare, muovere critiche, dissentire, senza per questo correre il rischio di finire lapidati, da una e l’altra parte della barricata, indifferentemente... Dunque, gli articoli consultati, salvo alcuni che non trovo più, si trovano sul sito di Repubblica, Toscana TV e Magazine Excite - e questo è il comunicato della Regione Toscana:
Faccio le mie scuse per l’indegno spettacolo. Sappia il lettore che non ho nessun interesse personale da difendere, niente da ottenere. E davvero per me la questione termina qui - senza rancore. Chissà, forse con Mirella ci saranno altre occasioni di scontro, o forse d'incontro. La ringrazio comunque per aver contribuito ad animare il dibattito. Meglio una caciara che il silenzio. Ed ora ognuno continui a pensare e dire quel che vuole. C. Ricci
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