Crediamo di sapere abbastanza della seconda guerra mondiale, ma in realtà ne sappiamo poco o nulla. Una conoscenza frammentaria, limitata, per certi aspetti faziosa, non soltanto a causa dei programmi scolastici insufficienti e lacunosi, dei preconcetti e delle distorsioni apprese in famiglia, degli omertosi o fuorvianti governi che si sono succeduti dal 1945 ad oggi. Della nostra ignoranza, in fondo, siamo gli unici responsabili.
Tuttavia, spesso per caso e forse controvoglia, nessuno ha potuto evitare la gragnola d'immagini che raccontano quel tempo - più di quante ne siano mai state prodotte prima, più di quante ne saranno mai mostrate rispetto a qualsiasi altra guerra. Si tratta di filmati, foto del conflitto armato e - grazie allo stoico impegno di alcune associazioni e fondazioni che cercano di tenere vivo il ricordo - della persecuzione dei civili (donne, bambini, persone anziane, artisti, intellettuali, oppositori politici, portatori di handicap fisici e psichici, ebrei, omosessuali, zingari ed altri). Pur non sapendole contestualizzare, collocare nel tempo e nello spazio, ognuno ne ricorda certamente qualcuna. Probabilmente sono le più note. Quelle divenute un simbolo. Raccontano la ferocia, soprattutto - brandelli d’esistenza strappati al diritto e alla vita. Dovrebbero essere un monito potentissimo, dovrebbero quantomeno spingerci alla compassione, ad interrogarci, cercare risposte, cogliere analogie, invece...
Abbiamo imparato a scrollarci di dosso il peso delle responsabilità. Ci siamo abituati alla morte, alla violenza, ai soprusi, all’ingiustizia. Ovunque corpi dilaniati, sanguinanti, pestaggi, stupri, offese, dileggio, spregio, segregazione, esclusione - ma più nulla ci turba, più nulla pare agitarci, scuoterci, svegliarci dal torpore, dalla noia, dall’indifferenza. Più nulla pare coinvolgerci, colpirci.
Guardiamo il passato, il presente e il futuro credendoci al di sopra, al sicuro, immuni, innocenti, standocene in poltrona, davanti alla TV o in strada - come in un film o, per i più giovani, in un video-gioco. Ed anche quando siamo noi a fare violenza, ad usare il potere contro qualcuno, a subirlo, non riusciamo a percepirne davvero le conseguenze, la portata oltre noi stessi - né ce ne importa. Fuori dai protagonismi, dai personalismi, dall’autoreferenzialità, dagli opportunismi contingenti, niente conta, è vero, reale. Potrebbe essere diverso per le immagini, le vicende di Settanta, Ottanta, Novanta anni fa?
Sarà che il bianco e nero "invecchia". Fa sembrare i decenni, secoli. E la lontananza assolve, autorizza a dimenticare o non sapere. Eppure, molte persone che hanno vissuto quei giorni sono ancora vive - lo sono sicuramente i loro figli e nipoti. Alcune portano in sé il senso di colpa per essere sopravvissute, altre non hanno mai smesso di seminare l’odio e il disprezzo, di esercitare e incoraggiare prevaricazioni, diseguaglianze. Come possiamo essere così stupidi da credere che non abbia senso fermarsi a pensare, a guardare con attenzione? Come possiamo pensare che quelle immagini non ci riguardino più, non abbiano nulla da dirci?
Ecco, vorrei dare a loro e a noi un’altra occasione. Vorrei aiutare a sentirne il respiro, le voci, a comprendere l’attimo di chi vi è ritratto, a vederne il dolore, l’umiliazione e lo sbigottimento - oltre la vita e la morte. Voglio, dei criminali che hanno concepito e attuato l’orrore, raccontare l’immensa disumanità - senza attenuanti o ragioni, senza tempo e assoluzione.
Questo è il mio scopo, l’obiettivo di (R)Esistenze - e vorrei tanto che servisse a qualcosa.
Cinzia Ricci
Come sempre, anche questa sezione è un “Work in Progress” - si svilupperà e arricchirà nel tempo, a poco a poco, e terminerà quando non avrò altro da offrirgli.
Il piano di lavoro attuale, prevede l’introduzione di vari “Post-it” (ovvero, appunti di viaggio, considerazioni personali e spunti di riflessione), gallerie di immagini suddivise per temi, filmati realizzati utilizzando le stesse e, forse, contributi audio.
Le immagini, prevalentemente tratte da materiali fotografici e grafici preesistenti modificati e riadattati, sono elaborazioni inedite, originali. Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, ho scelto di ridurre al minimo gli effetti che i programmi di grafica consentono, così da non renderle incomprensibili, troppo ermetiche o artificiose, lasciarne intatta, evidente, la forza evocativa, l’oggettività. Data la crudezza di alcune, ne sconsiglio la visione ai minori e a persone facilmente impressionabili.
Per la loro elaborazione, normalmente precedo nel seguente modo: le raccolgo e seleziono, poi le pulisco dalle imperfezioni (polvere, graffi, grana) e miglioro (contrasto, definizione, centratura, saturazione, ecc.), quindi le compongo/armonizzo utilizzando la tecnica del collage su sfondi a loro volta modificati, personalizzati, secondo il messaggio che intendo comunicare o ciò che desidero rendere esplicito. Il programma che utilizzo per i ritocchi è Adobe Photoshop, quello per elaborare e comporre è Firework.
Nota dolente: uno dei problemi che s’incontrano raccogliendo le immagini nel web, è che spesso non sono accompagnate da spiegazioni o didascalie. Quando sarà possibile o necessario, cercherò di colmare questa lacuna includendo alcune note esplicative. Invito il visitatore a scrivermi se riscontrasse inesattezze, carenze, o semplicemente volesse esprimermi le sue impressioni.
Infine...
So che questo lavoro ha una sua validità didattica e so che la parte grafica può incontrare l’apprezzamento dei navigatori spesso a caccia di immagini da aggiungere ai loro siti e Blog. Come mia abitudine, consento l’utilizzo parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi), ma solo a condizione che se ne segnali la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci) - diversamente tutti i diritti sono riservati.
Inoltre, avrei piacere di essere informata qualora se ne volesse fare un uso più ampio (ad esempio nelle scuole). In questo ed altri casi da valutarsi al momento, sono disponibile a collaborare anche fornendo le elaborazioni originali che sono di grandi dimensioni, talvolta in formato ad alta risoluzione.
Grazie per aver avuto la pazienza di giungere sin qui e... buona visione.
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