Il
30 Ottobre 2005, lanciavo in Internet un appello rivolto in modo
particolare alle associazioni, i gruppi, i portali gay, lesbici
e trans, chiedendo loro di collaborare all’archivio “UNA
STRAGE ANNUNCIATA” avendone essi i mezzi e le
ragioni. Solo sette persone si sono messe in contatto con me a titolo
personale. Naturalmente non scriverò una sola riga per dire
quello che penso di questa eloquente e non nuova indifferenza da
parte della cosiddetta comunità LGBT*. Si commenta da sola,
penso. Tuttavia, ad un anno di distanza e dopo lo stupro di un’altra
donna lesbica avvenuto il 18 Agosto scorso a Torre del Lago, non
solo sento l’esigenza di scrivere alcune considerazioni, ma
anche di lasciarmi alle spalle questo schifo del quale non sono
responsabile, al quale non voglio partecipare e con il quale non
voglio avere alcuna complicità.
Gli episodi di violenza perpetrati contro le persone LGBT* in qualche
modo segnalati all'attenzione pubblica, sono enormemente cresciuti
dal 2003 ad oggi. L’incremento nel 2005 rispetto al 2004,
è valutabile intorno al 40% e solo nel primo semestre del
2006 i casi sono più o meno gli stessi di tutto l’anno
precedente. Se il trend dovesse confermarsi, il 2006 si chiuderà
con un incremento rispetto al 2005 di poco inferiore al 100%. Terribile.
Nonostante l’evidenza dei numeri e l’urgenza innegabile
di interventi unitari seri ed efficaci dalla base ai più
alti livelli istituzionali, i rappresentanti delle associazioni,
specie quelle maggiormente diffuse e radicate sul territorio nazionale,
hanno continuato a dar prova di scarsissima consapevolezza e maturità
politica, esibendosi nell’ormai consueto teatrino da cortile:
gli uni contro gli altri, ognuno per il proprio tornaconto personale
e corporativo nel più totale ed offensivo disinteresse per
i bisogni e le necessità delle persone oggetto di violenza
e discriminazione, o peggio, nell’uso strumentale delle loro
vicende. Il caso della manifestazione “Stop omofobia”
indetta a Torre del Lago da Arcigay Nazionale e Friendly Versilia
il 18 Settembre in contrapposizione a quella di Catania, “Orgoglioso
antifascismo”, ne è la prova, poco importa che si sia
rimediato con un gemellaggio di facciata. Non tutti vivono con la
testa tra le nuvole. Arcilesbica
Nazionale, colpevolmente assente in altre circostanze, dopo lo stupro
di Paola ha avuto un moto di vitalità e non solo si è
incaricata di dare risonanza alla sua denuncia, ma sul proprio portale,
quasi avesse scoperto l’acqua calda (ignorava la Risoluzione
del Parlamento Europeo del 14 Giugno 2006?), constatando che non
vi sono statistiche e dati sulle violenze e le discriminazioni,
ha lanciato un appello per raccogliere testimonianze e denunce al
fine di quantificare il fenomeno. Alla buon’ora, verrebbe
da dire, non fosse che qualcuno lo stava già facendo (seppur
con tutti i limiti logici e illogici del caso) nell’indifferenza
generale, sua in particolare.
Se le suonano e se le cantano - fra loro, a proprio uso e consumo.
Teatrino da cortile – appunto. Il solo assistere, che si applauda
o fischi, è di per sé un modo di partecipare, rendersi
indirettamente complici di QUESTO sistema.
Dopo quasi cinque anni di attivismo forzatamente virtuale e solitario,
il disgusto verso chi ha il potere e i mezzi per intervenire ma
non lo fa o lo fa in modo inconsistente, ha superato la rabbia e
la paura. Prendo atto che non vi è alcuna possibilità
di bypassare o incunearsi nel sistema di potere attuale, se non
contrapponendone un altro di fronte al quale il primo sia costretto
a cedere le armi o scendere a patti. Un tale sistema, sebbene ispirato
da buoni propositi, per costituirsi, imporsi e conservarsi, non
potrebbe che adeguarsi/rispondere, alle medesime logiche/dinamiche,
con il risultato che nulla o poco cambierebbe - per chi ne restasse
fuori. Prendo atto che da soli si è nulla, da soli non si
va da nessuna parte, da soli, seppur legittimamente protestando,
seppur portando argomenti ed avendo ragioni da vendere, si finisce
per fare il gioco di chi ci usa, ignora o stringe il cappio al collo,
dentro e fuori il movimento LGBT*. E allora, per quello che mi riguarda
e per quello che conta, non resta che il silenzio come ultima forma
di opposizione e autodifesa. Il silenzio – per non far parte
di questo brusio indistinto nel quale nessuna voce può emergere
se nessuno ha interesse ad ascoltarla.
L’archivio rimane a disposizione dei visitatori, perché
il lavoro sin qui svolto non vada perduto e magari serva, ma non
vi aggiungerò altro – termina qui.
Lascio
ad altri il compito di fare ciò che è necessario.
Io ho finito - di più non posso, di più non voglio.
Cinzia Ricci
Lucca,
16 Ottobre 2006
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