Qui
trovi tutto il materiale documentale e fotografico raccolto. L'archivio,
emblematicamente sconfortante, è abbastanza completo. Ti
invitiamo a consultarlo per farti un'idea di quello che è
e non è accaduto. In Internet, come altrove del resto,
quasi non vi è traccia di quanto documentato.
Dopo
il pestaggio di Edoardo Seghi (15 Agosto 2004, appena quattro
mesi dopo i fatti del 18 Aprile), vi sono state altre aggressioni,
minacce, intimidazioni, tutte messe in atto da militanti o simpatizzanti
dell'estrema destra locale contro i proscritti, i "nemici"
simbolici ma isolati dell'ideologia nazifascista.
Vittime della voglia di menar le mani, mostrare i muscoli senza
nulla rischiare, comuni e innocui cittadini la cui unica "colpa"
è di non essere conformi o dichiaratamente schierati -
a destra, inseriti nel sistema, collusi e complici di chi sta
trascinando il nostro paese alla rovina, in un nuovo e ancor più
buio medioevo. Protagonisti i soliti teppisti figli del "migliore"
integralismo reazionario catto-nazionalista ed altri che continuano
a godere della più ampia impunità. Quest'ultimi
non si sporcano le mani o, se lo fanno, nessuno sembra intenzionato
a chiedergliene conto.
E'
Interessante notare che dall'aggressione di Edoardo, il caso del
18 Aprile sparisce definitivamente dalla memoria collettiva -
storica, giornalistica e investigativa. Un'operazione di rimozione
agghiacciante ed estremamente significativa - per chi la subisce.
Dopo
un'indagine trascurata sin dall'inizio e mai portata avanti seriamente,
dopo ben due richieste di archiviazione presentate nel 2004 (un
autentico record, quanta fretta...) alle quali ci siamo sempre
opposte suggerendo noi stesse approfondimenti d'indagine regolarmente
liquidati con una superficialità degna del più disinteressato
o incapace investigatore, nel 2005, a poco più di un anno
dalla denuncia, l'inchiesta è stata archiviata senza nemmeno
che ne fossimo informate.
Sulla
nostra vicenda è calato il sipario, ma nessuno se n'è
accorto - il teatro era vuoto già da un pezzo.
A
noi rimane l'amarezza di essere state lasciate completamente sole,
la consapevolezza di non meritare nemmeno un ricordo, una parola
- postuma, di valere meno dei nostri aggressori che sono là
fuori, liberi di colpire ancora, secondo capriccio o convenienza:
quando, dove, come vogliono, contro chi, come noi, non è
come deve, come piace a loro, com'è comodo che sia - in
fondo - un po' a tutti.
C.
Ricci - Lucca, 13 Marzo 2006
Metto
ordine, affido la storia alla memoria perché
la memoria, almeno quella delle carte (l’unica,
d’altronde, destinata a sopravviverci), non
vada perduta – e finalmente renda giustizia
a chi non l’ha avuta. Mancava la parola “Fine”
al piccolo incartamento dell’enorme disastro
che ha travolto la mia vita. Oggi l’ho scritta. |
|
A
poco più di due anni dal nostro caso, ecco che un’altra
ragazza lesbica ha dovuto subire uno stupro – politico.
Non è senza nome, come le decine, le centinaia che non
denunciano o non finiscono sui giornali - si chiama Paola. Ha
trent'anni e frequenta Torre
del Lago, il "Mama Mia" - l'Eldorado dei
Gay e delle lesbiche nuovo millennio.
Nei
giorni scorsi mi ha scritto una donna che non conoscevo prima
dell'Aprile 2004 - che fu talmente indignata dal silenzio o dagli
insulti che dovemmo sopportare da contattarmi personalmente per
chiedermene conto. Nel raccogliere informazioni e articoli constatava,
senza stupirsene, che non vi era alcun riferimento alla nostra
vicenda.
L’aggressione
che abbiamo subito, di fatto non è mai avvenuta. Soprattutto
il movimento LGBT* (quello che popola ed anima il ghetto, quello
dei leader che siedono in parlamento, vanno in TV, che si fanno
interpreti dei nostri bisogni, delle nostre opinioni) ha girato
la testa da un'altra parte. Chi sapeva ha dimenticato in fretta
perché non aveva nessun motivo personale per tenerlo a
mente, o ne aveva molti per liberarsene.
Non
è mai stato sufficientemente chiaro che l'obiettivo dell’aggressione
non era Sara, ma io. Il conto e il caso, per quello che mi riguarda,
rimane aperto – non potrebbe essere altrimenti, piaccia
o meno a qualcuno.
Sara non ha subito violenza nella pineta dietro al "Mama
Mia". L'ha subita in una zona di campagna, nei pressi della
mia abitazione, lontano dal palcoscenico, dal ghetto. Non abbiamo
denunciato pubblicamente l'accaduto per farci pubblicità
(???), come troppi hanno insinuato, ma perché dopo appena
50 giorni la magistratura stava tentando di archiviare la pratica!
E non l'abbiamo denunciata subito perché furono i carabinieri
a pregarci di non farlo per poter indagare senza avere i riflettori
puntati addosso - se avessero saputo che a nessuno importava un
fico secco, non si sarebbero dati tanta pena.
Una
violenza sessuale, contro una donna lesbica, in provincia di Lucca.
Un agguato premeditato, dettato da lesbofobia. Due uomini, alti.
Italiani. Le analogie finiscono qui.
Se
mai saranno identificati, mi chiedo se a qualcuno verrà
in mente di far vedere le loro foto a Sara. Non credo - perché
esistono stupri di serie "A" e stupri di serie "B".
Stupri da commentare usando il condizionale e stupri garantiti.
Stupri stupri e mezzi stupri. Stupri buoni per riempire una pagina
di giornale, e stupri di cui non è opportuno interessarsi…
Così,
dopo la notizia della violenza sessuale inferta a Paola, mi sono
sentita in colpa per aver avuto ragione, inferocita per non essere
stata ascoltata. Ho pensato: se alla manifestazione di Lucca fossero
venuti in diecimila invece di duecento (ma per la vetrina infranta
alla Libreria Baroni furono duemila!), se la comunità LGBT*,
le associazioni, gli inquirenti, i politici e i giornalisti avessero
fatto il proprio lavoro, oggi, forse, lei e le altre starebbero
a cena con le amiche, a ridere e scherzare, invece...
Poi,
il colpo di grazia alla mia emotività già messa
a dura prova.
Il
5 Settembre 2006, “La
Nazione”, “Il Tirreno” e “Il Corriere
di Lucca” pubblicano contemporaneamente la
notiziona che l’aggressione avvenuta nel 2004, è
stata… archiviata. Accidenti, che tempismo – solo
un anno di ritardo! E comunque grazie: se non era per loro non
lo avremmo saputo dato che non abbiamo mai ricevuto alcuna notifica
in merito (anche se avessimo voluto ricorrere, come avremmo potuto?).
Gli
articoli, a parte le solite fantasticherie riproposte sebbene
pubblicamente smentite, forniscono particolari dettagliatissimi
sull’indagine, prova che, questa volta, qualcosa a qualcuno
l’hanno chiesta. Volevano far fare bella figura agli inquirenti
e a loro stessi – gli ipocriti… L’avrebbero
fatta se avessero onestamente scritto che l’inchiesta è
stata archiviata a poco più di dodici mesi dai fatti dopo
ben due tentativi andati a vuoto perché NOI ci siamo opposte
(al terzo avremmo desistito, ovviamente – potevamo aspettarci
un miracolo)? Ragionevolmente: QUESTA, che razza d’indagine
può mai essere stata? E QUESTO, che razza di giornalismo
è?
Tanta
solerzia, tanto sospetto puntiglio, tanto manifesto paraculismo,
avremmo voluto vederlo quando facevano a gara nell’insinuare
il dubbio che cose del genere fossero avvenute! Quando, invece
d’informare su quello che succede in questa città,
in questo paese, tacevano, insabbiavano, minimizzavano, screditavano!
Ed
ora c'è persino chi finge di strapparsi le vesti, grida
allo scandalo, s'indigna. Troppo tardi - e troppo facile farlo
a posteriori, quando non serve più.
Ad
oggi, le uniche persone che posso ringraziare, sono alcune donne
della Commissione Provinciale Pari Opportunità di Lucca
e pochi altri che a titolo personale si sono esposti, ci sono
stati vicino, annichiliti come noi di fronte alla cattiveria,
al menefreghismo, all’opportunismo e all’ottusità
dei nostri simili - uomini o donne, di sinistra o di destra, etero
o omosessuali che fossero.
Ogni
santo giorno leggo storie di persone offese, abusate, aggredite.
Conosco ogni loro pensiero, ogni loro emozione, so cosa significa
sapersi vulnerabili, soli, ho visto e ogni giorno rivedo negli
occhi della gente la stessa indifferenza, la stessa incredulità
o malafede, lo stesso fastidio, sulle labbra quei sorrisetti che
procurano più dolore di una coltellata, che levano il fiato
- e non mi do pace. Come si fa a non capire? Come si fa a fregarsene?
Come si può pensare che una persona meriti quel che ha
subito, che se l'è cercato? Come si fa a lasciarla sola?
Come ci si può credere persone dabbene sapendo di aver
contribuito alla sua sofferenza, o di non aver fatto quello che
era nelle nostre possibilità per alleviarla?
Per
noi è stato un disastro – durante e dopo l’aggressione.
Mi auguro che a Paola vada meglio, mi auguro ed auguro a tutte
le Paola che verranno una legge antidiscriminatoria che finalmente
definisca e punisca in modo specifico i reati dettati da omo,
lesbo e transfobia, che i politici esigano l’applicazione
di questa legge, che gli inquirenti la smettano di usare due pesi
e due misure. Tuttavia, dobbiamo guardare in faccia la realtà:
se alla vigilia dell'adozione da parte del Parlamento nigeriano
di una legge che vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso
punendoli con il carcere, ben 56 parlamentari italiani sottoscrivono
e inviano a quel governo una lettera per scongiurarne l'approvazione,
ma poi, di fronte a quello che succede in casa nostra, all’ennesimo
caso di stupro politico ai danni di una lesbica, soltanto Franco
Grillini, Titti De Simone e Vladimir Luxuria firmano un’interrogazione
parlamentare e a tutti sembra che abbiano fatto chissà
cosa, è evidente che non c’è alcun motivo
per essere ottimisti o speranzosi, ma per essere incazzati e preoccupati
sì, e molto anche – con inutile ragione.
C.
Ricci - Lucca, 6 Settembre 2006