È
accaduto il 18 Aprile scorso. Un agguato – dietro casa. Due, sui
trent’anni. L’hanno colpita alle spalle. È caduta nel
fango, tramortita. L’hanno tirata su. Uno la immobilizzava. L’altro
agiva, parlava in continuazione, la umiliava, insultava. Le ha detto,
usando il mio nome, che lo facevano a lei perché tanto farlo a
me non sarebbe servito, così avrei imparato, capito, che dovevo
smetterla, altrimenti sapevano dove andarla a cercare…
Come
quasi ogni donna che subisce violenza, anche lei era decisa a non sporgere
denuncia: voleva solo tornarsene a casa, dimenticare - tutto. Insisto,
ma la vergogna, lo schifo di sé e la paura non vanno d’accordo
con il buon senso. Nel pomeriggio si rimette in viaggio. Sicuri di non
correre alcun pericolo la seguono, dall’auto le chiedono se mi ha
riferito quello che le hanno fatto. Panico. È fuggita e loro dietro,
ancora…
Due
facce pulite da bravi ragazzi, l’ultimo modello di un’auto
costosissima per la maggior parte di noi, forse una ragazza a casa che
li aspetta, certamente dei genitori, magari una moglie, dei figli, ed
un lavoretto da fare, durante il fine settimana, senza rischi… Aggredire
un cucciolo di donna per colpirne un’altra solo perché non
ha vergogna di essere se stessa, non si nasconde, non tiene il becco chiuso.
Colpirla indirettamente - perché rimanga vulnerabile. Colpirla
nei suoi affetti “contro natura” - perché le coscienze
non ne siano turbate. Colpirla perché la smetta – di sentirsi
libera. Colpirla perché capisca cosa vuol dire non esserlo, che
la sua vita non conta nulla e chiunque può farne quel che vuole,
specie se ha buoni amici pronti a coprirgli le spalle, amici che conoscono
il codice penale tanto da sapere che non puoi essere giudicato per stupro
se non l’hai fatto con il pene, perché per la legge italiana
se prendi una donna e la massacri con un bastone, le mani, un camion,
non l’hai stuprata, no, hai solo compiuto atti di libidine, e per
così poco, via, quante storie...
Aggredita,
violentata e minacciata, sì – perché donna e lesbica.
Ecco la nuda verità, ecco cosa è accaduto – piaccia
o meno a qualcuno che se ne parli, o si sia tanto stupide ed autolesioniste
da denunciarlo, anche pubblicamente. E facciamo chiarezza, una volta per
tutte: gli aggressori sono verosimilmente appartenenti ad aree vicine
all’estrema destra, o vogliamo attribuire anche questo agli anarcoinsurrezionalisti,
magari ai comunisti o ad una coppia di balordi in vena di far bravate:
di domenica, alle sette del mattino, contro una ragazza che porta a spasso
il cane sotto il diluvio, dileguandosi su una macchina da quaranta milioni
di lire…? “E poi, voi, con quel vizio di dire sempre quel
che pensate, con quella sciocca abitudine di starvene fuori dal branco,
dalle regole, con quell’assurda pretesa di esistere! Diciamolo,
un po’ ve lo siete cercato, magari inventato…” –
già, sai che guadagno farsi sputare in faccia, esporsi al pubblico
ludibrio… Sulla pelle degli altri e su cose di una tale gravità
non si scherza, non si apre la bocca tanto per dargli aria – chi
lo fa rischia, ma soprattutto gioca sporco, sporchissimo.
Sì,
questo succede nell’opulenta Lucca delle meraviglie, piena di conigli
bianchi dalla faccia pulita. Questo succede in quest’Italia felice,
ricca, civile, cattolica, tanto presuntuosa da credere di potersi unire
ai giustizieri del mondo in un’assurda crociata colonizzatrice che
lo renderà migliore. Balle. Quest’Italia malata farebbe meglio
a starsene a casa, a curare se stessa, a insegnare ai suoi figli che in
uno stato di diritto il rispetto per gli altri e per le loro scelte è
al primo posto, non all’ultimo.
Ne
parliamo solo oggi perché le indagini, condotte dal comando dei
Carabinieri di S. Concordio che ringraziamo comunque per averci trattate
con insolita gentilezza, ormai sono a un punto morto – il riserbo
che ci era stato chiesto non è più necessario. Non sappiamo
e forse non sapremo mai chi, perché. La destra - quella vera che
ammorba le coscienze di tanti rispettati cittadini e non ha bisogno di
bandiere - non firma, non spiega, non lascia tracce, non si sporca le
mani: appalta, delega, prospera sottovalutata nell’indifferenza.
Illazioni,
certo, ma nemmeno si può negare l’evidenza…
Stiamo
pericolosamente regredendo, degradando su posizioni sempre più
integraliste, reazionarie. Di questa deriva politica, culturale ed etica
ne fanno le spese tutti ma per primi coloro i quali criticano il sistema
o semplicemente non ne vogliono o possono far parte. Ditemi, che razza
di prospettive può avere una persona omosessuale o peggio, in transito
da un genere all’altro, in un paese dove non solo le sono negati
pari diritti e opportunità creando pericolose fasce di privilegio
ma, se “visibile”, impegnata a chiedere di essere riconosciuta,
le istituzioni e la cosiddetta società civile permettono senza
scandalizzarsi, minimizzando, che divenga oggetto di soprusi, privazioni,
pestaggi, stupri, linciaggi fisici e morali? Il governo di centro-destra
e parte dell’opposizione, con l’approvazione di leggi discriminatorie,
lesive delle libertà individuali, palesemente contro i diritti
delle donne, degli omosessuali, dei non cristiani e delle minoranze in
genere, e la chiesa, soprattutto nella figura di certi suoi titolati capoccioni
(Ratzinger, Baget Bozzo, Tonini…), armano la mano degli squadristi
che in Italia stanno mettendo a ferro e fuoco la vita di chi non è
loro gradito e che, proprio per questo, non gode di alcun credito, garanzia,
protezione… Questa è la realtà che stiamo vivendo
ma in un sistema dove l’informazione e la didattica sono perlopiù
impegnati a compiacere o non dispiacere i suoi padroni, dove se non fai
parte di una corporazione sei niente, è proprio questo che la gente
non può e non deve sapere. Mi chiedo: anche se ne fosse informata,
sino a che punto reagirebbe? Debolmente, temo – e forse ne sarebbe
tanto spaventata da non volerne sapere nulla, da non crederlo, da sopportare
il sistematico discredito delle vittime per non sentirsi carnefice, da
far proprie le tesi più astruse, insensate, per non ammettere di
avere delle responsabilità, gravi, di essere collusa… Non
vi sembra un copione già scritto? Non vi sembra che dovrebbe essere
un dovere opporsi, rifiutarsi di guardare da un’altra parte? Dovrebbe…
Qualcuno
dice che dovremmo cercarci un buon avvocato… A quale scopo? Per
difendere la nostra reputazione dalle insinuazioni che privati cittadini,
stampa ed istituzioni bisbigliano? Per tutelare il nostro onore, pretendere
che sia fatta giustizia? Noi non ne abbiamo diritto e quello che è
successo, tutto quello che sta succedendo adesso, ne è una dimostrazione.
Non siamo noi che dobbiamo dimostrare di dire la verità, di essere
state oltraggiate nel corpo e nell’anima, è chi si fa complice
che deve dimostrare a se stesso, a sua madre, a sua moglie, alle sue figlie,
e a voi, di avere le mani pulite, la coscienza a posto, di aver fatto
e fare la cosa giusta!
Sì,
aggressori e mandanti sono ancora là fuori, nascosti dietro forme
generalizzate e inconfessabili di sottesa approvazione, pregiudizio, lassismo.
D’altronde qualcuno il lavoro sporco dovrà pur farlo, non
vi sembra? Chiacchiere e squadristi fanno comodo, a tutti, sono il braccio
armato di questo sistema, di questo governo democraticamente eletto, di
questo paese che non ha imparato nulla dalla storia, di chi crede che
basti indossare una maschera, adeguarsi, far finta di niente per non avere
responsabilità, essere al sicuro.
Beh,
nessuno lo è – nessuno, nemmeno lui.
Cinzia
Ricci
Giovedì
10 giugno, presso la sede dell'ARCI in Via S.Gemma Galgani 46 si è
tenuta un'iniziativa promossa da il collettivo L'Altro Volto - Lucca Gay
Lesbica, dal titolo "In fondo a destra. Vecchi fantasmi, nuove destre".
Il dibattito coordinato da Massimiliano Piagentini (L'Altro Volto), ha
visto la partecipazione di Saverio Ferrar! (Osservatorio democratico sulle
nuove destre di Milano), Maurizio Fatarella (ARCI), Virginio G. Bertini
(CGIL), Cristiano Alberti (Libreria Baroni), Cinzia Ricci (Borderline).
Nel corso del dibattito sono state presentate varie testimonianze di persone
aggredite a vario titolo da appartenenti a gruppi neofascisti lucchesi.
Tra queste testimonianze riportiamo integralmente quella - agghiacciante
- di Cinzia Ricci.
Domenica.
Ore 7:10 del mattino. La porta si chiude ed io mi raggomitolo nelle coperte.
Anche stamani Sara è scesa con il cane, posso rimanermene a letto,
oziare al calduccio - quando tornerà la vedrò apparire con
una bella tazza di caffè e la giornata comincerà con le
sue dolci consuetudini, come ogni fine settimana da tre anni in qua. Piove.
«Che bello avere qualcuno che ti ama abbastanza da alzarsi così
presto per evitarti una scarpinata sotto il diluvio… Sara è
proprio un tesoro…» - penso con inspiegabile preoccupazione,
poi mi dico che sono troppo protettiva, paranoica - e mi riaddormento.
Sento
armeggiare alla porta. Sonnecchio, ma ho la percezione che Sara non riesca
ad aprire… è strano, molto strano. Penso che Chio deve averla
fatta ammattire, è stupido quel cane, non capisce nulla…
Rimango ad occhi chiusi poi, all’improvviso, li spalanco e mi tiro
su… Sara è accanto al letto, coperta di fango, grondante
d’acqua, il viso sporco, tremante, mi guarda, comincia a singhiozzare,
non riesce a parlare. In una frazione di secondo le sono addosso, l’abbraccio,
le prendo il viso fra le mani, la supplico di calmarsi, parlare, le dico
di stare tranquilla, che adesso è a casa, ci sono io…
«È
successa una cosa…» - ripete, balbetta.
«Dimmi,
amore, dimmi... Va tutto bene…»
Ho
capito, ma non posso crederlo – non è possibile, non è
possibile. La bacio sulla guancia sporca di fango e lei si ritrae con
dolore. È gonfia. «Dove ti fa male, dove?... Sei cascata?
Ti hanno investita? Chio?»
«Due…
mi hanno fatto una cosa…»
So
cosa vuol dire. “Lo sapevo” – mi ripeto, lo sapevo già
da prima che entrasse in casa. Certe cose si sentono, si sanno…
Mi assicuro che almeno non abbia ferite, che sia tutta intera. Fra i singhiozzi
capisco, l’aspettavano…
«Mi hanno detto di dirti di smetterla, l’hanno fatto a me
perché farlo a te non sarebbe servito, così impari, capisci,
hanno detto…»
«Bastardi»
- solo questo riesco a pensare, a dire sotto voce, ma adesso non c’è
tempo per la rabbia, devo stare calma, tirarla fuori dal baratro, riportarla
a casa… La spoglio. Mi rimangono in mano le mutandine strappate,
le guardo e mi sento morire…
«Buttale
via…» - mi dice con gli occhi pieni di lacrime, terrore -
«Butta via tutto…»
«Sì,
amore, certo…» - fingo di farlo.
La
immergo nell’acqua calda, comincio a lavarla, si ritrae. «Hai
male?» - no, ha solo ribrezzo del suo corpo violato.
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È
accaduto il 18 Aprile scorso. Un agguato – dietro casa. Due, sui
trent’anni. L’hanno colpita alle spalle. È caduta nel
fango, tramortita. L’hanno tirata su. Uno la immobilizzava. L’altro
agiva, parlava in continuazione, la umiliava, insultava.
Come
quasi ogni donna che subisce violenza, anche lei era decisa a non sporgere
denuncia: voleva solo tornarsene a casa, dimenticare - tutto. Insisto,
ma la vergogna, lo schifo di sé e la paura non vanno d’accordo
con il buon senso. Nel pomeriggio si rimette in viaggio. Sicuri di non
correre alcun pericolo la seguono, dall’auto le chiedono se mi ha
riferito quello che le hanno fatto. Panico. È fuggita e loro dietro,
ancora…
Due
facce pulite da bravi ragazzi, l’ultimo modello di un’auto
costosissima per la maggior parte di noi, forse una ragazza a casa che
li aspetta, certamente dei genitori, magari una moglie, dei figli, ed
un lavoretto da fare, durante il fine settimana, senza rischi… Aggredire
un cucciolo di donna per colpirne un’altra solo perché non
ha vergogna di essere se stessa, non si nasconde, non tiene il becco chiuso.
Colpirla indirettamente - perché rimanga vulnerabile. Colpirla
nei suoi affetti “contro natura” - perché le coscienze
non ne siano turbate. Colpirla perché la smetta – di sentirsi
libera. Colpirla perché capisca cosa vuol dire non esserlo, che
la sua vita non conta nulla e chiunque può farne quel che vuole,
specie se ha buoni amici pronti a coprirgli le spalle, amici che conoscono
il codice penale tanto da sapere che non puoi essere giudicato per stupro
se non l’hai fatto con il pene, perché per la legge italiana
se prendi una donna e la massacri con un bastone, le mani, un camion,
non l’hai stuprata, no, hai solo compiuto atti di libidine, e per
così poco, via, quante storie...
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Aggredita,
violentata e minacciata, sì – perché donna e lesbica.
Ecco la nuda verità, ecco cosa è accaduto – piaccia
o meno a qualcuno che se ne parli, o si sia tanto stupide ed autolesioniste
da denunciarlo, anche pubblicamente. E facciamo chiarezza, una volta per
tutte: gli aggressori sono verosimilmente appartenenti ad aree vicine
all’estrema destra, o vogliamo attribuire anche questo agli anarcoinsurrezionalisti,
magari ai comunisti o ad una coppia di balordi in vena di far bravate:
di domenica, alle sette del mattino, contro una ragazza che porta a spasso
il cane sotto il diluvio, dileguandosi su una macchina da quaranta milioni
di lire…? “E poi, voi, con quel vizio di dire sempre quel
che pensate, con quella sciocca abitudine di starvene fuori dal branco,
dalle regole, con quell’assurda pretesa di esistere! Diciamolo,
un po’ ve lo siete cercato, magari inventato…” –
già, sai che guadagno farsi sputare in faccia, esporsi al pubblico
ludibrio… Sulla pelle degli altri e su cose di una tale gravità
non si scherza, non si apre la bocca tanto per dargli aria – chi
lo fa rischia, ma soprattutto gioca sporco, sporchissimo.
Sì,
questo succede nell’opulenta Lucca delle meraviglie, piena di conigli
bianchi dalla faccia pulita. Questo succede in quest’Italia felice,
ricca, civile, cattolica, tanto presuntuosa da credere di potersi unire
ai giustizieri del mondo in un’assurda crociata colonizzatrice che
lo renderà migliore. Balle. Quest’Italia malata farebbe meglio
a starsene a casa, a curare se stessa, a insegnare ai suoi figli che in
uno stato di diritto il rispetto per gli altri e per le loro scelte è
al primo posto, non all’ultimo.
Ne parliamo solo oggi perché le indagini, condotte dal comando
dei Carabinieri di S. Concordio che ringraziamo comunque per averci trattate
con insolita gentilezza, ormai sono a un punto morto – il riserbo
che ci era stato chiesto non è più necessario. Non sappiamo
e forse non sapremo mai chi, perché. La destra - quella vera che
ammorba le coscienze di tanti rispettati cittadini e non ha bisogno di
bandiere - non firma, non spiega, non lascia tracce, non si sporca le
mani: appalta, delega, prospera sottovalutata nell’indifferenza.
Illazioni,
certo, ma nemmeno si può negare l’evidenza…
Stiamo pericolosamente
regredendo, degradando su posizioni sempre più integraliste, reazionarie.
Di questa deriva politica, culturale ed etica ne fanno le spese tutti
ma per primi coloro i quali criticano il sistema o semplicemente non ne
vogliono o possono far parte. Ditemi, che razza di prospettive può
avere una persona omosessuale o peggio, in transito da un genere all’altro,
in un paese dove non solo le sono negati pari diritti e opportunità
creando pericolose fasce di privilegio ma, se “visibile”,
impegnata a chiedere di essere riconosciuta, le istituzioni e la cosiddetta
società civile permettono senza scandalizzarsi, minimizzando, che
divenga oggetto di soprusi, privazioni, pestaggi, stupri, linciaggi fisici
e morali? Il governo di centro-destra e parte dell’opposizione,
con l’approvazione di leggi discriminatorie, lesive delle libertà
individuali, palesemente contro i diritti delle donne, degli omosessuali,
dei non cristiani e delle minoranze in genere, e la chiesa, soprattutto
nella figura di certi suoi titolati capoccioni (Ratzinger, Baget Bozzo,
Tonini…), armano la mano degli squadristi che in Italia stanno mettendo
a ferro e fuoco la vita di chi non è loro gradito e che, proprio
per questo, non gode di alcun credito, garanzia, protezione… Questa
è la realtà che stiamo vivendo ma in un sistema dove l’informazione
e la didattica sono perlopiù impegnati a compiacere o non dispiacere
i suoi padroni, dove se non fai parte di una corporazione sei niente,
è proprio questo che la gente non può e non deve sapere.
Mi chiedo: anche se ne fosse informata, sino a che punto reagirebbe? Debolmente,
temo – e forse ne sarebbe tanto spaventata da non volerne sapere
nulla, da non crederlo, da sopportare il sistematico discredito delle
vittime per non sentirsi carnefice, da far proprie le tesi più
astruse, insensate, per non ammettere di avere delle responsabilità,
gravi, di essere collusa… Non vi sembra un copione già scritto?
Non vi sembra che dovrebbe essere un dovere opporsi, rifiutarsi di guardare
da un’altra parte? Dovrebbe…
Qualcuno
dice che dovremmo cercarci un buon avvocato… A quale scopo? Per
difendere la nostra reputazione dalle insinuazioni che privati cittadini,
stampa ed istituzioni bisbigliano? Per tutelare il nostro onore, pretendere
che sia fatta giustizia? Noi non ne abbiamo diritto e quello che è
successo, tutto quello che sta succedendo adesso, ne è una dimostrazione.
Non siamo noi che dobbiamo dimostrare di dire la verità, di essere
state oltraggiate nel corpo e nell’anima, è chi si fa complice
che deve dimostrare a se stesso, a sua madre, a sua moglie, alle sue figlie,
e a voi, di avere le mani pulite, la coscienza a posto, di aver fatto
e fare la cosa giusta!
Sì,
aggressori e mandanti sono ancora là fuori, nascosti dietro forme
generalizzate e inconfessabili di sottesa approvazione, pregiudizio, lassismo.
D’altronde qualcuno il lavoro sporco dovrà pur farlo, non
vi sembra? Chiacchiere e squadristi fanno comodo, a tutti, sono il braccio
armato di questo sistema, di questo governo democraticamente eletto, di
questo paese che non ha imparato nulla dalla storia, di chi crede che
basti indossare una maschera, adeguarsi, far finta di niente per non avere
responsabilità, essere al sicuro.
Beh,
nessuno lo è – nessuno, nemmeno lui.
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