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Aggiornato Domenica 06-Gen-2008

 

È accaduto il 18 Aprile scorso. Un agguato – dietro casa, alle 7 del mattino. Due, sui trent’anni, facce pulite da bravi ragazzi, l’ultimo modello di un’auto costosissima, forse una ragazza a casa che li aspetta, certamente dei genitori, magari una moglie, dei figli, ed un lavoretto da fare, durante il fine settimana, senza rischi… Aggredire un cucciolo di donna, abusare di lei per colpirne un’altra solo perché non ha vergogna di essere se stessa, non si nasconde, non tiene il becco chiuso. Colpirla indirettamente - perché rimanga vulnerabile. Colpirla nei suoi affetti “contro natura” - perché le coscienze non ne siano turbate. Colpirla perché la smetta – di sentirsi libera. Colpirla perché capisca cosa vuol dire non esserlo, che la sua vita non conta nulla e chiunque può farne quel che vuole se ha buoni amici pronti a coprirgli le spalle, specie se il silenzio la inghiottirà...

Abbiamo sporto denuncia. Ci è stato chiesto il massimo riserbo e abbiamo ubbidito. Poi, il 4 Giugno, l’amara sorpresa: le indagini sono ad un punto morto, probabilmente finite. Per quanto sconveniente sul piano personale, decido di denunciare pubblicamente l’accaduto, perché di fronte ad una tale enormità non si può e non si deve tacere. Quattro giorni dopo il PM avvia le pratiche per l’archiviazione, contestualmente si scatena l’inferno: diffamazioni, illazioni, tentativi di scredito, sottovalutazioni, strumentalizzazioni - un sommovimento perlopiù virtuale, bisbigliato, una specie di congestione o delirio collettivo disomogeneo e inconcludente che ha avvitato su se stesse le menti, immobilizzato i corpi – e quasi non vi è stata reazione. Zitti i giornali, muti i rappresentanti della comunità GLBTT, latitanti le istituzioni – in queste condizioni è tutta la società ad essere ostaggio della violenza, del ricatto e dell’intimidazione, non solo chi la subisce fisicamente, non solo chi paga sulla propria pelle il lassismo, l’ipocrisia, l’intolleranza, il qualunquismo, la superficialità, il disimpegno.

Ma il coraggio, la forza della ragione, talvolta paga: il Procuratore Capo della Repubblica respinge l’archiviazione ed ordina l’immediata riapertura delle indagini affidandole alla Digos, tanti singoli cittadini e cittadine, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, al culmine dell’indignazione cominciano a chiedere “perché” e vogliono risposte, la Commissione Provinciale alle Pari Opportunità decide all’unanimità di promuovere e organizzare una mobilitazione facendosi portavoce di chi crede nel rispetto e nel diritto, di chi chiede di non essere lasciato solo, di chi pretende che nessuno lo sia...

Per questo le persone di buona volontà che hanno a cuore non solo le sorti della nostra provincia o le proprie ma anche quelle del nostro paese, si ritroveranno venerdì 9 Luglio, alla manifestazione che si terrà a Lucca: per rivendicare con forza il diritto ad essere ascoltate, rispettate e tutelate, per dimostrare a chi le vorrebbe ricacciare nel buio, chiuse in un ghetto, possibilmente morte, che sono vive, consapevoli, orgogliose di essere, di esistere, e che non sono disposte a rinunciarvi.

Vorrei che fossimo in molti – tanti quanti la parte malata della nostra società non ne ha mai visti. Vorrei che fossimo capaci di dimostrare quel senso civico e quella maturità che l’odio non conosce e accetta.

Vi chiedo di essere al nostro fianco, uniti in questa battaglia.

Cinzia Ricci

 

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