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«STUPRATA
SULLE MURA PERCHÉ LESBICA...» ARCHIVIATA L'INCHIESTA
- La Nazione, 5 Settembre 2006 |
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ARCHIVIATA
DENUNCIA DI VIOLENZA ALLA DONNA LESBICA
- Corriere di Lucca, 5 Settembre 2006 |
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TENTATA
VIOLENZA ARCHIVIATA
- Il Tirreno, 5 Settembre 2006 |
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“La
Nazione”, 5 Settembre 2006
Dopo
due anni di indagini
«STUPRATA
SULLE MURA PERCHÉ LESBICA...» ARCHIVIATA L'INCHIESTA
LUCCA
- E' stata archiviata dalla Procura l'inchiesta sul clamoroso
stupro denunciato da una ragazza nell'aprile 2004. Un caso che
suscitò inquietudine in città. La giovane, originaria
di Bergamo, aveva detto di essere stata seguita e minacciata,
poi aggredita e stuprata sulle Mura, «perché legata
da un rapporto sentimentale con un'altra donna», una giovane
lucchese.
L'episodio fu portato alla luce nel corso della presentazione
di un libro alla libreria «Baroni» nell'aprile 2004
oggetto di svastiche e scritte tipo "Gay a morte" su
muri e vetrina) e anche in occasione di un convegno tenutosi all'Arci
di Lucca nell'ambito del Toscana Pride 2004. Secondo il racconto
della ragazza aggredita, il drammatico episodio era accaduto una
domenica mattina di metà aprile sulle Mura urbane, ad opera
di un gruppetto di sedicenti estremisti di destra, intenzionati
a «punirla» perché lesbica. Non sarebbe stato
«solo» uno stupro, dunque, ma una vera e propria spedizione
punitiva premedita.
Sulla base della dettagliata denuncia della ragazza, la magistratura
aprì subito un fascicolo, ma nel giro di oltre due anni
di indagini gli accertamenti effettuati dalle forze dell'ordine
non sono tuttavia approdati a nulla. La ragazza aveva descritto
un modello particolare di auto di grossa cilindrata, di un determinato
colore, fornendo anche parte della targa. La Procura, con un lavoro
certosino, tramite la squadra mobile della Questura, le ha censite
tutte a livello regionale. A quanto pare della vettura esistono
in Toscana una decina di esemplari in tutto. Poi gli investigatori
hanno foto segnalato i proprietari e anche gli eventuali utilizzatori
occasionali delle auto. A questo punto le foto sono state mostrate
alla vittima dello stupro, che tuttavia non ha riconosciuto nessuno
dei suoi presunti aggressori. Ne è emersa alcuna pista
concreta che potesse ricondurre a qualche ambiente di estrema
destra o ad altri gruppi. A questo punto la Procura non ha potuto
far altro che archiviare.
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“Corriere
di Lucca”, 5 Settembre 2006
La
vittima non ha identificato il responsabile secondo le indagini
svolte dagli inquirenti
ARCHIVIATA
DENUNCIA DI VIOLENZA ALLA DONNA LESBICA
LUCCA
- Sono state svolte indagini certosine. Sono state passate al
setaccio una decina di auto "sospette" in tutta la regione.
Sono state acquisite fotografie e documenti. Ma la donna che aveva
denunciato un tentativo di violenza sessuale avvenuto prima delle
sette del mattino sulle Mura di Lucca non ha riconosciuto i suoi
aggressori. E il caso è stato ufficialmente archiviato.
I fatti risalgono all’aprile di due anni fa. Secondo quanto
raccontò ai carabinieri, una giovane donna omosessuale
residente nel nord ed ospite di una amica a Lucca, stava portando
a spasso il cane sulle Mura quando alcuni giovani le si erano
parati davanti e avevano tentato di violentarla proprio perchè
era lesbica.
La donna fornì agli inquirenti anche la descrizione di
un'auto non proprio comune, con un colore specifico. Ed è
da quell’auto che sono partite le indagini. Condotte a livello
regionale. Sono stati in questo modo rintracciati tutti i modelli
in circolazione. E mostrate alla vittima le fotografie dei proprietari
o delle persone che le avevano in uso. Ma nessuno è stato
riconosciuto come autore di quella tentata violenza alla donna
omosessuale. Una violenza di cui in città si era parlato
tanto e che aveva portato anche ad un corteo organizzato contro
l'omofobia.
Il caso, nonostante il grosso impegno delle forze dell'ordine
e degli inquirenti, è quindi stato archiviato.
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“Il
Tirreno ”, 5 Settembre 2006
TENTATA
VIOLENZA ARCHIVIATA
Era
stata denunciata da una giovane lesbica
LUCCA.
La procura della Repubblica ha archiviato l'inchiesta relativa
al tentativo di violenza sessuale denunciato il 18 aprile 2004,
da una donna nei confronti di alcuni uomini fuggiti poi a bordo
di un'auto - una Volkswagen Beetles - in direzione del casello
di Capannori. La denuncia era stata presentata dalla compagna
dell'aggredita. La giovane lesbica ha sempre sostenuto che i violentatori
avrebbero agito per «punire» la vittima della sua
scelta sessuale.
La
magistratura sin dall'inizio ha condotto le indagini affidate
ai carabinieri della stazione di San Concordio.
I militari dopo aver ascoltato e verbalizzato il racconto della
vittima, originaria della Lombardia, hanno svolto accertamenti
accurati soprattutto sul particolare tipo di macchina su cui,
stando alle testimonianze, sarebbero fuggiti gli aggressori dopo
aver tentato di violentare la ragazza che alle prime luci dell'alba
aveva portato il cane a fare i bisognini. Secondo le indicazioni,
le indagini si sono concentrate su un'auto caratterizzata dalla
presenza di un fiore giallo sulla carrozzeria. Tramite la Società
Autostrade sono state chieste e ottenute le riprese filmate delle
auto in uscita dal casello di Capannori nella fascia oraria dell'intera
mattina. Indagini particolareggiate anche nella zona di Montecatini
dove, almeno inizialmente, sembrava che l'auto si fosse diretta.
E stato fatto un controllo su tutti i numeri di targa delle macchine
in uscita dal casello il 18 aprile e attraverso le motorizzazioni
sono state individuate le patenti dei proprietari delle macchine
che potevano in qualche modo assomigliare a quella su cui si trovavano
gli aggressori. Addirittura è stato individuato il nipote
- i cui tratti somatici potevano in qualche modo ricondursi a
quelli di uno degli aggressori - di un anziano a cui era intestata
una vettura simile a quella dei violentatori. La foto è
stata mostrata alla vittima, ma lei non l'ha riconosciuto. Un'indagine
accurata che, però, non ha dato gli esiti sperati. A quel
punto la procura non ha potuto far altro che presentare una richiesta
di archiviazione al giudice delle indagini preliminari.
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Traendo
spunto principalmente dall’articolo pubblicato sul “Corriere
di Lucca” (ma anche “Il Tirreno” e “La Nazione”
non scherzano in quanto a fantasia e pressappochismo), ecco una serie
di correzioni e precisazioni.
•
Non si è trattato di un “tentativo di violenza”, la
violenza sessuale c’è stata – piaccia o meno a qualcuno
che lo si dica chiaro e tondo.
• Non è
avvenuta sulle mura, ma a quattro chilometri da Lucca, in una via sterrata
di fronte ad alcune palazzine, di domenica, alle sette e dieci del mattino,
sotto un autentico nubifragio.
• Il caso
non poté suscitare inquietudine, al massimo perplessità.
I giornali locali non diedero alcun risalto alla vicenda e quando non
poterono evitare di scriverne, si resero protagonisti di una vera e propria
campagna al limite della diffamazione. Insinuarono dubbi sulla veridicità
dell’accaduto e senza mai verificare quello che stavano scrivendo,
magari rivolgendosi direttamente alla fonte (ci fu una denuncia alla magistratura
seguita da una denuncia pubblica durante un convegno, su queste pagine
è pubblicato tutto quello che serve ed esiste per non sparare cazzate,
ed io, portavoce di entrambe, non vivo nel Borneo, sono facilissimamente
rintracciabile come tutti i lucchesi ivi residenti, per giunta piuttosto
popolari), arrivarono ad inventarsi le cose più strampalate alcune
delle quali, ulteriormente travisate, continuano ad essere usate in questi
articoli.
• L’identità
(nome, residenza, ecc.) della querelante, è, o dovrebbe essere,
riservata – per ragioni di sicurezza e per sua espressa volontà.
Qualsiasi riferimento ai suoi dati personali è pertanto frutto
d’immaginazione.
• La giovane
non ha MAI dichiarato di essere stata aggredita «perché
legata da un rapporto sentimentale con un'altra donna» ma di aver
subito violenza per ritorsione nei suoi confronti, come atto intimidatorio
a lei destinato («Lo facciamo a te perché tanto farlo a lei
non servirebbe... Dille di smetterla»).
• Inoltre,
non ha MAI dichiarato di essere stata seguita e minacciata prima
dell'aggressione, se ciò fosse accaduto avrebbe almeno potuto tentare
di fuggire. È stata invece raggiunta alle spalle e improvvisamente
colpita con un pugno o altro al volto che l’ha tramortita e fatta
cadere nel fango. Sollevata da terra, ha subito violenza sessuale, quindi
il cane che sino a quel momento era rimasto in disparte terrorizzato,
ha finalmente reagito mordendo la gamba dell’uomo che la immobilizzava
da dietro. Probabilmente spaventatisi dall’inattesa reazione del
cane che evidentemente sapevano inoffensivo, sono fuggiti, a piedi.
L'episodio a cui fa riferimento l’articolo de “Il Tirreno”,
in realtà era un inseguimento, avvenuto nel pomeriggio, probabilmente
dopo ore di appostamento per verificare se all’aggressione avrebbe
fatto seguito una denuncia. Poiché Sara aveva deciso di tornare
a casa senza sporgerla (una reazione nient’affatto eccezionale nei
casi di violenza sessuale), hanno ritenuto di poter infierire senza correre
rischi. L'hanno seguita sino al distributore dove si era fermata per mettere
benzina e lì si sono palesati chiedendole ridendo se mi aveva riferito
quello che le avevano fatto e perché. In preda al panico e rinunciando
a rifornirsi, invece di tornare indietro, è fuggita in autostrada,
direzione Firenze, inseguita dai due. La polizia, nel frattempo allertata
da me, le consigliava di uscire appena possibile e tornare indietro, cosa
che puntualmente ha fatto. Da quel momento ne ha perso le tracce.
• Se gli
inquirenti avessero acquisito «le riprese filmate delle auto in
uscita dal casello di Capannori nella fascia oraria dell'intera mattina»
come riportato nell’articolo de “Il Tirreno”, ovviamente
non vi avrebbero potuto ricavare alcuna indicazione utile perché
l’inseguimento è avvenuto nel pomeriggio, in ingresso al
medesimo. Ci auguriamo che questa sia un'altra allegra invenzione giornalistica.
• L’episodio
non è stato denunciato pubblicamente alla Libreria Baroni, né
sui muri e sulla vetrina della stessa è mai apparsa la scritta
“Gay a morte”. La Libreria Baroni ha subito due episodi di
vandalismo in seguito alla presentazione di alcuni libri a tematica gay
e lesbica: nel primo, una vetrina è stata imbrattata con la scritta
“Gay Rauss”, nel secondo, poco tempo dopo, la stessa è stata
sfondata a sprangate. Gli autori dei danni causati alla Libreria Baroni
sono stati identificati.
• Gli aggressori
non erano «un gruppetto di sedicenti estremisti di destra».
Erano due, sui trent’anni, facce da bravi ragazzi, alti, e non hanno
detto proprio nulla che potesse indirizzare le indagini. Nessuno ha rivendicato
l’aggressione, né durante, né dopo. Data la mia visibilità
e militanza di quel periodo, e alla luce dei fatti (modalità e
scopo dell’aggressione: un agguato premeditato, una vera e propria
spedizione punitiva), possiamo soltanto affermare che la matrice sia presumibilmente
di destra, niente di più.
• Le indagini
non sono durate due anni, ma poco più di uno (in effetti non sappiamo
con precisione quando sono state archiviate in quanto non ci è
mai arrivata alcuna notifica in merito) – e non sono state accurate, certosine, tutt’altro – non a caso in meno di 16
mesi vi sono stati due tentativi di archiviazione contro i quali è
stato facilissimo ricorrere, gli approfondimenti d'indagine sono farina
del nostro sacco. Al terzo, la querelante avrebbe ovviamente desistito
se solo ne fosse stata informata.
•
La denuncia non può essere «stata presentata dalla compagna
dell'aggredita», cioè da me. Nessuna denuncia può
essere presentata se non si è vittime dirette di qualche reato,
minaccia od offesa. Essendo stata “solo” l’obiettivo
indiretto dell’aggressione, non ho potuto far altro che rilasciare
la mia testimonianza.
• Della fantomatica
Beeatles non ne esistono solo una decina di esemplari in Toscana, scrivere
una cosa del genere è un'idiozia. Quel 18 Aprile, in neanche un’ora
e nel giro di poche decine di chilometri, ce n’erano in circolazione
almeno tre! Una parcheggiata fuori dal casello autostradale di Capannori
(i carabinieri giunti sul posto non la controllarono nemmeno), e ben due
a pochi metri una dall'altra sulla Firenze-mare. Sara, presa dal panico
ed impegnata alla guida con il terrore di non avere sufficiente carburante
per fuggire, a posteriori non ha potuto stabilire quale di queste due
auto fosse quella occupata dagli aggressori, se quella di cui ricordava
i primi numeri della targa, o l’altra, né io, terrorizzata
quanto lei, in quei momenti ho pensato di farmi dettare la targa di entrambe
le auto. Ancora oggi mi maledico per non aver saputo mantenere la calma.
•
In ultimo, sempre l'articolo de "Il Tirreno", fa «addirittura»
riferimento ai controlli effettuati sul nipote del proprietario di una
Beeatles. Questo episodio dimostra solo una cosa: un'auto si può
prestare. Va da sé che se chi la presta e/o chi la riceve in prestito
è persona incensurata o non conosciuta agli inquirenti per qualche
motivo ritenuto dagli stessi attinente, difficilmente sarà sottoposta ad indagini.
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18
APRILE 2004 - REAZIONI DELLA STAMPA
- Dal 9 Giugno al 10 Luglio 2004 |
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SUL
PESTAGGIO DI EDOARDO SEGHI IN RELAZIONE ALL'AGGRESSIONE DEL 18 APRILE
- Dal 18 Agosto al 2 Novembre 2004
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ARTICOLI
CON RIFERIMENTI AL 18 APRILE RACCOLTI DOPO IL NOVEMBRE 2004 |
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SUI
FATTI DI VIAREGGIO DEL 18 AGOSTO 2006 IN RELAZIONE ALL'AGGRESSIONE
DEL 18 APRILE
2004 - Articoli e comunicati raccolti
dopo la conferenza stampa |
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