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Aggiornato Giovedì 11-Ott-2007

 

Un altro pestaggio. L’ultimo fra gli ormai incalcolabili atti di intimidazione, vandalismo, violenza fisica e verbale che chiunque non sia allineato, conforme all’attuale regime di (centro)destra subisce a Lucca nel disinteresse, nell’indifferenza e nella disinformazione generale. I casi che conosciamo sono solo la punta dell’iceberg. La maggioranza di chi subisce minacce, danneggiamenti e azioni punitive, non denuncia – per timore e giustificata sfiducia nelle istituzioni locali e negli organi inquirenti che, lo hanno dimostrato, non sanno o non vogliono porre fine a questa escalation di barbarie, inciviltà, disprezzo, odio.

A Lucca vince la violenza, la paura, l’omertà, la sottesa approvazione – cause ed effetti figli della medesima sottocultura, che vanno oltre le colorazioni politiche e smascherano una realtà dominata quasi indiscriminatamente dal pregiudizio, dall’ignoranza, dall’ipocrisia e dal lassismo.

Ancora, con rabbia e dolore, dobbiamo constatare che, anche da parte di chi è oggetto delle violenze o le aborre, la gravità del fenomeno che da anni ci vede protagonisti è valutata utilizzando due pesi e due misure: così esiste una violenza di seria “A” ed una serie “B”, una della quale si può parlare ed un’altra da dimenticare, omettere o negare, quasi non sia mai esistita, non sia importante o grave abbastanza, degna di essere annoverata fra i molti accidenti che affliggono questa città pericolosa, profondamente malata e iniqua.

Abbiamo fatto una breve ricerca e fra i materiali reperiti in Internet che parlano del pestaggio di Paolo Gaddini includendovi quei precedenti ritenuti a vario titolo indicativi, non abbiamo trovato alcun riferimento ai fatti accaduti il 18 Aprile del 2004. Eppure la matrice è la medesima, ferocia vi è stata ed anche, certamente, del tipo più odioso perché ha colpito una donna, lesbica, attraverso la violenza sessuale; le modalità, poi, al limite dell’agguato mafioso premeditato, e successivamente l’assenza di sviluppi giudiziari per colpevole sottovalutazione o indifferenza da parte degli inquirenti, la rendono estremamente significativa e inquietante ma, con tutta evidenza, non basta.

Ecco allora che Lucca diviene specchio di una realtà che travalica i suoi stessi confini ed arriva a parlarci, contro il volere e le intenzioni dei suoi protagonisti, vittime o carnefici che siano, di un paese nel quale la violenza sessuale come azione “politica” punitiva che ha colpito due donne a causa del proprio orientamento affettivo, la propria visibilità, il proprio isolato impegno a favore dei diritti civili e della minoranza LGBT*, non è (trasversalmente) argomento opportuno, conveniente, da ricordare, portare ad esempio, discutere, e ben presto, dopo molti imbarazzi, balbettii, latitanze, silenzi o, peggio, infamanti tentativi di insabbiare, minimizzare e screditare, finisce nel dimenticatoio o nella spazzatura con il proprio carico di verità, orrore e solitudine.

Mi spiace, ci spiace sinceramente per Paolo Gaddini, la cartoleria Pantera Rosa, Edoardo Seghi, la libreria Baroni e le decine di altri cittadini che pagano il prezzo della propria indipendenza culturale e ideologica, talvolta del proprio impegno civile e politico ma, francamente, poco ci preoccupiamo di chi si vedrà riconosciuto come parte lesa e sarà trattato come tale, avrà diritto ad essere preso in considerazione, ad un minimo d’indagine e forse a un po’ di giustizia. Io, noi, continuiamo ad essere turbate di fronte alla differenza di trattamento al quale, in questo paese, i suoi cittadini e le sue cittadine sono sottoposti e non possiamo che tornare a denunciarla con forza chiedendo ad ognuno d’interrogarsi non solo sulle responsabilità morali e materiali degli altri, ma anche sulle proprie.

Nulla cambierà se noi per primi non cambieremo.

 

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