Firenze,
Pisa e d'estate tutti a Torre del Lago. Se la località versiliana
sta assumendo sempre più le caratteristiche di una capitale del
divertimento, il capoluogo della provincia offre un'unica possibilità
per i gay in cerca di luoghi di socializzazione: la migrazione serale
in centri urbani più allettanti. La ricca Lucca si è da
sempre rivelata avara di spazi per la comunità gay e lesbica. O
meglio sarebbe più corretto dire per le persone omosessuali, perché
in una città che ha un tasso di visibilità tendente allo
zero, parlare di comunità sarebbe come voler definire Torre del
Lago una "metropoli del mediterraneo".
Ma dallo scorso autunno vi è una novità assoluta. Accanto
al "SacroVolto", venerato dai molti devoti della "città
delle cento chiese", se ne è costituito un "altro",
quello dell'associazione "Lucca gay e lesbica/L'Altro Volto"
(altrovolto@gay.it tel. 349.8100203). Ce ne parlano Massimiliano, Cinzia
e Giacomo, tre giovani appartenenti al gruppo dei fondatori della prima
associazione omosessuale lucchese che si ricordi dai tempi del Fuori.
"Siamo
una quindicina - spiega Giacomo - dai 18 ai 40 anni. Non è un caso
che il nostro slogan pubblicitario sia "ci sono gay anche a Lucca".
E nemmeno pochi, si potrebbe aggiungere, anche se non sono visibili. Malgrado
ci siano locali con proprietari gay friendly come il Moplen e il Betty
Blue, non esistono veri e propri luoghi di ritrovo, a parte i soliti battuage.
La comunità gay è invisibile o meglio in quanto tale non
c'è proprio. La chiusura totale è una caratteristica di
questa città". "L'idea - afferma Massimiliano - è
stata quella di costituire un'associazione diversa dalle altre presenti
in Toscana. Parliamoci chiaro: essere gay a Pisa, Firenze o Livorno è
molto più facile. Quali altre realtà si trovano a fare i
conti con organizzazioni come Forza Nuova? Noi fin dall'inizio abbiamo
voluto considerare le peculiarità di Lucca". Per i tre giovani
chiarire gli obiettivi della nuova associazione e cercare di spiegare
la profonda diversità lucchese rispetto al contesto regionale non
sono cose da poter separare.
"Stare per conto proprio - interviene Cinzia - è una caratteristica
di tutti i lucchesi. Ed è forse anche un po' per questo che abbiamo
scelto di non affiliarci ad Arcigay. Vogliamo dialogare con tutte le realtà
gay e lesbiche come anche con l'esperienza del Social Forum. Il nostro
punto di riferimento sono più in generale tutte le forze progressiste.
Anche al nostro interno non ci sono solo persone omosessuali. Diverse
ragazze eterosessuali ci hanno aiutato ad organizzare iniziative come
la festa in occasione del 25 aprile al circolo culturale Mattaccio, perché
la discriminante della nostra associazione è di essere antifascista,
antirazzista e contro la guerra. Chi è vittima della violenza dovrebbe
essere il primo a farsi promotore di una cultura non violenta".
"Quel
che ci ha sorpreso - sottolinea Giacomo - è la capacità
d'ascolto da parte delle giovanissime generazioni. Le nostre prime iniziative
sono stati incontri nelle scuole superiori che hanno riscosso un grande
successo. Ed è indicativo, perché se a Lucca qualche primo
segnale di visibilità inizia ad esserci, ciò è dovuto
al cambiamento di atteggiamento dei gay più giovani che sono molto
più liberi anche rispetto alla nostra generazione di trentenni.
Quando andavo a scuola la situazione era completamente diversa. E tuttora
molti gay miei coetanei non si farebbero mai vedere a nostre iniziative
pubbliche".
"Un
problema grosso è la presenza di Forza Nuova - precisa Cinzia -
che in città si fa sentire spesso. Sanno come muoversi, non sono
sprovveduti, hanno una doppia faccia. Nelle interviste pubbliche non dicono
di essere fascisti, ma su omosessualità, aborto e famiglia hanno
le posizioni tipiche delle forze di estrema destra. Ovviamente slogan
di nazista memoria come il "gay raus" scritto a fine giugno
sulla vetrina della Libreria Baroni che ospitava due presentazioni di
libri organizzati da noi per la celebrazione del Gay Pride, non sono da
loro ufficialmente rivendicati. Ma è chiara la provenienza".
"In quel caso - interviene Massimiliano - l'Amministrazione comunale
di centrodestra espresse solidarietà solo ai proprietari della
libreria. A noi, che eravamo il bersaglio delle scritte, niente. Già
in precedenza erano apparse scritte con nome e cognome di un negoziante
seguito dalla solita intimidazione Gay Raus. Si espongono ufficialmente
quando sanno di poter contare sulla copertura politica. Come il 25 aprile
di due anni fa che ebbero in concessione dal Comune una piazza e un edificio
pubblico per commemorare un gerarca fascista ed esposero tranquillamente
una bandiera con la croce celtica. Furono denunciati per apologia di reato
ma il tutto si risolse con un nulla di fatto. Anch'io, a seguito della
diffusione di un volantino con contenuto razzista ed omofobo, ho esposto
denuncia. Ma, visto i precedenti, non nutro molte speranze". Nell'ex
isola bianca della rossa Toscana che ultimamente, con la maggioranza relativa
ad Alleanza Nazionale, sembra essersi tinta di ben altri colori, i "valori
della tolleranza" appaiono protesi verso lidi che con i gay non familiarizzano
affatto.
"La presenza neofascista - interviene Cinzia - in diversi casi rischia
di condizionare la vita delle persone omosessuali. Una volta due ragazze
lesbiche furono accerchiate, minacciate e insultate da ragazzi di Forza
Nuova. In una società civile è intollerabile che possano
verificarsi episodi di questo genere. E che più in generale la
cultura gay non trovi alcun riconoscimento".
"Avevamo chiesto lo scorso 25 aprile - riprende Massimiliano - di
poter partecipare in quanto circolo alle celebrazioni ufficiali. Ma il
giorno prima in via ufficiosa ci è stato comunicato che ciò
non era possibile. In Italia non sarebbe stato la prima volta che un'associazione
gay veniva ammessa ufficialmente alle celebrazioni. Era già avvenuto
a Verona, a Siena, a Sant'Anna di Stazzema."
"Sappiamo che il percorso è lungo e difficile - sottolinea
Cinzia - ma faremo di tutto per organizzare momenti pubblici di visibilità.
Abbiamo in cantiere un altro ciclo d'incontri con i ragazzi delle superiori
che hanno lo scopo di affrontare il tema dell'omosessualità dal
punto di vista del percorso personale. Per noi il problema della visibilità
e della creazione di luoghi di aggregazioni gay è fondamentale.
C'è stato un bar gestito da due lesbiche, ma è durato poco.
Le vecchie generazioni hanno l'abitudine di trovarsi nelle case a giocare
a carte".
"Molti altri vanno a Torre del Lago - aggiunge Giacomo - che rappresenta
per i gay lucchesi la libertà di frequentare locali. Tuttavia il
problema non si risolve solo migrando in altri posti, ma riuscendo a non
reprimersi ad essere sempre se stessi anche nella città in cui
si abita, si vive. E' una scelta personale che mi sento di consigliare,
ma non è facile senza una comunità di riferimento. Perché
anche la felicità è un diritto da rivendicare collettivamente
e non solo un percorso individuale".
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