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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

In Italia, è prassi l’accostamento omosessualità/pedofilia, soprattutto da parte di personalità pubbliche (della scienza, della politica, della cultura, della chiesa) che sanno perfettamente quanto sia mendace e strumentale questa equazione. Così, mentre noi ci scandalizziamo, ci facciamo prendere dallo sgomento o da vere e proprie crisi isteriche di fronte ai tabù agitati ad arte come spauracchi, di fronte a certe dichiarazioni riportate decontestualizzate da giornalisti e commentatori (tanto da assumere significati diversi, talora opposti al senso che probabilmente avevano - vedi l’accusa a Nicki Vendola di essere favorevole alla legalizzazione della pedofilia), in Olanda nasce il partito dei pedofili.

La pedofilia è una patologia ed oggi è anche un vizio, un passatempo, una moda che spinge eserciti di uomini (di qualsiasi estrazione sociale, livello culturale, età, spesso onorati padri di famiglia) a consumare rapporti sessuali senza più alcun freno inibitorio, discernimento, rispetto, considerazione della vita umana, cercandoli dietro casa, su Internet o in quei paesi che campano sul turismo sessuale, sullo sfruttamento dei minori e delle donne. Ma la pedofilia è soprattutto un reato gravissimo (il più odioso, sottovalutato e sottostimato insieme allo stupro delle donne e degli uomini adulti). Quando vi è circonvenzione, coercizione, abuso, ricatto, commercio, non si possono, non si devono fare sconti. Non esiste pulsione sessuale, esibizione ed esercizio del proprio potere, che abbia legittimità, attenuanti. I frequentatori delle prostitute non sono, in questo senso, migliori dei pedofili. Ma nemmeno si può fare di tutta l’erba un fascio.

Sulla sessualità dei minori, sui loro desideri - che sono stati anche i nostri, o quelli di una parte di noi! -, sui rapporti che si possono venire a creare fra minore e adulto talvolta di conseguenza a questi, ancora non è iniziato un serio dibattito, una seria e distaccata analisi capace di distinguerne le ragioni e i differenti piani (il peso di tradizioni che pochi decenni non possono cancellare, i casi specifici che vanno dalla sublimazione sino alla violenza passando per ogni possibile variabile, compreso l'incesto). Siamo all'inizio, o meglio, siamo alla caccia alle streghe - per comodità. Diversamente dovremmo ammettere cose che facciamo finta di non sapere, vedere: ciò che consideriamo mostruoso, ed anche molto di ciò che consideriamo "normale", accettabile, ma a logica non dovrebbe esserlo, ha origine a partire da noi stessi perché è nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nella rete di relazioni parentali e amicali che alligna e si riproduce - in serie. Possiamo riferirci a forme di condizionamento che producono devianze comportamentali, aberrazioni ideologiche, psico-patologie individuali e collettive? Non siamo forse tutti figli di una cultura maschilista ed eterosessista che giudica e condanna la diversità, il piacere e il desiderio, implicitamente alimentandoli, in modo che il corpus sociale debba compattarsi intorno ad essi per inglobarli, fingere di combatterli? Le devianze, le difformità, sono un collante - se non ci fossero (e in effetti stiamo parlando di convenzioni - niente è in sé giusto o sbagliato), dovremmo inventarle. Tutto quello che è fuori norma tiene in piedi il sistema, lo conferma e rafforza.

Incesto, abusi e violenze sessuali - non sono eccezioni. Ben oltre la metà delle donne hanno subito da consanguinei, amici propri o di famiglia, colleghi e superiori (molto raramente da estranei) una o più aggressioni di questo tipo (consapevolmente o inconsapevolmente perché non tutti gli abusi e le violenze sono avvertite come tali). Se il maschio con l'età adulta può ribaltare i ruoli (e questo normalmente avviene), la donna no. Preda era e preda rimane - per tutta la sua esistenza. E preda resta anche nel caso divenga lei stessa cacciatrice.

L'argomento è complesso, estremamente vasto e delicato - ne discutono i medici, forse (talvolta male producendo disinformazione e terrore, facendosi strumenti di propaganda ideologica oppressiva e repressiva), non noi che medici non siamo. La resistenza ad affrontarlo la dobbiamo ad una sostanziosa e generalizzata dose d’ignoranza, ipocrisia, vergogna e paura (degli e per gli altri, di e per noi stessi). D'altronde, affidarsi solo al buon senso può non essere sufficiente per tentare un approccio più ragionevole, consapevole - pacificato.

L'attenzione dell'adulto per il minore e del minore per l'adulto (con tutte le implicazioni che possono generarsi e talvolta si spingono oltre i limiti considerati accettabili - ma vorrei ricordare che sino a pochi anni fa, un po' dappertutto, non solo al sud e in campagna, appena una femmina diventava "signorina" era "avviata" al matrimonio con uomini che potevano essere bambini loro stessi o vecchi, indifferentemente, e ciò non era affatto considerato strano, scandaloso o sconveniente - era normale, anzi, inevitabile), è cosa ovvia. Ovvio che nella maggioranza dei casi il minore "predato" divenuto adulto tenda a riprodurre la medesima dinamica, al contrario! Ovvio che i minori possano essere "affascinati" dagli adulti, talvolta così tanto da chiamarli a sé con molta più determinazione e lucidità di quanto ci sia possibile ammettere. Ovvio che gli adulti, specialmente maschi, siano a loro volta "affascinati", irresistibilmente attratti da tutte quelle caratteristiche fisiche e psichiche che solo un essere umano in formazione possiede (ad esempio, innocuità e remissività, assenza di giudizio, un corpo che, non ancora chiaramente connotato sessualmente, non genera inadeguatezza, senso di colpa - non durante, almeno). Non è un caso che in tutto il mondo, i bambini e le donne vivano una condizione di subordinazione e sfruttamento. Non è un caso che persino i paesi più industrializzati, economicamente avanzati, fra cui il nostro, rifiutino di adottare forme legislative che tutelino, riconoscano e definiscano senza ambiguità lo status delle categorie più deboli e vessate, che impongano il diritto, l’uguaglianza, il rispetto. Ovvie queste e molte altre cose - eppure... quanti fantasmi e quanto può essere difficile guardare attraverso lo specchio.

Duro mestiere è crescere, capire - a qualsiasi età.

C. Ricci

 

 

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