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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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TV, commerciali… tutte lo sono. Lo scopo è sempre e solo uno: conquistare spettatori. Ogni spettatore è un potenziale acquirente. Il valore degli spazi pubblicitari è dato dallo share di ascolto – più è alto e più valore hanno. Più spettatori – più probabilità di venderli. Semplice. Così, una vera TV generalista che non sia Rai o Fininvest, deve dire tutto e il contrario di tutto per farsi spazio, rendersi appetibile - deve essere spregiudicata quel tanto che basta per differenziarsi, sembrare, e talvolta essere, innovativa. È il caso de La7. Programmi a basso costo che portano sullo schermo personaggi e temi anche scottanti, fuggiti come la peste bubbonica dalla Rai, perlopiù ignorati dai canali Fininvest, comunque quasi mai affrontati in modo maturo e consapevole, fuori dalle strumentalizzazioni e dai preconcetti. Eviteremo, qui, di ripetere la solita tiritera: che la TV ha un potere persuasivo (educativo) enorme e perciò ha enormi responsabilità, che i TG dovrebbero dare informazioni, non farle, pilotarle, ecc. - ci limiteremo a segnalare, invece, l’ennesimo “caso” di schizofrenia televisiva e insieme l’ennesima pugnalata alla schiena della crescita culturale di una parte del nostro paese. 16 Giugno 2006. L’anteprima del TG La7 delle ore 20, alla vigilia del Gay Pride di Torino, lancia il sondaggio del giorno: “Le manifestazioni dell’orgoglio omosessuale esagerano in ostentazione e provocazione. Siete d’accordo?”. Parte il televoto (che ci risulta essere a pagamento). Il telegiornale apre con un’accorata filippica che invita gli omosessuali, le lesbiche e le persone trasgender, a stupire dimostrando di essere normali perché, certo, vi sono ancora discriminazioni, ma non colpiscono solo loro – e poi, se il problema è farsi accettare, perché far tanto chiasso, rinchiudersi nel ghetto dei propri eccessi irritando o tediando gli italiani con tanta ostentazione di diversità, rivendicandola con orgoglio? La voce fuori campo ha un tono sarcastico, irridente, paternalistico. Le parole scorrono sullo schermo commentate da alcune brevissime immagini tratte dai gay pride: culi, tette, provocazioni, in ultimo Vladimir Luxuria en-travesti, lungamente mostrata. Complimenti per lo spot omofobico, oscurantista. Complimenti per questo bell’esempio di disinformazione capziosa. Si potrebbe far finta di nulla se non fosse che a farne le spese sono migliaia di persone che già quotidianamente devono fare i conti con lo stigma sociale e le sue devastanti conseguenze, ma poiché la TV condiziona, forma e indirizza… Cara La7 e caro 81% di telespettatori che hanno votato “SI” al tuo disonesto sondaggio, perché non chiedete a tutti i cittadini (operai, insegnanti, giornalisti, studenti, casalinghe, disoccupati, pensionati, ecc.) di manifestare senza “ostentare” la propria appartenenza a questa o quella categoria, rinunciando alle proprie bandiere, ai propri canti e slogan, alle proprie indubitabili ragioni, rivendicazioni? Perché non chiedete ai cattolici e quindi anche a voi stessi, di non ostentare i santi, di non riempire le piazze per osannare quegli uomini, paladini dell’iniquità sociale, come se fossero Dei o Re? Perché non chiedete anche a loro e a voi stessi di stupirci, standovene a casa, in silenzio, dimostrando con ciò di essere normali, rispettosi del comune senso del pudore, della decenza? Non pensate, cara La7 e caro 81% di telespettatori che hanno votato “SI” al disonesto sondaggio, che se la smetteste di considerarci e trattarci come se fossimo una molesta o spassosa controparte (secondo convenienza), che se ci riconosceste pari opportunità, gli stessi vostri diritti, non avremmo alcun bisogno d’irritarvi o tediarvi con le nostre ostentazioni, con le nostre rivendicazioni, con le nostre esasperanti richieste? Cara La7, mentre ascoltavo e guardavo l’inizio del tuo TG, ho dovuto lottare contro quella parte di me stessa che ti dava ragione perché, vedi, i culi, le tette, le baracconate, certamente disturbano più me che i tuoi padroni e i tuoi telespettatori, ma io sono dell’idea che in un paese civile, in uno stato di diritto autentico, in una democrazia vera, ognuno debba potersi esprimere pienamente, liberamente, come e dove vuole, anche se a qualcuno o a me può non piacere – le censure, i divieti, le limitazioni, l’italica abitudine di usare due pesi e due misure, sono roba da furbetti, da fascisti, fondamentalisti e integralisti di destra, centro e sinistra, indifferentemente. Devo ricordarti che con queste deplorevoli, immorali ostentazioni, i tuoi padroni e i loro finanziatori ci fanno i soldi? In quanto ai tuoi telespettatori… sai quante pugnette si fanno alla mia e alla tua salute? E poi via, con il ditino sulla tastiera del telefono a votare “Si” al tuo tendenzioso sondaggio, via in chiesa a fingere d’essere persone normali, adeguate, dalla parte giusta, via a dire quanto fanno schifo certe cose, che i gay e le lesbiche nessuno li vuol morti ma, per cortesia, che se ne stiano al loro posto, facciano quel che vogliono ma senza dirlo, mostrarlo, senza pretendere di essere come tutti gli altri! Vedi, cara La7, tu compri e spacci omosessualità come fosse ecstasi. Per te e per l’81% di spettatori che hanno votato “SI” al tuo disonesto sondaggio, le persone LGBT* non sono altro che merce, oggetti del desiderio o elementi di disturbo, comunque esseri umani e cittadini di serie “B”. E le persone LGBT*, che evidentemente non sono né più intelligenti né più furbe, si lasciano usare convinte che a qualcosa serva, che qualcosa gliene venga. In realtà, l’uso che fate di alcuni di noi, serve solo a voi e a chi, anche fra gli omosessuali, trae da questo un guadagno personale, serve a rinforzare luoghi comuni e preconcetti, ma fa di più e peggio: ne crea di nuovi. Certamente, i compensi che elargite a chi si presta ai vostri sporchi giochetti, servono a lui – non alle persone LGBT* in generale di cui vi guardate bene di narrare le vicende, le condizioni di vita. Tutti i vostri programmi traboccano di gay compiacenti, ammiccanti, estrosi o normalizzati, in ogni caso non troppo preoccupanti, niente affatto destabilizzanti. I vostri programmi di maggior successo, o comunque quelli più originali, forse coraggiosi, ci ostentano. Sputate nel piatto dove mangiate e, soprattutto, non aiutate il nostro paese a migliorarsi, anzi. In un paese civile, in uno stato di diritto autentico, in una democrazia vera, dovrebbe essere scandaloso quello che avete mandato in onda l’altra sera, l'uso allusivo, elusivo e fuorviante del mezzo televisivo, il trattamento inferto dall’81% dei tuoi telespettatori alle persone LGBT*, la colpevole rinuncia all'informazione obiettiva, al rispetto, alla comprensione e all'accoglienza, non il Gay Pride – ma, lo capisco, per i promotori delle disparità e dell’ignoranza, per gli omofobici e i sessuofobici, per i lassisti, i conformisti e i pusillanimi, queste sono argomentazioni incomprensibili. Per voi il buon senso è “relativismo”, la giustizia sociale, l’onestà, l’autodeterminazione e le libertà individuali che non siano le vostre, sono un cancro da estirpare - con le buone o le cattive. Per voi, il fine giustifica i mezzi - le conseguenze della vostra criminale ideologia sulle persone LGBT* non sono altro che effetti collaterali scarsamente rilevanti, statisticamente ininfluenti. Le 100.000 persone fisicamente presenti all'interno e all'esterno del Gay Pride di Torino (una piccolissima parte rispetto a quella che non ha potuto parteciparvi anche a causa vostra), l’Italia che pensa con la sua testa, che magari ha paura ma non arretra, e noi che non ci facciamo persuadere dalla cultura del disprezzo che ammorba questo paese, ne prendiamo atto - poi, come sempre, andiamo avanti. Orgogliosi, fieri di non somigliarvi neanche un po’. C. Ricci
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