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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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Premetto che sono iscritta a Facebook e lo sarò ancora per un po’, finché mi va o sarà possibile. In quanto personaggio piuttosto noto, ho ben poco da temere e nascondere. Sul mio sito pubblico, senza alcuna intermediazione e filtraggio, il frutto della mia creatività e dei miei ragionamenti, inoltre, attraverso le sue pagine, mi si può facilmente contattare, anche anonimamente. Far parte di Facebook, quindi, non rappresenta una minaccia alla mia privacy, né dà migliore o maggiore visibilità alla mia persona e al mio lavoro. Mi sono iscritta perché, come capita quasi a tutti, ho colto l’invito di un amico. Averlo fatto mi permette di guardare, dall’interno, un fenomeno di massa che altrimenti faticherei a comprendere, perciò penso di poterne scriverne.
Simpatica, accattivante invenzione. Facebook, rispetto a MySpace (altro Social Network che spopolava in Internet sino al suo avvento), è meno “vetrina” e più casetta, anche se già ammobiliata, non personalizzabile. Chi decide di occuparne una pagina, può soltanto postare messaggi, inserire immagini, condividere filmati già presenti su YouTube e aggiungerne di nuovi registrati con la Web Cam attraverso il programma stesso. Nulla di particolarmente impegnativo. All’atto dell’iscrizione, come avviene quando s’installa una linea telefonica, è possibile decidere se apparire in una lista pubblica di nominativi attraverso la quale si può essere rintracciati da chiunque. Sin qua tutto bene, ma l’assunto secondo il quale Facebook aiuterebbe “a mantenere e condividere i contatti con le persone della tua vita”, è una trappola - perniciosa. Capiremo insieme, a poco a poco, perché. Ciò che appare evidente dopo una prima esplorazione, è che ognuno degli iscritti fa da sponda agli altri, cosicché i contatti raddoppiano, triplicano, alla velocità della luce - qualcuno la definirebbe una “catena di Sant'Antonio”. In definitiva, gli iscritti a Facebook sono semplici “moltiplicatori”, con enorme profitto in termini economici e d'immagine per la piattaforma. Ma loro, i fruitori, cosa ci guadagnano, perché si prestano? All'inizio, Facebook, sorprende e aiuta veramente a ri/trovare persone perse di vista. La lista degli “amici” va così a comporsi e proporzionalmente crescono le attese. Chi ha tempo per giocare con il computer, dapprima smanetta con le scarse impostazioni del programma, crea propri album fotografici, invita qualcuno ad iscriversi, fa gli onori di casa, infine pubblica informazioni che desidera condividere e attende di vederle discusse, come dovrebbe accadere tra persone affini, che si conoscono bene, sono in confidenza, ma nella migliore delle ipotesi (capita spesso in Internet), tutto si limita a qualche improduttivo, noioso scambio di battute. A questo punto, l’utente medio, deluso, inizia a scuriosare tra i contatti degli amici e la meraviglia è grande: un numero incredibile di liste è composto da centinaia di nomi, alcuni persino noti. Che credibilità può avere una persona che ha al massimo una o due decine di amici senza alcuna importanza? C’è proprio da vergognarsi. Allora vince la timidezza, si addentra nei profili, tenta i primi approcci, al buio, e... accipicchia, funziona. La caccia, prima circoscritta ai profili con ad esempio interessi e gusti sessuali in comune, dopo i primi successi che consentono di incrementare lista e contatti, si fa meno selettiva. Non solo. Inizialmente, magari soltanto per educazione, scrive almeno due righe per presentarsi, motivare il suo desiderio di stringere “amicizia”, alla fine si risparmia anche quella fatica: un clic e via, una mail arriva automaticamente al destinatario che può accedere al suo profilo e decidere, a sua volta senza perdere tempo, se diventarne “amico”. Non persone, profili. Qualcuno non è come lo vogliamo? Clic - cancellato, mai esistito. Benvenuti in Matrix. Ambire al consenso sociale. Credersi parte di qualcosa, non sentirsi esclusi. Stare almeno una volta sotto i riflettori. Uscire dall’ombra o vivere di luce riflessa. Identificarsi in quella luce, nutrirsene, immaginarsi diversi, e crederci. Rendere nota, riconoscibile almeno la maschera di noi stessi. Potere, prestigio, apparenza, consumo. La TV e i salotti buoni non sono alla portata di tutti, ma Internet... Poca spesa, nessuna compromissione, responsabilità, conseguenza. Perfetto. Ma è poi vero? Facebook, come abbiamo già visto, è simile a qualsiasi altro social network, ma diversamente da quelli sin qui conosciuti, offre ai suoi partecipanti l’illusione di essere “padroni in casa propria”, di occupare uno spazio esclusivo, protetto, di “possedere” davvero la montagna di “amicizie” che riescono sterilmente ad accumulare ed esibire. In una Mailing List, in una Chat, in un Forum o Blog, si è ospiti - vi possiamo portare le nostre opinioni, le nostre conoscenze, i nostri modi di esprimerci, talvolta un’immagine che ci rappresenti, ma in definitiva siamo soli, esposti, e sempre rischiamo di essere espulsi da chi gestisce quello spazio particolare. Su Facebook, invece, si ha l’impressione di poter fare di testa nostra, di non risponderne a nessuno. Come faremmo dando una festa, invitiamo chi ci piace o serve, creiamo per noi stessi e i nostri ospiti un’occasione di visibilità, li mettiamo in mostra, come trofei, e averne di noti ci dà importanza. E’ il solito teatrino, ma se piace c’è ben poco da recriminare. Facebook, soddisfa un bisogno diffuso. Per statuto, non è un luogo dedicato, in senso stretto, alla relazione, alla discussione, al confronto, all’approfondimento - il suo scopo è finalizzato a “mantenere e condividere i contatti”... il gioco inizia e finisce lì. Niente di più superficiale e conforme. Nondimeno, mi chiedo che gusto vi sia nell’accumulare nominativi, contatti. Forse lo stesso che c’è nel collezionare figurine, francobolli, monete, opere d’arte, tappi di bottiglie, medaglie... Tuttavia, di figurine, francobolli, monete e quant’altro si può fare commercio, ci sono pezzi rari, preziosi, che costano fatica e denaro, che richiedono tempo, studio e ricerche, che si possono esporre e danno lustro alla cultura, al buon gusto, alla dedizione di chi li possiede, ma i profili? Basta davvero la sola soddisfazione personale di averne a centinaia, poter annoverare tra i propri “amici” tanti “tal dei tali” anche noti? Scoprire quel che decidono di farci sapere, rivolgerci a loro come se li conoscessimo anche se non è vero, anche se non gliene importa nulla? E si può credere il contrario? In base a cosa? Nell’era di Internet, il pifferario magico chiama e orde di navigatori accorrono, in massa, senza farsi domande, accettando a cuor leggero di farsi spiare e schedare - e se ti metti i tappi di cera nelle orecchie per resistere alla tentazione di fare come loro, ti squadrano dalla testa ai piedi come fossi un marziano, un troglodita. Facebook è un businnes pazzesco e non passa giorno senza che Mark Zuckerberg e soci inventino qualcosa per convincere altra gente ad iscriversi. Milioni di iscritti + miliardi di clic = miliardi di dollari sottratti al mercato pubblicitario mondiale, cartaceo e radiotelevisivo, con buona pace di Berlusconi & Co., in Italia e all’estero. Non è straordinario che Facebook ne inventi una più del diavolo per attrarre nuovi fruitori e, di conseguenza, incamerare altre informazioni e denaro, o che il/i governi vogliano sbarazzarsene per favorire gli interessi della concorrenza, è stupefacente che siano gli utenti stessi ad ungerne gl’ingranaggi senza chiedere niente di serio in cambio, senza preoccuparsi delle conseguenze. E’ strabiliante che investano tanto tempo della loro vita reale ad inseguire il nulla virtuale. E’ sbalorditivo che non li faccia sobbalzare sulla sedia un ragionamento come questo, che non li scomponga minimamente. E’ fenomenale che nemmeno la censura arbitraria e imperante su Facebook li scandalizzi, li induca a disicriversi all’istante... e non è certo per fare dispetto ai suoi detrattori che non lo fanno, ma per motivi che francamente, ad un’attenta analisi, non possono essere considerati razionali, sensati. I fans di Facebook ribatteranno che la sua esistenza è dovuta proprio all’enorme numero di iscritti senza i quali non sarebbe possibile rintracciarsi. Vero, ma se avessimo avuto l’urgenza e la necessità di ri/trovare tutte le persone che abbiamo perso di vista (compagni di scuola e scampagnate, ex colleghi di lavoro e amici degli amici), lo avremmo già fatto, chiedendo in giro, sfogliando gli elenchi telefonici o ingaggiando investigatori privati, certo impiegando più tempo ma riuscendoci ugualmente. Dunque, non è questo un bisogno indotto, qualcosa di cui facevamo e possiamo fare tranquillamente a meno? Qualcun altro, sosterrà che attraverso Facebook ci si può mantenere in contatto con le persone più facilmente, informarle di qualunque cosa in tempo reale, condividere foto e filmati. Vero, ma non esistevano già Mailing List, Chat, Forum, Blog, siti personali e programmi di posta elettronica? Occorreva affidare la propria privacy ad una piattaforma che la ritiene di sua proprietà tanto da sentirsi libera di disporne a suo piacimento, venderla e trasmetterla a terzi senza dare alcuna garanzia rispetto all’uso che ne fa o farà, che è un autentico colabrodo visto che basta iscriversi e/o utilizzare una semplice applicazione malevola per sottrarre i dati personali di un utente e dei suoi contatti, per scaricare quello che si vuole? Altri sbufferanno asserendo che è solo un innocente e divertente passatempo grazie al quale è possibile fare nuove e più stimolanti amicizie. Non era così anche prima, attraverso i già citati canali? Qui, però, c’è un’insidia in più, resa evidente proprio da due belle, apparentemente innocue parole utilizzate da Facebook per promuoversi, sedurre nuovi utenti: amicizia e condivisione. Gli amici dei nostri amici possono avere accesso al nostro profilo e spesso, per il meccanismo sopra descritto, noi stessi cerchiamo e accettiamo l’amicizia di persone sconosciute condividendole, a nostra volta, con gli amici. Quando si permette ad uno sconosciuto di visualizzare le nostre pagine, non si può sapere come andrà a finire. Non sappiamo chi è e ciò che mostra di sé non può darci sufficienti garanzie sulla sua identità e le sue intenzioni. Non possiamo sapere in quale modo e perché è finito nella lista di un amico. Non possiamo sapere cosa cerca. Vedrà le nostre foto, leggerà le nostre confidenze, avrà accesso ai dati personali che ingenuamente pensiamo di poter condividere perché siamo a casa nostra, tra persone fidate che non ci metterebbero mai in pericolo... Loro magari no, ma gli altri? Infine, c’è chi inneggerà alla ventata d’aria fresca che Facebook ha portato in Internet, alla libertà di espressione e all’opportunità di usufruire, gratuitamente, di uno spazio web gestibile senza avere alcuna competenza informatica. Non mi piace (e non dovrebbe piacere a nessuno) una piattaforma che omologa i suoi iscritti confinandoli in stanzette tutte uguali di cui possiede la chiave, che censura senza criterio (su delazione), i files e le pagine sgradite, dimenticando di cancellare la spazzatura prodotta da alcuni gruppi demenziali solo perché macinano contatti a valanghe. Questo comportamento danneggia le singole persone e tutta la rete, giustifica le proteste di chiunque si senta offeso, minacciato, spinge il legislatore ad intervenire in modo restrittivo - e a farne le spese è proprio lei, l’aria fresca, la tanto sbandierata libertà di espressione. Non ho nulla di particolare contro questo pachiderma all’ingrasso, sia chiaro. Ma capito cosa prende e dà, come funziona e a cosa serve... Pare che nel 2008, Facebook, abbia sfiorato un incremento delle visite di poco inferiore al 1000%. Mi sembra evidente che il trend dovrà ridimensionarsi, magari invertirsi, e forse, passata la moda, aperti gli occhi, le disiscrizioni supereranno le iscrizioni sino a decretarne l’estinzione. Niente paura, però - tutto tornerà come prima (anche se non possiamo sapere che fine faranno le informazioni e i materiali che gli abbiamo affidato) e forse, se non saranno approvate le leggi bavaglio che le oligarchie politiche ed affaristiche hanno in serbo per noi comuni mortali, vi sarà un ritorno ai vecchi, cari, artigianali blog e siti personali che tanto merito hanno avuto nella diffusione e nella condivisione, vera, delle idee e delle informazioni. Non c’è augurio migliore che possa fare alla rete e a chi la frequenta.
Ecco alcuni link utili per approfindire e capire (collegamenti a siti esterni): La Stampa - Cercasi aiuto per gli utenti Facebook
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