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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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Chi non ha vissuto i cosiddetti anni di piombo, non può capire lo sgomento che attanaglia alcuni in queste ore, anche a sinistra, anche tra gli oppositori più tenaci del Cavaliere e la sua compagine. Inizialmente, guardando la prima foto del volto insanguinato di Berlusconi che ieri è circolata in rete, ho pensato ad un raccapricciante fotomontaggio, ma subito dopo ho avuto paura, la stessa paura che mi prende quando salgo su un treno, partecipo ad una manifestazione, quando le trasmissioni televisive s’interrompono o si annuncia un’edizione straordinaria del telegiornale. Mi sono alzata di scatto e, correndo ad accendere la TV, ho detto alla mia compagna: “E’ successa una cosa gravissima, adesso sì che siamo nei guai...”. I filmati, le prime ricostruzioni e primi commenti deliranti scorrevano sullo schermo ed io provavo dispiacere per quell’uomo che, testardo, sfrontato, invece di ritirarsi, lasciarsi soccorrere, s’arrampicava sugli uomini della scorta per tornare ad usare se stesso, (di)mostrarsi alla folla finalmente, autenticamente, inequivocabilmente vittima dell’odio che lo circonda. Un trionfo. Non si può fare a meno di pensare che la grande rivelazione, il grande colpo di scena annunciato nei giorni scorsi, sia esattamente questo. Ci avevano preparati ad un annuncio a sorpresa (assente nel discorso tenuto in Piazza del Duomo), qualcosa di spettacolare come solo Berlusconi sa escogitare, e ciò abbiamo avuto. Massimo Tartaglia è certamente una scheggia impazzita (nessuno che non sia emotivamente instabile, che avesse consapevolezza di sé e della realtà, un piano seriamente omicida, colpirebbe Berlusconi con una miniatura del Duomo di Milano) e tuttavia, guarda caso, arriva proprio al momento giusto - fa un enorme favore al governo di centro-destra trasformandone il Leader in un martire, in un perseguitato da difendere ad ogni costo, intorno al quale fare quadrato contro ogni dissenso, ogni opposizione, contro il web, soprattutto. Qualcuno ripete: “Chi è cagion del suo male, pianga se stesso”, “Mal voluto non fu mai troppo”, “Chi semina vento raccoglie tempesta” - ma Berlusconi non è un uomo qualsiasi, Berlusconi e i suoi amici, dentro e fuori il governo, hanno in mano il potere, il nostro futuro, le nostre vite! Non sarà lui, non saranno loro a pagarne le conseguenze! Se avessi potuto, se fossi stata lì, avrei voluto anch’io afferrare Tartaglia per il collo, non per linciarlo, ma per scuoterlo, gridargli in faccia: “Stupido, sconsiderato!”. Non ho riso, non ho esultato, non ho avuto ammirazione per lui. Ho solo pensato che avesse acceso una miccia e che, a causa sua, stavamo imboccando una strada senza ritorno. Stamani, leggendo i giornali, ascoltando le farneticazioni dei politici e di chi le rivoluzioni le fa standosene in poltrona, nascosto dietro lo schermo di un computer, respirando quest’aria piena di violenza, desiderio di vendetta, volontà di fare piazza pulita, da una parte e dall’altra, ne ho la conferma. Così, al senso di fallimento e sconfitta, si aggiungono la rabbia e l’impotenza, perché conosco la storia recente del mio paese, conosco gli errori e gli orrori che abbiamo dovuto sopportare, io c’ero quando l’Italia è stata ad un passo dal ripiombare nella dittatura. Colpire Berlusconi, in questo modo e momento, ci ricaccia indietro di quaranta/sessanta anni, ma oggi non ci sono più (o sono troppo vecchie) le persone che, avendo vissuto sulla propria pelle il fascismo, la tirannia, la mancanza di libertà e democrazia o il pericolo concreto di perderle nuovamente, potrebbero fare muro, opporsi, ancora, con il vigore della conoscenza e della consapevolezza, con il rigore della ragione e del diritto, senza spargimenti di sangue, senza mettere in discussione o addirittura cancellare i progressi civili e culturali raggiunti dal dopoguerra ad ora. Credo nel confronto dialettico, nella forza delle parole, del ragionare. Berlusconi si (ab)batte sul piano politico, facendo cultura, non insultandolo sapendo poco o nulla di lui e dell’Italia, spaccandogli il muso con una statuina o mettendogli una bomba sotto il sedere. Ma le chiacchiere, ormai, stanno a zero. Si ricomincia, signori - daccapo. Tutto è da rifare.
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