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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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Qualche mese fa il televisore del salotto ha smesso di funzionare. Attraversavo un periodo di totale disgusto nei confronti dell’italico teatrino e pensai che era giunto il momento di approfittarne, così, insieme al proposito di non acquistare più i quotidiani (già ampiamente e inutilmente ricompensati dai finanziamenti pubblici, quindi anche con i miei soldi), presi l’infernale scatoletta e la chiusi in un ripostiglio. Certo, mi mancava. Mi mancava quel vociare confuso e sempre più assordante che dagli anni Cinquanta ad oggi è diventato la colonna sonora delle nostre esistenze, ma che pace! Niente finzioni, inganni, false promesse, ammiccamenti, lusinghe, insulti. Niente TG, politicanti, balletti e canzonette, morti ammazzati veri e finti. Niente di niente, insomma. Una pacchia. «Hai visto, letto?» - che snobberia sopraffina poter rispondere: «Ho smesso», un po' come dire «mi sto disintossicando dalle volgarità e dalle menzogne, dalle beceraggini e dal nozionismo di regime». Che meraviglia sentirsi furbetti, aver l’illusione di poter decidere cosa guardare, ascoltare, leggere, pensare che se tutti spengessero il video, ignorassero i giornali, vivrebbero meglio e farebbero fare un balzo avanti a questo povero, scalcinato paese. Poi è arrivato il Natale, il nuovo anno, la Befana... Centoquattro euro – a nessun parente o amico ho potuto fare un regalo così importante, ma all’agenzia delle entrate sì, ho dovuto. Vai a spiegarglielo che il 14 pollici, malfunzionante per giunta, lo tieni in camera e lo accendi di rado, solo 5 minuti per prender sonno, che non vuoi ingrassare i politici, i giornalisti, le veline e i calciatori, non vuoi assistere ai loro show deliranti, che non è giusto obbligare i cittadini a foraggiare un (dis)servizio scadente, terzomondista, fazioso, diseducativo e disinformante. A loro non importa chi sei, cosa pensi e vuoi: se hai un televisore, spento o acceso che sia, devi pagare. Pare che per convenzione si definisca “canone di abbonamento” quella che è, in effetti, solo una tassa sul possesso di un apparecchio radiofonico e/o televisivo, più precisamente sul possesso di “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni” – e allora perché questi soldi non finiscono nelle casse dello stato ma solo in quelle della Rai? Perché è un imbroglio, un’estorsione legalizzata. Se si trattasse davvero di un canone di abbonamento ad un servizio, lo si potrebbe liberamente sottoscrivere e disdire (senza buttare tv e videolettore nel cassonetto), ma poiché è una tassa imposta per sovvenzionare un Ente lottizzato dai partiti, sottoposto al loro controllo e alle loro logiche, la si deve obbligatoriamente pagare. Curioso che in un paese democratico, i politici e i partiti (da Berlusconi in giù sino al più microscopico comitato, alla più inutile redazione) finanzino loro stessi, la propaganda e le proprie attività con i soldi variamente estorti a TUTTI i cittadini, qualsiasi convinzione politica abbiano. Curioso che per leggere le loro pubblicazioni, partecipare ai loro eventi, assistere alle loro messe in scena si debba pagare quando già hanno preso i nostri soldi attraverso i finanziamenti pubblici e gli sponsor. Nel caso del canone televisivo siamo al paradosso: “Vuoi possedere un televisore, vuoi avere il diritto ad essere disinformato, condizionato, vuoi vedere quello che pare a noi? Pagaci, e non una volta, ma per il resto dei tuoi giorni!”. Ora, Internet a parte, se vi fossero strumenti alternativi gratuiti, alla portata di chiunque per accedere all’intrattenimento e all’informazione, se i proventi del canone fossero ripartiti tra le varie emittenti radiotelevisive in base a criteri qualitativi, magari con l’obbligo di ridurre gli spazi pubblicitari in proporzione al finanziamento ottenuto, si potrebbe capire, accettare – ma così non è, anche per questo è tanto odioso. Sia chiaro: io sono uno dei pochi babbei che paga l’iniquo balzello da quando ha un televisore. E lo confesso: pagavo persino senza sentirmi particolarmente vessata, perché, salvo qualche rarissima eccezione, guardavo soltanto i canali Rai. Ma con il progressivo ingrossamento del fegato dovuto all’avvento dell’era berlusconiana, quindi all’occupazione populista cattosinistrorsa und destrorsa targata “seconda repubblica delle banane”, il buon senso mi ha consigliato di darci un taglio deciso ed ora vorrei, come si fa con il 5x1000 e se proprio non posso esimermi, almeno devolvere i miei sudati “euri” ad altre, più utili e meritorie organizzazioni. Avrei pensato ad “Emergency” – di questo passo, potremmo averne bisogno anche qua. C. Ricci
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