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Aggiornato Venerdì 21-Dic-2012

 

Già negli anni Ottanta, sapevo che alla fine l’Italia sarebbe sprofondata nella propria melma culturale, trascinata a fondo da una classe politica che è espressione di se stessa. Quando paventavo il rischio di un ritorno al fascismo (con ciò intendendo la fine dello stato di diritto e l’avvento al potere di una oligarchia affaristico-mercantile, becera e illetterata), dovevo poi sorbirmi le espressioni interrogative o peggio, compassionevoli, dei miei interlocutori. Nondimeno, come loro, davo molte, troppe cose per scontate e se qualcuno, leggendo i fondi del caffé, mi avesse detto che avremmo dovuto assistere ad una sciagura di queste proporzioni, ne avrei sorriso, benevola.

Oggi lo so, al peggio non c’è limite, ma allora credevo nella separazione netta, distinguibile tra gli opposti e, pur non riuscendo ad identificarmi in nessuno di essi, la loro esistenza mi rassicurava. Gli opposti avevano una funzione equilibratrice, ed ogni partito, gruppo, movimento politico che oggi definiremmo “moderato”, era un punto di riferimento corporativo e ideologico verso cui guardare, al quale rivolgersi, nel quale sperare o dal quale prendere le distanze. Insomma, il nero era nero, il rosso era rosso, il bianco era bianco. A parte qualche veniale ambiguità cromatica e qualche disgraziato che si faceva manipolare dallo stato (la cui sovranità, è bene ricordarlo, a quel tempo era limitata) seminando confusione, morte e terrore, il resto era ben definito, chiaro e leggibile.

Poi, nel 1992 scoppia l’affair “Tangentopoli” e solo due anni più tardi (approfittando del vuoto di potere prodotto dalle indagini della magistratura, affondandovi i propri velenosi tentacoli e, come fanno altri - la Lega Nord, ad esempio -, cavalcando il clima da caccia all’untore che scuote il paese, la voglia mai venuta meno negli italiani di avere al governo un superuomo a cui votarsi, affidarsi dogmaticamente), scende in campo un tizio prossimo alla calvizie con molte collusioni da nascondere e molti interessi economici privati da raggiungere o salvaguardare. Nel 1994, dunque, frana sul parlamento il demolitore maximo delle ideologie, dell’onestà intellettuale, dell’etica, della sedicente moralità applicata alla politica, e in un batter d’occhio spazza via cinquanta anni di storia, conquiste, prassi istituzionali, contrappesi.

Eccoci qui, ora, con entrambi i piedi nella fossa, piena di fango.

Di strada ne ha fatta l’omuncolo, e tanta strada ha fatto, al suo comando, alle sue dirette dipendenze, l’orda barbarica che lo sostiene più o meno fedelmente dal 1994.

Ma, badate, Berlusconi non è il male assoluto (non ne è all’altezza, anche in senso figurato), non ha fatto tutto da sé, non è il solo responsabile dello sfacelo - Berlusconi è in ottima e numerosissima compagnia. Non sarebbe dov'è se la maggioranza dei cittadini italiani, votanti, non lo avessero voluto al potere, se non avesse fatto comodo e non servisse, ancora, ad altri potentati scellerati, da destra a sinistra passando dal centro, dentro e fuori questa opposizione da operetta.

Una tale, trasversale correità, si ottiene solo ricattando, corrompendo, minacciando, promettendo poltrone, favori, carriere, leggi, protezioni, soprattutto sborsando soldi - tanti, tanti soldi. Berlusconi aveva ed ha i mezzi per assicurarsela. Eppure, non possiamo escludere che tra i suoi alleati vi siano persone non seriamente ricattabili, non del tutto corruttibili, abbastanza - avendone a sufficienza - disinteressate al denaro. E allora, se vi sono, perché partecipano allo scempio? Tacciono o al più mormorano?

Un caso su tutti merita la nostra attenzione, se non altro per le inutili, ingenue simpatie che sta attirando su di sé. Mi riferisco, ovviamente, a Gianfranco Fini - il dissidente dell’ultima ora che bisbiglia contro il Presidente del Consiglio pensandosi fuori onda e velatamente insorge quando se ne va in giro per il mondo a vantarsi dei propri attributi. Una comare il primo, un cafone il secondo.

A chi pensa di saltare il fosso dandogli il voto, rammento che la fiducia bisogna guadagnarsela. Non si danno deleghe in bianco a chi ha il potere di decidere delle nostre vite. Fini predica bene, ma razzola molto, MOLTO male. Preferirlo ad altri nel centro-destra non significa e non cambia nulla. La legge elettorale, la coalizione, è quella - e pure sappiamo quel che fa e come lo fa, sappiamo cosa ha in serbo per noi.

Agli e alle smemorate che vedono in Fini il “nuovo” salvatore della patria, vorrei ricordare che nel 2001 era a Genova e dall’alto, senza nemmeno sporcarsi le mani, autorizzava i massacri del G8 per nome e per conto di se stesso e del secondo governo Berlusconi. Per non parlare dei suoi compagni squadristi passati dall'MSI ad Alleanza Nazionale ed ora allegramente confluiti nel PdL, fianco a fianco con la Lega e i pluripregiudicati fedelissimi del Cavaliere, quotidianamente impegnati a difenderne gli interessi e la scriteriata politica. E cosa dire degli altri “amici” rimasti nell'area dell'estrema destra, quella dura e pura, che organizza le spedizioni punitive contro gli extracomunitari, le persone LGBT*, i comunisti (?), che sgomita per le ronde, è contro l'emancipazione femminile, l'aborto, la contaminazione della razza, l'omosessualità; la destra che tutti condannano ma, guarda caso, dispone di risorse ingenti e protezioni ai più alti livelli politici/istituzionali? Che dire della legge che porta anche il suo nome (la "Bossi-Fini", per intenderci) o della "Fini-Giovanardi" del 2006 che equipara droghe leggere e droghe pesanti, non fa distinzione tra la produzione e la detenzione delle stesse per un modesto uso personale e lo smercio a fini di lucro? Per Fini, Giovanardi e l'intero Consiglio dei Ministri che la votò all'unanimità, tutti delinquenti da stigmatizzare, reprimere, sbattere in galera - tutti tranne loro stessi, naturalmente, casta di intoccabili e, in parte (pare uno su tre), abituali consumatori di stupefacenti, come sapemmo poco dopo grazie ad un'inchiesta delle "Iene". Qualcuno ricorda che su 50 deputati e 16 senatori esaminati a loro insaputa, ben 16 risultarono positivi al Drug Wipe, un tampone frontale piuttosto affidabile (eseguito dalle "Iene" in forma anonima), ma non fu mai aperta alcuna inchiesta dalla magistratura per individuarli e punirli, come imposto dalla legge che avevano allegramente approvato? Qualcuno sa che Davide Parenti e Matteo Viviani, autori del programma, furono invece definitivamente condannati nel 2008 per aver danneggiato “l’immagine pubblica e l’onorabilità” di tutti i deputati e senatori dato che “i parlamentari potevano essere indiscriminatamente sospettati di assumere stupefacenti”? Al di là di questo illuminante siparietto, finirono dietro le sbarre, senza distinzione, imberbi ragazzini e spacciatori al soldo della mafia. Vi furono suicidi, casi di persone e famiglie rovinate, messe alla gogna, sul lastrico, per qualche grammo di Hashish o una piantina di Marijuana coltivata sul balcone di casa. Ma gli italiani dimenticano tutto, subito, soprattutto non gl'importa di sapere che quella legge scellerata, fortemente voluta da Fini, è ancora in vigore.

Può darsi che Fini, oggi, là in mezzo, sia il meno peggio - il meno peggio, appunto! Tra analfabeti, ladri, ricattatori, baciapile, mafiosi, stragisti, golpisti, eversori, razzisti, omofobi, xenofobi, misogini, cerebrolesi, psicopatici, caproni, nani e pedofili. Si possono avere dubbi, ci si può far affascinare dalle sue esternazioni? Si può, ma, per favore, cerchiamo di non dimenticare la storia recente del nostro paese, almeno quella degli ultimi vent'anni!

Certo, se Fini ha opinioni giuste, condivisibili, va apprezzato, se necessario sostenuto (se non altro per solidarietà - i voltafaccia e i linciaggi, specie quelli decisi dall’alto e puntualmente eseguiti dagli ex camerati, dovrebbero farci schifo, sempre, in qualunque caso). Ma di lì a pensare che sia diventato un po’ di sinistra (come se la sinistra avesse il monopolio dell'onestà e della saggezza), che sia contro il governo e i suoi misfatti, che sia la vera ed unica alternativa a Berlusconi (in questo centro-destra!), di lì a dargli il voto, fiducia, specie se resta nel PdL e nella coalizione di governo, ce ne corre! Che si lasci alle spalle la marmaglia di disgraziati con i quali ha scritto il programma di governo e, se qualcuno lo seguirà (cosa assai improbabile dato che a stare con lui le mangiatoie non si riempiono di pecunia), crei un'alternativa a Berlusconi svincolandosene, un’alternativa anche di destra, va bene, ma illuminata, moderna, allora lo si potrà prendere sul serio, valutarne la politica con più interesse, attenzione. Allo stato attuale, per quanto si possa apprezzarne il disaccordo forse non solo di facciata, non possiamo dargli alcun credito e, francamente, non possiamo fingere di non vedere che le sue esternazioni perlopiù coincidono con le tornate elettorali. Un caso? Non credo proprio.

Come ho già detto, Gianfranco Fini può, al limite, ispirare simpatia, solidarietà, ma non possiamo attribuirgli lungimiranza e avvedutezza, qualità particolari di statista e politico. Ha sbagliato tutto, da Fiuggi in poi. Ammettiamo pure che abbia creduto di agire nell’interesse dell’Italia, ma ha sbagliato. Si è inimicato i suoi elettori regalandone i voti a Berlusconi e alla destra estrema. I compagni di partito hanno voltato le spalle a lui e al paese, sedendosi alla tavola del padrone, accettando di servirlo in cambio di una poltrona, un posto sotto i riflettori, un piatto di lenticchie. Facendo confluire Alleanza Nazionale nel PdL, ha perso quel minimo di potere contrattuale che poteva avere un peso nelle controversie, contro le istanze, i diktat della Lega. Fini, con i suoi errori, ha fatto un favore a Bossi, a Berlusconi e al berlusconismo. Di che si lamenta? Alla caccia di consensi personali, ha favorito e favorisce il PdL. Non può non saperlo. E allora, a che gioco sta giocando? Allo scaricabarile? Cosa gli frulla in testa? Ha davvero una tale spropositata considerazione di se stesso da credere che qualcuno rinuncerà al potere e ai privilegi guadagnati con Berlusconi per seguirlo contro di lui, contro il PdL e la Lega? Ha davvero una tale spropositata considerazione degli italiani da credere che lo preferirebbero a Berlusconi, al PdL, alla Lega, ai partiti cattolici, alla chiesa, a quel che resta del centro-sinistra? Se è questo ciò che pensa, si sbaglia e sbaglia, di nuovo.

Fini non  indebolisce, non discredita il governo, tutt’altro, lo rafforza, lo compatta attorno al suo delirante Zar, e intorno a lui si stringe la plebaglia - che non capisce, non vuol capire, che dall’Imperatore e i suoi sgangherati servitori ottiene esattamente quel che chiede: panem (poco e amaro, ma pur sempre meglio di nulla) et circenses (sul digitale terrestre, così Mediaset e Rai possono continuare ad ottunderla interattivamente).

Concludendo...

Se potessi rivolgermi direttamente a Fini gli direi: “Senti, Gianfranco, o mangi la minestra o salti la finestra. Scegli, una buona volta e, per una volta, fatti furbo. Altrimenti, abbi almeno la decenza di risparmiarci le tue lamentele”.

 

 

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