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Aggiornato
Venerdì 21-Dic-2012
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Personaggi: un prete che si è messo a far politica, una cinquantina di “farfalle”, gli assenti e qualche centinaio fra scribacchini, imbonitori e baciapile di destra, centro, sinistra. Location: Siena, Toscana, Italia.
Da qualche anno fa proprio schifo guardare i telegiornali e i programmi di “approfondimento”, leggere i quotidiani e i settimanali. Da sinistra verso destra passando per il centro, quasi non c’è articolo, dichiarazione, notizia che dimostri, rivendichi con fierezza indipendenza e oggettività. Un’armata Brancaleone al soldo delle varie lobby che hanno in pugno questo arretratissimo paese – trasversalmente catto-fascista, con buona pace di chi sbandiera o si trincera dietro parole ormai svuotate di ogni significato: “democrazia”, “laicità”, “diritti” – chiacchiere. E le contraddizioni, le strumentalizzazioni piovono a cascata. Chicchi di grandine grossi come macigni – sul buon senso, l’intelligenza, le libertà individuali, in uno stato che trasforma gli interessi e le opinioni di alcuni, in leggi e restrizioni per altri. Splendido. Così, nei giorni scorsi, abbiamo dovuto assistere all’ultima cialtroneria apprendendo dai TG nazionali che una pacifica contestazione non è altro che un «increscioso episodio» che tutti si sono affrettati a stigmatizzare, un atto «autolesionista» e «censorio», mentre gli insulti e la reazione violenta del pubblico accorso per incensare l’opera invasiva nelle faccende politiche e sociali del nostro paese del Cardinale Camillo Ruini, e le successive aggressioni, ambiguità, i deliri e i distinguo dei suoi sostenitori ed anche oppositori, non lo sono. Bravi. «Andate via, terroni!», «Siete peggio degli islamici!» - questo hanno gridato ai «grotteschi epigoni del ‘68» (1) le ricche e potenti cloache dei blasonati astanti - “opinioni” sane, giuste, da difendere e rispettare, le altre no, naturalmente. E infatti Ruini ha potuto tranquillamente parlare a Siena, sebbene i toni giornalistici e le dichiarazioni circolate abbiano voluto dare tutt’altra impressione - l’ha fatto prima, lì e altrove, e lo farà poi, ancora. Indisturbato. Legittimato a spargere quel tipo di paura, disprezzo e persino dogmatiche certezze che generano odio, violenza e disparità, forte delle opportune omissioni, i conniventi silenzi o le strumentali menzogne entro le quali finiscono tutte le questioni scottanti che non fanno gli interessi del potere coprendone incapacità, abusi e arbitri. Bene. Il suo sorriso benevolo e beffardo mentre definiva la contestazione «una piacevole interruzione», ha certamente rassicurato gli sciocchi, soddisfatto i pinzocheri, entusiasmato gli aderenti e i fans della holding che rappresenta, ma gli altri hanno drizzato le antenne perché il Signor Ruini non era a Siena per dir messa o fare opere di carità, da neutrale prete di campagna – era ospite gradito di Ferdinando Adornato, un parlamentare di Forza Italia, presidente della Fondazione Liberal la quale ha inteso premiare «il progetto culturale della Chiesa italiana». «Un riconoscimento all’azione teologica, culturale, umana…», recitava la motivazione. Un riconoscimento politico che premiava il progetto e l’azione politica, appunto, giacché i contenuti e gli obiettivi dell’opera di Ruini (che è, ricordiamolo, portavoce ed emanazione diretta della volontà del Papa), sono disgustosamente politici – laceranti sul piano della convivenza civile, della coesione e della giustizia sociale, vere e proprie incitazioni alla discriminazione. Questa è l’unica verità che pochi si azzardato a dire, o perlomeno evidenziare. Ma chi è Camillo Ruini? Presidente della Cei, è uno dei diplomatici della Santa Sede accreditati presso lo Stato Italiano, portavoce delegato dal Papa a rappresentare la Chiesa Cattolica, ad amministrarne i beni. Una vera e propria Holding, abbiamo detto, con capitali e sede all’estero, nello Stato Vaticano su terra italiana svenduta insieme alla sua indipendenza in cambio di voti e altre compiacenze, che beneficia di finanziamenti e sgravi fiscali ingenti, a dir poco fumosi, possiede in tutto il mondo proprietà mobili e immobili, beni artistici e architettonici inestimabili, partecipazioni azionarie, istituti didattici, di cura e di riposo, bancari e finanziari, network, imprese commerciali, turistico/ricreative ed editoriali, controlla direttamente o indirettamente organizzazioni religiose e paraconfessionali, culturali, politiche, sindacali (Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Focolarini, Comunità di Sant’Egidio, Opus Dei, Acli, Cisl - per citarne alcune) e ha raggranellato nel 2004 – tanto per dare un’idea - quasi 1000 milioni di Euro. Una potenza alla quale è difficile negare favori. Qual’è il progetto, il piano politico/culturale, industriale? «Evangelizzare l’Italia secolarizzata», scrive L’Unità il 26 Settembre. Riaffermando la supremazia della chiesa, mettendo in discussione leggi e costituzione, spingendo a disconoscere e limitare i diritti, le libertà individuali e collettive, approfittando del suo enorme potere, la chiesa induce lo stato a adeguarsi ai suoi precetti, alle sue convenienze e necessità, ottenendo per sé e i suoi ubbidienti luogotenenti tutti i benefici e i privilegi possibili. Ci prova e ci riesce benissimo, sebbene gli acritici integralisti cattolici non arrivino al 20-30% della popolazione attiva del nostro malconcio, confuso paesello. E cosa pensare della gara a rotta di collo per dimostrare solidarietà ad un uomo che sparge veleno, si fa promotore, non meno del suo mandante, di disposizioni che mettono gli uni contro gli altri? Non è un tantino sospetta ed irritante questa generale genuflessione, indignazione, questo evitare come la peste bubbonica le questioni di merito, questo lassista lavarsene le mani? Com’è che fra le pacifiche “farfalle” la rappresentanza LGBTQ* era quasi assente? Com’è che se si contestano le opinioni di «una personalità ecclesiastica i contorni di intolleranza si fanno ancora più seri» (Margherita)? Sarebbe come dire che se si fosse contestato un esponente politico di basso profilo o, meglio, un operaio, un disoccupato, non sarebbe stato altrettanto grave… Ma che discorso è? Non c’è imparzialità, coerenza, onestà. Chi tanto condiziona la vita delle persone con i suoi diktat, le sue ingerenze e pretese, non può essere ritenuto al di sopra delle parti, immune, impunibile, avente diritto a dire e fare quello che gli pare senza trarne le conseguenze. Chiunque si chiami fuori, chiunque esenti altri dal dover rispondere delle proprie azioni, chiunque si metta a far politica ritenendo di non dover essere contraddetto in quanto portatore del verbo, unico custode della verità (sia esso un imbianchino, un imprenditore, un alto prelato o tutti questi insieme), farebbe meglio a cambiar mestiere – e ci auguriamo che lo faccia in fretta finalmente liberandoci dalla sua soverchiante, rovinosa presenza. Qualcuno parla di «un segno della crisi dialettica», aggiungendo che la contestazione è «dialettica democratica, gusto del contraddittorio, anche colorito e provocatorio certo, ma pacifico e sensato. Il fischio non è un oltraggio, non è un attentato alla democrazia, non è un gesto di violenza. Solo nelle dittature non era lecito fischiare e contestare nelle manifestazioni pubbliche. Non solo la storia dello spettacolo ma anche la storia della politica sono una storia di civilissimi fischi» (L’unità, 25 Settembre). Già, ma a quanto pare c’è parecchia gente in giro che pensa di avere un’investitura divina, poco importa se non tutti sono così scemi da crederlo e non si fanno intimorire, poco importa che la maggioranza degli italiani non voglia intrusioni nella propria sfera privata, limitazioni alla propria libertà e ai propri diritti, sia abbastanza evoluta da aspettarsi che in uno stato di diritto civile, laico, ognuno possa fare le sue scelte senza essere trattato, a causa di queste, diversamente. Per coloro che si credono Dio in terra (offendendo con ciò non solo lui, ma chi davvero ha fede nell’amore e nella misericordia), noi comuni mortali siamo solo un branco d’anarchici ignorantoni, carne da macello o limoni da spremere. Senza la loro insostituibile guida non sapremmo dove andare, cosa fare, porteremmo loro e noi stessi (il che non sarebbe poi male) alla rovina. Ecco fatto. Grazie Italia dei legittimamente eletti, ma saperci nelle tue mani è l’unico serio pericolo che scorgiamo. Cinzia Ricci 1) Dichiarazione di Verdini tratta da un articolo pubblicato su L’Unità del 25 Settembre (TORNA SU).
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