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Riordinando i documenti che compongono questa sezione, per caso ho rivisto in sequenza prima la foto di Bella Martinez, transessuale ventiquattrenne morta assassinata a Los Angeles, e poi quella di Fanny Ann Eddy, attivista lesbica madre di un bambino morta l’anno scorso, anch’essa brutalmente assassinata.

Come sempre ho cercato nello sguardo la vita, nei tratti somatici la storia – e sono precipitata in un abisso disperante. Furono persone che amarono, soffrirono, risero. Sognarono e lottarono per un mondo libero nel quale ogni persona abbia il diritto di vivere, libera - e per questo morirono. Assassinate. Perché la smettessero di ricordarci quanto stupidamente conduciamo le nostre esistenze, in quante anguste galere le costringiamo trascinandoci appresso fantasmi, consanguinei e simili, di quali feroci indifferenze e violenze siamo capaci – pur di non vedere, continuare a non capire, crederci superiori anche a costo della vita degli altri, spesso sulla loro pelle, dimentichi che non c’è libertà per nessuno là dove la libertà non è di tutti.

Di queste donne belle e rare, mai più respiri, parole, odori. Solo fotografie e parole - scritte. Grida di dolore - inascoltate, solitarie. E orgoglio, bellezza, dignità.

Giustizia, verità, amore - ogni anima oltraggiata non chiede che questo, e per questo vive, paga, troppo spesso muore a causa dell’odio e del disprezzo, in un silenzio che espone e rende complici.

Idealmente stringo e fortemente amo chi getta il suo corpo nella lotta anche a costo di perderlo – perché la vita di un essere umano nulla vale e a nulla serve se è acritica, asservita sopravvivenza senza consapevolezza, generosità, partecipazione.

(C. Ricci - Luglio 2005)

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Aggiornato Sabato 23-Dic-2006


 

3/4 AGOSTO 1997

Napoli. Antonio Vitiello, 40 anni, architetto che collabora con uno studio di costruzioni industriali molto noto in città, sposato con due bambine, esce di casa adducendo un improvviso appuntamento, quindi incontra Remigiuz Lapezyk, 18 anni, muratore, polacco clandestino, e si reca con lui nei pressi di un deposito ferroviario per consumare un rapporto sessuale. Il corpo dell’uomo è trovato cadavere, con i pantaloni abbassati, ucciso con numerosi colpi di pietra alla testa. Qualche ora dopo la polizia ferma casualmente l'auto di Vitiello guidata dal giovane polacco. I militari, insospettiti, lo portano in caserma e Lapezyk confessa il delitto. Si difende dichiarando: "Quell'uomo voleva violentarmi e io non ce l'ho fatta a stare fermo. Mi aveva dato un passaggio in auto".

11 AGOSTO 1997

Rimini. Giovanni Angelo Mambretti, 55enne di Monza, operaio, è trovato cadavere sul greto del fiume Parecchia con i pantaloni abbassati. Il caso è dubbio: non vi sono elementi certi per affermare che l'uomo sia omosessuale, tuttavia per alcuni giornali questo è un delitto gay.

14 AGOSTO 1997

Ronco all'Adige (Verona). Maurizio Zorzi, grafico, 34 anni, regolarmente fidanzato ma con una relazione fissa con un uomo, è ritrovato cadavere nel fiume Adige dove l’assassino l’ha gettato dopo averlo legato mani e piedi con un filo elettrico e avergli fracassato la testa. La sua auto è data alle fiamme in una zona dove si appartano le coppie. Risulta sparito un libretto al portatore con 20 milioni.

28 SETTEMBRE 1997

Ferrara. Alfonso Berto, agricoltore 68enne, è ucciso a bastonate e derubato da due tossicodipendenti, Giuseppe Sgambellone, 22 anni (in seguito deceduto per overdose), e Franco Franceschini, di 27, arrestato per omicidio volontario a scopo di rapina.

7 NOVEMBRE 1997

Cerignola (Foggia). In seguito a una lite scoppiata per una questione di soldi che Francesco Quarticelli, 31 anni, operaio al mattatoio comunale, avrebbe dato al suo amante, Raffaele Quarticelli, il padre 62enne anch’esso operaio al mattatoio, lo uccide con 3 colpi di rivoltella alla testa. Raffaele dichiara: «Io gli volevo bene, ma non potevo sopportare che se la facesse con quello lì, Gerry. Il mio primogenito non poteva essere omosessuale: per me era una vergogna. La gente rideva alle nostre spalle». Il tribunale crede al suo pentimento e lo condanna a 18 anni e 4 mesi.

1997

???. Domenico Ronga, primario della divisione immunotrasfusionale del Pascale, in seguito ad un esposto denuncia presentato all’ex Procura circondariale a causa di una lettera anonima, è condannato a otto mesi di reclusione, quattrocentomila lire di multa e due anni di interdizione (pena sospesa) dalle attività sanitarie per aver trasfuso sangue prelevato da un donatore gay che aveva una relazione stabile. Il 9 Febbraio del 2001 gli sono notificati sette capi d’accusa e l’11 maggio dello stesso anno è licenziato. Reintegrato il 28 giugno, tre mesi dopo, il 26 settembre 2001, il giudizio di merito annulla il licenziamento. Infine, nel Gennaio 2003, è definitivamente prosciolto perché il fatto non sussiste.

Da un trafiletto de “Il Mattino” dell’8 Gennaio 2003.

 

 

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