Riordinando
i documenti che compongono questa sezione, per caso ho rivisto
in sequenza prima la foto di Bella Martinez,
transessuale ventiquattrenne morta assassinata a Los Angeles,
e poi quella di Fanny Ann Eddy, attivista lesbica
madre di un bambino morta l’anno scorso, anch’essa
brutalmente assassinata.
Come
sempre ho cercato nello sguardo la vita, nei tratti somatici la
storia – e sono precipitata in un abisso disperante. Furono
persone che amarono, soffrirono, risero. Sognarono e lottarono
per un mondo libero nel quale ogni persona abbia il diritto di
vivere, libera - e per questo morirono. Assassinate. Perché
la smettessero di ricordarci quanto stupidamente conduciamo le
nostre esistenze, in quante anguste galere le costringiamo trascinandoci
appresso fantasmi, consanguinei e simili, di quali feroci indifferenze
e violenze siamo capaci – pur di non vedere, continuare
a non capire, crederci superiori anche a costo della vita degli
altri, spesso sulla loro pelle, dimentichi che non c’è
libertà per nessuno là dove la libertà non
è di tutti.
Di
queste donne belle e rare, mai più respiri, parole, odori.
Solo fotografie e parole - scritte. Grida di dolore - inascoltate,
solitarie. E orgoglio, bellezza, dignità.
Giustizia,
verità, amore - ogni anima oltraggiata non chiede che questo,
e per questo vive, paga, troppo spesso muore a causa dell’odio
e del disprezzo, in un silenzio che espone e rende complici.
Idealmente
stringo e fortemente amo chi getta il suo corpo nella lotta anche
a costo di perderlo – perché la vita di un essere
umano nulla vale e a nulla serve se è acritica, asservita
sopravvivenza senza consapevolezza, generosità, partecipazione.
Napoli.
Antonio Vitiello, 40 anni, architetto che collabora con
uno studio di costruzioni industriali molto noto in città,
sposato con due bambine, esce di casa adducendo un improvviso
appuntamento, quindi incontra Remigiuz Lapezyk, 18 anni,
muratore, polacco clandestino, e si reca con lui nei pressi
di un deposito ferroviario per consumare un rapporto sessuale.
Il corpo dell’uomo è trovato cadavere, con
i pantaloni abbassati, ucciso con numerosi colpi di pietra
alla testa. Qualche ora dopo la polizia ferma casualmente
l'auto di Vitiello guidata dal giovane polacco. I militari,
insospettiti, lo portano in caserma e Lapezyk confessa il
delitto. Si difende dichiarando: "Quell'uomo voleva
violentarmi e io non ce l'ho fatta a stare fermo. Mi aveva
dato un passaggio in auto".
11
AGOSTO 1997
Rimini.
Giovanni Angelo Mambretti, 55enne di Monza, operaio, è
trovato cadavere sul greto del fiume Parecchia con i pantaloni
abbassati. Il caso è dubbio: non vi sono elementi
certi per affermare che l'uomo sia omosessuale, tuttavia
per alcuni giornali questo è un delitto gay.
14
AGOSTO 1997
Ronco
all'Adige (Verona). Maurizio Zorzi, grafico, 34
anni, regolarmente fidanzato ma con una relazione fissa
con un uomo, è ritrovato cadavere nel fiume Adige
dove l’assassino l’ha gettato dopo averlo legato
mani e piedi con un filo elettrico e avergli fracassato
la testa. La sua auto è data alle fiamme in una zona
dove si appartano le coppie. Risulta sparito un libretto
al portatore con 20 milioni.
28
SETTEMBRE 1997
Ferrara.
Alfonso Berto, agricoltore 68enne, è ucciso a bastonate
e derubato da due tossicodipendenti, Giuseppe Sgambellone,
22 anni (in seguito deceduto per overdose), e Franco Franceschini,
di 27, arrestato per omicidio volontario a scopo di rapina.
7
NOVEMBRE 1997
Cerignola
(Foggia). In seguito a una lite scoppiata per una
questione di soldi che Francesco Quarticelli, 31 anni, operaio
al mattatoio comunale, avrebbe dato al suo amante, Raffaele
Quarticelli, il padre 62enne anch’esso operaio al
mattatoio, lo uccide con 3 colpi di rivoltella alla testa.
Raffaele dichiara: «Io gli volevo bene, ma non potevo
sopportare che se la facesse con quello lì, Gerry.
Il mio primogenito non poteva essere omosessuale: per me
era una vergogna. La gente rideva alle nostre spalle».
Il tribunale crede al suo pentimento e lo condanna a 18
anni e 4 mesi.
1997
???.
Domenico Ronga, primario della divisione immunotrasfusionale
del Pascale, in seguito ad un esposto denuncia presentato
all’ex Procura circondariale a causa di una lettera
anonima, è condannato a otto mesi di reclusione,
quattrocentomila lire di multa e due anni di interdizione
(pena sospesa) dalle attività sanitarie per aver
trasfuso sangue prelevato da un donatore gay che aveva una
relazione stabile. Il 9 Febbraio del 2001 gli sono notificati
sette capi d’accusa e l’11 maggio dello stesso
anno è licenziato. Reintegrato il 28 giugno, tre
mesi dopo, il 26 settembre 2001, il giudizio di merito annulla
il licenziamento. Infine, nel Gennaio 2003, è definitivamente
prosciolto perché il fatto non sussiste.
Da un trafiletto de “Il Mattino” dell’8
Gennaio 2003.
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