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“CINEMA ITALIANO” |
Negli anni Ottanta, il proliferare delle televisioni private e l’esplosione della vendita dei videoregistratori hanno contratto ancor di più gli incassi dell’industria cinematografica. In particolare il cinema italiano ha dovuto subire anche la massiccia invasione di prodotti statunitensi, vedendo così vistosamente ridotti i margini dei suoi guadagni.
Esaurito il cinema di genere, linfa vitale di Cinecittà negli anni Sessanta e Settanta (S. Leone fece in tempo a realizzare nel 1984, prima della scomparsa, un film di rara intensità come “C’era una volta in America”), rimangono ancora apprezzati in ambito nazionale i film comici. In particolare si è affermata una generazione di registi-attori sospesi a metà tra cinema intelligentemente commerciale e tensioni più profonde. Autori come M. Nichetti (“Ladri di saponette”, 1989; “Volere volare”, 1990 e “Stefano Quantestorie”, 1993); R. Benigni (“Il piccolo diavolo”, 1988; “Johnny Stecchino”, 1991, “Il mostro”, 1994, il premio Oscar “La vita è bella” e lo splendido ma incompreso “Pinocchio”); C. Verdone (“Un sacco bello”, 1980; “Compagni di scuola”, 1988; “Maledetto il giorno che t’ho incontrato” e “Al lupo al lupo”, entrambi del 1992; “Perdiamoci di vista”, 1994); Francesco Nuti (“Casablanca Casablanca”, 1983; “Caruso Paskoski di padre polacco”, 1988; “Willy Signori e vengo da lontano”, 1989; “Donne con le gonne”, 1991, “Occhio Pinocchio”, 1994 e “Io amo Andrea”, 2000); il compianto Massimo Troisi (“Scusate il ritardo”, 1983; “Le vie del Signore sono finite”, 1987; “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”, 1991 e “Il postino”, 1994 di M. Radford, ultima interpretazione dell’autore napoletano), Leonardo Pieraccioni con “Il ciclone” (1996), Antonio Albanese con “Uomo di acqua dolce” (1997), i divertenti Aldo, Giovanni e Giacomo (“Tre uomini e una gamba”, “Al, John e Jack”) e, in misura minore, A. Benvenuti (“Natale in casa Gori”, 1988; “Zitti e Mosca”, 1991 e “Belle al bar”, 1994), rileggono i codici della tradizionale commedia all’italiana rimpiazzando nei gusti del pubblico i grandi comici tradizionali e i loro immediati successori.
IL CINEMA D'AUTORE
Sulla scia del già citato Nanni Moretti è emersa una generazione di autori giovani ed aperti a nuove tematiche: M. Risi (“Soldati”, 1987; “Mery per sempre”, 1989; “Il muro di gomma”, 1991; “Il branco”, 1994), C. Mazzacurati (“Notte italiana”, 1987; “Il toro”, 1994), D. Luchetti (“Domani accadrà”, 1988; “Il portaborse”, 1990; “Arriva la bufera”, 1993; “La scuola”, 1995), F. Archibugi (“Mignon è partita”, 1988; “Verso sera”, 1990; “Il grande cocomero”, 1993; “Con gli occhi chiusi”, 1994), R. Tognazzi (“Piccoli equivoci”, 1988; “Ultrà”, 1990; “La scorta”, 1993), Giuseppe Tornatore (“Nuovo Cinema Paradiso”, 1989, premio Oscar; “Una pura formalità”, 1994; “L’uomo delle stelle”, 1995), G. Salvatores (“Turnè”, 1990, il premio Oscar “Mediterraneo”, 1991; “Sud”, 1993, “Nirvana”), A. D’Alatri (“Senza pelle”, 1994).
Da notare, infine, oltre all’exploit di Bernardo Bertolucci con “L’ultimo imperatore” (1988, ben 9 premi Oscar), “Il tè nel deserto” (1990), entrambi realizzati con capitali esteri e “Piccolo Buddha” (1993), il percorso sempre più sicuro di due cineasti cresciuti cinematograficamente negli anni Settanta come P. Avati (“Una gita scolastica”, 1983; “Regalo di Natale”, 1986; “Storia di ragazzi e ragazze”, 1989; “Bix”, 1990; “Dichiarazione d’amore”, 1994) e G. Amelio (“I ragazzi di via Panisperna”, 1987; “Porte aperte”, 1990; “Il ladro di bambini”, 1992, premiato a Cannes; “Lamerica”, 1994). Altri film rilevanti del decennio: “E la nave va” (1983) e “La voce della Luna” (1990), “Lunga vita alla signora” (1987), “La leggenda del Santo Bevitore” (1988), “Il segreto del Bosco vecchio” (1993) e “Genesi - La creazione e il diluvio” (1994) di E. Olmi; “Speriamo che sia femmina” (1986), “I picari” (1987), “Cari fottutissimi amici” (1994) di M. Monicelli; “La famiglia” (1988), “Splendor” (1988), “Che ora è” (1989), “Mario, Maria, Mario” (1993) e “Romanzo di un giovane povero” (1995) di E. Scola; “Sostiene Pereira” (1994) di R. Faenza; “Un eroe borghese” (1995) di M. Placido; “Cuore cattivo” (1994) di U. Marino; “Cronaca di un amore violato” (1995) di G. Battiato, “Morte di un matematico napoletano” (1992) e “L’amore molesto” (1995) di M. Martone. Di Roberto Faenza si ricorda “Marianna Ucrìa” (1996), rielaborazione dell’opera letteraria omonima della nota scrittrice Dacia Maraini. Tra i giovani autori segnaliamo P. Corsicato (“Libera”, 1991; “Buchi neri”, 1995); S. Soldini (“Un’anima divisa in due”, 1993); A. Simone (“Colpo di luna”, 1994).
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