|
||||||||
|
||||||||
Regista, soggettista e sceneggiatore (Parma, 16 Marzo 1941)
Figlio del poeta Attilio Bertolucci e fratello del meno blasonato ma forse, per certi aspetti, più interessante, Giuseppe. Inizialmente sembra voler seguire le orme paterne (scrive poesie dall'età di sei anni e nel 1962 vince il premio di Viareggio per l'opera prima con la raccolta "In cerca del mistero), ma trasferitosi a Roma per gli studi universitari, dopo una breve esperienza come cineamatore e documentarista ed essere entrato in contatto con intellettuali e artisti quali A. Moravia, E. Morante, L. Betti, A. Asti (che in seguito sposa) e soprattutto P.P. Pasolini del quale diviene assistente a soli vent'anni (Accattone, 1961), esordisce con il film “La commare secca” (1962) d’ispirazione pasoliniana. Ma è con “Prima della rivoluzione” e “Partner” (1968) che Bertolucci raggiunge temi e modalità espressive davvero personali. Particolarmente interessanti sono i film “Strategia del ragno” e “Il conformista”, dedicati entrambi ad un'evocazione del fascismo, o di certo antifascismo, come fenomeno legato alla decomposizione borghese e alla sua impossibilità di riconoscersi in una cultura diversa dalla propria. “Il conformista”, considerato il suo primo capolavoro nonché il suo primo successo internazionale (e primo a essere doppiato in lingua inglese), è il racconto di un complotto ai danni di un intellettuale antifascista esule a Parigi, ordito da un suo ex studente, nonché della rovente ma inane passione che egli nutre per la sua affascinante moglie; denso di rimandi alla psicanalisi freudiana e strutturato come un flusso di coscienza con flashback che si innestano nei flashback (grazie al montaggio di F. Arcalli), il film è soprattutto una complessa indagine psicologica sul bisogno di conformismo che aveva travolto molti italiani nel periodo del fascismo e che, nel finale, sembra transitare liberamente dal regime alla neonata democrazia. Ironicamente e metaforicamente, con questi due film, Bertolucci uccide i suoi «padri» e mentori artistici: Pasolini nel primo e Godard nel secondo (l'indirizzo fictional dell'esule è infatti quello reale di Godard), per liberarsi da ogni tutela intellettuale. Fortemente indebitato con i concetti base della teoria freudiana sulla sessualità è anche il successivo Ultimo tango a Parigi (1972), che ha ottenuto vasto successo e che subì traversie censorie indegne di un paese civile e democratico, seguito da “Novecento” (1976), ambizioso e discusso affresco sulle vicende private e pubbliche di due personaggi contrapposti (padrone e contadino) sullo sfondo della Bassa Padana, dall'inizio del secolo alla Liberazione. Con “La luna” (1979) ha narrato di un rapporto madre-figlio vissuto psicanaliticamente e risolto in cadenze melodrammatiche. Dopo “La tragedia di un uomo ridicolo” (1981), è tornato al grande successo (ben 9 Oscar) con “L'ultimo imperatore” (1987). Nel 1990 ha realizzato “Il tè nel deserto”, dal romanzo di P. Bowles, nel 1993, il “Piccolo Buddha” (tutti e tre con musiche di Ryuichi Sakamoto) e, nel 1996, ha diretto “Io ballo da sola”, opera non unanimemente accolta sull'iniziazione amorosa di una ragazza americana arrivata in Toscana a gettare scompiglio in una eterogenea comunità di artisti perlopiù stranieri. Nel 1998, invece, si è cimentato in un film per la televisione, “L'assedio”. Nel 2002 gira a Parigi “The Dreamers”, personale e nostalgica rivisitazione dei temi legati ai fermenti politici e culturali del '68 filtrati attraverso l'ideale, mai davvero esplicitato ménage a trois dei tre giovani protagonisti.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
"Utimo tango a Parigi" - un incubo durato 11 anni...
Ottenuto il nulla osta della censura il 12 dicembre 1972, la pellicola esce nelle sale a partire dal 15 dicembre, ma già il 21 dello stesso mese è sequestrata per ordine del sostituto procuratore della repubblica di Roma, Nicolò Amato, con l'accusa di spettacolo osceno. Nel febbraio 1973 il Tribunale di Bologna assolve autori e film; nelle sale la pellicola ottiene uno strepitoso successo, certamente ingigantito dalle vicende giudiziarie, con oltre sette milioni di spettatori. In appello viene, invece, ribaltata la sentenza di primo grado ed è pronunciata la condanna, a sua volta annullata dalla Cassazione; il nuovo processo d'appello si conclude ancora con una condanna, sia per il film che per il regista, il produttore e i protagonisti e tale sentenza è confermata dalla Corte di Cassazione nel gennaio 1976. Di conseguenza nel 1978 la Corte di Appello di Bologna ordina la distruzione delle copie positive, su tutto il territorio nazionale, e perfino del negativo. Vengono salvate dal macero solo tre copie che sono consegnate alla Cineteca Nazionale - alla quale, per legge, fin dal 1949 sono depositate le copie di tutti i film italiani - a condizione che non vengano mostrate ad alcuno. Dopo undici anni, tuttavia, Bertolucci può prendersi una clamorosa rivincita. Il giudice romano Paolo Colella riapre il caso e nomina una terna di periti affinchè valutino l'opera nel suo complesso. Il giudizio dei periti (Maurizio Grande, Fausto Giani e Claudio Trionferà) è del tutto positivo, così che il film può essere assolto e restituito al patrimonio artistico e agli spettatori italiani.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|