|
||||||||
|
||||||||
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
Nel 1937 Marcello Clerici (Trintignant), professore di filosofia, sposa Giulia (Sandrelli). Lei è spensierata, il ménage è tranquillo, la professione è ricca di sddisfazioni, ma Marcello vive nel tormentoso ricordo di un episodio della sua infanzia: l’aver ucciso a tredici anni Lino Seminara (Clementi), l’autista di famiglia, che aveva tentato di abusare sessualmente di lui. Diventato un collaborazionista dell'OVRA, la polizia politica fascista, per volontà dei suoi dirigenti di partito, accetta di compiere il viaggio di nozze a Parigi per introdursi nell'ambiente del professore Quadri (Tarascio), suo vecchio insegnante all'università, uno dei rifugiati antifascisti più noti e temuti, per consentire al camerata Manganiello (Moschin) di predisporne l'assassinio. Marcello e Giulia riescono ad entrare in confidenza con lui e sua moglie, Anna (Sanda), una donna molto bella con forti tendenze lesbiche che accetta le attenzioni di Marcello e cerca di sedurre Giulia. Una breve vacanza in Savoia di Quadri permette a Manganiello di predisporre l'agguato mortale, ma al tragico appuntamento non giunge solo: con lui, in macchina, c'è Anna. Poco distanti, su un'altra auto, Marcello e Giulia. Clerici e la moglie si trovano così ad essere testimoni involontari del massacro dei due coniugi parigini. Tornati in Italia, il 25 luglio del 1943, quando Roma esulta per la caduta del fascismo, Marcello incontra casualmente Lino Seminara, l’autista che credeva di aver ucciso: fuori di sé lo denuncia alla folla accusandolo di tutte le colpe della propria vita.
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
Il film, tutto centrato sull'aspirazione all’ordine e al conformismo come compensazione di un'inconfessata e repressa omosessualità, affronta in maniera molto personale il nodo complesso dei rapporti tra fascismo e borghesia: l’ambiguità di Marcello, il suo voler uccidere il proprio padre ideale, il panorama di donne ambigue e personaggi brutali che accompagnano il viaggio a Parigi (rievocato con gusto nostalgico) portano a leggere nel fascismo la parte nera della borghesia, la sua tentazione estrema, auto/distruttiva. Un'interpretazione che ai tempi procurò al regista più di un'incomprensione. Raffinato nello stile e magnificamente fotografato da Vittorio Storaro, in bilico tra il dramma psicologico e il grande affresco storico, è un racconto affascinante che offre più chiavi di lettura ma purtroppo risente di un eccessivo e semplicistico uso della metafora con richiami edipici sin troppo scontati e insistenti. Primo successo commerciale del regista anche tradotto in inglese per il mercato estero.
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
Il lesbismo di Anna è abbastanza stereotipato, lascivo e ambiguo - naturalmente. In una recensione trovata sul "Dizionario de cinema italiano" di Fernaldo Di Matteo, Alfredo Baldi, per evitare le scabrose secche legate a parole ancora impronunciabili perché è il significato che esplicitano a non poter essere accettato se non strumentalmente al sesso e al "divertimento" eterosessista, definisce il rapporto lesbico fra le due protagoniste "una insinuante passione". Ecco un altro esempio di come lo sciocchezzaio intellettuale e linguistico si applichi magnificamente alla critica cinematografica. C. Ricci
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
Tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia sceneggiato dallo stesso Bertolucci.
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
• L'edizione integrale, presentata solo al Festival di Berlino del 1970 e restaurata nel 1993 con l'aggiunta di un episodio scartato al montaggio, dura 10’ minuti di più. • L'indirizzo del professor Quadri (Tarascio), esule a Parigi, corrispondeva a quello reale di J. L. Godard.
|
|||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||
Presentato nel 1970 al FESTIVAL DI BERLINO e al NEW YORK FILM FESTIVAL. |