Titolo
originale: |
Il
ciclone |
Genere: |
Commedia |
Sezione
nel sito: |
A
proposito di... Tracks On The Sand |
Provenienza,
anno, durata, ecc.: |
Italia,
1996, 90-94’, colore |
Regia: |
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Interpreti principali: Lorena
Fortezza, Barbara Enrichi, Massimo Ceccherini, Sergio Forconi,
Alessandro Haber, Tosca d’Acquino, Patrizia Corti, Gianni
Pellegrino, Paolo Hendel, Natalia Estrada, Benedetta Mazzini,
Pilar Marín, Ana Valeria Dini e Corinna Lo Castro
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Nella
campagna Toscana vive la famiglia Quarini - il padre Osvaldo e i
tre figli Levante (Pieraccioni), Libero (Ceccherini) e Selvaggia
(Enrichi). Levante è ragioniere, Osvaldo e Libero lavorano
nei campi, Selvaggia è commessa in una farmacia. Inaspettatamente
una troupe spagnola di flamenco, fra cui cinque ballerine mozzafiato,
giunge a casa Quarini scambiandola per l’agriturismo dove
è attesa in occasione della festa locale. Non avendo altre
possibilità, il gruppo si ferma nella cascina portando lo
scompiglio: Osvaldo si ringalluzzisce, Libero sogna ad occhi aperti
improbabili avventure sessuali, Selvaggia, che ha una relazione
con Isabella (Mazzini), l’altra commessa della farmacia, è
irresistibilmente attratta da Penelope, Levante s’innamora,
corrisposto, di Caterina (Forteza) sottraendosi a Carlina che gli
sta alle costole. Lo spettacolo è annullato. Naldone, l'amministratore,
si crede rovinato e tenta il suicidio, ma Franca, la barista, lo
salva e s’innamora di lui, ricambiata. A poco a poco la situazione
si dipana e il gruppo può ripartire con Levante al seguito… |
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…Il
film termina mostrandoci Levante e Caterina sposati e in attesa di un
figlio… roba da diabete fulminante. Chissà perché
i film italiani più sono inutili e più la gente si scapicolla
per andarli a vedere…
Commediola
sciocca e innocua dove tutti s’innamorano di tutti, dove la bavetta
scorre a fiumi alla vista delle cinque esotiche straniere (come se non
ci fosse una donna nel raggio di cinquemila chilometri) e dove c’è
lo spazio persino per una vicenda lesbica mostrata quasi fosse la cosa
più normale del mondo (nel paese dei balocchi, forse)!
Di stupidaggine in stupidaggine, andata e ritorno e via ballando, con
lieto fine - per Pieraccioni, naturalmente.
Robetta.
C. Ricci
Da
“Il Messaggero”,
15 Dicembre 1996
«Si
ride? Insomma. C'è qualche battuta (“Madonna parabolica”;
“Che vuol dire catalana?” – “Sarà un modo
di dire, una cosa che non esiste come l'Atalanta e la Sampdoria”),
il toscano è piacevole e disinvolto, (…) Enrichi, Ceccherini,
D'Aquino funzionano (ma per adeguarsi al tono ilare-esagitato l'ottimo
Hendel è costretto a fare un macchiettone tremendo, mentre Haber
è tenuto a briglia stretta). Meno appetibili il mix di dialoghi
sboccati e buoni sentimenti, il paesino arcadico, la piattezza della regia
(con una finezza: l'arrivo delle ballerine, anticipate dagli sguardi che
si bloccano fissando un punto fuori campo), il familismo di fondo che
esalta la languida Forteza e confina la Estrada, troppo sexy dunque destabilizzante,
al ruolo di lesbica. Magari Pieraccioni poteva osare di più.»
(Fabio Ferzetti)
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A
proposito della già citata e ormai ampiamente assodata lesbofobia
che ammorba il più diffuso dizionario italiano dei film, “Il
Mereghetti”…
Rispetto
a “Il ciclone” siamo al paradosso. Leggiamo: «In realtà
il suo successo si spiega con una comicità mai volgare (nonostante
le disavventure lesbiche della sorella…)» - “nonostante”???
Di questo film si può dir tutto, ma non che mostri il lesbismo
dell’inoffensiva Selvaggia (mai nome fu più inappropriato)
in modo “volgare”! Dobbiamo forse dedurre che le lesbiche,
per essere gradite al recensore, dovrebbero essere invisibili e mute?
E
poi c’è la questione della valutazione (il voto, per intenderci):
se in un film il tema del lesbismo non è marginale e, soprattutto,
è mostrato con un minimo di onestà o addirittura positivamente
(con scarse o nulle concessioni alla visione preconcetta che si dovrebbe
avere di esso), il gradimento precipita, la valutazione in “asterischi”
decresce vistosamente e la critica si fa particolarmente ingenerosa. Va
un po’ meglio a quelle pellicole dove le lesbiche fanno una finaccia
o il lesbismo è trattato da schifo. Questo fenomeno, però,
non colpisce i film che trattano di omosessualità maschile.
Strano? Mica
tanto…
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Levante, quando va in paese, si ferma presso un casolare
e da lontano parla con Gino, un contadino che non si mostra mai - la voce
è di Mario Monicelli.
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Incassi record: tra i sessanta e i settanta miliardi delle
vecchie lire.
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