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“BREVE STORIA DEL CINEMA”
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Dal punto di vista tecnico, il fenomeno su cui si basa la cinematografia è quello della persistenza delle immagini sulla retina, per cui una serie di immagini fisse viste in successione sufficientemente rapida rende l’illusione del movimento. Questa teoria fu elaborata nel 1829 da J. A. F. Plateau che nel 1832 realizzò il fenachistoscopio, il primo apparecchio per la visione d’immagini in movimento; contemporaneamente S. R. von Stampfel realizzò un apparecchio simile chiamato stroboscopio. Un perfezionamento di questi strumenti è costituito dallo zootropo realizzato nel 1833 da W. G. Horner. Un successivo importante sviluppo si ebbe con il coreutoscopio (Beale e Molteni, 1866) che consentì la proiezione di immagini in movimento. Nel 1877 É. Reynaud costruì il prassinoscopio, che perfezionò poi nel 1888 ponendo le basi del théâtre optique che rimase in auge fino al 1900. Nel frattempo ebbe notevole sviluppo la cronofotografia, nella quale si utilizzarono alcuni degli apparecchi menzionati per la ricostruzione del movimento mediante fotografie anziché con disegni. Ma la limitazione della cronofotografia consisteva nel fatto che con essa si potevano analizzare solo azioni molto brevi. E. J. Marey nel 1887 ideò, per i suoi studi cronofotografici, il “fucile fotografico” che utilizzava delle strisce di carta sensibile. Nel 1889 G. Eastman realizzò le prime pellicole trasparenti al nitrato di cellulosa la cui affermazione consentì, nel 1891, a Th. A. Edison la messa a punto definitiva del suo cinetografo con il quale riprendeva film che venivano proiettati mediante il cinetoscopio. Partendo dall’idea di Edison i fratelli L. e A. Lumière, noti produttori di materiali fotografici, perfezionarono (1895) il cinématographe di L. Boully. Nello stesso anno T. Armat stabilì il principio su cui si basano i proiettori moderni, nei quali il tempo in cui l’immagine rimane ferma in corrispondenza della finestra di proiezione è maggiore dell’intervallo di trascinamento del fotogramma.
Lo sviluppo commerciale della cinematografia si può far iniziare nel 1896 con le proiezioni pubbliche dei fratelli Lumière e con la realizzazione del proiettore di Armat (vitascope). A partire da tale data si sono avuti continui perfezionamenti delle tecniche cinematografiche, ma senza innovazioni rivoluzionarie, fino all’introduzione del cinema sonoro prima e del colore poi. Benché l’invenzione del fonografo di Edison risalga al 1877 e fin dai primi tempi si sia tentato di associare le immagini in movimento al suono di questo strumento, i primi risultati soddisfacenti furono ottenuti solo nel 1904 quando E. A. Lauste riuscì a registrare suono e immagine sulla stessa pellicola cinematografica. Malgrado i notevoli miglioramenti che il sistema di Lauste ebbe negli anni successivi, l’epoca del cinema sonoro ebbe inizio però nel 1926 con il “Don Juan” della Warner Brothers, che utilizzava ancora la registrazione del suono dei dischi
Agli albori del cinema risalgono anche le prime applicazioni del colore, che però non veniva ottenuto con tecnica fotografica, ma colorando a mano ogni fotogramma: una variante di questo metodo, denominata Pathécolor, si serviva di maschere ricavate da positivi cinematografici per applicare automaticamente fino a sei colori, uno per maschera, su una pellicola positiva che scorreva con le maschere stesse in una macchina simile a quelle da stampa. Nel 1910 si ebbe il lancio commerciale del procedimento Kinemacolor, brevettato nel 1906 da G. A. Smith. Si trattava di un processo additivo a due soli colori nel quale i fotogrammi venivano ripresi alternativamente attraverso un filtro rosso e uno blu-verde, sistemati su un disco rotante. La sequenza di ripresa era di 32 fotogrammi al secondo, doppia di quella allora normalmente usata. La proiezione avveniva attraverso filtri uguali a quelli usati in ripresa. Successivamente furono messe a punto diverse altre tecniche di riproduzione dei colori tra cui occupano una posizione di particolare rilievo i vari procedimenti della Technicolor, il più importante dei quali, rimasto quasi invariato fino ai nostri giorni, fu lanciato nel 1933 con il film “Flowers and Trees” di W. Disney.
L’esigenza di proiezioni cinematografiche spettacolari richiese fin dagli inizi lo sviluppo di sistemi di proiezione su grande schermo. Il problema era stato affrontato già nel 1896 da G. Demeny e nel 1900 da L. Lumière che avevano ripreso dei film su pellicola di grande formato. Nel 1897 R. G. Samson brevettò un sistema di proiezione su uno schermo di 360º, precursore del circarama, che utilizzava dieci proiettori sistemati in un’unica cabina al centro della sala da proiezione. Il primo sistema soddisfacente di proiezione su schermo panoramico fu messo a punto da A. Gance nel 1927 e va considerato il precursore del cinerama. Si impiegavano tre proiettori mossi da un unico motore che proiettavano su uno schermo largo tre volte il normale tre differenti immagini oppure una panoramica ripresa da tre cineprese sincronizzate. Con questo sistema vennero realizzati dallo stesso Gance il film “Napoléon vu par G. A.” e altre pellicole, ma non ebbero seguito.
I sistemi di proiezione su schermo panoramico si svilupparono dopo la seconda guerra mondiale: nel 1952 apparve il cinerama seguito nel 1953 dal cinemascope e successivamente dal technirama, dal panavision, dal vistavision, ecc.
Un’esigenza sentita fin dai primi tempi della cinematografia è stata la realizzazione dei film stereoscopici. A questo scopo sono stati impiegati svariati sistemi, il primo dei quali, ideato da A. d’Almeida nel 1858, venne utilizzato nel 1897 da C. Grivolas. Il soggetto veniva ripreso con una macchina stereoscopica su due pellicole attraverso filtri di colore complementare. I positivi da proiezione, colorati come i filtri, venivano osservati attraverso occhiali con lenti del medesimo colore. Sistemi di questo tipo vennero usati ripetutamente tra il 1925 e il 1935 (anche da A. Gance) e tornarono alla ribalta nel 1950, ma furono presto sostituiti da sistemi che utilizzavano luce polarizzata, in quanto i precedenti metodi basati sul principio degli anaglifi non consentivano la riproduzione dei colori. La cinematografia stereoscopica è ora abbandonata in favore dei sistemi di proiezione su schermo panoramico per motivi di costo e per le difficoltà inerenti alla proiezione e alla visione.
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