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REPUBBLICA DI WEIMAR
L’arte dal neoclassicismo alla Nuova Oggettività |
Il rinnovamento della scena secondo concezioni moderne, preconizzato da Wagner, iniziò con la piccola compagnia del duca Giorgio II di Meiningen, che curò minuziosamente scene e costumi e diede rilievo anche alle comparse; proseguì poi a Berlino, dove O. Brahm dal 1889 aprì la strada al teatro naturalistico con gli spettacoli della Freie Bühne e, cinque anni dopo, assunse la direzione del Deutsches Theater, inaugurato nel 1883. In questa sede gli succedette nel 1905 Max Reinhardt che ha avuto fra le sue allieve importantissime personalità dell’epoca fra le quali Leni Reifenstahl e Lotte Reiniger) e che diede inizio a una lunga serie di regie, eclettiche nel gusto e suggestive nei risultati.
All’inizio del secolo il teatro tedesco era, con quello russo, il più prestigioso d’Europa; esso confermò e rafforzò questa posizione negli anni di Weimar, con le messinscene espressionistiche di L. Jessner, con le forme di teatro politico di E. Piscator, B. Brecht e di numerosissimi gruppi amatoriali, con gli esperimenti di O. Schlemmer al Bauhaus.
Al lavoro sulla scena si accompagnò quello sul pubblico: un’associazione, la Volksbühne, che esisteva dal 1890 e arrivò a contare 130.000 soci, offrì alle organizzazioni dei lavoratori spettacoli a prezzi ridottissimi, anche prodotti direttamente.
Il nazismo costrinse all’esilio molti artisti di rilievo e diede spazio a testi propagandistici, mentre i registi di maggior talento si rifugiarono nel recupero formalistico del repertorio classico.
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