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REPUBBLICA DI WEIMAR
Assemblea e Costituzione |
Eletta nel gennaio 1919, l’Assemblea nazionale di Weimar si riunì il 6 febbraio dello stesso anno per stabilire l’assetto politico-costituzionale della Repubblica tedesca nata alla fine della Prima guerra mondiale (il cosiddetto Secondo Reich). Dopo aver eletto alla presidenza della Repubblica F. Ebert (11 febbraio), che a sua volta nominò cancelliere P. Scheidemann (il quale si dimise però in giugno per protesta contro il Trattato di Versailles, approvato invece dall’Assemblea il 12 maggio), l’Assemblea procedette all’elaborazione, lunga e controversa, di una Costituzione che nella versione finale, approvata il 31 luglio con voto contrario delle opposizioni di destra e di sinistra, ricalcò solo in parte il progetto governativo tracciato dal leader democratico H. Preuss. Contrariamente al disegno unitario di quest’ultimo, venne approvata una soluzione federalistica (pur corretta da una forte accentuazione del potere centrale) che mantenne praticamente in vita i vecchi Länder imperiali, a cominciare dalla Prussia con la sua schiacciante preponderanza in termini di popolazione. Per la rappresentanza al Reichstag, la principale Camera del Parlamento, si scelse il sistema proporzionale, che doveva favorire una larga frammentazione delle forze politiche; la dipendenza dell’esecutivo dal legislativo venne controbilanciata dagli ampi poteri attribuiti al presidente della Repubblica, eletto a sua volta dal popolo. Nonostante l’indubbia ispirazione democratica della Costituzione di Weimar (entrata in vigore il 14 agosto 1919) nel suo insieme, queste sue caratteristiche non mancarono di influire negativamente sulla sorte del Secondo Reich, la cui instabilità divenne proverbiale. Si trasferì a Berlino nel settembre 1919 per esercitare provvisoriamente le funzioni del Reichstag, che divenne un’autentica Camera parlamentare (fu concesso il voto alle donne) con potere di destituire il cancelliere che aveva bisogno anche della fiducia del presidente. La necessità di questa doppia fiducia portò a un conflitto irriconciliabile tra il presidente e la maggioranza della Dieta e favorì l’avvento dei nazisti al potere.
L’Assemblea si sciolse solo nel maggio 1920.
L’incendio del Reichstag
Il 27 febbraio 1933, durante la campagna elettorale, il palazzo del Reichstag di Berlino fu distrutto da un incendio. I nazisti, autori del gesto, accusarono i comunisti e il processo che ne seguì (Lipsia, settembre-dicembre 1933) portò alla condanna a morte del comunista van der Lubbe, mentre i maggiori indiziati furono assolti. Da allora fu scatenata una vasta repressione ai danni dei nemici del nazismo e il potere di Hitler fu definitivamente consolidato.
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L’arte dal neoclassicismo alla Nuova Oggettività