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REPUBBLICA DI WEIMAR
L’arte dal neoclassicismo alla Nuova Oggettività |
LA MUSICA TRA I DUE SECOLI
Dopo Weber, il maggiore musicista tedesco dell’Ottocento nel campo del teatro musicale fu Richard Wagner (1813-1883), la cui originale poetica e le cui innovazioni linguistiche influirono grandemente su tutta la situazione musicale tedesca (ed europea) di fine secolo e degli inizi del Novecento.
A Wagner e a Franz Liszt (1811-1886), di origine ungherese e di cultura “europea”, si ricollegò la scuola neotedesca, che sosteneva la necessità del superamento di una musica basata su puri valori formali in nome della “musica a programma”. Accanto alle opere di autori minori, a questa corrente vanno ricollegati i poemi sinfonici e i lavori teatrali di R. Strauss (1864-1949) e alcune composizioni dell’austriaco H. Wolf (1860-1903), che si dedicò prevalentemente al Lied.
In età romantica si ricollegarono invece alle grandi forme strumentali classiche F. Schubert (1797-1828), F. Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847), R. Schumann (1810-1856) e J. Brahms (1833-1897), reinterpretandole con originalità; la crisi delle forme tradizionali, già chiara in Schubert, apparve con maggiore evidenza nelle sinfonie dell’austriaco A. Bruckner (1824-1896) e più radicalmente in quelle del boemo G. Mahler (1860-1911). Al di fuori dei modelli formali classici si pose la predilezione per le forme brevi, aperte a maggiore libertà e mobilità fantastica: di qui la grande fioritura del Lied romantico, innanzi tutto con Schubert, poi con Schumann, Brahms, Wolf, Cornelius, K. G. Loewe (1796-1869). E di qui lo sviluppo del breve pezzo pianistico, che toccò in Schumann vette di straordinaria genialità, e del “pezzo caratteristico” (Mendelssohn, lo stesso Schumann e molti minori).
Un altro aspetto rilevante del pianismo ottocentesco è l’affermazione del virtuosismo: dopo J. N. Hummel (1778-1837), F. Ries (1784-1838), J. B. Cramer (1771-1858) e C. Czerny (1791-1857), che si ricollegarono a Beethoven e al pianismo brillante di Weber, esercitò in Germania un’enorme influenza F. Liszt, tra i cui allievi furono F. A. B. Dräseke (1835-1913), H. G. von Bülow (1830-1894) e E. d’Albert (1864-1932). A Schumann va invece ricondotta la musica pianistica di Brahms. Il gusto per il virtuosismo fu diffuso anche nell’ambito della letteratura violinistica: tra i compositori va menzionato in primo luogo L. Spohr, tra gli interpreti il violinista J. Joachim (1831-1907), amico di Brahms.
Accanto ai già menzionati Strauss, Wolf e Mahler, vanno ricordati tra i musicisti operanti a cavallo tra la fine del sec. XIX e gli inizi del XX l’italiano F. Busoni (1866-1924), che fu prevalentemente attivo in Germania, M. Reger (1873-1916), F. Schreker (1878-1934), l’austriaco A. von Zemlinsky (1872- 1942) e l’epigono wagneriano H. Pfitzner (1869-1949), i cui atteggiamenti conservatori ebbero larga fortuna in Germania anche dopo il 1900, specie negli anni del nazismo.
Nel sec. XX la vita musicale tedesca presenta molteplici aspetti: ai tre compositori austriaci A. Schönberg (1874-1951), A. Berg (1885-1935) e A. Webern (1883-1945), che non trovarono tuttavia immediato seguito nel mondo tedesco, si deve un apporto decisivo per la musica del sec. XX, consistente nel radicale superamento della tonalità. Con le loro personalità coincise sostanzialmente l’espressionismo musicale, al quale si accostò per certi aspetti anche P. Hindemith (1895-1963), che fu protagonista negli anni successivi alla Prima guerra mondiale della Nuova Oggettività e tentò in seguito un recupero della tonalità (sia pure non nel senso più tradizionale). Alla Nuova Oggettività si è ricollegato anche K. Weill (1900-1950), il grande collaboratore di Brecht, con più precisa e dichiarata determinazione politica.
L’avvento al potere del nazionalsocialismo segnò una data fatale per la musica tedesca: tutti i maggiori musicisti o comunque quelli significativi furono costretti all’esilio. Tra coloro che rimasero vi furono stanchi epigoni della scuola neotedesca o musicisti come W. Egk (1901-1983) e C. Orff (1895-1982), il cui gusto sostanzialmente conservatore passò da recuperi del barocco italiano ad atteggiamenti nazionalistici tesi equivocamente a ricollegarsi con una dimensione “originariamente” tedesca. Mentre E. Pepping (1901-1981) e H. Distler (1908-1942) tentavano di risuscitare l’antica polifonia sacra, musicisti come K. A. Hartmann (1905-1963), W. Fortner (1907-1987), B. Blacher (1903-1975) e J. N. David (1895-1977) si trovarono costretti all’isolamento rispetto alle correnti più vive della musica contemporanea, e non è casuale che i loro lavori più significativi siano successivi al 1945. Negli anni postbellici, inoltre, hanno assunto particolare rilievo H. Eisler (1898-1962), autore dell’inno nazionale e P. Dessau (1894-1979), entrambi collaboratori di Brecht.
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