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Regista (Berlino, Germania, 2 Giugno 1899 - Dettenhausen, Tubinga, Germania, 1981)
Charlotte Reiniger, regista attiva nel cinema di animazione. Pur rientrando nel clima di ricerca e sperimentazione che contraddistinse l’avanguardia degli anni Venti, Lotte Reiniger si richiama da un lato, nei contenuti e nelle forme, all’espressionismo letterario e cinematografico, dall’altro alla spettacolarità propria dei film fantastici e avventurosi. L’uso nel cinema di animazione delle “silhouettes animate” o delle “ombre cinesi”, di cui fu la massima specialista, diede alla Reiniger la fama di artista delicata e sensibile conquistando il pubblico adulto e la critica del tempo, affascinati entrambi dalla sua abilità, dalla sua poetica e fine ironia. Attenta all’eleganza formale e ai risvolti culturali dei prodotti di consumo, il suo non fu soltanto un geniale espediente tecnico-formale per riproporre in termini più “colti” e raffinati temi e soggetti propri della favolistica classica, ma fu soprattutto un modo nuovo di utilizzare il cinema di animazione al di fuori dello sperimentalismo astratto dei film di pittori e della commercializzazione dei disegni animati di serie americani. All’età di dodici anni costruisce la sua prima silhoutte (ritagliata da un cartone nero e mossa su uno sfondo bianco), “Das tapfere Schneiderlein versucht” (Il coraggioso sartino assaggia la marmellata). Nel 1916 studia recitazione al Deutsches Theater di Berlino sotto la direzione di Max Reinhardt (la cui scuola, poco dopo, contribuirà a formare Leni Riefenstahl). Incontra Paul Wegener e per lui realizza i titoli di “Apocalisse” (1918) e le didascalie de “Il cacciatore di topi di Hamlin”. Recita anche nel film “Il principe straniero” e lavora in pubblicità spesso in collaborazione con il marito, Carl Koch, poi nel 1920 finalmente realizza il suo primo cortometraggio animato con le ombre, “Das Ornament des verliebten Herzen” (L’ornamento del cuore animato). Dopo alcuni film di scarso valore che le servono per mettere a punto l’attrezzatura e condurre una serie di esperimenti tecnico-formali, tra il 1923 e il 1926 realizza con l’aiuto del marito Carl Koch e la collaborazione per le scenografie di Walter Ruttmann, il primo lungometraggio considerato ancora oggi il suo capolavoro: “Le avventure del principe Achmed” (Die Abenteuer des Prinzen Achmed) tratto da “I racconti delle mille e una notte”. Esso rispecchia molto bene non soltanto la natura lirica e fantastica del testo, trasferito in immagini raffinate figurativamente eleganti, ma anche le possibilità espressive d’un mezzo che consente, a differenza del normale disegno animato, soluzioni narrative e spettacolari assolutamente originali. L’intento della Reiniger di realizzare un’opera nella quale la tecnica delle ombre cinesi, e il suo fascino, risaltassero nella loro autonomia espressiva è più che evidente. Il meticoloso lavoro durato ben tre anni, la cura esemplare nell’animare le figure ritagliate, l’abilità tecnica dimostrata nel dare alle singole immagini e al ritmo narrativo una fluidità figurativa e drammaturgia di grande suggestione spettacolare, tuttavia sovrastavano l’autentica ispirazione poetica, la necessità espressiva di ricreare una favola nella sua originalità, e non semplicemente di illustrarla con immagini certamente raffinate e aderenti al tema, ma sostanzialmente di maniera, prive di un reale contenuto poetico. Negli anni successivi lo stile della Reiniger si fa più disinvolto e i suoi film di breve durata, risultano più compiuti e riusciti pur non aggiungendo nulla alla sua poetica. Tra il 1927 e il 1928 realizza i tre episodi della serie “Doktor Dolittle und seine Tiere” (Il dottor Dolittle e i suoi animali), quindi “Zehn Minuten Mozart” (1930), “Carmen” (1933) e “Papageno” (1935), tutti basati sulle musiche di Mozart, Scarlatti, Rameau, Lulli, Couperin e Bizet, nei quali emerge la consueta eleganza figurativa e narrativa unita ad una felice vena parodistica. Nasce la “maniera” della Reiniger e i film di animazione realizzati utilizzando le ombre cinesi, costituiranno una sorta di genere particolare del quale la sua opera costituirà il modello insuperabile e il termine di confronto obbligato per chiunque vi si sia accostato. Con il nazismo la Reiniger fugge in Gran Bretagna e gli altri film di questo periodo, realizzati parte in Germania, parte in Italia, Francia e nella stessa Gran Bretagna, collaborando fra l’altro con il regista Norman McLaren, rientrano negli schemi contenutistici e formali già noti e collaudati. In seguito realizza un teatro d’ombre per il film “La Marsigliese” (1938) di J. Renoir e, in Italia, collabora a “L’elisir d'amore” (1941) di A. Palermi, dall’opera di Gaetano Donizzetti, ma non riesce a portare a termine il lavoro. Nello stesso periodo collabora alla realizzazione del film “Tosca” (1941) del marito Carl Koch, girato in Italia con Michel Simon e Rossano Brazzi. Nel dopoguerra si dedica al teatro, a Berlino, e negli anni Cinquanta e Sessanta, lavora a Londra con le marionette. Sempre in Gran Bretagna realizza per la TV parecchi film di animazione ispirati alle fiabe, da “Alladin” (1953) a “Cindarella” (1963). Per la TV lavora anche in Canada e negli Stati Uniti. Prosegue poi l'attività in Gran Bretagna e dal 1975 al 1979 lavora per il National Film Board of Canada. Successivamente organizza una serie di esposizioni negli U.S.A. e in Europa. Ha lasciato un libro sul suo genere di animazione: “Shadow Theatres and Shadow Films” (1970). “The Rose and the Ring” (La rosa e l’anello, 1979), è il suo ultimo lavoro cinematografico.
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