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Aggiornato Venerdì 12-Ott-2007


 

L’idea del questionario nasce dalla considerazione che quattrocento giovani studenti di un istituto superiore possano essere un campione sufficiente, se non per trarre conclusioni generali o definitive, almeno per ricavare qualche dato quantificabile e probabilmente significante.

Per prima cosa si è resa necessaria una verifica del livello di conoscenza dei temi affrontati nei termini proposti e del livello di comprensione degli stessi; in secondo luogo si è cercato un riscontro del livello di coinvolgimento ed interesse personale e del livello di importanza dato alla conoscenza e al dibattito sull’argomento.

Il campione è costituito dai quattrocento ragazzi dell’Istituto Magistrale “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia che - nell’ambito dell’autogestione - hanno deciso di partecipare al seminario. L’età è compresa tra i 13/14 anni e i 17/18, corrispondente all’incirca ai primi quattro anni di scuola secondaria superiore. Inoltre, l’89% del campione è composto da femmine e solo l’11% da maschi.

Il questionario è stato compilato in forma anonima e per questo si possono ritenere attendibili i suoi risultati.

Per esigenze di sintesi e chiarezza, nella realizzazione dei grafici si è scelto principalmente di rappresentare i dati suddividendo i vari aspetti analizzati in soli tre livelli – corrispondenti ad un livello alto, uno medio e uno basso - anziché in cinque come nelle possibilità di risposta del questionario. A questo scopo sono stati accorpati i dati delle risposte 1 e 2 (livello alto) e quelli delle risposte 4 e 5 (livello basso), mentre i dati delle risposte numero 3 rappresentano il livello intermedio.

L’osservazione del grafico generale evidenzia livelli dichiarati di conoscenza e comprensione dell’argomento molto buoni.

Prenderemo questi dati per quello che sono senza cercare di speculare troppo intorno alle possibili interpretazioni. Riteniamo comunque legittimo avere qualche perplessità in merito. Non è certo tramite talk show o dibattiti televisivi che questi giovani possono aver acquisito l’attenzione al significato delle parole o concetti come omoaffettività che molti adulti, anche se acculturati, non conoscono. Ci sembra più plausibile che – la maggior parte di loro - abbia la percezione di sapere tutto, probabilmente perché crede che non ci sia molto da sapere.

L’analisi dei due punti successivi è forse la più interessante, ma anche la più complessa da interpretare.

Si trattava di capire il livello di interesse suscitato dall’argomento. A questo scopo sono state poste due differenti domande: la prima faceva specifico riferimento al coinvolgimento personale e al desiderio di approfondimento, la seconda aveva lo scopo di indagare quanto i ragazzi ritenessero importante in generale la conoscenza e il dibattito su questi argomenti.

Il grafico mostra come le risposte a queste due domande restituiscano risultati decisamente contrastanti.

Nel primo caso abbiamo – per la prima volta - un dato molto significativo nel “livello basso” (25%) e un “livello medio” (43%) che supera quello “alto” (32%) di dieci punti percentuali. Al contrario, nel secondo caso, il 65% degli intervistati dichiara un livello “alto” e solo il 7% un livello basso di importanza del dibattito e della conoscenza.

Questo significa che anche coloro che avevano dichiarato uno scarso interesse personale, ritengono importante che ci sia maggiore informazione e si discuta dell’argomento.

Nonostante sia stato spiegato che sentirsi coinvolti non significa necessariamente dichiararsi omosessuali, la riflessione possibile è che ci sia comunque una tendenza a prendere le distanze, ad affermare con decisione la propria eterosessualità.

A questo proposito è interessante leggere tutti quei commenti in cui le ragazze hanno ritenuto necessario – sebbene i questionari fossero anonimi - specificare in modo esplicito di non essere lesbiche. Su dieci annotazioni, ben sette dichiarano in vari modi la loro apertura nei confronti dell’omosessualità e in molti casi anche il rifiuto della discriminazione. Il più commovente, subito dopo la premessa “io non sono omosessuale”, spiega l’amore come un sentimento che va al di là di qualsiasi differenza anche quella di genere, chiarisce come sia possibile innamorarsi e anche provare attrazione per persone molto diverse e conclude “la natura non impone regole, siamo noi ad imporcele”.

E’ evidente, e in fin dei conti comprensibile, che l’esigenza di dissociarsi sia fortemente sentita proprio da chi vuole esprimere un’opinione favorevole, ma ha paura di essere, a causa di questa, etichettato come omosessuale.

Pur con le dovute cautele, tenendo conto dell’esiguità del campione maschile, ci sembra interessante rilevare che lo scorporo dei dati riguardanti le femmine da quelli dei maschi indica per questi ultimi una tendenza ancora più marcata in questo senso (il livello basso di intesse personale arriva al 34% superando decisamente quello alto) oltre ad un livello inferiore di conoscenza e comprensione.

Se i grafici generali e quelli di confronto tra maschi e femmine aprono a possibili osservazioni contraddittorie, la comparazione dei grafici divisi per fascia di età rivela alcuni dati con molta chiarezza.

Innanzi tutto la conoscenza e la comprensione aumentano proporzionalmente all’età così come assume sempre più consistenza l’idea che sia importante approfondire e discutere questi argomenti. Se si scorrono i quattro grafici e poi ci si sofferma soprattutto sulle differenze tra il primo e l’ultimo, ci si accorgerà di quanto sia grande il divario.

Ci si accorgerà inoltre di una differenza sorprendente: i dati che riguardano il coinvolgimento personale dei ragazzi più grandi sono completamente capovolti rispetto a quelli dei più piccoli, per cui se a quattordici anni il 44% dichiara un basso livello di coinvolgimento, a diciassette, diciotto anni il 46% dichiara al contrario di sentirsi molto coinvolto.

Qualcuno ha ipotizzato che questi risultati fossero prevedibili come logica conseguenza della crescita e della maturazione dei ragazzi. E’ possibile.

Quando ho chiesto a Cinzia quali conclusioni si sentiva di trarre da questa incredibile esperienza, mi ha risposto – come al solito cercando di non usare più parole del necessario - che c’è ancora speranza.

Sara C.

 

ELABORAZIONE DATI E GRAFICI

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