Nella
vita, talvolta capitano opportunità sorprendenti e
inattese. Il 21, 22, 23 e 24 Febbraio, ho avuto l’occasione
di tenere un seminario durante l’autogestione di un
istituto superiore statale di Reggio Emilia, prova che seppur
indipendente, estranea al baraccone mass-mediatico, fuori
dalle consorterie e dai gruppi di potere economici, politici
e culturali etero ed LGBT*, qualcosa posso fare.
Ovviamente mi sono chiesta per quale misteriosa ragione io,
fra tanti più noti e titolati di me, abbia ricevuto
l'invito a parteciparvi. Forse è perché gli
adolescenti non hanno ancora alcun rapporto clientelare da
anteporre e difendere; forse perché sono incuriositi
da tutto quello che esce dagli “schemi”; forse
perché istintivamente capiscono che il mondo, così
come è loro mostrato e come sono chiamati a perpetuare,
non può sopravvivere a se stesso, perciò tentano
di trovare vie d'uscita anche dove gli adulti non andrebbero
mai a cercare. Qualunque risposta possa avere la mia domanda,
il risultato è che ho potuto portare all'interno della
scuola un punto di vista che va oltre le false, anguste problematiche
pretestuosamente sollevate intorno all’omosessualità
- ed è questo che ne ha fatto un evento eccezionale.
Sino
all’ultimo, la presidenza e il corpo docente avevano
manifestato la loro preoccupazione cercando di impedire all’autogestione
di affrontare questo tema e, soprattutto, di affidarlo un
referente esterno. Con l’aria oscurantista e censoria
che attraversa il nostro paese, la scarsa levatura dei personaggi
che rappresentano la comunità LGBT* e le fortissime
pressioni esercitate dalle famiglie perlopiù impegnate
a proteggere i figli dalla diversità, dal vituperato
relativismo e dalla minaccia di essere contagiati dal morbo
dell’omosessualità, mi sarei stupita del contrario.
Ma i ragazzi sono ostinati – e non sempre è un
male esserlo. Così, sono riusciti ad ottenere l’autorizzazione
con tutte le riserve del caso e già dopo il primo giorno,
ogni dubbio e apprensione ha lasciato il posto ad un certo
ottimismo se non proprio moderato entusiasmo.
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L’incontro
con il Preside dell’Istituto, persona colta, davvero
squisita, con gli altri docenti che hanno contribuito al dibattito,
è stato per me un piacere e un onore. Tutto mi aspettavo,
ma non di trovare persone tanto accoglienti e preparate.
E poi i ragazzi e le ragazze che mi hanno assistita e coccolata,
che ho visto, conosciuto, ascoltato... le loro piccole vite,
storie, il loro desiderio di abbattere i muri, il loro bisogno
di crescere liberi e rispettati, la loro disarmante disponibilità,
la capacità di mettersi in gioco, in relazione - ed
anche quelli, quelle, che i pregiudizi, le paure, l’odio
e il disprezzo degli adulti hanno già corrotto rendendoli
tristemente integralisti, acritici, insulsi o malvagi... non
finirò mai di ringraziarli, di avere per loro gratitudine
e speranza.
Ma successivamente al seminario e, peggio, alla pubblicazione
delle pagine che lo raccontano, l’Istituto è
stato fatto oggetto di telefonate anonime e mails denigratorie
o ammiccanti certamente frutto della mente malata di solerti
cittadini, genitori e figli di sana e robusta costituzione
eterosessuale, cattolica, incapaci di comprendere l’importanza
del rispetto, del dialogo, del confronto, del pluralismo e
della democrazia. Neanche la “rossa” Reggio Emilia
è immune dall’omofobia, dal disprezzo verso gli
altri.
Su richiesta del Preside e in accordo con lui, quindi, ho
deciso di proteggere i professori, le ragazze e i ragazzi
coinvolti direttamente o indirettamente nell’autogestione
omettendone nomi e volti.
In un momento storico e politico come quello attuale, dove
siamo costretti ad assistere all’inutile, fuorviante
e tedioso dibattito sulla legittimità dei Dico, dove
il Papa quotidianamente offende le persone omosessuali, incita
all’odio verso di esse e minaccia chiunque dissenta
con le sue pretese e i suoi diktat, questo accade.
Non sono in discussione i diritti di là da venire,
ma quelli che stupidamente crediamo assodati e garantiti.
Informazione, cultura, libertà di parola ed espressione,
incolumità fisica e mentale, ne fanno parte. Diritti
dei quali ci stiamo facendo depredare a malapena accorgendocene,
a malapena lamentandoci. Quando non ne avremo più,
forse, troveremo la forza e il coraggio di sollevare la testa
e riprenderceli. In attesa che quel giorno arrivi e dato che
indietro non si può tornare, non rimane che opporsi,
denunciare e resistere, anche a costo della vita.
Così ho modificato le pagine che raccolgono il materiale
presentato e raccolto durante il seminario, vi ho aggiunto
queste ultime considerazioni e, poiché ho ritenuto
necessario informare i destinatari delle mie News Letters
di quanto accaduto, ho inviato un comunicato che sta circolando
in rete.
Reazioni
poche e laconiche - fra queste, però, due mi colpiscono
e mi danno modo di aggiungere altra carne al fuoco.
Nella
prima, il mittente, seppur condividendo le mie ragioni, ne
critica i toni difendendo quella parte di cattolici ed eterosessuali
che rispetta, ascolta e più o meno è in disaccordo
con il Papa e le gerarchie ecclesiastiche.
Ho
dovuto confidargli due segreti di Pulcinella: 1) La maggior
parte dei miei affezionati lettori e piacevolissimi corrispondenti
sono... cattolici, osservanti! 2) Sono prevalentemente maschi
ed eterosessuali. Chi fra loro mi legge con attenzione, sa
che non ho preconcetti e che la mia posizione è colorita
(forse, talvolta) ma moderata, ragionata e ragionevole.
È ovvio che non tutta la società «fatica
ad accettare e condividere» – ma è altrettanto
ovvio che una parte consistente di essa (maggioritaria o minoritaria
non ha importanza) neanche ci prova. Non è importante
sapere perché - non lo fa e basta. Questo, in sé,
non sarebbe un problema. Ognuno è o dovrebbe essere
libero di pensare quello che vuole. IL problema
è che questa parte di cittadini, eterosessuali
e cattolici (o sedicenti tali), non si limita a pensare, ad
avere opinioni. Giudica, pontifica, legifera, interferisce
e agisce – contro, anche i propri stessi interessi.
Con le parole e, soprattutto, con le azioni.
Quando
il Preside di una scuola pubblica superiore è costretto
a chiamare chi ha tenuto un innocuo e ponderato seminario
pregandolo di censurare volti e nomi perché qualche
omofobo pervertito sta minacciando le persone che vi hanno
assistito (in prevalenza ragazze minorenni, neanche questo
preoccupa?), non si può perdere tempo ed energie a
pesare le parole per non dispiacere qualcuno (il quale, se
privo di responsabilità dirette o indirette, non avrebbe
ragione di sentirsi parte lesa, in causa).
Il
fatto è che stiamo assistendo alla fine della nostra
civiltà. Alla fine del diritto, della legalità,
della libertà... di tutto. Fingere che questo non sia
vero o lo sia solo in minima parte, pensare che non sia così
significativo e che comunque non ci riguardi perché
in fondo non colpisce noi direttamente ma una piccola, anche
fastidiosa minoranza – accanirsi contro quella stessa
minoranza attribuendole vizi e colpe che certamente ha ma
in proporzione e misura alle nostre, credere che basti ricacciarla
nel buio o, meglio, cancellarla per quietare le coscienze,
ristabilire controllo e ordine come piace a noi o a chi ci
rappresenta e governa – beh, è la cosa più
facile, stupida, insensata, inutile e dannosa che si possa
fare... e la stiamo facendo – dall’alto verso
il basso.
Ciò
che è accaduto è di una gravità inaudita,
ma non impressiona perché non è spettacolare,
televisivo, non riguarda persone note o la maggioranza degli
studenti e degli istituti scolastici, in blocco, non colpisce
perché non c’è spargimento di sangue,
nessuno ha urlato ed urla, non c’è rissa, sventolio
di tessere e bandiere. L’intimidazione è subdola,
sofisticata, uno stillicidio quotidiano che non attacca me
(non servirebbe a nulla, è evidente) ma le persone
che hanno fruito del mio contributo le quali, legittimamente
spaventate, arretrano, rinunciano ad esercitare i propri diritti.
Il tiro si è molto alzato. Ciò che è
accaduto è tanto più allarmante perché
è la conseguenza di un tentativo di portare dentro
la scuola un punto di vista “altro”, di portarvi
argomenti e qualità, non disinformazione e faziosità,
di fare CULTURA, non proselitismo e propaganda. Viste le pressioni
e le minacce attraverso le quali “solerti cittadini
di sana e robusta costituzione eterosessuale e cattolica”
hanno cercato di impedire il seminario, e viste le conseguenze
perché non gli si è dato ascolto, questo tema,
in questi termini, non sarà più affrontato –
e, per il quieto vivere, non mi stupirei se il prossimo anno
l’autogestione non fosse autorizzata. Oggi accade all’Istituto
Magistrale Matilde di Canossa, domani accadrà in un’altra
scuola, poi in un’altra e un’altra ancora... Tempo
qualche anno sarà il deserto.
Preoccuparsi
dei toni perché qualcuno potrebbe offendersi? Mi sembra
un’assurdità, un po’ come criticare l’ospite
che a tavola non rispetta il galateo mentre intorno va a fuoco
la casa.
L’altra
mail arriva da Amsterdam, per l’esattezza da Silvia
Terribili e Gino Calenda che conducono per "Radio
Salto" di Amsterdam un programma di cultura
gay in lingua italiana. Chiedono di potermi intervistare telefonicamente,
in diretta, nel prossimo appuntamento di Aprile.
Siamo
al paradosso. Mentre in Italia a nessuno viene nemmeno in
mente di farsi e fare qualche domanda, in Olanda sì,
eccome - subito! E allora mi dispero. La situazione è
enormemente peggiore di quanto io stessa la percepisca e certo
non sono una che sottovaluta, anzi, talvolta sono la prima
a pensare di esagerare o forse, semplicemente lo spero, m’illudo
– come la stragrande maggioranza degli italiani, che
pure non sono stupidi o in malafede.
Ecco,
ho l’ingrato compito di registrare e mettere agli atti
questo pezzo di storia, l’ennesimo di cui sono personalmente
testimone, l’ennesimo di tanti che, nel nostro paese,
non hanno importanza, non contano. Ogni regime (fascista,
nazista, comunista, capitalista - che differenza fa?), ogni
dittatura e teocrazia nasce e si afferma là dove indifferenza,
ignoranza, miseria materiale, morale e intellettuale, disinformazione,
paura e silenzio prevalgono.
Altro
non ho da dire.
Cinzia
Ricci, 2/19 Marzo 2007
(*)
L'intervista (qualche decina di minuti) è
andata in onda il 2 Aprile.
Ad
oggi (21 Marzo) l'unico sito che ha pubblicato il mio comunicato
è «Il
Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino».
Se qualcun'altro l'ha fatto me lo comunichi.
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