Home Page di ethanricci.cloud - Collegamento a sito esterno Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca Clicca per accedere alla sezione...
Contattaci!
Aggiornato Domenica 14-Feb-2010

 

STERILIZZAZIONE COATTA (1933 - 1939)

L'attuazione della «Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie») prevedeva la sterilizzazione forzata di persone affette da una serie di malattie ereditarie - o supposte tali - tra le quali schizofrenia, epilessia, cecità, sordità, corea di Huntington, deficienza mentale e alcoolismi cronico. I candidati erano individuati nelle case di cura, negli istituti psichiatrici, nelle scuole per disabili e nelle prigioni. Speciali Erbgesundheitsgerichten («Tribunali per la sanità ereditaria») formati da tre membri (due medici e un giudice distrettuale), avevano il compito di esaminarli e giudicarli per avviarli alle sale operatorie. I responsabili degli istituti (medici, direttori, insegnanti, ecc.) avevano l'obbligo di riferire ai funzionari dei Tribunali, in palese violazione del codice deontologico, il nome di chi rientrava nelle categorie da sottoporre a sterilizzazione. Nonostante le numerose proteste, si stima che tra il 1933 ed il 1939 siano state sterilizzate 200.000 - 350.000 persone. La legge fu utilizzata, in alcuni casi, a scopo punitivo contro donne considerate colpevoli di prostituzione e, nonostante la mancanza di senso logico, furono anche sterilizzate persone affette da disabilità non ereditarie. Martin Bormann, stretto collaboratore e successivamente segretario privato di Hitler, fece circolare una direttiva nella quale era specificato che in una diagnosi di debolezza mentale era necessario tener conto del comportamento politico e morale della persona esaminata, una chiara allusione alla possibilità di colpire i nemici del Partito attraverso il provvedimento e di soprassedere invece nel caso opposto. La Chiesa cattolica, pur deplorando il provvedimento, si tenne in disparte limitandosi a chiedere che i medici cattolici fossero dispensati dall'applicazione della legge.

 

AKTION T4 (1938 - 1941)

Dalla sterilizzazione si passò all’eliminazione. L’Aktion T4 fu il programma nazista di eugenetica che prevedeva la soppressione delle persone affette da patologie psichiche, da più o meno gravi malformazioni fisiche e malattie genetiche e a tutte quelle persone che, per stili di vita e comportamenti erano considerate una "minaccia" biologica e culturale. Lo scoppio della guerra permise di realizzare il progetto: i malati, anche se sterilizzati, continuavano a dover essere ricoverati in appositi istituti impegnando spazi e risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per i soldati feriti e per gli sfollati delle città bombardate. Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato all'uccisione di un totale di persone intorno alle 275.000 unità. Per quanto concerne la sola terza fase dell'Aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l'operazione decisero di uccidere il 20% dei disabili presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70000 vittime.

Le vittime predestinate dell'Aktion T4 furono le prime a collaudare le camere a gas nell’istituto di Brandenburg. Nel 1941, l’istituto psichiatrico di Hadamar festeggiò l’uccisione di 10.000 malati. Lo staff che aveva partecipato al massacro brindò con bottiglie di birra.

BAMBINI

Nell’agosto del 1939, il Ministero degli Interni ordinò che i dottori e le ostetriche che lavoravano negli ospedali tedeschi riferissero tutti i casi di bambini nati con gravi malformazioni, ufficialmente per creare un «archivio scientifico» ma con il chiaro intento di operare le necessarie «uccisioni pietose». Dovevano essere segnalati «tutti i bambini di età inferiore ai tre anni nei quali sia sospetta una delle seguenti gravi malattie ereditarie: idiozia e sindrome di Down (specialmente se associato a cecità o sordità); macrocefalia; idrocefalia; malformazioni di ogni genere specialmente agli arti, la testa e la colonna vertebrale; inoltre le paralisi, incluse le condizioni spastiche». Le segnalazioni erano valutate da una speciale commissione composta da tre membri che dovevano raggiungere l'unanimità prima di procedere all'uccisione.

Nello svolgimento del programma Aktion T4 si utilizzarono numerosi metodi di dissimulazione - molti genitori, soprattutto dell'area cattolica, erano, per ovvi motivi, contrari. I genitori erano informati che i loro figli sarebbero stati portati in «sezioni speciali» di centri pediatrici dove avrebbero potuto ricevere cure migliori ed innovative. I bambini inviati presso questi centri erano tenuti «in osservazione» per alcune settimane e poi uccisi con iniezioni letali, i certificati di morte attribuivano il decesso alla «polmonite». A seguito della soppressione, i medici effettuavano sui corpi sommarie autopsie ed asportavano alcune parti del cervello a scopo di «ricerca scientifica». Questa operazione sembrava tacitare le coscienze di molti dei medici coinvolti nel programma perché dava loro l'impressione che i bambini non fossero morti invano e che il programma avesse reali scopi medici.

Dopo lo scoppio della guerra nel settembre 1939 il programma perse l'iniziale «scientificità» e i controlli della commissione esaminatrice centrale divennero più blandi; nel contempo esso fu esteso fino ad includere bambini di età superiore ai tre anni (come inizialmente definito) ed adolescenti. Nelle parole di Lifton il programma fu esteso fino a coprire «vari casi borderline o deficit limitati, fino all'uccisione di ragazzi designati come delinquenti giovanili. I bambini ebrei poterono essere inclusi primariamente per il fatto di essere tali e in un istituto fu costituito un dipartimento speciale per "minorenni di sangue misto (Mischlinge) ebraico-ariani"». Nel contempo fu aumentata la pressione sui genitori affinché consegnassero i propri figli. Molti di essi, infatti, rifiutavano di consegnarli perché avevano cominciato a sospettare cosa stava accadendo realmente, specialmente in seguito alla chiusura degli istituti per bambini disabili. Le autorità minacciavano di togliere la custodia legale di tutti i figli (inclusi quelli non disabili) e nel caso persistesse il rifiuto, i genitori rischiavano di essere richiamati per «uno speciale incarico di lavoro».

Il programma di eutanasia condotto contro i bambini venne attuato utilizzando iniezioni letali di scopolamina, morfina e barbiturici. Le enormi quantità di questi medicinali erano fornite con tutta la discrezione necessaria dall’Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich (RSHA), vale a dire dalle SS. In particolare era la Sezione della polizia criminale (Kripo) comandata da Arthur Nebe ad acquisire e spedire il veleno alle cliniche.

Quando l'intero Programma T4 fu sospeso nel 1941 a seguito delle numerose proteste, un totale di circa 5000 bambini erano già morti. La sospensione ufficiale non fu però reale e subentrò una nuova fase definita di «eutanasia selvaggia» che proseguì fino al termine del conflitto e contribuì ad aumentare notevolmente il numero delle vittime. L'ultima uccisione di un bambino riconducibile all'Aktion T4 fu effettuata il 29 maggio 1945 presso l'istituto statale di Kaufbeuren-Irsee in Baviera, tre settimane dopo il termine del secondo conflitto mondiale.

ADULTI

I primi adulti disabili uccisi dal regime nazista non furono tedeschi bensì polacchi provenienti dagli ospedali e gli istituti psichiatrici del Reichsgau Wartheland, una regione della Polonia occidentale che i tedeschi, dopo l'invasione, avevano annesso alla Germania. Nell'area di Danzica furono uccisi circa 7.000 pazienti di diversi istituti mentre altri 10.000 subirono lo stesso destino nella zona di Gdynia. Simili misure furono attuate anche in altre zone della Polonia destinate all'annessione. A Posen migliaia di pazienti vennero uccisi col monossido di carbonio in una camera a gas improvvisata sviluppata da Albert Widmann, capo del reparto chimico della Kriminalpolizei («Polizia criminale» tedesca).

L'idea di uccidere gli imperfetti e gli «inutili» si propagò rapidamente dalla Polonia occupata alle contigue aree della stessa Germania. Alla fine, anche i soldati tedeschi feriti nel corso della campagna polacca furono evacuati presso queste aree di confine dove furono soppressi. Il Gauleiter di Pomerania, Franz Schwede-Coburg, vi inviò 1400 pazienti provenienti da cinque ospedali pomerani. Il Gauleiter della Prussia orientale, Erich Koch fece lo stesso con 1600 ammalati; in totale circa 8.000 pazienti tedeschi furono uccisi in questa prima ondata.

All'inizio dell'ottobre 1939 tutti gli ospedali, case d'infanzia, case di riposo per anziani e sanatori ebbero l'obbligo di riportare su di un apposito modulo i pazienti istituzionalizzati da cinque o più anni, i «pazzi criminali», i «non-ariani» e coloro ai quali era stata diagnosticata una qualsiasi malattia riportata in un'apposita lista. Questa lista comprendeva schizofrenia, epilessia, corea di Huntington, gravi forme di sifilide, demenza senile, paralisi, encefalite e, in generale, «condizioni neurologiche terminali». Alcuni medici ed amministratori interpretarono la richiesta credendo che lo scopo fosse identificare i pazienti abili al servizio di lavoro e sovrastimarono appositamente, con fatali conseguenze, le malattie dei loro pazienti cercando così di proteggerli. Qualora gli ospedali rifiutassero di collaborare, appositi team di medici (o più spesso studenti di medicina) compiacenti verso il nazionalsocialismo, visitavano gli stessi e compilavano i moduli cercando di screditare i pazienti. I degenti di origine ebraica, anche coloro che non rientravano nei «casi» previsti per la soppressione, vennero trasferiti dalle case di cura e uccisi nel corso del 1940.

Come nel caso del programma di eugenetica per bambini, i moduli degli adulti erano esaminati da una speciale commissione che operava negli uffici della Tiergartenstrasse. Gli “esperti” dell'ufficio dovevano valutare i casi solo in base alle informazioni riportate su un apposito modulo, tralasciando quindi la storia clinica dei pazienti e l'esaminazione diretta degli stessi. Date le migliaia di richieste da esaminare in tempi brevissimi, la commissione operò sempre in modo superficiale e approssimativo. Su ogni rapporto il medico esaminatore apponeva il simbolo «+» (morte) o il simbolo «-» (vita) oppure, quando non era in grado di decidere ma solo occasionalmente, «?». Ogni esperto esaminava indipendentemente ciascun modulo, qualora vi fossero stati apposti tre simboli «+», il paziente era avviato alla soppressione.

Inizialmente i pazienti erano uccisi, come già accadeva nel programma per i bambini, con iniezioni letali. Il metodo era però lento e scarsamente efficiente. Quando i farmaci utilizzati nelle iniezioni divennero sempre più scarsi, fu chiaro che sarebbe stato necessario trovare un nuovo metodo. Una serie di esperimenti effettuati nel gennaio 1940 a Brandeburgo con diversi tipi di iniezioni letali raffrontati con l'impiego del monossido di carbonio, avevano dimostrato la superiore efficienza di quest'ultimo. Hitler stesso, su consiglio del professor Heyde, ne propose a Brandt l'utilizzo. L'uccisione mediante monossido di carbonio puro (realizzato cioè industrialmente a differenza di quello prodotto in alcuni campi di sterminio dai fumi di scarico di grossi motori), venne presto estesa ai sei centri dell'Aktion T4, quasi tutti ex ospedali o case di cura convertite (tra parentesi il numero di vittime nel solo periodo che va dal 1940 al 1941):

Il castello di Hartheim vicino a Linz in Austria (18.269 degenti uccisi)
Sonnenstein in Sassonia (13.720 degenti uccisi)
Grafeneck nel Baden-Württemberg (9.839 degenti uccisi)
Bernburg in Sassonia-Anhalt (8.601 degenti uccisi)
Brandeburgo sull'Havel nei pressi di Berlino (9.772 degenti uccisi)
Hadamar in Assia (10.072 degenti uccisi)

Questi centri furono utilizzati sia per l'uccisione dei pazienti, sia per l'eliminazione degli internati dei campi di concentramento ammalati e ormai non più in grado di lavorare per il Reich. L'operazione di eliminazione degli internati prese il nome di Aktion 14f13.

I pazienti selezionati erano prelevati dagli istituti di cura da appositi autobus (vedi l'immagine) guidati da personale delle SS che indossava camici bianchi per dare una falsa impressione di sicurezza. Per impedire ai parenti delle vittime ed ai medici che li avevano in cura di poterli rintracciare in seguito, i pazienti erano inizialmente trasportati in «centri» di transito, situati presso i grandi ospedali tedeschi in prossimità della reale destinazione, dove venivano posti sotto «osservazione» per un breve periodo prima di essere ulteriormente trasferiti presso uno dei centri del Programma per subire il «trattamento speciale». Il termine «trattamento speciale» (Sonderbehandlung), ereditato dal Programma T4, venne in seguito utilizzato anche come eufemismo per definire lo sterminio durante l'olocausto. I parenti che eventualmente avessero voluto visitare i loro congiunti nei centri, venivano scoraggiati da lettere che spiegavano l'impossibilità di esaudire il loro desiderio in base ad appositi regolamenti promulgati a causa della guerra. Molti dei pazienti, d'altronde, venivano uccisi immediatamente cremati nel giro di 24 ore dall'arrivo. Grande cura veniva posta per produrre un certificato di morte per ogni vittima, in cui la causa del decesso fosse verosimile, da inviare insieme alle ceneri ai parenti. La creazione delle centinaia di certificati di morte - e la cura posta nel renderli il più realistici possibile - occupava buona parte della giornata dei medici coinvolti nel Programma.

-

 

AKTION 14F13 (1941-1945)

La sospensione ufficiale dell’Aktion T4 nel 1941, a causa dell'opposizione cresciuta in Germania, non fermò il programma di eutanasia che continuò sino alla fine della guerra: nelle cliniche, con l'eliminazione dei bambini disabili e attraverso la cosiddetta "eutanasia selvaggia" (l'eliminazione dei malati senza alcuna autorizzazione), e nei campi di concentramento sotto la denominazione Aktion 14f13.

Himmler utilizzò la struttura esistente e ben funzionante. Nella tarda estate del 1941 ordinò che i prigionieri affetti da malattie di mente, gli psicopatici e i detenuti di tutti i campi di concentramento fossero sottoposti a "controlli medici". Lo scopo era individuare ed eliminare chiunque non fosse in grado di lavorare. La commissione medica incaricata di selezionare i candidati alle camere a gas delle cliniche di eliminazione e dei campi, proveniva direttamente dalle fila della Aktion T4 e l'operazione fu denominata "Aktion 14F13" dalla sigla del formulario utilizzato nei campi per registrare i decessi. Non è possibile stabilire il numero di omicidi compiuti nel quadro della Aktion 14F13. Occorre tenere presente che furono eliminate persone fondamentalmente sane e che le visite della commissione si svolgevano in modo approssimativo e superficiale, senza nemmeno sottoporre a visita medica i candidati.

Nelle cliniche della morte era anche praticata l’eutanasia “dolce” che consisteva nel sottoporre i pazienti a diete ferree (dieta “E”). Solo a Kaufbeuren tra il 1943 e il 1945 ne morirono 1.808. In alternativa alle "diete" erano uccisi lentamente somministrando loro farmaci quali il Luminal, il Trional o il Morfinscopolamin. Nei manicomi francesi (diventati di fatto dei campi di sterminio) si stima siano morte per fame 40.000 persone durante l’occupazione nazista.

Verso la fine della guerra, a causa del grandissimo numero di feriti che bloccavano il sistema sanitario gravando sul bilancio pubblico ormai interamente impegnato a finanziare lo sforzo bellico, l’operazione fu in vario modo estesa anche ai civili e ai militari tedeschi.

 

PROGETTO LEBENSBORN

Il Progetto Lebensborn (eugenetica positiva) fu uno dei diversi programmi avviati per realizzare il folle proposito di preservare e/o fondare una società composta esclusivamente da individui di "pura razza ariana". Solo a conclusione della seconda guerra mondiale è stato possibile scoprire che tale programma consisteva nel creare residenze segrete dove far accoppiare individui umani "razzialmente puri" al fine di allevarne la progenie. La maggior parte delle donne selezionate a questo scopo, erano coniugate con i soldati della Wehrmacht, della Luftwaffe o della Kriegsmarine - gli uomini erano ufficiali.

Il progetto ebbe inizio nel 1935 e fu concepito inizialmente per assistere le mogli delle SS durante la gravidanza, ma si trasformò ben presto in un processo di selezione razziale. A partire dal 1938 la sua direzione venne affidata al Persönlicher Stab RFSS, in pratica all'ufficio centrale del personale delle SS. In questo senso il suo ruolo fu modificato. Le sedi del "Lebensborn Eingetragener Verein" (Società Registrata Fonte di Vita) divennero il punto di incontro tra ufficiali delle SS e donne tedesche "razzialmente pure". Scopo ultimo era la messa al mondo di figli di puro ceppo germanico. Dopo la nascita i bambini venivano separati dai loro genitori e affidati all'organizzazione delle SS che si prendeva cura della loro educazione. Non tutti gli ufficiali delle SS facevano parte al Progetto Lebensborn: l'adesione era volontaria.

All'inizio del 1940, con l'occupazione della Danimarca e, soprattutto, della Norvegia nell'Operazione Weserübung, la Germania nazista ebbe a disposizione i territori sui quali realizzare il progetto. Vennero costruite strutture apposite, ospedali geriatrici e case di degenza, in cui le puerpere potevano portare avanti la gravidanza e partorire i figli in condizioni di vita eccellenti.

Vennero creati istituti in Germania (inclusa l'Austria) a Bad Polzin, Bofferding bei Luxemburg, Gmunden, Hohenhorst, Klosterheide, Nordrach, Pernitz, Schalkhausen, Steinhoering, Wernigerode e Wiesbaden; in Belgio a Végimont; in Danimarca a Copenaghen; in Francia a Lamorlaye; nel Governatorato Generale a Cracovia, Otwock e Varsavia; nei Paesi Bassi a Nijmegen; e in Norvegia a Bergen, Geilo, Hurdalsverk, Klekken, Os, Oslo, Stalheim e Trondheim.

Si stima che i bambini ariani nati nel periodo di occupazione nazista siano stati qualche decina di migliaia. Dopo la fine del conflitto, essi e le loro madri furono ripudiati dal resto della popolazione che li isolò facendoli oggetto di scherno ed odio.

Nell’ambito del Progetto Lebensborn, si calcola che siano morti non meno di 5.000 bambini tra il ’39 e il ’44. Oltre agli accoppiamenti selettivi tra persone con caratteristiche razziali ottimali, l'operazione comportò il rapimento di bambini dai territori occupati: 200.000 in Polonia, 50.000 in Ucraina, 50.000 nella regione baltica, un numero imprecisato in Norvegia e Francia e i superstiti del massacro di Lidice in Ceccoslovacchia. Questi bambini furono affidati a famiglie ariane. Coloro che non avevano abbastanza sangue ariano o che non riuscivano ad adattarsi, furono sterminati in Polonia nel campo di Kalish.

IL PROGETTO LEBENSBORN IN NORVEGIA

"Lebensborn" (Sorgente di vita), fu un progetto segreto ideato nel 1935 da Heinrich Himmler per "arianizzare" la popolazione del Reich attraverso l'unione pianificata tra "perfetti esemplari della razza ariana" e donne, anche straniere, che offrivano sufficienti garanzie di "purezza". La Norvegia era considerata terra "ariana" d'elezione. Al momento dell'invasione, i militari nazisti furono incoraggiati in prima persona da Hitler a fare il maggior numero di figli con le donne del luogo. Dopo la conquista, non meno di 350 mila soldati tedeschi considerati l'elite della purezza "ariana" entrarono in Norvegia ed ogni donna norvegese incinta di uno di essi, purché fosse in grado di provare le origini "ariane" del bambino, aveva diritto ad essere sostenuta finanziariamente e riceveva un trattamento privilegiato. Tra il 1940 e il 1945, nacquero dai 10 ai 12 mila bambini figli di donne norvegesi e soldati nazisti, 6 mila dei quali ospitati in istituti speciali preposti ad allevarli. Qui ricevevano un'alimentazione particolare e venivano educati alla mentalità nazista. Dal 1941 in poi, i bambini nati in seguito al progetto Lebensborn divenivano automaticamente cittadini tedeschi così da poter essere trasferiti in Germania dove avrebbero portato una massiccia dose di purezza nordica. Sarebbero divenuti i superuomini del nazismo, incarnazione perfetta della follia hitleriana. Ma con le prime sconfitte della Wehrmacht e la rabbia crescente della popolazione scandinava nei confronti degli occupanti, il progetto perde importanza. Poco prima della fine del conflitto, migliaia di documenti riguardanti i "Lebensborn" furono distrutti e andarono perdute molte delle carte che legavano i bambini alle loro famiglie di origine. A pagare sono prima di tutto le donne: inserite nelle liste pubbliche di «traditrici della Patria», sono abbandonate dalla famiglia, perdono il lavoro, diventano oggetto di inaudite violenze. Da subito, il governo norvegese non le tutela, anzi: a fine maggio del 1945 sono circa mille le arrestate nella sola Oslo, rinchiuse in campi di concentramento e smistamento. Ma l'esecutivo fa di più: nell'agosto dello stesso anno approva una legge retroattiva secondo la quale ogni donna «sposatasi nei cinque anni precedenti con un nemico tedesco, perderà immediatamente la cittadinanza». E i sondaggi di opinione confortano il legislatore: tre cittadini su quattro sono favorevoli a una loro punizione, caldeggiata anche dalla maggior parte dei media. Dopo la guerra, una commissione norvegese stabilì che i bambini dovevano rimanere in Norvegia. Qui, a causa del "vergognoso" atteggiamento delle madri che si erano accoppiate con soldati nazisti, i "Lebensborn Kinder" subirono ogni sorta di abuso e discriminazione. I bambini già trasferiti in Germania rimasero con le famiglie di adozione e molti di loro non conobbero mai la verità, altri furono restituiti alle madri, alcuni ebbero una sorte drammatica, furono trasferiti in orfanotrofi, in ospedali psichiatrici, picchiati e maltrattati. Almeno il 90 per cento degli ex bambini di Lebensborn non ha mai conosciuto i propri genitori biologici.

Nel marzo del 2007, 154 norvegesi, 4 svedesi ed un tedesco, hanno presentato ricorso contro il governo Norvegese alla Corte europea dei diritti dell'uomo accusandolo di Violazione dei diritti umani, in quanto, non solo non li avrebbe tutelati dopo la guerra, ma si sarebbe comportato nei loro confronti in modo pesantemente discriminatorio. Chiedono 250 mila euro come risarcimento per i danni subiti. In passato, il governo avrebbe offerto loro limitati risarcimenti, senza mai ammettere la propria responsabilità. La Corte europea per i diritti dell'uomo deciderà se accogliere o meno il ricorso.

 


Clicca

 

Clicca per accedere alla pagina Clicca Clicca Clicca Clicca
Clicca Clicca Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca
Clicca

 


 

Le immagini, se non diversamente segnalato, sono prevalentemente tratte da materiali fotografici e grafici preesistenti modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

Clicca

by www.cinziaricci.it oggi ethanricci.cloud

Clicca

Questo sito, testato principalmente con Firefox, Internet Explorer e Safari, è privo di contenuti dannosi per i computer. On-line dal 2003, nel 2015 diviene antologico, da allora non viene aggiornato. Gli odierni Browers non supportano più gran parte dei materiali multimediali prodotti prima di tale anno, le numerose pagine che sembrano vuote in realtà contengono tali contenuti ormai non più fruibili - ne siamo dispiaciuti. Risoluzione schermo consigliata: 1024x768.