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Compositore e pianista (Baltimora, Maryland, 31 Gennaio 1937)
Con Terry Riley e Steve Reich, Glass è uno degli esponenti di punta e uno dei padri della “musica minimalista” (chiamata anche musica “concettuale”, “iterattiva”, “modulare”, “ripetitiva” o “Process Music”) fondata sulla ripetizione di poche cellule ritmiche che si trasformano in modo quasi impercettibile - una musica apparentemente statica e monotona, ma in continuo movimento e ricca di suggestioni. Frequenta la Juilliard School of Music di New York, consegue la laurea in matematica e filosofia all’Università di Chicago, si perfeziona a Parigi con Nadia Boulanger e il suonatore di tabla Alla Rahka, poi va in Oriente e diventa allievo di Ravi Shankar con il quale collabora nel 1966 alla realizzazione della colonna sonora del film di C. Rooks, “Chappaqua”. Tornato in Europa, per sbarcare il lunario affianca alla composizione, alla sperimentazione e allo studio, attività lavorative varie (fra queste il tassista e l’idraulico). Da solista o alla guida di vari complessi strumentali fra cui il “Philip Glass Ensamble”, dal 1969 compie numerose tournées in America e in Europa. Compositore prolifico e innovatore, rivoluziona il concetto di “opera lirica” suscitando scalpore nel 1990 con “Hydrogen Jukebox” (testi di Allen Ginsberg). Ha al suo attivo diciotto opere, sei sinfonie, quartetti, musica varia da camera, per la danza e il teatro, nonché molte colonne sonore per il cinema. Fra le sue composizioni per il teatro e le sale da concerto, ricordiamo la sinfonia “Itaipu” (1993), le composizioni cameristiche “Orphée” (1993), “La Belle et la Bête” (1995) e “Les Enfants Terribles” (1996) - ispirate agli omonimi film di Jean Cocteau -, i “Quartetti per archi n. 2 e n. 5” (1995) e le musiche per il balletto “A Descent into the Maelstrom” (1986). Nell’attività cinematografica, iniziata ufficialmente nel 1977 con la colonna sonora di un documentario, Glass porta la sua personalissima cifra stilistica soprattutto nella trilogia di Godfrey Reggio, “Koyaanisqatsi” (1983) “Powaqqatsi” (1988) e “Naqoyqatsi” (2002), film di montaggio sulle degenerazioni del progresso tecnologico nel mondo contemporaneo, e “Anima Mundi” (1991), documentario dello stesso autore dedicato al mondo degli animali. Qui il “minimalismo” di Glass interagisce con l'iperrealismo del regista in uno dei più completi esempi di sinestesia della storia del cinema. Nell’ambito delle molte collaborazioni con musicisti di diversa estrazione, ricordiamo inoltre la registrazione dell’album PASSAGES (1990), che ha visto nuovamente insieme Glass e Ravi Shankar e l’avvio di un progetto, ancora una volta una trilogia, che prevede la realizzazione di sinfonie basate su musiche di David Bowie e Brian Eno e del quale Glass ha finora portato a termine i primi due capitoli, LOW (1993, sinfonia) e HEROES (1997). Sul lavoro di Philip Glass, M. Blackwood ha girato nel 1986 il documentario “A Composer's Notes: Philip Glass and the Making of an Opera”. Nel 1987, Glass pubblica un'autobiografia edita da Harper & Row, New York. Nel 1995, il Ministero francese della Cultura lo insignisce del titolo di Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Nel 2002 commissiona a quattro registi altrettanti cortometraggi muti, per poterli poi commentare dal vivo in sala. Nel corso degli ultimi anni, Glass ha consolidato la sua notorietà, ampliandola ad un pubblico tradizionalmente meno sensibile alla musica colta d’avanguardia e contemporanea, anche in virtù dell’eclettismo che ha contraddistinto in maniera sempre più accentuata la sua vasta produzione.
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