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Cantante, musicista, compositore e attore (Brixton, Londra, 1° Agosto 1947)
David Robert Hayward-Jones, dopo un’iniziale attività di sassofonista, verso la metà degli anni Sessanta sperimenta e sviluppa una personale relazione tra musica e teatro di ricerca che lo porta a trasformare l’idea classica di concerto e di musica abbinando immagini e travestimenti in performance ricche di suggestione. Nel 1972 con l’uscita dell’album “Stardust and the Spiders from Mars”, raggiunge i vertici delle classifiche di tutta Europa e poco dopo scala anche le classifiche americane con l’album “Fame” meritandosi l'appellativo di "Duca Bianco". Verso la fine degli anni Settanta si cimenta come attore interpretando una delle opere rock più famose, “L’uomo che cadde sulla terra” di Nicholas Roeg. Negli anni successivi, Bowie rivela buone doti di attore cimentandosi in altri film come, ad esempio, “Miriam si sveglia a mezzanotte” di Tony Scott, (1983) al fianco di Catherine Deneuve e Susan Sarandon. Ha sempre dichiarato senza imbarazzo di essere bisessuale. Amico e collaboratore di altre stelle del rock quali Brian Eno, Lou Reed ed Iggy Pop, a partire dagli anni Sessanta e per oltre un trentennio, Bowie è stato senza dubbio uno dei personaggi più trasgressivi e interessanti della musica rock e pop.
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Dopo il diploma alla Bromley High School lavora per un breve periodo in una agenzia di pubblicità e contemporaneamente suona il sassofono in varie band locali. Nel 1963 forma i King Bees, uno dei tanti gruppi di R&B, con Bob Allen, Frank Howard, Roger Bluck e George Underwood, il quale, durante un litigio, gli procura una lesione permanente alla pupilla (da qui la diversa colorazione). Il gruppo perde l’occasione di apparire in TV perché David Jones (così si faceva chiamare) si rifiuta di tagliarsi i capelli - a quel tempo averli lunghi era davvero inaccettabile. Successivamente i King Bees suonano alla festa di matrimonio di John Bloom, dirigente di una fabbrica che produceva lavatrici, dove incontrano Les Conn che diverrà il loro manager. Nel giugno 1964 esce il 45giri “Liza Jane”, scritta da Conn, con “Louie Louie Go Home”, di Paul Revere, sul retro. Seguono altri singoli con diverse formazioni e varie etichette: “I Pity The Fool”, a nome Manish Boys (sigla presa a prestito da Muddy Waters); “You’Ve Got A Habit Of Leaving”, come Davy Jones; “Can’t Help Thinking About Me”, con i Lower Third; “Do Anything You Saye I Dig Everything” come Bowie. Nel 1966 David lascia il gruppo (che proseguirà per poco col nome The Buzz) e cambia il proprio nome in Bowie, per evitare malintesi con l’allora famoso David Jones dei Monkees. Ken Pitt, nuovo manager, ottiene un contratto per la Deram e nel 1967 escono 3 altri singoli (“Rubber Band”, “Laughing Gnome” e “Love You Till Tuesday”) e il primo album, DAVID BOWIE (LOVE YOU TILL TUESDAY), ispirato a Donovan e a certi modelli di soft music. Tutto passa più o meno inosservato: la Deram punta sul giovane Cat Stevens come nuova promessa, lasciando Bowie in disparte. Il 1968 vede l’artista lontano dalla musica: in compagnia di Lindsay Kemp studia mimo e durante questo periodo conosce Hermione Farthingale. Con lei e Roy Hutchinson nascono i Feathers, sorta di gruppo underground multi-media che girerà i locali nascosti londinesi. In quello stesso periodo Ken Pitt produce “Love You Till Tuesday”, una pellicola con Bowie e i Feathers, e un’ultima canzone è aggiunta alla fine: la celebre “Space Oddity”, composta, si dice, dopo aver assistito a “Odissea nello spazio 2001” di Kubrick. Pitt stesso offre il nastro della canzone alla Philip che lo pubblica nel luglio 1969, dieci giorni prima dello storico allunaggio americano. Il brano balza in classifica e pochi mesi dopo esce DAVID BOWIE. Sempre nel 1969 nasce il Beckenham Arts Lab, laboratorio di arti varie nel quale Bowie è coinvolto in prima persona. Alla fine del 1969 Bowie conosce Angela Barnett e nel 1970 la sposa. Tony Visconti diventa il nuovo manager e recluta Mick Ronson per una serie di spettacoli alla BBC. Con lo stesso Visconti, Mick Ronson e John Cambridge alla batteria, nascono gli Hype, il cui primo singolo (“The Prettiest Star”) vede la partecipazione di Marc Bolan alla chitarra solista. Nel frattempo Bowie lavora al suo secondo album per la Mercury, il famoso THE MAN WHO SOLD THE WORLD la cui copertina originale (David vestito da donna languidamente sdraiato, alla Laureen Bacall) sarà censurata in America e sostituita. Il disco procura a Bowie una piccola fama, dovuta per il momento solo alla bizzarria del personaggio. Parte dei musicisti del disco, Ronson, Woodmansey e il bassista Trevor Bolder, costituiranno il nucleo degli Spiders From Mars, con i quali Bowie inizierà la sua scalata al successo. Nel 1971 lavora a HUNKY DORY, suo personale tributo alla città di New York e al pubblico americano. È una celebrazione artistica (il brano “Andy Warhol”) e musicale (“Song For Bob Dylan”) con due grandi successi: “Changes” e la ballata di “Life On Mars”. Le interviste di quel periodo rilasciate alla stampa specializzata confermano l’ambiguità del personaggio, la sua abilità nel dare di sé un’immagine decadente e aristocratica che influenzerà fortemente le nuove generazioni. Con THE RISE ANO FALL OF ZIGGY STAROUST ANO THE SPIOERS FROM MARS, Bowie mette in scena un nuovo personaggio: Ziggy Stardust, alieno di Marte dai capelli verde e arancio, in tournée sulla terra a capo degli Spiders From Mars (Mick Ronson, Trevor Bolder e Woody Woodmansey). I concerti (allestiti con la preziosa collaborazione di Lindsay Kemp) e l’album segnano la definitiva consacrazione dell’artista a stella del glitter rock. È questo il momento magico di Bowie, che non si limita all’attività di autore e interprete: produce TRANS-FORMER di Lou Reed e RAW POWER di Iggy Pop e firma uno dei grandi inni generazionali di quegli anni, “All The Young Oudes”, celebre hit dei Mott The Hoople poi adottato dai gay londinesi. ALADDIN SANE è invece il suo resoconto, surreale e poetico, delle prime esperienze americane (musicali e non), album controverso sia per il brano “Jean Genie” (in onore di Jean Genet), sia per il titolo originale, poi censurato (ALADIN VEIN, esplicito riferimento alle droghe). Il 7 luglio 1973, ultima data di un tour inglese, con abile mossa pubblicitaria Bowie annuncia dai microfoni dell’Hammersmith di Londra il suo ritiro dalle scene. Sciolti gli Spiders, va a Parigi a registrare PIN-UPS, insolita raccolta di covers dei suoi brani preferiti degli anni Sessanta. Riappare inaspettatamente in pubblico poco dopo, in uno special televisivo americano (The 1980 Floor Show) e lavora ad un adattamento musicale di “1984” di Orwell, che tuttavia non giunge allo stadio finale per questioni di diritti (alcuni spunti di quel progetto troveranno posto su DIAMOND DOGS). È quindi la volta di una nuova band capeggiata dal chitarrista Earl Slick, allestita per il tour americano di DAVID BOWIE. Sempre in America, Bowie si avvicina alle radici della musica soul; tracce evidenti affiorano in YOUNG AMERICANS, registrato a Filadelfia (una delle capitali della musica nera americana). Il disco presenta un nuovo Bowie, “The Thin White Ouke”, aristocratico entertainer di soul bianco e il brano “Fame”, scritto con John Lennon, conquista il primo posto nelle classifiche americane. Nei mesi successivi Bowie approfitta del momento favorevolissimo: frequenti apparizioni televisive (tra cui un celebre duetto vocale con Cher), una chiaccherata intervista a Playboy sulle proprie abitudini sessuali e il primo importante impegno cinematografico in occasione del nuovo film di Nicholas Roeg, “L’uomo che cadde sulla terra”. Con STATION TO STATION, Bowie pubblica un altro capitolo di quello che egli stesso definisce plastic soul; produce poi THE IDIOT di Iggy Pop e abbandona improvvisamente Los Angeles per Berlino, affascinato dai richiami decadenti di quella città. In Germania vive un periodo di isolamento artistico; studia, dipinge e lavora con Brian Eno a vari progetti di sperimentazione rock. Il risultato di questi studi è la famosa “trilogia elettronica”: LOW, HEROES e STAGE in cui spiccano marcatamente le sonorità e le atmosfere di Eno, con interventi lirici di tipo narrativo, assemblati secondo lo stile di “montaggio casuale” di William Burroughs. Per i tre album, forse per la prima volta, critica e pubblico si uniscono in un consenso unanime; piace soprattutto il secondo, forte del notevole successo di “Herpes” (da allora uno dei cavalli di battaglia dell’artista in scena). Nel 1977 Bowie lavora ancora con Iggy Pop (produce LUST FOR LIFE) e fa un’inaspettata apparizione come pianista al fianco dell’americano in tour. Appare quindi in TV con Marc Bolan e, ancora a sorpresa, con Bing Crosby a cantare canzoni di Natale; partecipa ad una curiosa stesura in chiave rock di “Pierino e il lupo” e, sempre a Berlino, appare con Marlene Dietrich e Kim Novak in “Just A Gigolo”. Nei primi mesi del 1978 si separa da Angela Barnett e quindi inizia un grande tour mondiale con una band titolata (Adrian Belew, Carlos Alomar, Simon House e Roger Powell); registrazioni di quei concerti troveranno posto sul doppio live STAGE. Il 1979 vede Bowie impegnato in SCARY MONSTERS (AND SUPER CREEPS), ultimo album prima dei non sempre convincenti anni Ottanta: al Bowie attore di successo si contrapporrà una produzione discografica talvolta deludente. L’inizio del nuovo decennio coincide con l’ennesimo corso artistico per David Bowie. I grandi successi di pubblico e critica degli anni precedenti sembrano aver provocato un certo disinteresse verso il mondo del rock in favore di molteplici e controversi progetti artistici, soprattutto cinematografici. La pubblicazione di SCARY MONSTERS (settembre 1980) vede Bowie già impegnato in campo teatrale, in una acclamata interpretazione di “Elephant Man”; le sue ben note doti di mimo esaltano un ruolo non facile, quello di John Merrick, il deforme “Uomo Elefante” (dalla pièce teatrale di Bernard Pomerance verrà tratto anche un film, per la regia di David Lynch). Le recite proseguiranno sino al gennaio 1981. Nel frattempo l’artista registra dal vivo a New York alcuni spezzoni cinematografici che verranno usati per un celebre film-documento sul problema della droga, “Cristiana F. e i ragazzi dello Zoo di Berlino” (TIN MACHINE). Progetti disparati anche nei mesi successivi: nell’estate 1981, durante un soggiorno in Svizzera, Bowie incontra i Queen in studio e con loro compone e registra il brano “Under Pressure” (11° posto in Gran Bretagna nel 1982), poi è protagonista di un’opera di Bertold Brecht, “Baal”, registrata per la TV inglese - la colonna sonora viene pubblicata su DAVID BOWIE IN BERTOLD BRECHT’S BAAL. Ancora uno sconcertante “salto artistico”: la collaborazione con Giorgio Moroder (il re della disco dance mondiale) per il brano “Cat People”, tema conduttore dell’omonimo e suggestivo film di Paul Schrader (1982).
L’attività cinematografica prosegue con altri ruoli di primo piano: al fianco di Catherine Deneuve in “Miriam si sveglia a mezzanotte”, di Tony Scott, e con Ryuichi Sakamoto in “Furyo”, di Nagisa Oshima. Per il Natale 1982, infine, la sorpresa nei negozi è il singolo “Peace On Earth”, in coppia con Bing Crosby, in un tentativo un po’ stanco e patetico di attirare l’attenzione sulla pace nel mondo; la registrazione è comunque del 1977. Alla fine del 1982 Bowie firma un nuovo contratto quinquennale con la EMI America e ritorna in studio con la produzione di Tony Visconti e Nile Rodgers degli Chic. Il suo nome sembra essere stato dimenticato dal pubblico rock ma LET'S DANCE ha un guizzo e s’impone come uno dei maggiori trionfi della sua carriera. “Let’s Dance” sarà il primo singolo al primo posto in entrambe le classifiche, americana e inglese, mentre “Modern Love” e “China Girl” (scritto anni prima per Iggy Pop) vanno al secondo posto e saranno i brani più gettonati del 1983. I tre singoli riportano il nome di Bowie in prima pagina nelle cronache rock nonostante lo spirito musicale si sia evidentemente ammorbidito verso suoni più facili e molto disco. In promozione all’album, l’artista parte per il “Serious Moonlight Tour” (marzo 1983), con una band in gran parte rinnovata (Carmine Rojas, Nile Rodgers, Stevie Ray Vaughan, Omar Hakin e Tony Thompson). Il lungo tour mondiale riporta alla ribalta il nome dell’artista: nuove e folte schiere di fans fanno rivivere i tempi passati della rockmania. Alla fine dell’anno è di scena ancora il “vecchio” Bowie, con la prima del film “Ziggy Stardust” che riprende (con qualità non eccelsa) un concerto dal vivo del 1973 all’Hammersmith Odeon di Londra, edito anche su doppio album (ZIGGY STARDUST - THE MOTION PICTURE). Il ritorno al rock prosegue l’anno successivo con TONIGHT che nonostante il prevedibile successo “per inerzia” (l’album è di nuovo n. 1 in Gran Bretagna; il singolo “Blue Jeans” è nei Top 10 americani) segna uno dei punti più bassi della carriera artistica della star inglese. Iggy Pop compare come co-autore in cinque brani e come cantante in “Dancing With The Big Boys” mentre in “Tonight” l’ospite è Tina Turner; non mancano d’altronde brani imbarazzanti come una cover di “God Only Knows” dei Beach Boys. Il passo falso riporta Bowie verso il mondo del cinema con esiti non sempre entusiasmanti. Tra il 1985 e il 1986 appare nell’improbabile ruolo di ballerino nel film “Absolute Beginners” di Julian Temple, favoletta con target; poi un altro passo indietro verso un pubblico infantile con la favola di “Labyrinth” e un ruolo di cattivo scarsamente credibile; infine interpreta un gangster in “Tutto in una notte” di John Landis. Degne di nota sono la partecipazione al benefit “Uve Aid” con “DANCING IN THE STREET” (disco e video), in coppia con Mick Jagger, la collaborazione con Pat Metheny per “This Is Not America” e una nuova produzione per Iggy Pop (l’album BLAH, BLAH, BLAH). La lontananza dagli studi dura oltre tre anni. Alla fine del 1986 Bowie inizia a registrare NEVER LET ME DOWN, con collaboratori vecchi (Carlos Alomar, Carmine Rojas) e nuovi (Peter Frampton, vecchia stella del rock anni Settanta). Nel gennaio 1987 Bowie festeggia il suo 40° compleanno con un album che vede un ritorno a certe radici soul con brani quali “Day In Day Out” (disco hit da classifica), “Zeroes” (vagamente ispirata ai Beatles), “Never Let Me Down” (immancabile love ballad). Il successivo “GLASS SPIDER TOUR” porta il cantante in giro per il mondo (per la prima volta anche in Italia), senza però scatenare entusiasmi. I relativi video di promozione vedono in scena i registi Julian Temple (per “Day In Day Out”) e Jean Baptiste Mondino (per “Never Let Me Down”). Mortificato sempre più spesso dalla critica e abbandonato da molti fans, Bowie reagisce nel 1989 con un album scatenato e quasi selvaggio, TIN MACHINE, dove recupera la vena più aspra della sua musica con l’aiuto della band omonima (Hunt Sales, batteria, Tony Sales, basso, Reeves Gabriels, chitarra). Il nuovo decennio si apre con la prosecuzione dell’avventura Tin Machine assieme al chitarrista Reeves Gabriels e alla sezione ritmica formata dai fratelli Sales, Tony (basso) e Hunt (batteria). La band dà alle stampe prima TIN MACHINE II, buon lavoro di studio a carattere marcatamente noise, quindi sancisce il proprio stile con il live LIVE - OY VEY, BABY, poderosa performance dove spiccano particolarmente la cover di Bryan Ferry, “If There Is Something”, e la lunga digressione di “Heaven’s Is Here”. In questo periodo il nome di Bowie appare sempre più spesso abbinato a pettegolezzi da jet set: porta a termine nel migliore dei modi la relazione con Iman, famosa top model di colore, che Bowie sposa a Firenze alla presenza di pochi amici (fra cui Brian Eno e Bono degli U2), cui comunque fa seguito la notizia di un ipotizzato e chiacchierato menage a tre con Michael Jackson, che trova ampio spazio nelle cronache rosa. BLACK TIE WHITE NOISE è il ritorno solista, album che non riceve particolari consensi da parte del pubblico, mentre la critica sembra apprezzare le atmosfere sofisticate del lavoro, in cui spicca la presenza del trombettista Lester Bowie, leader dell’Art Ensemble Of Chicago. Dopo la colonna sonora THE BUDDAH OF SUBURBIA commissionata dalla televisione inglese, giunge un momento di piena rinascita artistica con OUTSIDE - THE NATHAN ADLER DIARES: A HYPER CYCLE. Chiamati a sé vecchi collaboratori, primo fra tutti Brian Eno nel ruolo di co-produttore, Bowie elabora un progetto molto ambizioso ispirato al mondo letterario di William S. Burroughs, dove il musicista interpreta il detective Nathan Adler, impegnato a risolvere strani casi di persone che vengono trasformate in opere d’arte (Art Crimes). SANTA MONICA ‘72 è il primo passo di una trilogia da completarsi entro il Duemila, anche se Bowie conferma la sua natura cambiando immediatamente strada musicale. Infatti, dopo una riuscita tournée mondiale, entra in studio con la band e registra velocemente un nuovo disco, EARTHLING. Il lavoro si basa sulle nuove sonorità di fine millennio (Jungle Music, ad esempio) anche se il risultato finale, iniziando dal singolo portante “Little Wonder”, non si distacca sostanzialmente da certi sperimentalismi già esercitati dal musicista. Poco prima dell’uscita del disco, Bowie festeggia i propri cinquant’anni con un grande concerto al Madison Square Garden di New York City (8 gennaio 1997), dove intervengono vari ospiti quali Lou Reed, i Sonic Youth e Chrissie Hynde. Fra le attività collaterali dell’artista si segnalano il coinvolgimento nel mondo economico, tanto che arriva a quotare se stesso in borsa con significativi risultati di rendita, e la partecipazione al film “Basquiat” dove interpreta Andy Warhol. Quindi si impegna assieme a Brian Eno e Philip Glass in una versione classica della “trilogia berlinese” incisa alla fine degli anni Settanta (“Low”, 1977, “Heroes”, 1977 e “Lodger”, 1979). Anche il mondo di Internet non è ignorato, tanto che, fra le varie iniziative, Bowie vi presenta in anteprima un brano di EARTHLING, “Telling Lies”, ottenendo in soli quattro giorni un ascolto di circa cinquantamila abbonati.
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