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Venerdì 12-Ott-2007
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INTRODUZIONE ALLE SUE CONSIDERAZIONI SU OMOSESSUALITÀ E UNIONI CIVILI
Lucca, 25 Agosto 2006
Nel 1992, esce sulla stampa in una versione adattata per la diffusione pubblica, il documento di Joseph Ratzinger “Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali” con numerosi riferimenti alla “Lettera dei vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, in cui, continuamente svilendo logica e buon senso, si lancia in un effluvio di osservazioni fortemente lesive e offensive delle persone LGBT*. Di fatto, non solo nega l’evidenza, cioè che le persone omosessuali siano oggetto di discriminazioni dirette e indirette in ogni ambito e forma, ma legittima le discriminazioni stesse ritenendole giuste e sane in quanto colpiscono comportamenti che non essendolo debbono necessariamente essere stigmatizzati – perciò stesso, esse non possono essere ritenute tali, quindi non vi è alcun motivo per prevedere leggi "perniciose" che puniscano chi li commette e tutelino chi ne è vittima. Punto. E bravo il nostro campione di omofobia – ed è pure diventato Papa...
Nel 2003, con “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” (decise nella Sessione Ordinaria della Congregazione per la Dottrina della Fede - già Santa Inquisizione - e approvate da Giovanni Paolo II che ne ordina la pubblicazione nell'Udienza del 28 marzo 2003), Ratzinger ci riprova, affonda il coltello, se così si può dire, nella piaga purulenta che infetta la coscienza degli eterosessisti, dei sessuofobici e degli omofobi, anche omosessuali. Per compattare il suo gregge intorno al cattolicesimo integralista, allo scricchiolante scranno papale, in difesa di quei privilegi che gli odiati “altri”, i diversi, rivendicano anche per sé, avalla pregiudizi vecchi e ne crea di nuovi, evoca tutte quelle paure che l’ignoranza e le religioni male interpretate hanno contribuito a produrre in millenni di storia, massacri e ingiustizie. È davvero infuriato, Ratzy: con i preti dissidenti e sporcaccioni, con i politici che non fanno abbastanza per accontentarlo, con chi lo costringe da anni a scrivere e riscrivere quasi le stesse cose. Dev’essere terribilmente frustrante per lui rendersi conto che pochi lo leggono e ancor meno lo ricordano, gli ubbidiscono. Ribadisce e s’intestardisce (incancrenisce), cita della bibbia quel che gli fa comodo, sganghera o forza il significato delle sacre scritture - si arrampica sugli specchi, insomma, afferma che Dio si è sbagliato, che di fronte a Lui non siamo tutti uguali, che guarda sotto le nostre lenzuola con disgusto. Dio è amore. Dio è dove c’è amore e anche dove non c’è. Dio benedice chi ama e si ama con generosità - non gl’importa un fico secco di tutto il resto! Ratzinger ama poco, invece, e solo alcuni – ma è un uomo, non è una divinità. Possiamo capirne i limiti umani, l’umano malanimo, l’invidia, la superbia, la supponenza. Come capita ad ogni essere umano, aborre nel prossimo quel che aborre di/in se stesso. Non riesce ad accettare che vi siano persone capaci di amare, anche omosessuali, che possano e vogliano farlo liberamente, con soddisfazione, fuori dal silenzio, dalla colpa e dalla vergogna, nella luce. Ed agita spauracchi, tira calci nel ventre molle delle folle, grida: l’omosessualità è innaturale, anzi, contornatura, contro Dio e gli uomini! È contagiosa! Diverrete tutti come loro - futili, impotenti e infelici! Non procreano gli omosessuali - e allora a che servono, che vogliono? Difendete i bambini dagli anormali, ogni genitore omosessuale lo è, ogni bambino cresciuto da omosessuali lo diverrà!
Ratzinger gioca sporco, fa terrorismo, invita a delinquere, istiga alla violenza psichica e fisica, all’omicidio. Scaglia la prima pietra, dimentica uno dei più importanti precetti cristiani: non giudicare. Non ricorda, o forse ignora, un saggio principio popolare che è anche una semplice regola di buona educazione, prova che il buon senso, come la misericordia di Dio, è in ogni uomo, non solo nei credenti e in chi li governa: prima di occuparti degli affari altrui, di guardare in casa loro, occupati dei tuoi, guarda nella tua. E, soprattutto, parla per te - a chi ti vuol sentire. Lascia in pace gli altri.
I testi che vi propongo sono, nell’ordine, i già citati “Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali” (di J. Ratzinger, 1992, con ampi riferimenti alla “Lettera dei vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”), “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” (ancora di J. Ratzinger, 2003) e “Riflessioni sul documento della Congregazione per la dottrina della fede”, relative al documento precedente con ampi riferimenti al Catechismo della Chiesa cattolica, circostanziata, puntuale, dettagliatissima ed illuminante analisi presumibilmente ad opera di biblisti e giuristi.
Una lunga pagina, questa, che val bene un’attenta, partecipata lettura. C’è molto da capire e molto da imparare - perché l’ignoranza non è una virtù, una conquista o un guadagno. L’ignoranza, come la cattiva coscienza e la malafede, produce iniquità, asservimento e degenerazione – cose che servono e piacciono ai potenti, non agli uomini e alle donne di buona volontà.
C. Ricci
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