Home Page di ethanricci.cloud - Collegamento a sito esterno Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione...
Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca per accedere alla sezione... Clicca Clicca per accedere alla sezione...
Contattaci!
Aggiornato Giovedì 11-Ott-2007

 

Di C. Ricci, 30 Maggio 2006

 

«Eminenza, mi dica, cosa le hanno fatto i gay?». Parafrasando la Littizzetto, viene davvero voglia di fare questa semplice domanda all’agguerrita combriccola con o senza sottana che da mesi conduce la propria personale “guerra santa” contro i Pacs e chi, laico o cattolico che sia, ha un minimo di buon senso, sa cosa significano le parole “rispetto”, “diritti”, e quotidianamente subisce offese e colpi bassi per questo.

La bagarre degli ultimi giorni è cominciata con L’Osservatore Romano, organo stampa o per meglio dire “braccio armato” della “santa” sede, che intorno al 20 Maggio ci ha deliziati con questa ed altre affermazioni sulla questione delle unioni civili: «è necessario, nel dibattito, distinguere fra coppie eterosessuali e omosessuali. E' una distinzione importante perchè la convivenza fra persone eterosessuali è già regolata nel diritto civile attraverso il matrimonio (per il quale, va evidentemente ricordato, c'è bisogno delle cosiddette pubblicazioni) e non si spiega perchè lo Stato debba intervenire sulla sfera privata per dare tutela pubblica a chi invece si è già rifiutato di averla». Grazie all’estensore dell’articolo, oggi sappiamo che alle persone omosessuali e transgender non sono riconosciuti gli stessi diritti degli eterosessuali perché, semplicemente, li rifiutano! D’altronde, si sa: i gay e le lesbiche adorano prendere calci sui denti, starsene in disparte a fare gli originali, i diversi, le vittime – se fossero pubblicamente tutelati verrebbe meno il loro ruolo sociale: far da latrina per le vesciche incontinenti delle cattive coscienze.

Fuoco alle micce! Così il senatore di AN Maurizio Saia, se ne va in TV a dichiarare che Rosi Bindi (accusata dallo stesso Osservatore Romano di fare acrobazie linguistiche sul tema dei Pacs), essendo notoriamente lesbica, non è idonea a dirigere il ministero della famiglia. Ammesso e non concesso che lo sia (fatti suoi, né merito, né demerito in una società civile degna di questo nome), è un po’ come dire che un imbianchino, in quanto tale, non può saper nulla di pittura e allora di che s’impiccia - quasi che gay e lesbiche nascano sotto i cavoli, siano allevati da specie aliene e trascorrano il resto della loro esistenza da barbari disadattati – per favore… Le persone LGBT* hanno padri, madri, spesso figli, studiano, lavorano, pagano le tasse e, nei secoli, hanno prodotto le opere più importanti dell’intera cultura umana, in ogni campo! Forse dovremmo organizzare dei corsi di recupero scolastico soprattutto per chi occupa le belle poltroncine del palazzo. Il fatto che Saia si sia scusato (dopo, badate bene, le bacchettate del più avveduto Fini) e che qualcuno abbia abboccato, non cambia di una virgola la sostanza, anzi, la rafforza: «nello scusarmi ancora per aver utilizzato un termine non appropriato [ce ne sono altri? N.d.r] e che è apparso volgare [è solo una questione di bon-ton? N.d.r.], resto della mia opinione, ossia che una persona che non abbia costituito nucleo famigliare suo proprio, non dovrebbe essere al vertice di tale ministero e comunque, nel caso, dovrebbe dare priorità alla famiglia tradizionale». Una domanda sorge spontanea: ma se Rosi Bindi allevasse un paio di figli con una compagna sposata in Spagna o in qualsiasi altro paese civile d’Europa, potrebbe? E allora chi è che fa acrobazie in questo paese?

Fine? Macchè… Ecco l’ormai arcinoto delirium-tremendo-spacca-maroni-cervello-ed-anima-small-size-o-game-over Luca Volontè, il quale, dopo essersi distinto in contorsionistici leccaculismi (vedi “GIACULATORI DELIRI”), ora si serve della drammatica e privatissima storia della coppia di Torre del Greco, per parlare (lui!) a noi (chi gliel’ha chiesto?) del senso della vita, di santità, mescolando prodezze e miserie sportive (la tragica spedizione sull’Everest – ma che ci cozza?!) al solo scopo di confezionare un vomitevole pout-pourri autopromozionale nel quale polverizza tutti i suoi precedenti record di idiozia applicata molto, troppo ben pagata – dal contribuente! Dice di più e peggio, cercando di legittimare se stesso, il suo stipendio e la sua squallida, inqualificabile ideologia: «L'Italia è ben altro. Altro anche rispetto all'indagine Eurisko, pagata dalla Chiesa Valdese, che diceva del 65% di italiani favorevoli ai pacs. Peccato che i valdesi da anni sono ufficialmente appoggiati da Arcigay e Radicali. Un successo che tra di loro il 35% sia contrario. È ora di svegliarsi dal sonno, la salvezza... è più vicina di quanto crediamo!». Ha le visioni.

Che vergogna. Quasi che l’esistenza di Volontè e l'intera sberciante, omofoba brigata papalina ci renda personalmente responsabili di cotanta inarrivabile, totale, strumentale imbecillità, porgiamo NOI le più sentite, mortificate scuse alla coppia di Torre del Greco, ai Valdesi e a tutti i cittadini italiani, quindi, inferociti, chiediamo ai partiti di liberarci dalla loro ormai insopportabile protervia rispedendoli, possibilmente a calci nel didietro, al mittente: Via delle fiamme ardenti, citofonare Belzebù.

Cinzia Ricci

 

Per ripercorrere e approfondire i temi affrontati...

 

PACS, L'OSSERVATORE ROMANO CONTRO IL NEOMINISTRO BINDI - Da "La Repubblica.it", 22 Maggio 2006
SENATORE DI AN: “BINDI È LESBICA VIA DAL MINISTERO DELLA FAMIGLIA” - Da "La Repubblica", 23 Maggio 2006
"BINDI LESBICA, NON GOVERNI" AN ATTACCA, FINI SI DISSOCIA - Di Maria Novella De Luca, da "La Repubblica", 24 Maggio 2006
LETTERA APERTA A ROSI BINDI - Di Daniela Tuscano, 25 Maggio 2006
SAIA (AN). PRONTO AD UN DIBATTITO CON ZAN E I GAY - Di Elisabetta Casellati, da "Il Mattino di Padova", 25 Maggio 2006
AL MINISTERO DELLA FAMIGLIA INTERESSANO SOLO I PACS - Di Luca Volontè, da "Il Tempo.it", 28 Maggio 2006
COMUNICATO STAMPA - Di Maria Bonafede, Moderatora della Tavola valdese, l'organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia, Maggio 2006
IL FISCO, IL GOVERNO, LE UNIONI: INTERVISTA ESCLUSIVA A ROSY BINDI - Di Alberto Bobbio, da "Famiglia Cristiana", 4 Giugno 2006
E PERCHÈ NO IL MATRIMONIO CON LE SCIMMIE? - Di Antonio Socci, da "Libero", Giugno 2006
PACS, ABORTO E FECONDAZIONE - PER IL VATICANO È "L'ECLISSI DI DIO" - Da "La Repubblica", 6 Giugno 2006
«Nozze gay? Ridicole, ha ragione il Papa, fate come me: ho adottato due figli adulti» - intervista a Franco Zeffirelli di Paolo Conte, da "Rainews24", 6 Giugno 2006

 

Il giornale vaticano: "Il suo è uno sforzo sovrumano
per difendere posizioni indifendibili nell'ottica cattolica"

Da "La Repubblica.it", 22 Maggio 2006

 

CITTA' DEL VATICANO - Attacco della Santa Sede al neoministro della Famiglia, la cattolica Rosy Bindi, su uno dei temi più controversi del momento: quello dei Pacs. Le critiche all'esponente della Margherita sono scritte sull'organo ufficiale vaticano, l'Osservatore romano, che liquida le recenti dichiarazioni della Bindi sul tema come "acrobazie dialettiche": "Ciò che colpisce è il suo sforzo sovrumano di cercare argomenti per difendere posizioni indifendibili, almeno dal punto di vista cattolico".

Il riferimento è a un'intervista rilasciata dalla Bindi al Corriere della Sera. L'Osservatore Romano ironizza in particolare su un passaggio: "Guai - scrive - a parlare di riconoscimento pubblico alle coppie di fatto, perchè altrimenti il ministro apparirebbe come il ministro dei Pacs e questo, dice il ministro, non è vero". "Non meraviglia - continua la nota - il fatto di dover leggere l'ennesima evoluzione acrobatica sul tema delle coppie di fatto. Semmai qualche briciolo di meraviglia la si prova nel constatare che a fronte dei tanti problemi che nel Paese ci sono da affrontare, e in special modo quelli riguardanti le molte difficoltà che le famiglie italiane devono affrontare quotidianamente, ci si affretti con grande zelo ad occuparsi di questioni che evidentemente invece stanno molto a cuore a chi si occupa della cosa pubblica".

Ma il quotidiano vaticano non si limita a rispondere con ironia e severità al ministro: "Sulla questione dei Pacs, delle unioni civili, delle coppie di fatto, in qualsiasi modo le si vogliano chiamare, l'Osservatore Romano è intervenuto già da tempo, e vale la pena richiamare almeno il chiarissimo intervento di Francesco D'Agostino il 14 gennaio scorso, che ha il merito, fra gli altri, di sfrondare il campo dalla pesante pellicola di ipocrisia che si posa inesorabilmente sui tanti dibattiti che si tengono sul tema. Due considerazioni vanno comunque riproposte: è necessario, nel dibattito, distinguere fra coppie eterosessuali e omosessuali. E' una distinzione importante perchè la convivenza fra persone eterosessuali è già regolata nel diritto civile attraverso il matrimonio (per il quale, va evidentemente ricordato, c'è bisogno delle cosiddette pubblicazioni) e non si spiega perchè lo Stato debba intervenire sulla sfera privata per dare tutela pubblica a chi invece si è già rifiutato di averla".

"A meno - continua la nota vaticana - di non voler elaborare un 'matrimonio light' che francamente finisce per contraddire le stesse sventolate esigenze dei conviventi".

 


TORNA SU

 

Insorge l'Unione: "Non bastano le scuse". Fini: "Un imbecille"
Follini solidale: "Così il centrodestra non dovrebbe mai essere"

Da “La Repubblica”, 23 Maggio 2006

 

ROMA - "La Bindi? Una lesbica, e non può guidare il ministero della Famiglia". Le parole di Maurizio Saia, senatore di An, fanno insorgere il centrosinistra. Che replica: "Fini lo sconfessi subito". Ma il senatore non retrocede e più tardi sottolinea che "lesbica non è un offesa, ma indica una scelta libera e legittima nell'ambito dell'esplicazione della propria sessualità". Parole che fanno dire a Fini: "E' un imbecille".

"Non credo - aveva detto Saia in una intervista a Canale Italia - che sia un segreto, non ho nulla contro le lesbiche, ma va chiarito che Rosy Bindi è lesbica. Per ciò non mi è sembrato, sul piano politico da parte di Rosy Bindi, corretto assumersi non il ruolo dell'economia o dell'istruzione, dove pure già avrei avuto delle difficoltà ad accettarla, ma il dicastero della Famiglia ad una persona che di famiglia non sa niente".

Ironica ma secca la risposta del ministro non nuova ai colpi bassi di esponenti di Alleanza nazionale: "Mi dispiace per il senatore Saia ma anche se, per scelta personale, ho rinunciato a sposarmi mi piacciono gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli. Tutte qualità che il senatore di An non possiede".

E il neo-ministro minaccia querele "per le offese ricevute, anche nei confronti della trasmissione televisiva" e aggiunge "Non avrei nessuna difficoltà a dichiararmi omosessuale se lo fossi. E' evidente che le parole di Saia tradiscono la mentalità discriminatoria retaggio della sua storia politica e dimostrano l'imbarbarimento del confronto politico. Quanto ai miei impegni a favore della famiglia - conclude Rosy Bindi - può documentarsi sia leggendo il programma dell'Unione sia la mia lettera pubblicata domenica scorsa da Avvenire".

E l'attacco di Saia ha suscitato una indignazione (quasi) bipartisan. Pierluigi Castagnetti, il vicepresidente di Montecitorio e compagno di partito del ministro chiede per il senatore "un provvedimento disciplinare da parte del gruppo di An per non pensare ad una sorta di complicità politica". Gli fa eco, dalle fila dell'opposizione, Franco De Luca, responsabile enti locali della Dc: "Questo è un caso classico in cui non bastano le classiche scuse al ministro Rosy Bindi".

Non è da meno, sul fronte opposto, il parlamentare dei Ds Franco Grillini: "Sappiamo che Rosy Bindi non è lesbica, e che se lo fosse non avrebbe problemi a dirlo. Hanno problemi, al contrario, tutti quei parlamentari omosessuali di an e del centro-destra costretti a nascondersi e ad avere una doppia vita". E allora, domanda il deputato della Quercia, "perché Saia non ce ne parla del dramma che vivono? Non è accettabile neppure l'idea che un omosessuale non possa ricoprire la carica di ministro".

Rosy Bindi incassa anche la solidarietà di Marco Follini: "L'aggressione del senatore Saia a Rosy Bindi è la perfetta rappresentazione di tutto quello che il centrodestra non dovrebbe mai fare", dice l'ex segretario dell'Udc, e di Fini. "Il senatore Saia è stato un imbecille", dice il presidente di An. Fini si è avvicinato al ministro Bindi nel cortile di Montecitorio ed ha avuto con lei un colloquio al termine del quale il ministro della Famiglia lo ha ringraziato.

 


TORNA SU

 

L'ultimo caso di omofobia della destra: dai lazzi di Storace ai finocchi lanciati contro Luxuria
La risposta dell'esponente della Margherita: mi piacciono gli uomini belli e intelligenti, non come lui

Di Maria Novella De Luca - Da "La Repubblica", 24 Maggio 2006

 

Per fortuna Rosi Bindi ha il dono dell'ironia, e una buona dose di autocontrollo. Perché ci vuole un bel po' di senso dell'umorismo per rispondere con eleganza ad un senatore di An, Maurizio Saia, che ieri mattina in una trasmissione televisiva l'aveva definita "non idonea" a fare il ministro della Famiglia, perché, a dire del senatore Saia, Rosi Bindi sarebbe "lesbica e quindi di famiglia non sa nulla". Affermazioni che nel giro di poche ore scatenano una guerra mondiale di polemiche, maggioranza e opposizione si schierano compatte con la Bindi, mentre Gianfranco Fini, leader di An, bolla il suo compagno di partito con la parola "imbecille". Il clima politico si infuoca, se possibile, ancora di più, ma Rosi Bindi sceglie, invece, la linea del fairplay. "Mi dispiace per il senatore Saia ma anche se, per scelta personale, ho rinunciato a sposarmi, mi piacciono gli uomini educati, rispettosi delle donne, intelligenti e possibilmente belli. Tutte qualità che il senatore di An non possiede. Vorrei ricordare che non solo va tutelata la sfera privata, ma soprattutto non bisognerebbe dire menzogne sulle persone. Non avrei nessuna difficoltà a dichiararmi omosessuale se lo fossi. Le parole di Saia tradiscono la mentalità discriminatoria retaggio della sua storia politica e dimostrano l'imbarbarimento del confronto politico". Rosy Bindi lo sa bene. Non solo perché nell'ultima campagna elettorale gli insulti a base di frocio, gay, culattone, trans e finocchio lanciati dalla Destra contro gli avversari politici sono stati decine, ma perché poco più di un anno fa era già toccato a lei finire nel mirino delle battute "sessiste" di un autorevole esponente di Alleanza Nazionale, Francesco Storace. Parlando alle donne del suo partito Storace, già noto per slogan tipo "meglio froci che laziali", aveva affermato: "Rosi Bindi? Non è neppure una donna". Poi si era scusato, l'aveva buttata sull'ironia con una telefonata. "Ciao Rosi, sono quel maschione di Storace...". Scuse o non scuse, l'omofobia, come insulto politico, è stata una costante di questi anni, ed è esplosa ogni volta che un politico di "diverso orientamento sessuale" ha assunto una carica istituzionale. E' successo per Niki Vendola, omosessuale dichiarato, quando venne annunciata la sua candidatura a presidente della regione Puglia. E' successo, con acredine ancora più forte, con l'elezione a deputato di Vladimir Luxuria, notissimo transessuale, che in una serata da Bruno Vespa aveva fatto gridare ad Alessandra Mussolini: "Meglio fascista che frocio", e Luxuria calmo che le rispondeva: "Dopo il culattone di Tremaglia, il frocio della Mussolini. Grazie". Ancora più violenta la provocazione che tocca a Luxuria qualche settimana dopo, aggredito con lanci di finocchi da un gruppo di militanti di Alleanza Nazionale durante un comizio. Insomma, in tempi di Pacs, e di unioni gay, in Italia il tema dell'omosessualità vera o presunta viene utilizzato ancora come insulto politico. E' infatti la legittimazione della diversità sessuale a risultare tuttora inaccettabile per la destra. Come non ricordare una puntata del Costanzo Show in cui Gianfranco Fini dichiarò "un omosessuale non può fare il maestro", mentre la moglie Daniela rilanciava, "un gay non può fare il calciatore". E se sembrava storia passata l'exploit di Storace (sempre lui) che nel '99 aggredisce in parlamento il Verde Mauro Paissan urlando "mi ha graffiato con le sue unghie laccate...", l' attacco di ieri a Rosi Bindi, ci dice che le cose non sono cambiate. Unanime e bipartisan la condanna delle parole di Saia. Marco Follini: "L'aggressione a Rosi Bindi è la perfetta rappresentazione di quello che il centrodestra non dovrebbe mai fare". Livia Turco, ministro della Sanità: "Non immaginavo che la polemica politica potesse arrivare a simili volgarità". Infine, dopo le scuse al ministro Bindi del leader Fini, l'autocritica di Saia: "Quando uno fa una sciocchezza lo deve ammettere".

 


TORNA SU

 

Di Daniela Tuscano, 25 Maggio 2006

 

Onorevole Bindi,

sono un'insegnante milanese di 41 anni e Le scrivo in merito all'intervista da Lei rilasciata ad Aldo Cazzullo del "Corsera".

Ho letto pure la Sua parziale rettifica e La ringrazio.

Ho sempre stimato la serietà, la sensibilità e il grande rigore da Lei dimostrato in politica Una politica, la Sua, sempre attenta ai valori dell'uomo e al tempo stesso sinceramente rispettosa del Magistero della Chiesa.

Anch'io, come Lei, sono cattolica praticante, anche se non provengo dalle fila della Democrazia cristiana ma ho sempre votato a sinistra. Ma questo non è importante. Conosco piuttosto da vicino la visione antropologica non solo della Chiesa (ché sarebbe ovvio) ma anche il sostrato culturale che sottende molte Sue scelte. So bene che nella formazione di un giovane cattolico non c'è spazio per i gay.

Da circa una ventina d'anni, per svariate ragioni, mi sono ritrovata ad operare con realtà di questo tipo, in particolare i gay credenti di Padova [...]. Lo faccio perché mi sembra giusto informare dell'esistenza di questi gruppi, molto spesso assai diversi dall'immagine degli omosessuali veicolata dai grandi media.

So che Lei ha amici omosessuali e, negli anni, ho apprezzato la Sua svolta, da una totale chiusura ("sui gay non si tratta") a posizioni più attente alla realtà vissuta e concreta delle persone.

Ho quindi salutato con simpatia il Suo insediamento al Ministero della Famiglia (pur senza portafoglio, ahimè) e ho trovato strumentale e ingeneroso l'attacco preventivo mossole da Aurelio Mancuso, da cui mi dissocio totalmente, così come dagli attacchi beceri della destra, irrispettosi anche della sua dignità di donna.

Come educatrice mi piacerebbe si potesse operare un piano d'educazione nelle scuole che contempli anche questo tema, molto più diffuso di quanto non si creda. Le assicuro che nella percezione comune c'è ancora molta ignoranza e molto razzismo.

Anche la famiglia, che Lei intende potenziare, dovrebbe esserne coivolta. Non si ricorda mai abbastanza che i gay nascono e vivono nelle famiglie. Comprendo la Sua intenzione di distinguere tra famiglia, diciamo così, tradizionale e nuove forme aggregative. Tuttavia non si possono discriminare queste ultime, come non esistessero. Onorevole Bindi, Lei non ha bisogno dei miei consigli ma io sfacciatamente glieli do lo stesso: sa meglio di me che da parte del Vaticano non ci sarà alcuna approvazione delle Sue parole, a parte Pompedda che però fa un distinguo inaccettabile: dagli aiuti si escludano i gay. Come se si trattasse di reietti, di cittadini non a pieno titolo. Del resto è comprensibile, se si tien conto dei documenti ufficiali (1986 e 1992) dell'allora card. Ratzinger: nel secondo, egli chiedeva addirittura che ai gay fossero tolti alcuni diritti civili fondamentali, come la casa e il lavoro, allo stesso modo (sono parole sue) di pazzi o malati "contagiosi".

Mi rendo quindi conto che il Suo margine d'azione è molto ristretto: la Chiesa cattolica ha individuato un nuovo nemico, e quel nemico non è né lo sfruttamento né la fame né il consumismo né la disoccupazione, ma gli omosessuali. Io comprendo il Suo rispetto della gerarchia, onorevole, ma non li assecondi, non ci caschi. Forse, per un cattolico, i Pacs sono inaccettabili (anche se sono convinta che prima o poi ci si arriverà), però io Le suggerirei umilmente di ascoltare anche la voce dei gay credenti, di citare anch'essi quando si tratta del tema p. es. dei figli o della famiglia in generale, di non farli sentire né esclusi né soli. Quanto alle unioni, giustamente si deve rispettare chi ha operato una scelta - coatta o meno - diversa dal matrimonio, senza per questo svalorizzare quest'ultimo.

Come vede, non ho indicazioni programmatiche da fornirLe, ma solo idee tratte da esperienze. Le chiedo semplicemente di non arretrare, invoco per Lei il discernimento necessario per muoversi tra i delicatissimi solchi di una società smarrita ma anche in cerca di valori, quei valori di cui anche i gay, o almeno certi gay, sono portatori, e che vorrebbero magari solo essere ascoltati. Con immutata stima.

 


TORNA SU

 

Travolto dalla polemica, messo in castigo dal presidente Fini che l'ha definito un imbecille, il senatore Maurizio Saia cerca di uscire dall'angolo del ridicolo

Di Elisabetta Casellati - Da "Il Mattino di Padova", 25 Maggio 2006

 

"Ha sbagliato ma la sinistra da 5 anni insulta Berlusconi con accuse e toni assai più gravi" Travolto dalla polemica, messo in castigo dal presidente Fini che l'ha definito un imbecille, il senatore Maurizio Saia cerca di uscire dall'angolo del ridicolo in cui si è cacciato dopo aver definito Rosy Bindi una "lesbica". "Mi si poteva attaccare su tutto, ma non sulle offese al ministro Bindi, che mai ho voluto offendere sul piano personale, come ho già spiegato sia nella diretta televisiva incriminata, che nei comunicati. Nei suoi confronti non c'è mai stata, da parte mia, tale volontà. Quindi, nello scusarmi ancora per aver utilizzato un termine non appropriato e che è apparso volgare, resto della mia opinione, ossia che una persona che non abbia costituito nucleo famigliare suo proprio, non dovrebbe essere al vertice di tale ministero e comunque, nel caso, dovrebbe dare priorità alla famiglia tradizionale", spiega il senatore di An che recita il mea culpa. "Esattamente il contrario di quanto ha fatto il ministro, aprendo la polemica con l'Osservatore Romano. Tra i tanti attestati di solidarietà che ho ricevuto, non solo dalle persone vicine che sanno benissimo che non sono né omofobico né maleducato, importante è stata le telefonata del presidente Gianfranco Fini che, nel rimproverarmi per lo scivolone commesso, mi ha invitato ad impegnarmi quattro volte di più nel partito per ripristinare l'immagine personale, ridando fiducia all'intelligenza del suo parlamentare. Persino il segretario regionale veneto Arcigay, Alessandro Zan, mio collega in consiglio comunale a Padova per i Ds, considerandomi una persona da sempre liberale e aperta su questi temi, mi ha invitato ad un incontro pubblico con l'onorevole Titti de Simone, della segreteria nazionale di Arcilesbica, che si terrà a Padova il 31 maggio, per aprire un dialogo e, come l'ha definito Zan, un laboratorio su questi temi", conclude Saia.

 


TORNA SU

 

Di Luca Volontè, da “Il Tempo.it”, 28 Maggio 2006

 

TONIA, Nicola e Sofia, l'opposto di Mark "il bionico" e David Sharp. Potremmo parlarvi dei paradossi del Ministro della Salute che la prima cosa che vuol fare è liberalizzare l'omicidio chimico dell'embrione. Dovrebbe pensare alla salute?! Ma và... nemmeno si cura delle indagini americane sulla pericolosità gravissima per le donne della pillola ru486. Ormai è una battaglia ideologica, a prescindere la pillola va bene. Eppure perché non chiamare il Ministero della «Buona(?) Morte». Visti gli inizi sarebbe più appropriato. Potremmo dilungarci sul programma del Ministro della Famiglia, un unico progetto, i Pacs. Che c'entrano con la la natalità, la voglia dei giovani di sposarsi? Niente, appunto questo è il paradosso sciocco d'aver scelto la Bindi per quel Ministero. Ci fermiamo qui, dovremo diversamente descrivere una quotidianità che Il Tempo ben giudica con attenzione ogni giorno. Vogliamo parlarvi invece del senso della vita e della straordinaria prova di ordinaria santità che emerge dalla storia di Tonia e Nicola, genitori di Torre del Greco. Tonia rinuncia alla chemioterapia pur di dare la vita per un altro. Questo altro è la sua bambina: Sofia. Tra due settimane vedrà la luce Sofia e Tonia tenterà in extremis di curarsi quel «brutto male». Come lei, come Tonia e Nicola a Como, in Liguria e via via in questi hanni ovunque in Italia, ci sono state offerte grandi testimonianze di ordinaria santità, di ordinaria offerta di sé per un altro da sé. Questo dovrebbe esser lo spot di un Ministro, altro che pillole. È possibile esser così, Tonia, Nicola e Sofia ci danno la possibilità di fermarci e capire che «si può vivere così pienamente», eroicamente la quotidianità. Tutto ciò è verificabile, andate a trovare Tonia a Napoli con suo marito e sua figlia il 10 giugno. Non è l'America, né l'Edimburgo che piange il giovane David, scalatore dell'Eveverst abbandonato alla morte da una spedizione dal Marck bionico, senza gambe e con protesi, troppo impegnati nel loro spot pubblicitario per salvare una vita. Troppo distanti dalla loro umanità per fermarsi un attimo e salvare la vita di David. Ora tutti sparlano della commercializzazione dell'Everest, nessuno si chiede della qualità umana sotyo al Vesuvio. Altro che Pacs, pillole o pletora di ministri, viceministri e sottosegretari. L'Italia è ben altro. Altro anche rispetto all'indagine Eurisko, pagata dalla Chiesa Valdese, che diceva del 65% di italiani favorevoli ai pacs. Peccato che i valdesi da anni sono ufficialmente appoggiati da Arcigay e Radicali. Un successo che tra di loro il 35% sia contrario. È ora di svegliarsi dal sonno, la salvezza... è più vicina di quanto crediamo!

 


TORNA SU

 

Di Maria Bonafede, Moderatora della Tavola valdese, l'organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia, Maggio 2006

 

Dopo l'attacco dell'On. Volonté (UDC) alla Chiesa valdese.
La Moderatora della Tavola Valdese: "Grave, fuori centro e irrispettoso di una comunità di fede"

In un recente comunicato diramato dall'Ufficio Stampa dell'UDC, l'Onorevole Luca Volontè accusa la Chiesa valdese e l'Eurisko di aver operato operato una "mistificazione" diffondendo i risultati di un'inchiesta che documenta come il 65% degli italiani siano favorevoli al riconoscimento delle coppie di fatto e come la consistente maggioranza (53%) dei cattolici praticanti condivida questa opinione.

Replica la Pastora Maria Bonafede, Moderatora della Tavola valdese, l'organo esecutivo dell'Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia: "L'accusa rivoltaci dall'On. Volonté è talmente grave e formulata con un linguaggio così scomposto che non posso che archiviarla con vivo rammarico per la credibilità della parte politica che egli rappresenta.

L'Onorevole finge di ignorare che dati Eurisko sono il frutto di una rilevazione operata secondo gli ordinari criteri scientifici di ogni sondaggio, per altro comunicati al Garante, e fa finta di sapere ciò che invece ignora affermando che la Chiesa valdese "approva sia i pacs che le coppie di fatto" e che "il 35% dei valdesi dissentono dalla linea dei propri pastori".

Non sappiamo da quali fonti l'On. Volontà abbia desunto quest'ultimo dato: quanto alla premessa l'Onorevole non riesce a immaginare che possa esistere una Chiesa che di questi temi ragiona richiamando il valore della famiglia da una parte e i diritti delle persone dall'altra. Per i valdesi, e non da oggi, il rifiuto di ogni discriminazione è un aspetto essenziale della propria vocazione cristiana.

I dati che hanno turbato Volonté non sono né buoni né cattivi: indicano un'opinione che potrà non piacere ma che esprime una tendenza reale nella società italiana. Piuttosto che ragionare su di essi egli ha preferito attaccare una Chiesa evangelica ricorrendo a un linguaggio che non gli conoscevamo. Ce ne dispiace, ma ottocento anni di storia ci hanno temprato a ben altro.

 


TORNA SU

 

Di Alberto Bobbio, da “Famiglia Cristiana”, 4 Giugno 2006

 

IL MINISTRO TIENE FAMIGLIA

«Le mie parole sulle unioni civili sono state strumentalizzate: non ho intenzione di inventare il matrimonio di serie B. I Pacs? Non li faremo mai».

Per la prima volta l’Italia ha un ministero per la Famiglia. L’ha voluto Romano Prodi, che ne ha affidato la guida a Rosy Bindi. Nata il 12 febbraio 1951 a Sinalunga, nel cuore della val di Chiana, la Bindi si è formata nell’Azione cattolica, di cui è stata vicepresidente nazionale dal 1984 al 1989, prima di dedicarsi a tempo pieno alla politica. Nel primo Governo Prodi e in quello di Massimo D’Alema era stata ministro della Salute.

Ministro Rosy Bindi, che effetto le fa aver cominciato con un attacco dell’Osservatore Romano e con una turbolenza così forte?

«L’attacco dell’Osservatore Romano non me l’aspettavo, perché credo di aver sempre ispirato la mia azione politica ai princìpi e ai valori cristiani, pur sapendo di dover fare una mediazione politica in una società pluralistica. La turbolenza non mi è dispiaciuta».

Ma l’hanno definita in una vignetta come la "Rosy nel pugno"…

«Vuol dire che il pugno dovrà tenersi la Rosy, ricordandosi sempre che le spine pungono».

Poi l’hanno descritta come una zapaterista…

«Assurdo. Ho stima per il primo ministro spagnolo Zapatero, ma a lui rimprovero di aver imposto alla Spagna una sorta di bipolarismo etico. La maturità di un sistema bipolare si misura sul fatto che quando cambiano le maggioranze politiche non cambiano i riferimenti etici, i connotati fondamentali di un Paese».

Rosy Bindi, nata il 12 febbraio 1951 a Sinalunga (in provincia di Siena), ministro della Sanità nel Governo Prodi del 96. È titolare del dicastero della Famiglia, novità nella storia dei Governi della Repubblica.

Allora, che cosa è accaduto?

«Il Corriere della Sera ha strumentalizzato le mie parole sulle unioni civili, mettendole in contrapposizione a quelle del Papa».

Perché è così difficile far capire a questo Paese che la famiglia è una risorsa pubblica e non un affare di cui si devono occupare solo i cattolici?

«Perché una politica organica per la famiglia non c’è mai stata e il ritardo data dall’inizio della Repubblica. La famiglia non è considerata un bene pubblico, come l’istruzione o la sanità. La politica si è limitata, in maniera spesso ipocrita, a fare grandi dichiarazioni su questo valore, ma non ha mai costruito azioni a suo sostegno. Invece la famiglia è un valore iscritto nella civiltà giuridica, oserei dire, dell’intera umanità. È la prima vera istituzione di una società. Quando i cattolici sottolineano questo valore esprimono anche con grande coerenza il valore della laicità».

Eppure qualcuno nella maggioranza di Governo non è d’accordo. Perché?

«Interpretano la laicità come una presa di distanza e di autonomia dai valori religiosi. Invece è in nome dell’autonomia che si può cercare e trovare una coincidenza dei valori. Com’è noto, non avrei voluto i radicali nella coalizione. Hanno spaventato il mondo cattolico in campagna elettorale e penso ci abbiano fatto perdere un sacco di voti. Ma ora ci dobbiamo fare i conti molto seriamente».

C’è una crisi del matrimonio?

«Senza dubbio, e la responsabilità è di tutti. Abbiamo accettato la riduzione del suo valore a un fatto mercantile. Conosco molti giovani che non si sposano perché non hanno 25.000 euro per un bel matrimonio e se ne stanno in casa fino a oltre 30 anni. Vorrebbero una famiglia, ma non se la possono permettere perché manca il lavoro e una casa costa troppo».

Il ministero per la Famiglia non c’è mai stato. Lei cosa pensa di fare?

«La politica deve creare i presupposti perché i valori vengano rispettati concretamente. Le faccio un esempio. È facile dire che si è contrari all’eutanasia, ma è molto difficile creare le condizioni perché il malato terminale sia accolto e aiutato in modo che a nessuno venga la tentazione di sopprimere quella vita. La stessa cosa vale per l’aborto. Come diceva Giovanni Paolo II, la società dovrebbe sentirsi in debito verso una donna che aspetta un figlio».

Quali sono i presupposti del suo ministero?

«Dovrebbe valutare l’impatto familiare di qualunque scelta politica. Come per l’impatto ambientale quando si costruisce una ferrovia o un’autostrada. Perché dalle politiche fiscali a quelle per il lavoro, dalle politiche industriali ai trasporti, dalla sanità ai costi dei musei, tutto ha a che fare con la famiglia».

Faccia un esempio.

«I ticket sanitari sono stati calibrati sugli anziani, non sulle famiglie. Il fisco non tiene conto delle famiglie numerose. Nella riforma della legge Biagi dovremo tener conto dei giovani che vogliono metter su famiglia e delle donne che vogliono avere dei figli senza rinunciare al lavoro. Insomma, il mio sarà un ministero d’impulso, coordinamento e monitoraggio».

Quali sono le priorità?

«Invertire l’andamento demografico di questo Paese. In Europa, l’Italia ha un doppio record negativo: nascono meno bambini e meno donne lavorano. Metteremo a disposizione più servizi alle famiglie: asili nido, assistenza domiciliare agli anziani e all’infanzia. Oggi gli orari rigidi degli asili non sono adeguati alla flessibilità degli orari di lavoro. Dobbiamo approvare subito la legge sulla non autosufficienza, misure per liberare le famiglie da carichi enormi sotto il profilo economico e psicologico, e dobbiamo ridurre quella rete di assistenza sommersa e clandestina, ma autorizzata dallo Stato, con la normativa sulle badanti. Bisognerà sviluppare una seria azione di lotta alla povertà. In Italia sono povere le famiglie, non i singoli. E infine dobbiamo garantire trasferimenti di denaro, non una tantum, alle famiglie che devono essere in grado, tutte, di crescere bene un figlio fino a 18 anni».

Ci sono i soldi?

«Dobbiamo trovarli, anche se sappiamo che ce ne sono pochi. Ma il problema sono le priorità. Spendere per la famiglia significa investire e avere un tornaconto economico. I Paesi "vecchi" stentano ad andare avanti, scontano un’economia che tende a spegnersi».

Però si parte dalla questione delle Unioni civili…

«Sta a cuore a una minoranza della coalizione. A Grillini e Capezzone dico che nessuno ha intenzione di ignorare le minoranze. Loro però devono accettare che quando si parla di famiglia le priorità siano altre, quelle che ho appena indicato. Ma ci preoccuperemo anche di togliere dalla clandestinità giuridica le persone che hanno scelto di affidare i loro affetti a forme di convivenza che non sono previste dall’articolo 29 della Costituzione».

Cioè i Pacs?

«La parola non c’è nel programma dell’Ulivo. Non faremo mai i Pacs. Nel nostro programma c’è scritto: "L’Unione proporrà il riconoscimento giuridico di diritti, prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto". Non verranno riconosciuti i diritti delle unioni, ma delle persone. Altrimenti ci sarebbe contrasto con l’articolo 29 della Costituzione che parla solo di famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna».

Quindi non farete i "registri" che Grillini vuole e la Chiesa contesta?

«A Grillini dico di non far diventare un problema una scelta che è minoritaria nel Paese, e alla Chiesa di non spaventarsi. Non abbiamo alcuna intenzione di inventare il piccolo matrimonio o il matrimonio di serie B. Le coppie eterosessuali sappiano che se vogliono gli stessi diritti e gli stessi doveri del matrimonio possono sposarsi».

E alle coppie omosessuali cosa dice?

«Che manca il presupposto per definire "matrimonio" il loro rapporto. Naturalmente, nel definire diritti e prerogative delle persone che formano le unioni di fatto, non faremo alcuna discriminazione».

Non si sente l’ambasciatrice dell’Unione presso il mondo cattolico?

«Non ho alcuna intenzione di fare la parte di chi rassicura i cattolici per conto di altri. È il Governo Prodi che deve dialogare con tutte le componenti del Paese. Io vorrei rappresentare davanti alla Cei le ragioni della componente radicale della coalizione e a loro vorrei far capire la dimensione laica dei valori cristiani. La famiglia non è un valore confessionale dei cattolici, né una bandiera dei "teocon". Sulla famiglia non accetto lezioni dalla destra. Non ci limiteremo a proclamare i valori. Metteremo al servizio dei valori scelte politiche concrete».

 


TORNA SU

 

Ciliegina sulla torta perché non ci facciamo mancare niente, in Italia... L’articolo (parola grossa) che segue, è apparso su “Libero” i primi di Giugno. È a firma del non rimpianto Antonio Socci, ciellino, ex conduttore super-crociato di “Excalibur”, share a precipizio a cui la Rai permise ugualmente e lungamente di mettere a ferro e fuoco la prima serata per accontentare le pressanti ed evidentemente irrifiutabili richieste di presenzialismo che la cordata papista interna ed esterna al servizio pubblico pretende per sé e i suoi luogotenenti accreditati. Giornalisti (altra parola grossa), direttori e dirigenti TV, sempre più culo (a bucopunzone [1]) e camicia con quella parte di chiesa cattolica che sta portando alla rovina se stessa procurando a noi danni e amarezza a iosa.

Per quanto riguarda il borioso Socci, da toscanaccia quale sono, mi sento un tantino in imbarazzo per essere conterranea di codesta gran capocchia a prillo [2]… e chissà che a far prillottori nella pentora der demonio un ci resti! [3]

[1] A bucopunzone: a buco ritto, con le mani in terra, senza piegarsi sulle ginocchia.
[2] Prillo: pezzo di legno tornito a pera con uno spunzoncello di ferro posto sulla parte più affusolata, su cui si avvolge una corda e poi si tira a scatto facendolo girare. Trottola.
[3] Prillottori, prillottorare: girare vorticosamente, in modo scomposto.
[3] Pentora: pentola, calderone.

 

Di Antonio Socci - "Libero", Giugno 2006

 

Alessandria, Maggio 2006. Manifesto utilizzato durante la campagna elettorale dal centrodestra per terrorizzare i cittadini e dissuaderli dal votare Prodi...

Cara Rosy, vorrei segnalarti una notizia: in India, il 31 maggio scorso, una ragazza di 30 anni, Bimbala Bas, ha sposato un cobra. Magari il fatto riempirà di entusiasmo il tuo schieramento politico (che si professa "multiculturalista", dunque aperto a tutti i costumi non occidentali). Di certo tu dovrai considerarlo nella tua attività di ministro mandato a dare «riconoscimento pubblico» ai nuovi tipi di «famiglia». È successo in un villaggio di Atala, nello stato indiano di Orissa. I sacerdoti della sua setta vegetariana e animalista hanno celebrato il rito, con la solita festa tradizionale del paese, fra il rettile, che vive presso un formicaio e la sposa, vestita di seta come vuole la tradizione, che ha assicurato di comunicare in modo speciale col suo novello sposo e che ora è andata a vivere in una capanna vicino al formicaio del "coniuge". La madre della ragazza, Dyuti Bhoi, ha dichiarato: «Sono felice». È proprio il caso di dire "parenti serpenti"... I compaesani sono stati altrettanto contenti perché ritengono che il fatto sia di buon auspicio (il cobra nel mondo induista è un simbolo del dio Shiva). Non è un evento così speciale. Qualche mese fa un'altra ragazza indiana si è sposata con un cane. In tempi di multiculturalismo, con tante migliaia di immigrati che vengono a vivere in Italia e soprattutto adesso con le frontiere spalancate dal centrosinistra, sarà un bel problema per te, caro ministro, rispondere di no al riconoscimento da parte dello Stato anche di questo tipo di "famiglia" qualora queste coppie dovessero emigrare qua, essere emulate da altri emigrati già nella penisola. Infatti, una volta affermato che lo Stato italiano deve riconoscere qualunque convivenza che unisca due esseri, in base a quale ragionamento si potrà negare a chi ha questi gusti tale riconoscimento? Sarebbe oltretutto una discriminazione di tipo religioso. E può l'Italia della Sinistra multiculturale negare alle minoranze di vivere secondo i propri costumi? Si dirà che in questo caso trattasi di uomo e animale e che tutt'altra cosa è la convivenza fra due persone. Certo, per me infatti sarebbe offensivo e assurdo metterli sullo stesso piano. Ma mi chiedo se è assurdo anche per la Sinistra che, per esempio, intende proibire gli esperimenti di laboratorio sui topi e permetterli sugli embrioni umani. È assurdo anche per la sinistra che in Spagna intende riconoscere i "diritti dell'uomo" anche alle scimmie? Se si afferma - come fanno i promotori dei Pacs, anche in Italia - che l'istituto "famiglia" deve essere definito soggettivamente e che ognuno, vivendo con chi vuole, ha il diritto di ottenere il riconoscimento statale e i privilegi relativi, come si può negare a chi sposa un cobra o un cane o un gatto il "diritto" di farlo con il riconoscimento dello Stato? Lo si vuole discriminare? E perché mai? Oltretutto - ripeto - nella Spagna di Zapatero è ormai operativo il progetto dei socialisti di riconoscimento dei "diritti dell'uomo" anche per le scimmie.

Una volta che le scimmie avranno ottenuto tale parificazione all'uomo, come e perché si potrà negare loro il diritto di "sposare" degli esseri umani? Zapatero non è lontano, è il sol dell'avvenire della sinistra italica.

E' l'ideale a cui guardano la Rosa nel pugno e - come si è letto sul Corriere della sera - diversi ministri e ministre di questo governo. In realtà i Pacs (che potrebbero comprendere pure il "modello King Kong") in Italia trovano un muro invalicabile: la Costituzione italiana. Il testo della Carta è chiaro nell'escludere i Pacs, cioè il riconoscimento giuridico di tutte le forme di convivenza che non siano il matrimonio fra due esseri umani, uno di sesso maschile e l'altro di sesso femminile.

All'articolo 29 infatti afferma che «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».

Parlando di matrimonio è certo e indiscutibile che i costituenti, nel 1946, intendessero parlare dell'unico matrimonio esistente (allora come ora), cioè l'unione di un uomo e una donna contratta davanti allo Stato. Ma siccome c'è qualche Azzeccagarbugli della Sinistra secondo cui questa formulazione potrebbe essere intesa in senso lato (per esempio anche includente coppie gay), va sottolineato che al successivo articolo 30 si spiega nel dettaglio che per coniugi la Costituzione intende i "genitori" che hanno «dovere e diritto; di «mantenere, istruire ed educare i figli». Ciò significa che una persona può organizzare come crede la sua vita privata, può vivere con chi vuole e come vuole, ma il riconoscimento dello Stato va solo a quell'unione che la nostra civiltà ha chiamato famiglia e che ha la prerogativa della procreazione e dell'educazione dei figli ovvero che si assume certi obblighi e costi per il bene di tutta la società.

E' questa utilità sociale che viene riconosciuta dallo Stato il quale fa corrispondere certi diritti all'assunzione di certi doveri. La Sinistra pretende di smantellare questo articolo della Costituzione senza passare attraverso le procedure previste dalla Costituzione stessa. Il colpo di mano è rappresentato appunto dai Pacs (anche se, cara Rosy, li camuffate con altre dizioni). Nessuno naturalmente si oppone alla rimozione di eventuali problemi che sorgono per certe forme di convivenza ed è stato dimostrato che tutti i problemi si risolvono anche con adeguate riforme (nell'ambito del diritto privato), ma quella che la Sinistra sta combattendo è solo una battaglia ideologica, che non c'entra niente con le persone concrete (le quali infatti hanno disertato tutti i registri delle unioni civili istituite presso i comuni).

E' una battaglia ideologica per smantellare questo caposaldo della civiltà occidentale: la famiglia (si badi bene, non la famiglia cristiana, ma la famiglia in sé, istituzione laica, già riconosciuta, per dire, nella Roma antica, patria del diritto, la famiglia che garantisce la sopravvivenza di una Società).

Tale battaglia ideologica viene combattuta cercando di parificare alla famiglia, nei fatti, nell'ambito del diritto pubblico, tutte le forme di convivenza per arrivare - per esempio - all'adozione di bambini anche da parte di coppie omosessuali. Su Avvenire tu, Ministro Rosy, hai scritto che bisogna prendere atto che ci sono "tante e diverse famiglie": questo è il punto. Hai detto ovviamente una sciocchezza, perché invece nella Costituzione si riconosce il profilo giuridico di una sola "famiglia", non di «tante e diverse famiglie». Ma così hai dato la sensazione di voler obbedire alla Sinistra che intende andare proprio verso lo smantellamento (illegale) dell'articolo 29 della Costituzione e al furtivo riconoscimento, da parte dello Stato, di «tante e diverse famiglie». Spero che non ti sfugga l'incostituzionalità dell'idea. E che ti renda conto dell'enormità devastante di questa svolta, di cui tu saresti un semplice strumento (si è davvero disposti a tutto per una poltrona?).

Tu dirai che sono ricorso a casi estremi - come la storia del matrimonio col cobra o col cane - per impressionare, mentre la realtà è diversa. Potrei risponderti che da sempre la cultura radicale usa i "casi estremi" (pensa alla vicenda dell'aborto). E potrei aggiungere che ormai la corsa nichilista è vertiginosa e i casi estremi diventano ben presto la norma (solo qualche anno fa anche la sinistra italiana giudicava folle la trasformazione del bambino concepito in cavia da esperimento, e invece oggi eccoli lì). Tuttavia posso mostrarti un altro esempio, del tutto concreto, normale, che già riguarda la nostra società e che mette egualmente con le spalle al muro il vostro progetto nichilista.

In Italia, come in Europa, vivono ormai decine di milioni di musulmani. Nell'Islam, com'è noto, è permessa la poligamia, direttamente dal Corano. Fino a quattro mogli (mentre è proibito alle donne avere più mariti). Per quale ragione - se farete riconoscere dallo Stato tante forme di famiglia, compresa quella gay - non dovrebbe essere legalizzata anche la poligamia?

Tu dirai che è un'istituzione umiliante e degradante per le donne.

Ma è solo la tua opinione (e anche la mia).

Se ci sono (come ci sono) donne islamiche favorevoli, con quali ragioni impedirlo a loro dopo che avete teorizzato che è famiglia ciò che soggettivamente l'individuo ritiene tale?

Per i vostri principi multiculturali sarebbe una grave discriminazione. E quand'anche vi rifiuterete sarà la forza stessa dell'immigrazione islamica ad imporvelo. Il colonnello Gheddafi ha dichiarato ad Al Jazeera il 2 maggio: «Vedo segni che preannunciano la vittoria di Allah sull'Europa senza ricorso a spade o fucili... Abbiamo in Europa 50 milioni di mussulmani e la trasformeranno in un continente islamico fra pochi decenni». Come vedi l'Eurabia non è un'invenzione della Fallaci. Alberto Ronchey sul Corriere della sera si è mostrato scioccato da queste parole. Giustamente. Ma se non controlliamo l'immigrazione e non blindiamo la Costituzione italiana, per esempio sulla famiglia e i diritti delle donne (e anche la Costituzione europea, d'impronta multiculturale), la poligamia - potete starne certi - arriverà. E voi, cara Rosy, porterete la responsabilità storica della distruzione della nostra civiltà. Ti rendi conto della gravità di ciò che - con spensierata incoscienza - state perpetrando? E' meglio dare ascolto all'Italia di buon senso. E alla Chiesa che già molte volte ha salvato la nostra civiltà dalle invasioni degli unni, dei vandali e dei musulmani.

 


TORNA SU

 

Nuovi attacchi dal Pontificio consiglio per la famiglia in un documento intitolato "Famiglia e procreazione umana"
Indice puntato anche contro omosessualità e contraccezione

Da “La Repubblica”, 6 Giugno 2006

 

Alessandria, Maggio 2006. Manifesto utilizzato durante la campagna elettorale dal centrodestra per terrorizzare i cittadini e dissuaderli dal votare Prodi...

CITTÀ DEL VATICANO - "E' l'eclissi di Dio" alla radice della "profonda crisi della verità" che ispira leggi che tendono a riconoscere "coppie insolite" formate "da omosessuali che rivendicano gli stessi diritti riservati a marito e moglie". In un documento intitolato "Famiglia e procreazione umana" il Pontificio consiglio per la famiglia diretto dal cardinale Lopez Truillo torna a scagliarsi su Pacs, aborto, contraccezione, e ricerca su cellule embrionali.

"Mai come ora l'istituzione naturale del matrimonio e della famiglia è vittima di attacchi tanto violenti. E' in atto un cambiamento nel modello di famiglia e di coniugalità", sottolinea il dicastero, e "guardando ai mezzi a cui si ricorre per evitare di avere figli, mezzi che includono non solo la contraccezione, ma anche l'aborto, appare chiara l'eclissi a ogni riferimento a Dio nella visione predominante sulla procreazione responsabile".

Il Vaticano punta l'indice contro le correnti radicali. "In questo clima culturale le grandi sfide alla famiglia e alla procreazione responsabile si fanno sempre più minacciose su due fronti, contro la famiglia - si legge nel documento - poiché l'uomo viene concepito solo come individuo, una sorta di Robinson Crusoe, e contro la procreazione responsabile poiché l'uomo così concepito deve tentare tutte le possibilità della scienza e della tecnica per la produzione di un uomo nuovo".

"Coppie insolite". Il cardinale Truillo lancia così l'allarme per il "manifestarsi dell'apologia della famiglia monoparentale, ricostituita, omosessuale, lesbica. Coppie formate da omosessuali rivendicano gli stessi diritti riservati a marito e moglie, reclamano persino il diritto di adozione. Donne che vivono una unione lesbica rivendicano gli stessi diritti analoghi, esigendo leggi che diano loro accesso alla fecondazione eterologa o all'impianto embrionale". "Inoltre - annota il porporato - si sostiene che la facilità offerta dalla legge di formare queste coppie insolite, deve andare di pari passo con la facilità di divorziare o ripudiare".

"Aborto, delitto abominevole". "Oggi si pretende di banalizzare in qualche modo l'aborto con il pretesto che l'autorità non deve penalizzare questo delitto abominevole" si legge ancora nel documento del Pontificio consiglio. "Essere su questa linea significa ridurre o negare che il delitto, per il fatto stesso di esserlo, richiede una pena. Non è concepibile che un delitto resti impunito". "Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo - si legge nel testo che si richiama all'Evangelium Vitae di Papa Wojtyla - potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa e proclamata dalla chiesa".

"La vita non è questione di tecnica". "Come confermano alcune pratiche funeste oggi legalizzate in alcuni paesi, se l'uomo si arroga il potere di fabbricare l'uomo, allora si arroga anche il potere di distruggerlo" dichiara il Pontificio consiglio. "La trasmissione della vita diventa una questione di tecnica e di tecnici. A volte, questi ultimi sognano perfino di fabbricare la vita di ineccepibile qualità". Non solo: "la scienza e la tecnica hanno convinto alcuni a ritenere che tutto è frutto dell'evoluzione, che l'uomo non ha alcun dio; che il dio del passato era fatto dall'uomo a sua immagine e somiglianza; che quel dio è morto e che questa è l'ora di poter produrre l'uomo veramente nuovo".

"No a ogni mezzo contraccettivo". Nel capitolo dedicato a "paternità e maternità responsabili" il documento ribadisce la dottrina dell'Humanae vitae sulla contraccezione, esclude cioè "ogni mezzo contraccettivo" e chiede che sia rispettata "l'unione tra l'elemento unitivo e quello procreativo in ogni atto coniugale", ritenendo legittima la sola "continenza periodica" cioè "l'uso del matrimonio solo nei periodi non fertili".

"Femminismo ha contribuito a crisi". Il femminismo ha esacerbato le relazioni tra i sessi e accentuato il carattere polemico della relazione tra maschi e femmine, denuncia il Vaticano, attribuendo ai movimenti femministi la colpa di aver rafforzato la visione "puramente individualistica dell'uomo e della donna", incitando al "superamento della famiglia". "Unendosi nella donazione reciproca piena - afferma il documento del Vaticano - le persone divengono sempre più vicine l'una all'altra, pur conservando la propria identità. L'unione carnale, di carattere individualista, diventa essa stessa occasione di disputa o di guerra, nella misura in cui uno dei partner non si considera soddisfatto sul piano del piacere, o su quello dell'utilità". In tal senso è possibile vedere "che una concezione puramente individualista dell'uomo e della donna, opponendosi alla famiglia, è incompatibile con un'autentica solidarietà intergenerazionale".

 


TORNA SU

 

Intervista di Paolo Conti – “Rainews24”, 6 Giugno 2006

 

ROMA - Franco Zeffirelli, il Vaticano sostiene che i Pacs e i matrimoni tra persone dello stesso sesso prefigurano una «eclisse di Dio». Cosa ne pensa?

«Che il Papa ha il pieno diritto, anzi direi il dovere, di esprimersi in questo campo e di difendere a spada tratta la famiglia tradizionale. Se non lo facesse, se non pronunciasse i suoi anatemi, mi scomunicherei da solo...».

Quindi lei è ostile al matrimonio tra gay? Ma come, proprio lei, uomo di cinema e di cultura... Chissà quante persone conosce che vivono in questa condizione.

«Vero, verissimo. Conosco molti amici gay che vivono serenamente in coppia, magari da molti anni. Ma non c’è alcun bisogno di mettersi lì a creare una pseudofamiglia "legale" a vanvera, per me ridicola e inaccettabile. Basta sistemare le cose tra persone civili: se viviamo insieme e magari compriamo una casa, chiariamo anche le questioni delle quote, tra persone intelligenti che si vogliono bene. Basta un atto privato fatto come si deve. Punto e basta. Certo, ci sono casi penosi».

Per esempio?

«C’è un mio amico che ha il proprio compagno malato in clinica e la famiglia del ricoverato impedisce all’altro di vederlo. Atroce. Crudele... Magari, ecco, sistemiamo queste cose. Ma non tiriamo in ballo la "famiglia gay". E, per favore, meno che mai questa storia delle adozioni».

Contrario anche al diritto di adozione per le coppie gay?

«Contrarissimo. Assolutamente. Invece di perder tempo a legiferare in questo campo assurdo, il nuovo governo farebbe bene a varare solide politiche di sostegno alla famiglia vera, quella tradizionale, con un babbo e una mamma. Qui in Italia non si fanno più figlioli. Tra poco la prole degli immigrati riempierà le nostre città. Pensiamo a questo, dico. Perché la gente che ha un concetto semplice e naturale della propria esistenza, quindi la stragrande maggioranza degli italiani, ha bisogno di una politica che lo aiuti a creare una famiglia. Oppure i gay facciano per esempio come ho scelto io».

Ovvero, Zeffirelli?

«Io sto diventando vecchio. E ho adottato due persone. Che portano il mio cognome e avranno ciò che spetta loro quando verrà il momento... spero tardi. Nel frattempo, ora che ho qualche problemino di salute, mi sostengono, mi aiutano: così come succede tra figli e padre».

Due figli adottivi? Di quanti anni?

«Sono adulti. Uno ha 40 anni, l’altro 46. L’adozione risale a cinque-sei anni fa. Hanno vissuto con me per gran parte della vita. Io voglio bene a loro e loro a me. Molto sinceramente».

Ma perché tanta ostilità verso le adozioni da parte dei gay?

«Perché quelle unioni sono intrinsecamente volubili. Come ho già detto, conosco molti amici gay che vivono in coppia. Ma sono scelte mature, ponderate. In età più giovane, ci si prende, ci si lascia con grande facilità: non c’è un legame di consacrazione e quindi si tende a svicolare. È un mondo incostante, insomma. Quanto di meno adatto per crescere un figlio che ha diritto ad essere nutrito e accudito non solo dal punto di vista materiale ma nei passaggi più delicati in cui si edifica un’esistenza. Un bambino ha diritto ad avere genitori autorevoli: e poi una rete di parentele fatta di nonni, di zii, di cugini. Con una coppia gay si rischia di creare un disagio. Certo, se ci mettiamo a minare anche un’istituzione fondamentale per la società come il matrimonio tra un uomo e una donna ci prepariamo un futuro veramente molto brutto».

Lei stesso dice di avere molti amici omosessuali. Come si sarebbe comportato sui Pacs e sulle unioni gay un grande intellettuale come Luchino Visconti, per esempio?

«Non posso immaginarmelo alle prese con una "istituzione" del genere. Era uno che si faceva i cavoli suoi come gli pareva, e poi tanti saluti. Non è invecchiato con un’amicizia amorosa accanto. Ma se gli fosse capitato, avrebbe comunque provveduto a sistemare quella persona. Era un uomo correttissimo».

Mai sentita la mancanza di una famiglia, Zeffirelli?

«Sempre avuta una famiglia: mia sorella. Poi mia zia. E i cugini».

E mai sentita la mancanza di figli, Zeffirelli?

«No. Sarei stato un pessimo padre. Forse da adulto lo sarei stato migliore. Ma non saprei. E poi i miei figli, senza retorica, sono stati i miei spettacoli, il mio lavoro. Lì ho dirottato tutta la mia creatività. Sì, anche di padre».

 

TORNA SU
HOME
Le immagini, se non diversamente segnalato, sono prevalentemente tratte da materiali fotografici e grafici preesistenti modificati e riadattati dall'autrice. La riproduzione parziale e non a scopo commerciale del materiale pubblicato (immagini e testi) è consentita citando la fonte (indirizzo web) e l’autore (Cinzia Ricci o altri), diversamente tutti i diritti sono riservati.

Questo sito, testato principalmente con Firefox, Internet Explorer e Safari, è privo di contenuti dannosi per i computer. On-line dal 2003, nel 2015 diviene antologico, da allora non viene aggiornato. Gli odierni Browers non supportano più gran parte dei materiali multimediali prodotti prima di tale anno, le numerose pagine che sembrano vuote in realtà contengono tali contenuti ormai non più fruibili - ne siamo dispiaciuti. Risoluzione schermo consigliata: 1024x768.