|
||||||||
|
||||||||
Regista (Tbilisi, Georgia, 1897 - Woodland Hills, Los Angeles, 1987)
Allievo di Stanislavskij, insegnante di regia a Londra e New York, profondo conoscitore delle tecniche di Max Reinhardt, dopo una breve esperienza londinese (memorabile, nel 1922, la sua messinscena di “The Beating on the Door”, di A. Page), fu dal 1927 al 1930 acclamato metteur-en-scène di Broadway (O'Neill, Capek, Rolland, Turgenev). Chiamato a Hollywood da G. Eastman, vi diventa apprezzato regista di drammi (“R.U.R.”, 1929, di Capek), opere musicali (“Die glückliche Hand”, 1931, di A. Schönberg; “Porgy and Bess”, 1954, di G. Gershwin) e musical (“Oklahoma!”, 1943; “Carousel”, 1945) e uno dei protagonisti della scena americana. Il successo a Broadway gli apre quindi le porte di Hollywood, dove firma un contratto con la Paramount e nel 1929 realizza il suo primo film, “Applauso” (Applausi). Tra i primi ad usare il sonoro in funzione drammatica (notevole, tra l'altro, il film-operetta in stile lubitschiano “Amami stanotte”, 1932), da quel momento si afferma anche per le sue generose innovazioni tecniche (asincronismo, sovrimpressione, mobilità della cinepresa), scoprendo le qualità espressive del colore in “Becky Sharp” (1935), tratto dal romanzo di W. Thackeray “La fiera delle vanità”, primo film a soggetto in tricromia Technicolor, considerato il suo film più valido per la sottigliezza psicologica. Diresse Marlene Dietrich (“Il cantico dei cantici”, 1933), Greta Garbo (“La regina Cristina”, 1934), la russa Anna Sten (“Resurrezione”, 1934). Mentre l'attività cinematografica declinò progressivamente, quella teatrale lo vide nuovamente primeggiare in spettacoli musicali: oltre ai citati “Porgy and Bess” e “Oklahoma!”, si ricordano “Carousel” (1945) e “Saint Louis Woman” (1946). L'ultimo suo film, “La bella di Mosca”, è del 1957.
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||
|