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La parola «velato» nel linguaggio omosessuale indica un gay che, nei riguardi degli altri e spesso anche di se stesso, si maschera da eterosessuale. Questa mentalità, oggi in estinzione, nasce dal disagio e dalla paura di non essere accettati in una società che considera o meglio considerava l’omosessuale un diverso, un malato, un degenerato. Il cinema è stato lo specchio fedele di questa concezione, quando si aveva paura di parole come divorzio o aborto, e la parola gay veniva negata o sostituita, anche là dove molti segni indicavano chiaramente che la sceneggiatura nascondeva una verità diversa, censurata. Vito Russo ha ripercorso più di trecento film, americani e no, dall’epoca del muto ai giorni nostri, recuperando i tagli della censura, individuando sequenze e inquadrature dove il problema emerge, per quanto nascosto o distorto, raccontando il cammino e la lotta della parte più progressista degli operatori cinematografici per trattare l’argomento con matura consapevolezza. Dallo scontro sottile e sotterraneo dei film degli anni Venti e Trenta alle mistificazioni del dopoguerra fino alla liberazione sessuale culminata al termine degli anni Sessanta, dagli omosessuali «cattivi» o «ridicoli» a persone vere e non contraffatte, quello che l’autore riesce a narrare, attraverso uno sguardo così angolato sul mondo del cinema, è una storia di soprusi e di liberazione. Uscito per la prima volta nel 1981, questo saggio è diventato subito un libro cult, un classico. Lo schermo velato, in edizione aggiornata, oggi che l’omosessualità nel cinema non solo non spaventa o inquieta più ma è un elemento di successo, costituirà un punto di riferimento ineludibile per conoscere quanta fatica e quanta ricchezza di film sia costato sollevare quel velo.
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