Titolo
originale: |
Sylvia
Scarlett |
Genere: |
Commedia |
Sezione
nel sito: |
A
proposito di... Cinématographe |
Provenienza,
anno, durata, ecc.: |
USA,
1935, 94-97’, b/n |
Regia: |
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Interpreti principali: Katharine
Hepburn, Cary Grant, Michael
Fane, Edmund Gwenn, Natalie Paley, Dennie
Moore e
Lennox Pawle |
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Henry
Scarlett (Gwenn), un imbroglione ricercato dalla polizia perché
per pagare i debiti di gioco ha sottratto ingenti somme di denaro
dalla cassa della ditta in cui lavora, fugge da Marsiglia insieme
alla figlia Sylyia (Hepburn) la quale, per passare inosservata,
si traveste da uomo facendosi chiamare Sylvester. Arrivati in Inghilterra
incontrano Jimmy Monkley e Maudie Tilt (Grant e Moore), con i quali,
dopo varie maldestre peripezie e truffe fallite, fondano una troppe
di mimi, la "Pink Pierrot", vivendo in roulotte ed esibendosi
nella campagna inglese. Incontrato il pittore Brian Aherne (Fane),
Sylvia se ne innamora e lascia i panni da ragazzo per tornare «femmina». |
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Il
più originale, il meno conformista, il più cukoriano
di tutti i film di Cukor e, pare, anche il suo preferito. Shakespeariano
nell’impostazione narrativa (vi sono parecchi rimandi a “Come
vi pare”), il film trascende i generi tradizionali del cinema
hollywoodiano mescolandoli e procedendo per spostamenti continui
da un’atmosfera all’altra, cosa che il pubblico e la
critica dell’epoca dimostrò di non gradire: fu un fiasco.
Una commedia insolita, quindi, moderna e fantasiosa che «gioca
sull’ambiguità dei ruoli e l’incertezza dei sentimenti
con una sottigliezza quasi perversa», in cui Cukor allude
a temi scottanti quali l'incesto (l'attrazione del padre verso la
figlia) e la promiscuità tra scambi di coppia ed omosessualità.
Forse proprio per questo la Legion of Decency lo boicottò
apertamente. |
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Da
“Lo schermo velato” di Vito
Russo
La
Hepburn, nei panni di un ragazzo, è inequivocabilmente
attraente per Cary Grant, e ci si aspetta che anche il pubblico
la trovi ugualmente irresistibile. «L’aria è
pungente fuori, stanotte», dice Grant al “ragazzo”
Hepburn (senza sapere che è una donna) «funzionerai
benissimo come borsa dell’acqua calda». L’aspetto
dell’attrice introduce all’interno del film la possibilità
di una dimensione omosessuale per il pubblico gay nascosto, e
al tempo stesso fornisce occasioni di risate alla maggioranza.
In una scena che ricorda l’incontro fra la Garbo e Gilbert
in “La Regina
Cristina”, Grant dice alla Hepburn: «C’è
qualcosa che mi dà una strana sensazione ogni volta che
ti guardo». (...) Il fascino che la Hepburn esercita sia
su Grant sia sulla loro compagna di viaggio (Denny Moore), dà
l’impressione di una sessualità androgina e al tempo
stesso solleva, sia pure superficialmente, il tema del lesbismo
e dell’omosessualità maschile.
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Qui,
come rileva Vito Russo, le tensioni omoerotiche sia maschili che
femminili, aleggiano - palpabili ed ironiche. Una commedia degli
equivoci favolistica i cui parallelismi con il film “La
Regina Cristina”
si ritrovano anche nella scena dove la contessa dà un bacio
alla Hepburne, sia pure credendola un uomo, ricordando il celeberrimo
bacio fra la contessa Ebba Sparre (Elizabeth Young) e la regnante
svedese (Garbo).
Un film ammiccante, sottile e malizioso, senza darlo troppo a
vedere - d'altronde era il 1935 in quell'america puritana e bacchettona
dove per molto meno si rischiava di essere sbattuti fuori dall'ingranaggio
hollywoodiano e Cukor, che pur criticandolo ne faceva parte a
pieno titolo, è stato maestro nell'arte del mascheramento,
dell'eleganza figurativa e della sottigliezza subliminale.
C.
Ricci
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Tratto
dal romanzo "The Early Life and Adventures of Sylvia Scarlett"
di Compton Mackenzie sceneggiato da Gladys Unger, John Collier e Mortimer
Offner.
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È il primo film che la Hepburn interpretò accanto
a Cary Grant, qui indimenticabile nei panni di un cockney simpatico
e miserabile.
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Il film, ambientato in Cornovaglia, ma girato a Monterey, fece perdere
alla RKO 363 mila dollari: tale fu l'insuccesso che dopo la prima
rischiò persino di non essere distribuito nelle sale cinematografiche.
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Ottima fotografia di Joseph August, musica di Roy Webb e montaggio
di Jane Loring. |
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