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Venerdì 06-Giu-2008
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Di Elena Marsi, pubblicato su "DIARIO" del 27 Maggio 2005
«IO SONO LESBICA». Una frase che ha la forza di un atto politico. Tre parole ripetute con tenacia dalle donne del gruppo milanese Soggettività lesbica, sfrattate all’ultimo momento da Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, che avrebbe dovuto accogliere un loro convegno il 21 maggio scorso. Ragioni tecniche (la motivazione ufficiale), od opportunità politica (l’imbarazzo dei consiglieri della Margherita): fatto sta che la presenza delle lesbiche nella sede di un’istituzione locale (diretta dal centro-sinistra) avrebbe causato troppe polemiche. «La nostra forza simbolica, evidentemente, ha un potenziale eversivo inaccettabile» dicono deluse le lesbiche milanesi. A Palazzo Isimbardi avrebbero voluto parlare di diritti, desideri, sogni, progetti, priorità, lotte. E del bisogno di rendersi più visibili, condiviso all’interno di una minoranza che si sente fortemente discriminata. Lo hanno fatto comunque nel cortile fiorito della Libera università delle donne, storica associazione femminista da cui sono nate, prendendo spunto da un’inchiesta sulla vita della donna lesbica, condotta a livello nazionale dal gruppo stesso e basata sull’analisi, più empatica che scientifica, di ben settecento questionari raccolti in tutta Italia davanti ai locali, nelle associazioni e gruppi politici. L’indagine, raccolta nel libro “Cocktail d’amore” (edito da Derive Approdi) tenta di attraversare la vita e le esperienze di una lesbica: autopercezione e identità, famiglia d’origine, relazioni amorose, rapporti con la società e la politica, la maternità. Emerge un mondo che ancora non ha la forza di svelarsi: basti pensare, per esempio, che soltanto il 57 per cento delle intervistate ha comunicato la propria omosessualità alla famiglia. E cercare “le parole giuste” per identificarsi, decifrare il modo di autorappresentarsi di questo mondo, tra immaginario e realtà, è un compito politico importante, spiegano rileggendo i dati della ricerca le donne di Soggettività lesbica. Mentre a Milano la comunità si interroga sulle proprie emozioni, a Roma si celebra il Pacs Day: una cinquantina di coppie di fatto (soprattutto gay, ma ci sono anche lesbiche ed eterosessuali) sottoscrive simbolicamente il proprio Patto civile di solidarietà. La richiesta di una legge che riconosca le unioni omosessuali – la proposta del Ds Franco Grillini è all’esame della commissione Giustizia della Camera - sarà il cavallo di battaglia del Gay Pride del 4 giugno prossimo, organizzato dal movimento LesbicoGayTrans, Arcigay e Arcilesbica in testa. «Pacs o addirittura matrimonio “alla Zapatero” mi interessano, certamente, ma non sono la mia priorità» spiega Marina, seduta nel pubblico milanese. «La mia battaglia è per il riconoscimento della mia esistenza, fintanto che non oserò baciare la mia compagna al ristorante, e non perché mi vergogni, ma perché ho paura che qualcuno fuori mi offenda, o peggio, mi picchi. Pago le tasse, eppure non ho gli stessi diritti degli altri». Concorda Cinzia Ricci, autrice dell’omonimo sito web di cultura lesbica, tristemente nota per lo stupro subìto dalla sua compagna a Lucca l’anno scorso da parte di assalitori rimasti ignoti (per sapere tutto sul caso di Lucca, vai alla sezione "18 APRILE"): «Prima che per il Pacs dobbiamo batterci affinché l’omofobia diventi aggravante per un reato, esattamente come lo è il razzismo. Ogni giorno ci succede qualcosa: tanti piccoli episodi che, uniti, sono i particolari di un disegno orrendo». La battaglia per il Pacs, secondo le associazioni intervenute a Milano, è legittima, e la appoggeranno, così come la modifica – se non l’abrogazione – della legge sulla procreazione medicalmente assistita o la possibilità per i single di adottare un minore. Ma non è prioritaria. Da una parte Cristina Gramolini , presidente nazionale Arcilesbica, rivendica i diritti delle coppie omosex. Dall’altra, le associazioni intervenute a Milano preferiscono spostare l’accento sui diritti della singola donna, il “pride” (l’orgoglio in inglese) della propria diversità, il valore aggiunto della propria “visuale marginale”, come sottolinea Anita Sonego di Soggettività lesbica, in coro con le rappresentanti di associazioni come Pianeta Viola di Brescia, Lista Lesbica (che gestisce una lista online), Linea lesbica (linea di aiuto che risponde allo 02 63118654), il gruppo Cdm. C’è ancora molto lavoro “culturale” da fare: nelle scuole, si dice a più voci. O tra le pagine della narrativa lesbica, spiegano le intellettuali Liana Borghi e Margherita Giacobino. L’immaginario collettivo eterosessuale si rappresenta le lesbiche in modo raccapricciante, vogliono dimostrare le appassionate di cinema dell’associazione bolognese Visibilia, organizzatrici del festival lesbico “Immaginaria”. Una ricca sequenza di spezzoni cinematografici presenta stupri, assassini, sguardi da pazze, suicidi: dal recente “The Monster” ai polpettoni hollywoodiani tipo “Quelle due”, le lesbiche fanno sempre una brutta fine. Conclude così Katia Acquafredda, di Lista Lesbica: non sarà mai troppo tardi, per Palazzo Isimbardi. |
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