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“BOCCIATURA DI BUTTIGLIONE IN EUROPA” - di ArciGay
“TREMAGLIA & CAMERATI FANS CLUB” - da L'Unità
“INTERVISTA A FRANCO GRILLINI SUGLI INSULTI DEL MINISTRO TREMAGLIA” - di D. Vaccarello
“IN FONDO” - di M. Cirrito

“Il cattolicesimo di Buttiglione è un depistaggio. Il vero problema sono i sui atti politici”

“Le parole di Tremaglia come la propaganda nazi-fascista contro la lobby giudaica”

Arci Gay, 13 Ottobre 2004

“BOCCIATURA DI BUTTIGLIONE IN EUROPA”

 

“Rocco Buttiglione è inadeguato a ricoprire il ruolo di commissario europeo alla Giustizia e Libertà, non certo perché è cattolico – è il giudizio del presidente nazionale Arcigay, Sergio Lo Giudice - ma per i suoi atti politici da ministro del governo Berlusconi. Mirko Tremaglia è inadeguato a ricoprire il ruolo di ministro per gli italiani nel mondo, perché ancora oggi insiste, facendosi promotore di una campagna di disprezzo verso milioni di cittadini italiani, ad infangare l’immagine dell’Italia all’estero. Per questo dovrebbe essere invitato da Berlusconi a dimettersi”.

“Quello della confessione religiosa di Buttiglione – continua Lo Giudice - è solo un depistaggio, un falso problema costruito ad arte per disinformare e oscurare le buone ragioni per la sua inadeguatezza. Il problema sta nelle posizioni politiche e negli atti compiuti da Buttiglione da ministro del governo italiano. Appena un anno fa, Buttiglione ha proposto e votato un decreto legislativo, il n. 216 del 9 luglio 2003, che ha introdotto un principio di discriminazione verso le persone omosessuali che lavorano nelle forze armate, nei servizi di polizia, penitenziari o di soccorso, snaturando proprio una direttiva di quell’Unione europea che ora dovrebbe contribuire a guidare”.

“Ridicolo suona inoltre – osserva Lo Giudice - il vittimismo del ‘mi discriminano in quanto cattolico’ di Buttiglione. Tutti dovrebbero avere la stessa libertà di lavorare, anche nella scuola o nell’esercito, di tutti gli altri. Ma non tutti possono fare il commissario europeo, che è un ruolo di rappresentanza politica, a prescindere dalla proprie posizioni e dai propri atti politici”.

Le parole di Tremaglia invece rievocano le parole di disprezzo usate verso gli ebrei e la “lobby pluto-giudaico-massonica”, usate dalla propaganda nazi-fascista. Tremaglia e chi lo sostiene non riescono ad accettare che nell’Italia del 2004 si possa non provare disprezzo verso le persone omosessuali e che tutti possano essere rispettati a prescindere dal proprio orientamento sessuale e dalla propria sessualità. Il loro sforzo è solo volto a resuscitare dal passato lo stigma sociale che marchiava gay e lesbiche. Tutte le forze politiche e sociali che hanno a cuore i valori della libertà, della democrazia e della dignità umana, dovrebbero reagire con decisione verso simili campagne di odio e disprezzo”.

 



 

“TREMAGLIA & CAMERATI FANS CLUB”

Articolo tratto dal "Corriere della Sera" del 14 Ottobre 2004 e riproposto su "L'Unità" il 15 ottobre 2004

(Della serie: il piacere di essere italiani. E intanto Buttiglione ci fa la figura del... martire)

 

Da "L'Unità" del 15 ottobre 2004

SCUOLA DI GIORNALISMO

Questo articolo brillante dedicato al ministro che ha definito "culattoni" i parlamentari europei contrari alla nomina di Buttiglione, è apparso sul "Corriere della sera" del 14 ottobre a pag 10. Lo ripubblichiamo come contributo alla storia del giornalismo italiano. Ci scusiamo con la festosa autrice di non poterlo riprodurre integralmente.

"Arriva alla Camera al mattino, dal barbiere, come tutti i giorni. "Mamma mia quanta pubblicità. Tutto per una sola parola? E quanto vale quella parola? Magari riuscissi ad ottenere tanto spazio sui giornali ed in televisione quando parlo dei problemi dei miei italiani nel mondo". Mirko Tremaglia ha il sorriso delle migliori occasioni. Anche quella di ieri è stata una giornata tutta fuori dagli schemi. Sopra le righe. Sotto i riflettori. "Ricevo messaggi, fax, telefonate. Richieste di interviste. Tante richieste, mica ce la faccio a starci dietro", sogghigna e si diverte Tremaglia. "Dimissioni? E perchè mai dovrei lasciare il mio posto? Ho ricevuto tanta di quella solidarietà. Tante di quelle manifestazioni di affetto. Non vedo proprio perchè dovrei dimettermi". E' rovente il telefono del suo ministero. Meglio: della sua stanza che dentro la Farnesina è la sede del ministero degli italiani nel mondo. Risata: "Che meraviglia. Oggi ho scoperto un'Italia che è allegra e sorridente. Un'Italia che sprizza senso di liberazione. Che si è liberate delle ipocrisie. Si è tolta un tappo. Un'Italia che all'ora di pranzo comincia ad entrargli dentro la stanza per mano delle sue segretarie: fax ed e-mail stampate, telefonate. "Finalmente!". E ancora: "Mirko sei il più grande di tutti". "Mirko nessuno di noi è capace di fare quello che avresti fatto tu". Si è tolto un tappo. Ed esce fuori l'euforia di un ministro che ha attraversato le due guerre e due repubbliche, quella di Salò per prima. "Ma sono anche quello che ha cambiato due volte la Costituzione, ricordiamocelo. Ricordiamo quello che ha detto di me Violante il 14 marzo del 2001...". In realtà oggi c'è da segnalare la preoccupazione di Violante per la terza "eurofiguraccia" dell'Italia. Ma non basta questo a smorzare l'euforia del ministro Tremaglia. "La verità è che oggi mi hanno abbracciato tutti alla Camera. Solidarietà e risate. Anche dai membri dell'opposizione. No, non dico chi sono se no li metto in difficoltà, tanto loro lo sanno. E non dico neanche i nomi degli alti livelli dei partiti che mi sono voluti stare vicino: tanto questi si capiscono. I partiti più importanti, ai livelli più alti (...).

"La parola famosa? Comincia per "c" e poi segue la lettera "u....", ripeteva infatti accennando appena uno spelling di quella parola che per lui altro non era che la traduzione in italiano del termine "gay". La parola tanto famosa: "Ma che ha scatenato tanto rumore per nulla", commenta il ministro per gli italiani nel mondo. E decreta: "Perchè la verità è che le richieste delle mie dimissioni sono state una perdita di tempo: ci ha pensato il popolo a respingerle al mittente".

 



 

“INTERVISTA A FRANCO GRILLINI SUGLI INSULTI DEL MINISTRO TREMAGLIA”

 

Da "L'Unità", Ottobre 2004

«La Destra offende i gay. E la tv pubblica nega il diritto di replica. Mettiamo insieme il vilipendio di governo e un’informazione poco democratica. Ed ecco che chi ha posti di potere si garantisce l’impunità, qualsiasi cosa dica»

Articolo di Delia Vaccarello

ROMA - Vilipendio di governo: il ministro Tremaglia ha preso la penna e la carta intestata del ministero e ha scritto che una maggioranza di “culattoni” governa l’Europa. Un caso isolato? Riecheggiano le parole di disprezzo indirizzate più volte dalla Lega alla volta degli immigrati. Torna alla mente la violazione del rispetto della donna insita nella legge sulla fecondazione assistita votata dalla destra. Dov’è finito il rispetto dell’altro da sé? Cioè il rispetto di ciascun cittadino, visto che tutti dobbiamo avere eguali diritti, compreso quello di non far parte di presunte maggioranze. Che cosa ha creato questo clima di licenza di vilipendio da parte degli esponenti del governo? E la televisione pubblica che fa? Si tratta di una licenza possibile perché è noto ai potenti che non tanto facilmente la vittima avrà diritto di replica? «C’è un’omofobia di Governo senza che sia possibile nelle tivù alcun contraddittorio. Da parte dell’estrema destra le espressioni volgari sono state spesso frequenti dentro e fuori al Parlamento. Oggi la mancanza di un’informazione democratica dà l’idea dell’impunità a chi occupa posti di potere e, forte di quel posto, disprezza». Risponde Franco Grillini, deputato Ds, scelto dall’elettorato proprio perché rappresentante adeguato a difendere diritti e libertà ignorati, in testa quelli degli omosex.

Grillini, che il maschilismo faccia parte della cultura di destra è noto, ma disprezzare i cittadini significa disprezzare le istituzioni democratiche. Che cosa determina questo clima di licenza?

La volgarità si è diffusa in questi anni anche per bocca dei rappresentanti della Lega che non hanno lesinato offese verso gay, lesbiche e immigrati. Nel caso di Tremaglia c’è di più. L’attuale ministro del governo Berlusconi non ha dimenticato nulla del suo passato di repubblichino di Salò. La sua non è stata affatto una goliardata. Lui è un residuato del governo fascista all’interno del governo attuale e portatore di una mentalità maschilista. A questo punto è il governo nella sua interezza che deve prendere pubblicamente le distanze. E deve farlo il presidente del Consiglio, cosa che ancora non è avvenuta. Finché non ci sarà una presa di distanza possiamo parlare di vilipendio e omofobia di governo.

L’informazione ha il ruolo di controllare chi ricopre ruoli di potere. Cosa succede in Italia?

La televisione pubblica e quella privata hanno dato la notizia minimizzandola senza dare la parola agli interessati, cioè alle lesbiche e ai gay. Questo governo riesce a controllare direttamente l’opinione pubblica attraverso le televisioni. Risultato: le vittime sono doppiamente vittime. Sono offese una prima volta e poi una seconda nella misura in cui non possono replicare. Questo avviene da tempo, noi lo abbiamo fatto presente alla commissione parlamentare di vigilanza Rai. Ieri l’altro i gay e le lesbiche, me compreso, sono stati intervistati dalle televisioni francesi, tedesche, inglesi. In Italia il silenzio.

In Parlamento cosa succede?

Ho chiesto la parola per commentare le affermazioni di Tremaglia. Dai banchi della destra si è levato un boato. E’ dovuto intervenire il presidente Casini. Basta come esempio? E’ una replica di ciò che avveniva quando c’erano i cori contro Niki Vendola.

Nell’uso del linguaggio è custodito il grado di civiltà di ciascuno di noi. Lei parla di vilipendio di governo e di censura da parte delle televisioni, due fenomeni in crescita negli ultimi anni. Questi attacchi avvengono nei confronti di tutte le cosiddette minoranze?

L’efferatezza nei confronti degli omosessuali sta tenendo banco. Il motivo è ben preciso, basta vedere lo scontro aperto su questi temi nella campagna elettorale americana. In Italia gli omosessuali non devono replicare per una precisa posizione del Vaticano. Lo abbiamo detto più volte: quando gli esponenti delle gerarchie cattoliche o della destra colpiscono la figura di gay e lesbiche abbiamo diritto a un contraddittorio. Ma qui entra in ballo il dibattito sulla famiglia. L’omosessuale viene usato dalle gerarchie cattoliche e viene presentato come l’anti-famiglia, una sorta di capro espiatorio. Buttiglione lo ha ribadito e, nonostante la bocciatura, è rimasto al suo posto di commissario europeo. In Italia questa operazione è possibile perché non esiste un’informazione democratica. L’accanimento lievita contro chi non ha difesa mediatica. Neanche il rispetto delle istituzioni, come abbiamo visto, oppone una diga. Occorre lottare per una informazione televisiva che si attesti almeno al minimo della sua funzione: dare diritto di replica.

 



 

Di Mario Cirrito

(2004)

“IN FONDO…”

 

In fondo, senza cadere nella canagliata discriminatoria, potreste avere ragione voi. Quanto parlare di omosessualità dopo il Buttiglione-pensiero a Bruxelles; quanto inchiostro e pensieri abilitati a rinsavire un anziano signore, ministro nel governo italiano, che preferisce da “uomo di campagna” definirci culattoni invece del più blasonato gay. Insomma, signora mia, illeggibile tutta questa sicumera omoaffettiva che neppure gli ecclesiastici si sono azzardati a cantare il “Te Deum” a Buttiglione e recitare un “Te absolvo” al repubblichino Tremaglia; meglio il silenzio monasteriale. Poi finisci nei blog e il dileggio aumenta; Buttiglione e Tremaglia indicati come la sentina dei nostri giorni e tanti stravaccano col dire: “anch’io culattone”. Signora mia che giornate di liberi arbitrii.

Ci accorgiamo invece che quel tanto scrivere e discutere di omosessualità allena la società a sbarazzarsi di luoghi comuni, e a qualche spaurito omosessuale a vivere più serenamente. Tutto bene? Non sempre!

Ferrara ridens

Pino Nicotri ha scritto un bellissimo libro: “L’arcitaliano Ferrara Giuliano”, edito da Kaos Edizioni. Si parla delle metamorfosi a cui Ferrara ci ha allenati a conoscerlo e qui, a pagina 49 del libro siamo ai tempi in cui “l’arcitaliano” è a Torino, funzionario PCI. Scrive Nicotri: «Di certo, nel partito torinese la vita privata di Giuliano è fonte di qualche malizioso pettegolezzo, dovuto al fatto che non lo si vede mai in compagnia femminile. Anni dopo, lui stesso ammetterà qualche propensione gay». Non c’è da preoccuparsene visto che in questi giorni dalle paginette del “Foglio” ne ha sparate di ogni genere, compresa una bella accartocciata di Robert H. Bork, professore della Ave Maria School of Law e della University of Richmond School of Law. Il nostro Macchiavelli contemporaneo ha voglia di reinventarsi e riciclarsi davanti al potere e gli omosessuali fanno al caso suo. La prende alla lontana, Giuliano Ferrara, e comincia a torchiare Zapatero, reo di adottare un socialismo ciudadiano e di aver condannato all’esecuzione sommaria una delle più antiche istituzioni del mondo: il matrimonio tra un uomo e una donna, con ciliegina adottiva per le coppie gay. Poi, siccome sta per uscire “La mala educaciòn” di Pedro Almodovar che lui ha già visto, affianca il regista al premier spagnolo. Quanto ben di dio, e ci fa pagine e pagine. L’imperatur è: no ai matrimoni omosessuali, no agli zapateristi italiani. Non si fa fatica a tradurre la bocciatura Zapatero-Almodovar, alla concertazione italiana sui diritti Glbt. Da noi si comincia a parlare di Pacs, di diritti essenziali per gli omosessuali, di modelli europei che ci avvicinerebbero all’unificazione europea dei diritti. La bocciatura di Buttiglione non è un gioco sofista di difensori e teorici del gay power, ma un campanello d’allarme per il nostro senso di civiltà smaccato da religiosi che si arruolano in politica e di politici che contattano le gerarchie ecclesiastiche prima di affrontare temi di libertà. Ferrara sa queste cose, conosce a fondo politica e cultura, è astuto nelle argomentazioni che rappresenta. Così spuntano sul “Foglio” tesi sul same-se mariage, gay power, guardia civil (nel 2002, Juan Miquel Perpinyà, di stanza nelle isole Baleari chiese per sé e il partner un alloggio in caserma) e di un bramino della giurisprudenza americana, Robert H. Bork. Vale la pena leggere Bork, per capire l’insensatezza del giurista, a proposito dei matrimoni omosessuali: «Il matrimonio omosessuale sarebbe un danno per gli individui anche sotto altri aspetti. Ponendo sullo stesso piano l’eterosessualità e l’omosessualità, e rimuovendo gli ultimi brandelli di condanna morale nei confronti delle coppie omosessuali, farebbe aumentare il numero degli omosessuali. (…) Malgrado l’uso della parola “gay”, per molti omosessuali la vita non è affatto gaia. Disturbi fisici e psicologici sono molto più diffusi tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali». Ecco da dove originano i miei soventi mal di pancia; dalla mia gaiezza. Dio conservi a lungo Mr. Bork! Poiché Ferrara è anchorman su La7, trasloca la “melina” su “Otto e mezzo” e davanti a Scalise e altri ospiti sentenzia: «Suggerisco a tutti la pratica omosessuale, la raccomando vivamente, ma non ditemi che l’omosessualità è normale». Detto da lui la cosa ci risolleva non poco! Un’ultima cosa: non siamo sprovveduti da dare del fanatico e bigotto a Ferrara; in fondo mi sa che lui ci si diverte molto nel gioco dei contrasti. Visto che siamo chiamati in causa, potrebbe evitarci “disturbi fisici e psicologici” divertendo anche noi.

Altre note

Giordano Bruno Guerri firma “L’Indipendente”, dopo aver confessato a “Sette” del Corsera i suoi spassi tra dark-room e gaiezze sessuali. Ha regalato uno spazio settimanale a “Gaylib” e domenica 17 ottobre, deve aver procurato orticaria a tanti suoi lettori. Così nell’editoriale avvisa: “In questo numero del giornale non siamo andati tanto per i sottile” e ti riempie il quotidiano di omosessualità da far invidia a “Babilonia”, “Pride”, “Gay.it”. La destra, secondo Giordano, può e deve dialogare con il popolo Glbt.

Doppiamente diversi

Non sappiamo se tanta stampa possa creare un modo nuovo di pensare della gente. Certamente ricerche di mercato e sondaggi indicano maturo il tempo per le unioni civili in Italia; segnalano una civiltà fuori dai palazzi che desidera dialogare e conoscere un mondo finora rimasto oscurato da sensazioni e luoghi comuni, gli omotivù identificati tra Platinette e i protagonisti dell’eccentrico “Will & Grace”. La politica deve trovare spazio e tempo per legiferare sul Pacs, per aiutare i tanti ragazzi che vivono da carbonari la propria sessualità. Abbandonino quel monoteismo religioso affrancati da una realtà cangiante che giunge dalla società civile.

 

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