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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Trento: Incredibile slalom fra Pacs, “pagode” massoniche e psichiatria

Alleanza Nazionale tenta di parlare di pedofilia. Ma ben presto scivola negli anatemi contro gli omosessuali

Di Enrico Oliari – “Pride”, 10 Luglio 2006

 

«È tutta colpa dell’Illuminismo, il quale ha sostituito la religione con la Ragione», esordisce il professor Walter Salin in occasione della conferenza pubblica “Pedofilia, pericolo attuale”, organizzata recentemente presso il circolo trentino “Perlasca” di Alleanza Nazionale.

Salin è uomo dall’aspetto solo apparentemente trasandato, capelli lunghi e barba sessantottina, che il caso (o forse no) ha messo seduto all’incontro di Trento sotto un enorme simbolo del partito di Fini: «Vi sono poteri occulti che alimentano la degenerazione morale proteggendo i pedofili e puntando alle nozze fra omosessuali per sfaldare la società tradizionale e quindi arrivare ad un unico governo mondiale in grado di sfruttare le risorse energetiche».

Con un salto da abile stuntman, Salin mette da parte il “pericolo attuale” della pedofilia per buttarsi nel più fervido attacco alla vecchia massoneria ed alle nuove tendenze filosofiche che capovolgerebbero, a suo dire, i valori e la società, distruggendo la famiglia tradizionale e propinando in modo del tutto organizzato ai giovani la trasgressione e il libertinaggio.

La quindicina di ascoltatori presenti appare interessata e nessuno batte ciglio, neppure quando il professore si scaglia contro la musica rock, l’arte contemporanea, la filosofia della New Age, il Codice da Vinci di Dan Bown e soprattutto il massonico Ordo Templi Orientis e le sue dodici Pagode, che propagano il “tutto è lecito, tutto è permesso” per arrivare alla distruzione della società naturale, promuovendo persino le nozze fra persone dello stesso sesso.

Vittorio Bertolin è presidente del circolo trentino “Europa” di Alleanza Nazionale. È uno dei tre relatori invitati all’incontro, ed anche lui si sofferma poco sulla pedofilia, forse perché la condanna morale dell’abuso sui minori è cosa scontata. Bertolin la vede imparentata a doppio filo con l’omosessualità «che ingiustificatamente viene vista come una cosa positiva, ma è un male. Lo è anche in termini politici, dal momento che i gay vogliono i Pacs, come Prodi ha scritto nel programma dell’Unione. E lo scopo dei Pacs è arrivare all’adozione da parte delle coppie omosessuali».

La disinformazione padroneggia, a quanto sembra, fra le idee dell’esponente politico, dal momento che la proposta dei Pacs riguarderebbe anche le coppie eterosessuali, non nomina neppure lontanamente il diritto all’adozione e soprattutto i gay hanno protestato per il fatto che Prodi non ha voluto inserirla nel programma dell’Unione.

Più interessante è l’intervento del terzo relatore, Eraldo Mancioppi, psichiatra che esercita la sua opera anche presso il carcere di Rovereto. Il suo intervento è indubbiamente ampio e ricco di spunti, anche perché denuncia la mancanza di processi educativi per i pedofili incarcerati che, una volta scontata la loro pena, si trovano a non essere guariti dalla loro forma di perversione.

Pur ricordando che la stragrande maggioranza degli abusi sui minori avvengono in ambiente famigliare, anche Mancioppi si abbandona a quella teoria che vede l’omosessualità e la pedofilia come due facce della stessa medaglia: «Preparandomi per l’incontro di questa sera, ho scoperto una cosa che mi ha lasciato allibito, ovvero che l’Organizzazione mondiale della Sanità ha cancellato ormai da anni l’omosessualità dall’elenco delle malattie. So di essere obsoleto, ma non condivido questa scelta. Sicuramente dietro a tale azione vi stanno lobbies potenti, come l’ American psychiatric association, che fra i vertici vede non pochi omosessuali».

Lo psichiatra va oltre: «Anche se l’omosessualità non può essere perseguita penalmente, in quanto, a differenza della pedofilia, riguarda adulti consenzienti, rappresenta comunque una forma di angoscia e di disagio. Ho due amici gay che vivono in coppia e mi hanno riferito del loro stato di sofferenza, dal momento che si vedono costretti ad annusarsi come cani e ad avere rapporti sessuali dove gli capita, anche per strada».

La serata organizzata da Alleanza Nazionale Trento si conclude fra qualche applauso ed una marea di interrogativi lasciati aperti.

Di certo, l’immagine che ne è uscita è quella di un partito alla ricerca di un perbenismo forzato, che vorrebbe cancellate le libertà individuali per mettere alla società del domani le briglie del Medioevo di ieri.

 

Conseguentemente alla suddetta notizia ed altre testimonianze di cui non abbiamo documentazione (lo psichiatra, ad esempio, si riferisce a Christian Padovan, vice presidente di Arcigay Trento, ma ignoriamo che parte abbia avuto nella vicenda), Eraldo Mancioppi, il Direttore dell’Unità Operativa 4 in cui presta servizio, Giacomo Di Marco, il Presidente dell'Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Trento e, per conoscenza, il Ministro della salute Livia Turco, ricevono numerose mails di protesta variamente indignate…

Ecco la risposta di Giacomo Di Marco e di Eraldo Mancioppi, quest'ultima con sibillina e un tantino sospetta minaccia…

 

Mail datata 18 Giugno 2006

In relazione alle segnalazioni giunte a questo servizio relative alla conferenza pubblica Pedofilia, pericolo attuale, preciso che la partecipazione del dott. Mancioppi alla stessa è espressione di una sua scelta personale di libero professionista e non in qualità di dipendente da questa Unità Operativa di Psichiatria, le affermazioni espresse dal dottor Mancioppi non sono assolutamente condivise né dal sottoscritto quale direttore dell'Unità Operativa di Psichiatria del Distretto della Vallagarina né da tutti gli altri colleghi e operatori.

La mia precisazione intende evitare facili generalizzazioni.

Cordiali saluti

Giacomo Di Marco


Mail inviata il 19 Luglio 2006 o prima.

Ho ricevuto in questi giorni alcune email, la prima per via indiretta tramite la caposala dell'Unità Operativa di Psichiatria, ed altre successivamente dopo la mia prima risposta.

Pensavo di aver chiarito il malinteso sorto, con l'invio di una mia prima email di poche righe al Signor Christian Padovan, ma prendo atto che così non è. Per cui ritengo mio dovere e diritto riformulare per iscritto l'intero problema, inviandone poi copia a tutte le figure coinvolte, a vario titolo, nella questione.

Ho partecipato in data 9 giugno 2006, su invito di un amico, ad un incontro dibattito a Trento sul tema della pedofilia.

In tale sede sono stato presentato ed ho parlato come cittadino e come Psichiatra esperto in questioni medico-legali e terapeutiche; nessun accenno è stato fatto ad un mio eventuale ruolo pubblico, ruolo poi enfatizzato e criticato nelle email inviate.

In tale incontro ho fatto una rassegna, peraltro assai sintetica e sommaria e con l'uso di termini molto semplici (era rivolto ad un piccolo gruppo di persone non addette ai lavori) sulla questione pedofilia, perversione sessuale e problemi connessi (rapporto con la giustizia, la detenzione, la non consapevolezza del problema e l'egodistonia, l'organizzazione della famiglia abusante, il tipo di abuso eccetera). Ho fatto osservare, riferendomi specificatamente ai cambiamenti culturali legati ai costumi sessuali, che negli ultimi decenni il Manuale Diagnostico e Statistico (D.S.M.3-3R-4) aveva modificato per ben tre volte l'impostazione categoriale, escludendo l'omosessualità da tale classificazione. Questo unico accenno alla questione omosessualità era finalizzato ad evidenziare la forte precarietà dei modelli psicopatologici e l'importanza del consenso fornito dai mass media nell'accettazione o meno dei comportamenti sessuali. Conseguentemente era importante mantenere un alto livello di attenzione rispetto alla recente enfatizzazione, sorta in Olanda, di un movimento finalizzato alla liberalizzazione della pedopornografia, della prostituzione infantile e della zoorastia. Nessun paragone è stato fatto a proposito dei due fenomeni. Sulla pedofilia il mio discorso era finalizzato ad evidenziare pochi concetti: esistono due ambiti precisi e diversi, un ambito legale e giuridico ed un ambito psicologico; spesso il secondo è escluso dal forte impatto emozionale dato dagli articoli di stampa; i due ambiti devono coesistere e non sono incompatibili, ma ognuno ha il suo compito ed i ruoli non devono essere confusi. Terminata la mia esposizione il tema dell'omosessualità è stato poi ripreso, nel breve dibattito, da un ascoltatore presente che mi ha chiesto delucidazioni, contestando in parte il concetto psicologico di perversione sessuale. Tale interlocutore, che peraltro ha espresso considerazioni critiche anche verso gli altri relatori (che mai hanno trattato il tema omosessualità), ha poi preso appunti su quanto stavo dicendo ad integrazione, ed è forse questo fatto che gli ha impedito di cogliere in pieno il senso del mio intervento che ora riassumo brevemente. Che all'interno dell'American Psichiatric Association ci siano state posizioni diverse sulla questione è storia nota e non deve scandalizzare nessuno, il mio disaccordo non era (come non è) nell'eliminazione o meno del fenomeno "omosessualità" dal D.S.M. ma dalla modalità del manuale stesso solo descrittiva e che ignora, sulla questione dei disturbi di natura psichica, il lungo contributo psicoanalitico della relazione oggettuale. Detto così poteva apparire complesso ma ricordo di aver usato parole molto chiare, ho detto che "non è in discussione l'oggetto d'amore, sia esso un uomo, una donna od altro ma la perversione, come concetto psichico e non morale nasce da una relazione che reifica l'altro, lo rende solo oggetto parziale, non riconoscendolo nella sua dimensione individuale". Ogni relazione affettiva e sessuale, omosessuale, eterosessuale od altro che ha queste caratteristiche è una relazione perversa ed ha caratteristiche fondate sull'angoscia. Concetti storici non criminalizzabili, pensieri che mi sembravano espressi in modo sufficientemente chiaro, ma le successive polemiche hanno sconfessato questo mio pensiero. La perversione è quindi un fenomeno legato allo stile della persona e non indicatore della preferenza sessuale, non identificabile con l'omosessualità ma con tutte le modalità coattive di relazione e di sessualità. Ad esempio della sofferenza che può essere percepita in tale frangente ho poi riportato, depurata da ogni elemento che la potesse categorizzare, quella testimonianza ("i cani che si annusano") come evidenza forte dell'angoscia soggettiva della perversione che si fa consapevolezza. E' stata invece sentita e riportata come un mio giudizio ma non era così. Ho più volte ricordato al mio polemico interlocutore la necessità della comprensione umana, empatica e professionale a fronte del pregiudizio. Peraltro ricordo che lo scambio di opinioni è stato pacato, reciprocamente rispettoso seppur caratterizzato da pensieri diversi. Del tutto inaspettata è stata, ad oltre un mese, l'ondata delle email di persone non presenti (anche per loro esplicita ammissione) all'incontro, come i tre scriventi che fanno riferimento ad un qualche articolo sconosciuto. Mi rendo conto che l'argomento è di quelli scottanti che facilmente scatena reazioni solo ideologiche, ma ripeto ho espresso solo pensieri di solidarietà, di comprensione e di non giudizio verso la sofferenza emotiva. Condivido appieno lo sdegno riportato nelle varie email a fronte di quelle affermazioni: il problema semplicemente è che quelle affermazioni non sono mie e non sono state fatte così in quell'incontro. Ed il fatto stesso che gli altri ascoltatori mi abbiano successivamente ringraziato rimandandomi correttamente il senso del mio intervento mi conforta nella mia opinione. Ma il tono abbastanza infuocato delle proteste mi sollecita a ricordare che lo stato di "non giudizio" non può essere invocato per sé e non per gli altri, che prima di esprimere giudizi pesanti è meglio chiedere di chiarire il senso di un intervento (specie se non si era presenti), che non è corretto esprimere condanne personali e professionali su una persona che non si conosce né che si è mai incontrata. Purtroppo quel dibattito era fortemente connotato sul piano partitico, e ciò ha impedito una maggior presenza di pubblico su un tema così importante; è evidente la parte politica di questa polemica (il Signor Christian Padovan è il vice presidente dell'Arcigay Trentina) ma non credo che questi mezzi facciano crescere una minima consapevolezza.

Credo con queste righe di aver chiarito il mio pensiero ed i malintesi generati, invito i miei contestatori a presenziare in primis ai dibattiti ove è possibile aprire un dialogo più utile e costruttivo, ad evitare pregiudizi e affermazioni sul sentito dire specie in argomenti così complessi, ad essere più rispettosi anche dell'altrui pensiero. Ulteriori gogne e processi mediatici verranno affrontati in altre sedi.

Distinti saluti.

Dottor Mancioppi Eraldo

 

Un convegno degno di questo nome, dovrebbe avere ampia e dettagliata documentazione delle relazioni e degli interventi (registrazioni audio o video, sbobinatura degli stessi con trascrizione cartacea possibilmente non riassuntiva, ecc.). Senza tale documentazione, una parola vale l’altra. Abbiamo lungamente cercato in Internet fonti attendibili fuori da ogni ragionevole dubbio, ma non le abbiamo trovate. Visti i numerosi precedenti, se i fatti si fossero realmente svolti come riportato da Oliari, non ci stupiremmo, ma in mancanza di queste ed ulteriori testimonianze dirette, fatte cioè da persone fisicamente presenti all’incontro, ci esimiamo dal trarre qualunque tipo di conclusione rilevando, una volta di più, quanta approssimazione vi sia nel giornalismo italiano e quanto, comunque, sia difficile trovare e dare informazioni oggettive in questo paese.

C. Ricci

 

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