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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

www.la repubblica.it - Marzo, 2006

 

ROMA - Un durissimo scambio di battute, condito da una battuta finale che farà polemica: «Meglio fascista che frocio». La frase è stata rivolta da Alessandra Mussolini a Vladimir Luxuria, nel corso della trasmissione Porta a porta, ospiti anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli e il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro.

E' la prima volta che il candidato di Rifondazione entra nel salotto di Bruno Vespa. Alessandra Mussolini è arrivata in ritardo rispetto all'inizio della registrazione, e con l'umore pessimo per via dell'inchiesta sulle intercettazioni. Ma a quindici minuti dall'inizio della trasmissione, il primo a rivolgersi direttamente a Luxuria è stato il Guardasigilli. Che lo chiama ripetutamente «signor Guadagno», cioè con il vero cognome di Luxuria. «Se mi chiama signor Guadagno per offendermi, non attacca», replica il candidato di Rifondazione. «Non voglio offendere il signore - incalza Castelli - ma mi dica come chiamarlo: lui, lei...». L'altro taglia corto, con una battuta: «Mi dia del loro».

Ma sono semplici schermaglie rispetto all'affondo finale della Mussolini. Partita già con il piede sbagliato, fin dal principio: «Mi scusi - dice - non voglio essere offensiva, ma che vuol dire transgender? Transgender, transgendarmi, sembra Schwarzenneger... Usiamo termini italiani», chiede sorridendo a Luxuria.

Ma gli argomenti in scaletta non favoriscono l'incontro fra culture e storie diverse. Sui Pacs monta il conflitto, con Mussolini e Castelli da un lato, schierati per dimostrare che la legge dell'Unione toglierà diritti ai bambini, e dall'altro Luxuria e Di Pietro decisi nel respingere il parallelo sostenendo che la legge sarà una conquista di civiltà per tutti.

«Non voglio essere dipinta come nemica dei bambini, non siamo gli Attila arrivati a distruggere», si difende Luxuria, mentre Di Pietro sottolinea: «Lei non mangia i bambini, il vostro è un falso problema».

I Pacs lasciano il campo al tema dell'immigrazione. Mussolini elenca i rischi dell'immigrazione clandestina e, a quel punto, Di Pietro le dà della "fascista". «E me ne vanto», risponde gridando l'onorevole. «Una che si vanta di essere fascista, mi preoccupa - aggiunge Luxuria - ci metterete al confino?». «A me - replica Mussolini - preoccupa chi brucia le bandiere, chi grida "dieci, cento, mille Nassyria", vergogna, vergogna, vergogna».

Bruno Vespa in evidente difficoltà non riesce a fermare l'ira della parlamentare e in un istante si passa dal "vergogna" all'insulto. E rivolta a Luxuria: «Si veste da donna e pensa di poter dire quello che vuole. Meglio fascista che frocio!». Impassibile, il candidato di Rifondazione si limita a fare la conta delle "battutacce" rivolte dai politici ai gay: «Dopo il culattone di Tremaglia, il frocio della Mussolini. Grazie». E aggiungerà, parlando con i giornalisti all'uscita degli studi Rai di via Teulada: «Non pensavo che ci fosse questa caduta di stile. Probabilmente è un atto rivelatore della loro identità».

 

"Mi attaccano perché mi temono: pensavano che avrei fatto una campagna elettorale con piume e paillettes, come un fenomeno da baraccone"

Di Rosaria Amato – “La Repubblica”, 30 Marzo 2006

 

ROMA - Finocchi usati come armi, uomini con i caschi sulla testa apparentemente pronti a tutti e piuttosto indifferenti anche alla presenza della polizia, "forze dell'ordine perennemente in forte ritardo". La campagna di Vladimir Luxuria procede a ostacoli, e quella di ieri a Guidonia (la candidata di Rifondazione è stata aggredita da un gruppo di uomini, che le hanno impedito a lungo di entrare nella sala della cultura del Comune) è solo l'ennesima aggressione subita in occasione di un comizio, anche se per alcuni aspetti la più preoccupante.

Ha avuto paura ieri a Guidonia che l'aggressione potesse degenerare?

"Sono stata costretta a rimanere per 45 minuti fuori dalla sala della cultura. Erano tutti uomini, tra loro anche due ex consiglieri di Alleanza Nazionale di Guidonia, Cipriani e Lombardo. Due di loro avevano il casco in testa. Devo ringraziare il carattere non violento dei ragazzi di Rifondazione, perché ieri altrimenti ci sarebbe stata una gigantesca rissa. Ci hanno scaraventato addosso dei finocchi con la stessa forza dei sassi. Sono riuscita per un pelo a schivarne uno. Sono riuscita a entrare solo grazie a un folto gruppo di mamme con i bambini, che mi hanno fatto scudo".

Come mamme e bambini? E la polizia?

"Ci dicono sempre che i mezzi non ci sono. In questa campagna elettorale sto toccando con mano l'assenza dello Stato. Fra l'altro, anche quando la polizia ieri è arrivata, questa gente sembrava troppo sicura di sé, non era affatto spaventata".

Che vuol dire? Che erano sicuri che non ci sarebbero state conseguenze per loro?

"Non so: però mostravano molta tranquillità".

Ha subito altre aggressioni altrettanto gravi durante la campagna elettorale?

"Un po' di giorni fa, ad Ardea, eravamo in un ristorante. Ho dovuto aspettare per un'ora che la polizia arrivasse da Nettuno: si sono scusati dicendo che hanno pochi uomini. Sono dovuta rimanere per tutto quel tempo dentro il ristorante".

Quali sono secondo lei le ragioni alla base di queste aggressioni?

"Loro cominciano a temermi perché magari all'inizio pensavano che facessi la compagna elettorale con piume e pailletes, che facessi il fenomeno da baraccone. Adesso quando parlo vedo che c'è gente che mi ferma e mi scrive e viene conquistata dalle mie idee. Io sarò una parlamentare della Repubblica italiana, voterò tutte le leggi e farò in modo di avere una mia idea, che non sia soltanto quella del partito, su tutte le singole questioni. Penso che sia mia dovere lottare contro le ingiustizie".

Però questa campagna elettorale sta procedendo con molta fatica, gliela stanno avvelenando.

"La mia è una campagna di emozioni molto forti, in positivo e negativo. Penso che sia giusto incontrare la gente e ascoltarla, per una persona come me che finora magari aveva avuto un altro tipo di rapporti con gli altri. Sono un'artista, prima le persone mi chiedevano di intrattenerle.

E adesso cosa le chiedono?

"C'è un grande investimento affettivo, sulla fiducia, mi fermano le vecchiette, chiedendomi se posso fare qualcosa per la loro pensione minima, i giovani che hanno un lavoro precario e non sanno che cosa ne sarà tra tre mesi della loro vita, i disoccupati. Ho notato che tra la gente c'è molta disperazione".

In ogni caso c'è un atteggiamento anomalo nei suoi confronti: gente che si fida di lei perchè pensa che lei possa avere voce in capitolo su tutto, e gente che l'attacca con violenza.

"Ho avuto anche delle standing ovation. La cosa più bella è stata forse vedere mio padre, che mi aveva sempre un po' disapprovato, acclamarmi alla fine del mio comizio alla biblioteca provinciale di Foggia. A Pomigliano d'Arco una ragazza è venuta a sentirmi con il tubo al naso e l'ossigeno. Vengono anche tanti bambini di 12, 13 anni, accompagnati dalle mamme".

Quali sono l'insulto peggiore e il complimento più gradito che lei ha ricevuto finora in questa campagna elettorale?

"L'insulto peggiore è stato quello di Alessandra Mussolini, meglio fascisti che froci. Il complimento che più mi ha fatto piacere quello di Fassino, che ha detto che la mia presenza arricchisce il centrosinistra".

 

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