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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

“gay.it”, 7 Dicembre 2004

 

Il 30 novembre 2004 il Tribunale penale di Roma ha definitivamente condannato l'editore Fabio Croce per aver alluso nella prefazione del libro "Verbum dei et verbum gay" ad una "relazione particolare" tra il popolare attore Nino Castelnuovo e Giovanni Battista Montini. Secondo la sentenza, l'espressione "Amicizia particolare" andrebbe interpretata come relazione omosessuale e tale affermazione costituirebbe grave offesa, peraltro causa di perdita di lavoro per l'infamia che provoca nell'ambiente di lavoro stesso.

«In nessun paese occidentale - ha commentato Fabio Croce - un tribunale penale, negli ultimi anni, ha espresso tale condanna in relazione a un caso in cui un giornalista alluda all'omosessualità di un personaggio, perché dire omosessuale a una persona non costituisce insulto, come dire ladro, assassino, mafioso, e chi più ne ha più ne metta. Ci chiediamo: da ora in poi la sentenza farà giurisprudenza? E tutti i casi di "outing" che quotidianamente ascoltiamo o leggiamo, in cui si parla di tal ministro o tal prelato, di tal attore o calciatore, sono tutti a rischio di condanna penale e pecuniaria? Allora state tutti molto attenti, perché chiunque fa giornalismo o politica o saggistica rischia grosso in Italia!».

 

Di Giuliano Federico – www.gay.tv, Dicembre 2004

 

In che anno scrisse la prefazione incriminata?

La prefazione al libro di Massimo Lacchei, "Verbum dei et verbum gay" la scrissi nel novembre del 1998, il libro fu edito nel gennaio 1999 e presentato nel febbraio '99 presso il teatro Colosseo a Roma, il giorno stesso in cui la Santa Sede emise il bollettino di archiviazione del caso Estermann-Tornay-Romero, archiviato sbrigativamente come omicidio-suicidio. La frase incriminata, riportata nel testo della sentenza di primo grado, dice "Il Papa, si rifugiava spesso in amicizie particolari come quella con il Renzo televisivo dei Promessi Sposi".

Lei cosa intendeva con quella frase?

E' evidente che l'accezione "amicizia particolare" nel contesto del libro che parlava di omosessualità, si riferisse a una amicizia legata a un interesse "omofilo" che Paolo VI esprimeva verso il pur bravo attore Nino Castelnuovo, il quale poteva anche essere ignaro del fatto che il Santo Padre facesse convocare in udienza privata persone di bell'aspetto dal suo segretario Mons. Macchi per bearsi dell'incontro con giovani "eletti". Ma non si è compreso in tribunale che mai avrei potuto alludere a rapporti sessuali intercorsi tra l'attore e il Papa, impossibili per più motivi, sia perché Montini era anziano, malmesso e Papa, sia perché Castelnuovo non avrebbe mai e poi mai accettato un ricatto del genere. Intendo dire che un papa, nelle sue funzioni istituzionali, dovrebbe pensare a questioni spirituali, umanitarie ed eventualmente diplomatiche, non ad incontrare giovani di bell'aspetto per soddisfazione personale: farlo significa adottare comportamento fuori dagli schemi, coltivare amicizie particolari.

Quando ha ricevuto la notifica della denuncia?

Come ho pubblicato sul saggio "Delitto in Vaticano: la verità" del 2000, ho ricevuto la prima citazione in giudizio il 30 luglio del 1999.

Nino Castelnuovo, nel presentarsi come parte lesa, sostiene che in seguito a quelle accuse, egli fu escluso da molti contratti. Lei ritiene possibile questo scenario? Castelnuovo dovrà fornire delle prove al proposito?

Il primo dibattimento del processo penale mise le carte in chiaro: c'era la precisa volontà degli avvocati del Castelnuovo di rappresentare il fastidio della Santa Sede e di farmi pagare per il coraggio e la sfrontatezza che avevo avuto nello scrivere quella prefazione, in cui si parlava delle malefatte della Chiesa, non certo del loro cliente, citato solo a margine e senza farne il nome (leggi: il Renzo televisivo dei promessi Sposi). L'attore poi ammise, interrogato dal giudice, che aveva realmente conosciuto Montini e che non veniva chiamato in TV dal 1993. Era evidente a tutti poi che il libro in causa era stato distribuito in maniera assolutamente limitata e in pochissime copie (circa 1500) e subito esaurito e non ristampato. Quindi, l'effetto sul mondo dell'informazione era risibile. Eppure, nonostante il Pubblico Ministero chiese l'assoluzione perché il fatto non sussiste, il giudice mi condannò per una serie di motivi assolutamente da quarto mondo e non riferibili a leggi specifiche, ma a falsi moralismi. Per giunta, con l'emettere una sentenza del genere, si accerta il fatto che in Italia siano reali le discriminazioni sul lavoro per orientamento sessuale, ammesso che si alludesse alla presunta omosessualità di Castelnuovo, comunque non detta.

Nino Castelnuovo sostiene inoltre che quelle accuse erano infondate, avendo egli incontrato Paolo VI solo una volta. Cosa risponde?

A me non è mai interessata la vita privata di Nino Castelnuovo, che ho trovato persona intelligente e onesta, oltre che bravo attore: io scrivo di questioni ecclesiastiche, discuto l'atteggiamento della Chiesa verso l'omosessualità, ho scritto di Paolo VI, ho indagato sul caso della morte di due Guardie Svizzere, non mi interessa conoscere la vita privata di Castelnuovo. So invece che Montini aveva l'abitudine di chiedere a Mons. Macchi di organizzare incontri con giovani personaggi più o meno televisivi per bearsi della loro presenza e basta. Perché era, lui sì, persona omosessuale. Scelsi di citare ad esempio Castelnuovo solo perché se ne parlò su un noto settimanale italiano, con tanto di foto, di questa storia. Inoltre, frequentando il mondo dello spettacolo, due noti registi di teatro, Giancarlo Badessi e Giancarlo Cobelli, me ne parlarono.

È certamente assurdo che un Tribunale penale riconosca, seppur solo in primo grado, l'omosessualità come un'offesa infamante. Detto questo però, osservando la nostra società, si deve ammettere che in molti ambienti essere considerati gay è un ostacolo alle proprie ambizioni professionali. Cosa ne pensa?

Intanto la sentenza dal 30 novembre 2004 è definitiva, essendosi svolto l'appello. Poi nessuna legge dello stato italiano accerta giudizi negativi circa i comportamenti omosessuali. E' ora invece che si faccia una legge che impedisca discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere. E' evidente che quella che ho subito è una sentenza vergognosa e poco professionale. In realtà serve a eseguire la volontà del Vaticano, di distruggere la mia voglia di far conoscere agli Italiani la verità circa le dinamiche interne del clero cattolico. Spegnere la mia voce è molto semplice, bastano i 12.000 euro che mi hanno costretto a spendere per risolvere questa causa penale, ad abbattere la mia attività di editore.

Il prossimo appuntamento in Tribunale quand'è?

Basta, basta. Finito il processo, finiti i soldi, il Vaticano felice ringrazia i suoi avvocati.

Come pensa che si concluderà questa vicenda?

Spero che il mondo laico e la comunità gay facciano tesoro di questa mia esperienza negativa. Il reato penale non è stato iscritto sulla fedina penale, quindi non sono pregiudicato. Ma credo di costituire un grave precedente: da ora in poi state attenti a dire che tizio è frocio, quella è lesbica, perché in Italia purtroppo la giustizia non ha ancora recepito il cambiamento culturale che nel resto d'Europa è già avvenuto. Invece sarebbe il caso di sforzarci tutti quanti affinché la nostra comunità divenga più forte e unita per imporre i propri diritti e aiutare coloro che vengono abbattuti dal pregiudizio. Se fossi stato in un paese più evoluto civilmente, non avrei esitato a chiedere una sottoscrizione per pagare le spese processuali che sto affrontando con grande difficoltà.

Secondo lei c'è una regia vaticana dietro queste accuse?

Questo l'ho già detto. Conoscete Pasolini? Bertolucci, Truffaut, Visconti, ecc.? Loro sono il nulla di fronte ad Angelo Sodano, Joaquin Navarro Valls, Giovanbattista Re, Carol Wojtila, Joseph Ratzinger, Camillo Ruini, ecc.!

 

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