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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

 

Come già Andrea Pini nel suo libro “Omocidi” (Stampa Alternativa, 2002) da cui è tratto il testo che segue, anch’io non ho incluso questo delitto fra quelli del mio archivio. Troppo, davvero troppo complesso, ambiguo, indefinito. Tuttavia, lo segnalo ugualmente perché offre spunti di riflessione interessanti e, soprattutto, parla di una realtà, quella vaticana, che tanta responsabilità ha sulla qualità della nostra vita e sulle scelte politiche di ogni governo che si accinga a governare l'Italia.

 

Le cronache hanno raccontato ampiamente dell'omicidio-suicidio avvenuto il 4 maggio 1998, quando una giovane guardia svizzera, Cedric Tornay, 23 anni, sembra abbia ucciso il neo Comandante delle guardie Alois Estermann, 44 anni, e sua moglie Gladys Meza Romero, 49 anni, per poi togliersi la vita. Il condizionale è d'obbligo dato che nessuno, all'infuori delle autorità vaticane, ha potuto verificare come si siano svolti realmente i fatti e ciò ha lasciato spazio a ipotesi diverse, come quella sostenuta dalla madre di Cedric cui accenneremo successivamente. È importante citare la non ortodossa analisi dell'antropologa Ida Magli, Secondo l'Adnkronos del 16 maggio 1998, la studiosa ha avanzato l'ipotesi dell'omicidio all'interno di una relazione gay, sostenendo che "molti indizi e sospetti fanno pensare ad un rapporto strano fra il comandante e il suo vice-caporale, e questo rapporto non può essere stato altro che di tipo omosessuale". Secondo la studiosa alcuni elementi non quadrano, soprattutto l'affrettata chiusura dell'inchiesta. E non regge la tesi dell'improvviso raptus di follia. Le parole dell'antropologa sono riportate anche da "Babilonia" del giugno 1998: "Un giovane privo di lucidità non scrive e consegna con largo anticipo una lettera per la famiglia in cui spiega le ragioni del gesto che andrà a compiere. Solo uno schizofrenico dalla nascita può comportarsi così, ma l'accurata visita di leva delle guardie svizzere avrebbe potuto accertarlo. Ma soprattutto perché uccidere la moglie di Estermann? (…) Dalle testimonianze raccolte a Borgo Pio tra la gente che conosce gli uomini dell'armata pontificia è emerso che Estermann e Tornay spesso si facevano vedere insieme, anche al bar: ben strano, dato il forte rapporto gerarchico tra i due. Solo una confidenzialità accentuata poteva permettere al giovane di recarsi alle 9 di sera all'appartamento del suo capo e farsi ricevere". La Magli è stata l'unica intellettuale che ha sposato questa tesi, peraltro sostenuta anche dall'Arcigay. Per il resto solo un coro di voci unisone che ha accettato la versione del Vaticano, il raptus di follia, escludendo ogni aspetto di tipo passionale. Vittorio Messori ha definito "illazioni" le argomentazioni di Ida Magli. Le indagini, promosse dalla Santa Sede, hanno più tardi confermato l'ipotesi già sostenuta, e cioè che il motivo della strage è stato la vendetta. L'inchiesta, hanno spiegato le fonti ufficiali, ha chiarito i dubbi e non rimangono "ne misteri ne punti oscuri". Il caso pertanto è stato archiviato, e la sentenza è stata resa pubblica il 9 febbraio del 1999. Il Vaticano in sintesi ha sostenuto che vi era un risentimento di tipo professionale del subalterno nei confronti del capo, dovuto a vicende interne alla guarnigione del Papa, e che assolutamente non si poteva pensare a un delitto passionale. Per rincarare la dose la sentenza di archiviazione (firmata dal giudice istruttore della magistratura vaticana Gianluigi Marrone) ha evidenziato che Cedric era aduso a consumar spinelli (24 mozziconi nel suo cassetto), che nel suo cranio giaceva una cisti che premendo sul lobo frontale poteva essere causa di un disturbo comportamentale, che aveva stress da postumi di broncopolmonite, e, per finire, che era indisciplinato ("disinibito") e irriverente.

Ma il giallo che sembrava risolto si riapre in modo inaspettato, un mese dopo la sua archiviazione. La madre di Cedric non accetta la verità ufficiale e sostiene che suo figlio è stato ucciso insieme agli altri due dichiarando che "un'organizzazione occulta dentro il Vaticano ha orchestrato una messa in scena per far passare mio figlio per pazzo". Le oscure ragioni che sarebbero causa di queste morti sono legate ad un'altra ipotesi, quella di Alois Estermann spia della Stasi (il servizio segreto della ex Repubblica democratica tedesca). "Times" ha scritto: "Negli archivi della Stasi potrebbe nascondersi la verità". Secondo l'Adnkronos, la magistratura elvetica pare abbia riesumato il cadavere di Cedric, seppellito nel paese natale di Martigny, per verificare se sia stata corretta la sentenza vaticana sul suicidio.

Il contorno di questo giallo è stato arricchito anche da un contributo letterario, di cui hanno parlato tutti i quotidiani in quei giorni, un libro di racconti ("Verbum dei et verbum gay", di M. Lacchei, Fabio Croce Editore, 1999) in cui uno dei brani è dedicato alla storia d'amore tra i due soldati elvetici. Il racconto romanza la vicenda reale e narra di una serata gay in una ricca casa romana, alla presenza di politici, sacerdoti e guardie svizzere. Abbiamo chiesto all'autore cosa c'è di vero nella sua fiction e Lacchei ci ha risposto che aveva realmente passato una serata con i due soldati papali, insieme ad amici gay, e che tutti i presenti li ritenevano una tenera coppia di amanti. Lacchei sa bene che non può provare quello che dice, ma il fatto che due guardie vaticane, legate da un rapporto di forte differenza gerarchica, vadano insieme a una cena con amici tutti gay, dimostrando di avere un rapporto affettuoso, certamente fa nascere più di un sospetto. Lacchei aggiunge che le sue intuizioni hanno trovato conferma quando, nei mesi successivi, ha incontrato Cedric e ha passato con lui una serata affettuosa e intima. A questo proposito "Babilonia" ha scritto che "un minimo di buon gusto" avrebbe dovuto "imporre di non pubblicare il racconto" e "di rispettare la memoria dei tre nonché il dolore di chi è rimasto senza un proprio caro", ma dichiarare che forse tra i due uomini c’era una storia, o avrebbe potuto esserci date le circostanze, è forse qualcosa di disonorevole? Anche perché a offendere gli omosessuali ci hanno pensato coloro che hanno dichiarato al "Messaggero" di "essere disposti a testimoniare in un processo per difendere la reputazione e l'onore dei due coniugi (…) contro i calunniatori". Lo stesso giornale ha scritto: "Anche il giudice vaticano, come tutti coloro che hanno conosciuto le vittime della strage, esprime il proprio disgusto per le calunnie divulgate in un volume romanzato sulla moralità del comandante Estermann e di sua moglie Gladys".

Un altro testo è uscito pochi mesi dopo, dedicato interamente al caso Estermann-Tornay. In questo libro-inchiesta ("Delitto in Vaticano. La verità", F. Croce Editore, 1999), Fabio Croce ricostruisce fatti, premesse e contorni legati alla strage. Secondo la sua opinione il delitto è stato compiuto in modo da creare una messa in scena: non sarebbe Cedric l'assassino degli altri due, ma si tratterebbe di un triplice omicidio a opera di un sicario inviato da stanze segrete interne al Vaticano, e l’obiettivo sarebbe stato principalmente il neo-Comandante Estermann che sapeva troppo di traffici illeciti, di documenti segreti, di spie e di massoni.

Un ulteriore testo su questo delitto ("Bugie di sangue in Vaticano" a cura di "Discepoli di verità", Kaos Edizioni, 1999) è stato scritto da un gruppo di ecclesiastici e di laici del Vaticano, "i quali hanno ritenuto di non poter più avallare, con il loro silenzio, la verità ufficiale confezionata e diffusa dalla Santa Sede" sulla strage del 4 maggio 1998. Secondo gli autori, che mantengono l'anonimato, vi è una quantità impressionante di fatti tenuti nascosti dalla Santa Sede e di anomalie nell'indagine tali da compromettere del tutto la ricostruzione tenacemente voluta dal Vaticano.

Il libro sostiene che Estermann era la guardia del corpo personale del Papa, un grandissimo esperto di antiterrorismo ed era vicino alla "Opus Dei". La sua nomina a Comandante aveva allarmato la parte avversa in Vaticano, il clan massonico. Era perciò in corso "una strenua guerra intestina tra le due fazioni che ormai da molti anni si contendono il potere in Vaticano: quella dell'Opus Dei e quella massonica (nota come "Loggia vaticana"), la prima intenzionata ad annettersi il comando della Guardia svizzera, la seconda impegnata ad impedirglielo". Il testo si scaglia contro la tesi del "delitto gay", e aggiunge che in Vaticano le "rivelazioni" sulla presunta omosessualità di Cedric fanno "fregare le mani" a qualcuno, che vuole appoggiare la versione ufficiale. E il fatto comunque "non turba la cricca vaticana dei prelati e laici gay: tutti vassalli della cordata massonica (che li tiene sotto ricatto per il loro «vizietto»)". Secondo il libro "in Vaticano è ben nota la cricca dei prelati gay (i quali in privato, fra loro, talvolta si riservano il grazioso appellativo di «Mia cara»)".

In breve, secondo gli autori, la verità è da ricercare in diverse ragioni: la contrastatissima nomina di Estermann a Comandante della guardia, e il ruolo e l'attività finanziaria dei due coniugi in Vaticano. Cedric sarebbe stato solo la copertura dell'esecuzione.

La madre di Cedric, in una sua lettera in appendice al testo, scrive: "...a Roma è stato pubblicato un libretto di cattivo gusto... intendo prendere le distanze da questa miserabile manovra... Che sia chiaro una volta per tutte: Cedric non sarà mai il simbolo di chicchessia..., e men che meno un martire della causa omosessuale. La tesi che vorrebbe mio figlio omosessuale e prostituto, o quella appena rilanciata che lo qualifica come un semplice bisessuale, è altrettanto balzana e ridicola di quella vaticana che vorrebbe attribuire a Cedric una grave malattia mentale, una broncopolmonite acuta, una depressione profonda, e una tossicodipendenza abituale... Diversamente da questi messieurs-dames, io non ho nessun conto da regolare, né con il potere ecclesiastico, né con una Chiesa ufficialmente omofobica all'esterno e assai più comprensiva al suo interno. Se mai fosse esistito, nella Guardia svizzera, un simile legame tra un ufficiale e un sottufficiale, entrambi sarebbero stati da molto tempo ringraziati e congedati nella massima discrezione".

Per oltre tre pagine la signora Baudat giura e spergiura che suo figlio non era gay e spiega doviziosamente che questa è comunque una grave offesa alla sua memoria. Insomma, liberare l'immagine del figlio dalla deturpante macchia dell'omosessualità è ai suoi occhi tanto urgente da occupare una posizione di rilievo nella sua battaglia per la verità.

 

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