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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

A Lucca manifestazione-evento contro l’ideologia e le aggressioni omofobe di stampo neo-fascista. Un successo senza precedenti

Cinzia Ricci - Settembre 2003

 

A.d. MMIII, sei settembre. Le previsioni dei soliti menagramo davano brutto tempo, scarsa affluenza, poca partecipazione – e invece…

La stima ufficiale parla di 1.800 persone, ma non ve n’erano meno di 2.400! Per la sonnacchiosa, mortifera, reazionaria Lucca un evento di portata storica che ha coinvolto associazioni GLBTT provenienti da tutta Italia, enti locali, organizzazioni sindacali e politiche di centro sinistra, istituzioni e cittadini ignari che invece di finirsi le scarpe facendo la consueta passerella su e giù per Via Fillungo, una volta tanto hanno potuto cantare, ballare, guardare in faccia “L’altro volto” della loro ipocrita città. Omosessuali, lesbiche, trans, etero, famiglie con bambini, militanti vecchi e nuovi, simpatizzanti, volontari del variegato universo no-profit – una festa gioiosa, pacifica e colorata ha attraversato la città: in testa lo striscione con il titolo della manifestazione “Il silenzio è connivenza” e il piccolo carro proveniente da Torre del Lago con Regina che a tempo di musica ha ritmato il corteo, subito dopo il Sindaco Pietro Fazzi con tanto di fascia tricolore e gonfalone del comune al seguito, i rappresentanti delle istituzioni, gli organizzatori della manifestazione (l’associazione “L’Altro Volto – Lucca Gay e Lesbica” e “ArciGay Toscana”) e via ballando sino alla coda del corteo che non è potuto entrare in Piazza Cittadella, troppo piccola per contenere tutti, dove il Sindaco Pietro Fazzi quasi non ha potuto parlare a causa della rumorosa contestazione inscenata dagli irriducibili dello scontro ad ogni costo e soprattutto dall’Assemblea Spazi Autogestiti che ha abbandonato la Piazza dopo essere stata invitata con forza dagli organizzatori ad un comportamento più rispettoso.

Ferma e immediata la condanna dei promotori che avevano chiesto ai partecipanti, se proprio non volevano farne a meno, forme civili di dissenso che non potessero essere strumentalizzate dalla stampa e dalle forze politiche, cosa che peraltro, fortunatamente, sino ad ora non è avvenuta.

Tanti i momenti divertenti o commoventi della manifestazione. Una vecchietta che alla partenza del corteo si fa il segno della croce ed un’altra che si mette a ballare al ritmo di “Vamos a bailar” di Paola e Chiara, le bocche spalancate dei lucchesi ai bordi delle strade, lo sguardo sdegnato di troppi commercianti, il fuggi fuggi davanti alle telecamere, gli applausi spontanei sotto le finestre dei pochi che ancora espongono la bandiera della pace e quello ancora più significativo che accompagna il corteo per tutta via San Paolino dove, di fronte alla vetrina infranta della libreria Baroni, cantando “Bella ciao”, si fanno più fragorosi mentre la signora Alberti, proprietaria insieme al figlio Cristiano della stessa, si scioglie in lacrime. Indimenticabile, poco dopo in Piazza Cittadella, la faccia del sindaco Fazzi, “costretto” a posare per alcune fotografie fra due splendide Drag Queen.

E poi i triangoli rosa al cui interno spiccava la frase “DECRETO LEGISLATIVO del 9 luglio 2003, n. 216 - attuazione della direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro: i GAY, le LESBICHE, i/le TRANS, gli invalidi e i non cattolici ringraziano il ‘POLO DELLE LIBERTÀ’ per averci riportato INDIETRO DI 70 ANNI! VERGOGNA!” e i cartelli, tantissimi: quello di un rappresentante della comunità zingara sinta presa di mira da un sedicente gruppo nazi-fascista, “Ci siamo anche noi, cari lucchesi!”, quelli che richiamavano le responsabilità politiche dell’amministrazione di centro-destra che ha patrocinato, finanziato e concesso spazi pubblici ad iniziative di Forza Nuova avallandone l’ideologia razzista e fascista (Pietro Fazzi ha scaricato dal palco le sue colpe attribuendole al centro sinistra reo di aver permesso che questa si candidasse alle elezioni come partito legittimamente costituito), quelli a favore delle unioni civili, contro le discriminazioni (“Lucca città razzista? Fazzi dimostraci il contrario!”, “L’intolleranza uccide – la diversità è una ricchezza”), contro l’omertà (“Germania 1933/1945: omosessuali deportati 30.000… morti 15.000! Basta silenzio!), il disconoscimento (“2.500 anni di storia e cultura omosessuale e nemmeno un grazie!), la visibilità (“Noi siamo a volto scoperto e voi?”), la fede (“Dio ama chi ama – Dio non discrimina”) e naturalmente l’orgoglio omosessuale (“Grazie a Dio sono lesbica”, “Sono Gay e va bene così!”) ma non solo (“Gay, Lesbiche, Trans, Etero… che problema c’è?”). Tamburi, bandiere ed un magnifico festone Raimbow realizzato con i palloncini colorati – insomma, un Gay Pride in piccolo, una prova generale in attesa delle celebrazioni del 2004 che, presumibilmente, si terranno in Toscana.

Una risposta immediata (organizzata in poco più di una settimana!), sinceramente partecipata, che lascia un segno tangibile e inequivocabile contro gli atti intimidatori che hanno colpito la comunità Gay e Lesbica lucchese attraverso la libreria Baroni e il Pub After Dark, e che nell’intervento applauditissimo del presidente della Provincia Andrea Tagliasacchi, ha avuto il momento di maggior intensità quando, lasciando tutti piacevolmente colpiti, ha gridato a gran voce: «Dobbiamo rispettare questo movimento che sta nascendo nella nostra città e che ci sta insegnando cosa è il rispetto! Ringrazio i ragazzi e le ragazze gay e lesbiche che vivono sulla propria pelle l’ipocrisia della nostra città». Apprezzamento ma anche ovvie perplessità ha suscitato il comunicato conciliante inviato agli organizzatori dall’Arcivescovo Bruno Tommasi il quale, com’è nel costume ecclesiastico, pur non riferendosi mai all’omosessualità e ai danni dell’integralismo cattolico, contraddice almeno nella forma la recente presa di posizione omofoba e razzista sostenuta dal Cardinale Ratzinger e sottoscritta dal Papa. Significativa la presenza di Michele Bellomo, portavoce del BariPride 2003, recentemente oggetto di un odioso pestaggio, che ha portato la sua solidarietà alle vittime delle intimidazioni fasciste. Pierpaolo Donnarumma, presidente della Circoscrizione n. 1, a nome dell’intero consiglio ha rivendicato con orgoglio il coraggio di ospitare l’associazione “L’Altro volto” e le ha rinnovato il suo pieno e incondizionato appoggio. Infine ha preso la parola Giulio Maria Corbelli, presidente della stessa, dichiarando che il movimento gay e lesbico lucchese non è interessato alle contrapposizioni sterili, ma cerca un dialogo costruttivo con le varie anime politiche e culturali della società civile e delle istituzioni affinché si affermi anche a Lucca la cultura del rispetto dando alle istanze e alla progettualità del movimento GLBTT locale il riconoscimento e il sostegno che meritano. Al sindaco, che in seguito alla contestazione ormai se n’era andato, ha chiesto atti concreti: «Signor Sindaco» – ha detto – «oggi ha sfilato insieme a noi ma non basta, l’aspettiamo alla prova dei fatti».

 

“La Repubblica” – 03 Ottobre 2004

 

LUCCA - Sei giovani vicini all’organizzazione di estrema destra Forza Nuova sono stati denunciati dalla Digos di Lucca per aver partecipato al raid razzista scatenato nella notte fra il 28 e il 29 agosto 2003 contro la libreria Baroni, nel centro della città, all’indomani di un incontro sulla cultura omosessuale. La vetrina del negozio fu ricoperta di svastiche e sfondata con mazze e bastoni. Il questore di Lucca Maurizio Manzo e il dirigente della Digos Maurizio Ferraioli hanno spiegato che i denunciati sono 5 minorenni e un maggiorenne. A tutti sono stati contestati i reati di danneggiamento aggravato e diffusione di idee fomentanti l’odio razziale, con l’aggravante della finalità della discriminazione. Sequestrati materiale propagandistico, stendardi con croci celtiche, bandiere con aste utilizzabili come corpi contundenti, bombolette spray, articoli che parlavano proprio del raid.

 

Lucca. Giovane accusato di aver aver preso parte con alcuni minorenni al raid contro la libreria Baroni - A giudizio per le svastiche - L’assalto dopo un incontro sulla realtà omosessuale - Giovane accusato di danneggiamento e di diffondere idee razziali

“Il Tirreno”, 31 Marzo 2005

 

LUCCA. Andrà sotto processo con l’accusa di danneggiamento e partecipazione a gruppi che diffondono idee razziali e etniche un giovane accusato di essere tra gli autori del raid compiuto nella notte del 29 agosto 2003 contro la libreria Baroni, in via San Paolino, che aveva organizzato un incontro sulla realtà e la cultura omosessuale. La decisione è stata presa ieri dal gip Annarumma nei confronti di Luigi Marotta, 23 anni, muratore di Colle di Compito che era stato denunciato dalla Digos. L’udienza davanti al tribunale in composizione collegiale si terrà il 13 luglio.
Con Marotta sono finiti nei guai altri cinque giovani, studenti, all’epoca dei fatti non ancora diciottenni: le loro posizioni sono al vaglio del tribunale per i minori di Firenze. Tutti dagli investigatori sono ritenuti vicini all’organizzazione politica di estrema destra Forza Nuova. L’inchiesta della polizia aveva portato a una serie di perquisizioni domiciliari e nella sede di Forza Nuova. Gli agenti avevano sequestrato diverso materiale propagandistico, bandiere, bastoni e arredi dell’estrema destra. In particolare libri, volantini, stendardi con croci celtiche, bandiere e aste.
Erano state trovate anche bombolette spray che gli investigatori della questura non escludevano essere state usate nell’assalto alla libreria Baroni o in altri episodi simili.
Infine, erano stati sequestrati ritagli di articoli di giornale che parlavano dell’atto vandalico.
Le indagini erano iniziate sulla base di testimonianze raccolte all’indomani del raid. I racconti dei testimoni, che parlarono di una banda composta sicuramente da giovanissimi perché erano stati visti scappare con agilità, indussero gli investigatori a indirizzarsi nell’ambiente dell’organizzazione di estrema destra. Da quel momento iniziarono gli appostamenti nella sede di Forza Nuova, grazie ai quali gli inquirenti hanno potuto verificare che i giovanissimi, pur non facendo parte del movimento, partecipavano ogni settimana alle riunioni. Appostamenti che hanno poi fatto emergere anche la vicinanza di alcuni dei ragazzi agli ultrà del calcio. La procura della Repubblica e il tribunale per i minori avevano disposto le perquisizioni.

 

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