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Musicista e compositore (Los Angeles, Stati Uniti, 1936)
Harold Budd si muove in una dimensione rivolta al mondo dell’introspezione, esplorando elettronica, jazz, filosofie dell’esistenza e classicismi. È il padre nobile della cosiddetta ambient music. Conduce per anni ricerche sulla qualità grafica della musica (un brano si giudica dalla bellezza del suo spartito), sulla possibilità di comporre musiche modulari (brani che possono essere usati in qualsiasi ordine e combinazione) e sulla gestualità più radicale (brani che consistono semplicemente nella sequenza di azioni che l’esecutore deve compiere). Una delle sue prime composizioni, “INTERMISSION PIECE”, è da suonarsi in maniera del tutto casuale ma soprattutto “in assenza di pubblico”. Benché sia dal 1969 uno dei principali ricercatori al California Institute Of Arts, trova soltanto in Inghilterra, nove anni dopo, alla corte di Brian Eno, l’occasione per emergere. La sua musica, dedicata a “padiglioni di sogni” (titolo della prima raccolta) e a “vassoi di specchio” (titolo dell’album in coppia con Eno che lo rivela), è vellutata ed eterea, aritmica e ripetitiva, intessuta di fili sonanti, di vibrazioni impercettibili e di tintinnii minimi. «Gli onirici, languidi, luccicanti vagiti melodici che sono diventati il suo marchio di fabbrica, sono anche diventati lo stereotipo della musica “ambientale”. Dell’invenzione originale di Eno è rimasto ben poco, e quel poco è tutto nella musica di Budd» (Piero Scaruffi, da "Enciclopedia della musica New Age" Arcana Editrice, 1996).
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