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Ely
(Brodie) è una persona timida, lavora da un veterinario e ha una
relazione con una ragazza che abita in un'altra città e che non
vede mai. Daria (Sharp) divide la casa con Ely ed è sua amica da
tempo. Ely e Daria conoscono Kia (McMillan), professoressa in un college.
Kia sta con Evy (Melendez), un'infermiera appena divorziata perseguitata
dal marito, che è tornata a vivere con la madre. Kia abita insieme
a Max (Turner), scrittrice, romantica e single infelice. Per qualche ragione
le amiche di Max e Ely si sono messe tutte in testa che siano fatte una
per l'altra, cosa alquanto strana visto che almeno apparentemente non
hanno nulla in comune. Non sarà facile ma alla fine...
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Da un soggetto di Guinevere Turner e Rose Troche (anche regia e montaggio), co-sceneggiato insieme a Tom Kalin e Christine Vachon, realizzato con un budget limitato, attrici non professioniste e un ruvido bianco e nero (fotografia di Ann T. Rossetti), è un'originale opera prima lesbica dove tutto gravita attorno all'amore, indagato con allegria e tenerezza, senza retorica, falsi pudori e bugie. Una sorta di “racconto morale” in chiave rigorosamente lesbica dove la coscienza di essere omosessuali lascia presto il posto alla coscienza di essere - tout court, sebbene vivendo all'interno di una micro comunità chiusa, un tantino asfittica, sostitutiva della "famiglia" eteroculturale, caratterizzata da proprie regole e propri rituali, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che comporta. Irresistibile il “convegno” sulla definizione del sesso femminile, o il racconto che le due protagoniste fanno alle rispettive amiche della loro prima notte d’amore. Originale, vivace e avvincente il testo di Guinevere Turner. Emblematica la reazione aggressiva e inquisitoria (separatista) del gruppo di amiche alla notizia che una di loro (la più improbabile) ha avuto un rapporto sessuale con un uomo. Interessante la messa in scena dei vari stereotipi lesbici riguardo ai ruoli, ai comportamenti e alla bellezza femminile. Bella la musica (Scott Aldrich, Brendan Dole e Jennifer Sharpe). Stupendi i lunghi titoli di coda (quasi un video clip). Un piccolo capolavoro meritatamente pluripremiato. C. Ricci
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• Per chi non lo sapesse ancora, “Go Fish” (segui il pesce) significa anche “andare a donne” con tutte le ambiguità del caso, e “pesca la tua carta”. |