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Attrice, regista e scrittrice (Parigi, 23 Febbraio 1889 – Parigi, 11 Dicembre 1957)
Nome d’arte dell’attrice, regista e scrittrice francese Jeanne Roques. Studentessa di belle arti, soubrette alle Folie-Bergères, amica di Colette e di molti artisti, bella colta e spregiudicata, Musidora assurge a moderna icona francese e a musa dei surrealisti con il grande successo del serial “Les vampires” (dieci lungometraggi realizzati tra il novembre del 1915 e giugno del 1916) di Louis Feuillade: i grandi occhi bistrati, il corpo sinuoso avvolto in un’aderente calzamaglia di seta nera che alimenta l’immaginario collettivo, acrobata imprendibile e femme fatale, Musidora è Irma Vep (anagramma di vampire), le cui prodezze criminali incarnano le inquietudini di un’epoca. Nella miniserie sempre di Feuillade “Judex” (undici episodi in media di mezz’ora ciascuno più un prologo piuttosto lungo realizzati nel 1917), Musidora è ancora l’antieroina Diana Monti, un’avventuriera nascosta nei panni di un’istitutrice che si trasforma abilmente assumendo diverse identità e agisce solo per interesse personale. Come puntualizza Richard Abel, se da un lato questi personaggi femminili sono sorprendentemente premoderni, dall’altro hanno una funzione rassicurante, stabilizzante. Sono devianti e criminali, senza fissa dimora, senza storia: esistono nel presente, pongono il problema della “nuova donna”, della “donna alla deriva”, la donna “fuori posto” nell’ordine sociale non solo francese. La soluzione al “problema” consiste nel debellare completamente queste figure (uccidendole nella finzione cinematografica), quasi a suggerire che mantenere l’ordine nel “campo dei generi” avrebbe puntellato i confini della vera disciplina su altri, più importanti, campi di battaglia. Musidora co-sceneggia alcuni di questi episodi e contemporaneamente passa alla regia: segnaliamo in particolare il film “La vagabonda” (1918), adattamento del romanzo di Colette girato a Roma, e “La Flamme cachée” (1920) co-diretto con R. Lion e tratto dal primo soggetto di Colette stessa per il cinema. Abbandonato lo schermo con l’avvento del sonoro, Musidora si dedica alla scrittura di romanzi, poesie e canzoni, salvo poi passare gli ultimi anni come ricercatrice storica alla Cinémathèque Française, per la quale realizza “La Magique Image” (1951), film di montaggio su Louis Feuillade e il suo tempo.
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1916: vestita di seta nera Musidora seduce i banditi...
«Sono nata il 23 febbraio 1889, lo stesso anno della torre Eiffel e di Charlot, in una famiglia di artisti: mio padre, Jacques Roques, componeva canzoni che allora si cantavano in tutte le strade. Imparai ad amare la poesia - Verlaine soprattutto — ma anche Rene Ménard, Gustave Geoffroy e Emile Blémont, tutti e tre amici di mio padre. E quel Théophile Gautier, dal quale presi il mio pseudonimo d'arte, Musidora. Dopo il liceo studiai alla Scuola di Belle Arti. Il romanziere Pierre Louys, mio ottimo amico, mi aiutò a trovare le prime scritture. Il mio debutto teatrale avvenne a Montparnasse; poco prima della guerra fui alle Folies-Bergère, dove mi scoprì Feuillade, che mi propose una parte. Girai “Il Calvario” con Rene Navarre e Renée Carl (Fantômas e Lady Beltham). Lavorando con Feuillade, che era l'intelligenza fatta persona, mi accorsi subito che dovevo abbandonare il gesto enfatico per trovare la verità semplice della vita. Dopo “Il Calvario” ho interpretato altri 52 film. Nel mondo sbalorditivo de “I vampiri” portai una nota di lusso discreto. La maglia nera era stata indossata prima di me da Josette Andriot, in “Prozéa” di Jasset, ma si trattava di semplice cotone, mentre il mio costume in seta costituiva una vera rivoluzione per la gioventù del 1916. Avevo creato "la vampira"». Musidora (Jeanne Roques)
Da “Le dive del silenzio” di Vittorio Martinelli
Musidora, uno pseudonimo probabilmente suggerito da Pierre Louys e tratto - come ci informa Patrick Cazals nella sua biografia dell’attrice - da un’opera di Théophile Gautier, “Fortunio”, la cui protagonista è «una giovane cortigiana romantica, morta per la puntura di uno spillone avvelenato trovato nel portafogli rubato all’uomo che amava», deve la sua celebrità, oltre a queste grottesche origini letterarie, ad una presenza poco più che labile, ma smisuratamente ingigantita dagli storici del cinema, in un paio di film di Louis Feuillade, il re dei serials francesi: “Les vampires” (1915-16), dove vestita di un collant nero impersona Irma Vep (anagramma di Vampire), “Judex” (1916-1917) dov’è Diana Monti, un’avventuriera di alto bordo. Tuttò ciò che Jeanne Roques - questo il suo vero nome - ha fatto prima e dopo, e cioè una serie di film come interprete a partire dal 1913 e poi le sue opere come sceneggiatrice e regista dal 1917 in poi, è calato nel più profondo oblio. Invece sui personaggi dei due film di Feuillade, in particolare su quella Irma Vep che, riapparsi oggi i precedenti film di Josette Andriot, appare sfacciatamente ricalcata sul personaggio di Protéa (filiazione stranamente mai riconosciuta), si sono innalzati deliranti peana da più parti: cominciarono i poeti surrealisti, prima Aragon poi André Breton, con alate liriche a gloria di questa «decima illusa», come amavano definirla. Rivedendo oggi i film di Feuillade francamente non si comprende l’ondata di entusiasmo sollevato attorno alla presenza di questa attrice; tanto più che qualche recente ripresentazione di due film di cui è stata regista e interprete, “Sol y Sombra” (1922) e “La tierra de los toros” (1924), ha lasciato il tempo che ha trovato, deludendo profondamente chi pensava ci fosse almeno un pallido riverbero di quel magnetismo attribuitole così generosamente dai suoi estimatori. Molte altre ragioni hanno certamente contribuito a far sì che Musidora diventasse un’icona di quella temperie culturale che Parigi ha vissuto nella prima metà del secolo: la sua frequentazione con gli intellettuali di spicco dell’epoca, l’intima amicizia con Colette, le sue liriche, le «poésies scandées», i romanzi, le novelle, una biografia di George Sand, la sua collaborazione alla Cinémathèque e un’esistenza non certo ispirata a principi monastici le hanno procurato una nicchia nella galleria dei personaggi che hanno contato nel tout-Paris.
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Al mitico personaggio di Musidora ha reso omaggio Olivier Assayas con il suo “Irma Vep” (1996).
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FILMOGRAFIA ESSENZIALE
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