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Aggiornato Venerdì 26-Gen-2007

 

Di Miriam Mafai - 14 Ottobre 2005

 

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DOVUNQUE in Europa, non solo nelle grandi democrazie del Nord e nei paesi baltici, ma anche in Germania, in Francia e in Spagna la presenza delle donne nelle istituzioni politiche si fa sempre più visibile. Una donna, Angela Merkel, si accinge ad assumere la carica di Cancelliere in Germania, in Spagna otto ministri su sedici sono donne, in Francia sono donne il 47% degli eletti nei consigli comunali e una donna, Ségolène Royal, avanza la propria candidatura alla presidenza della Repubblica. Da noi, no. L'Italia di Berlusconi, Fini e Casini si accinge a battere, anche in questo campo, un vergognoso record. Già oggi, il nostro Parlamento è quello che ha il minor numero di donne elette: l'11% dei deputati, l'8% dei senatori. Una percentuale che ci colloca al settantesimo posto nella classifica dei Parlamenti del mondo, al ventinovesimo dei Parlamenti d'Europa. Eppure anche questa, ridotta presenza femminile è sembrata eccessiva ai parlamentari della maggioranza. Uomini all'arrembaggio, dunque, alla vigilia di una nuova campagna elettorale. Per la prima volta, nel corso di questo dibattito sulla legge elettorale, i parlamentari della Casa della Libertà finora disciplinati e ossequienti alle direttive di Berlusconi, Fini, Casini, Calderoli, ieri sera hanno detto no. Per la prima volta, dando prova di arroganza più che di dignità, hanno trovato la forza per ribellarsi bocciando un emendamento, proposto dalla stessa maggioranza nella Commissione Affari Costituzionali e poi portato in aula. L'emendamento prevedeva per tutti i partiti l'obbligo di candidare alle prossime elezioni almeno una donna ogni tre uomini. L'emendamento era stato criticato e considerato del tutto insufficiente dall'opposizione che chiedeva, nel rispetto dell'art. 51 della Costituzione, una presenza paritaria di uomini e donne nelle liste proporzionali. Niente da fare. Gli uomini della Casa delle Libertà hanno affossato il loro stesso emendamento, illustrato in aula dall'ineffabile Bondi che invitava i parlamentari a "non deludere i nostri elettori e le nostre elettrici". Niente da fare. I parlamentari della Casa delle Libertà, questa volta, non hanno seguito le sue indicazioni. Ed hanno affossato l'emendamento. Dopotutto, li comprendiamo. Quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo. E quando la propria rielezione è in pericolo, non c'è disciplina che tenga. La presenza di donne nelle liste proporzionali (sia pure una ogni tre uomini come aveva proposto la Prestigiacomo) poteva rappresentare un rischio, che era opportuno evitare. Uomini all'arrembaggio dunque: in lista ci staranno loro e solo loro. O meglio, qualche donna ce la metteranno pure, ma starà a loro decidere se e quante e in che posizione. Nel proporzionale infatti ciò che decide del successo è la posizione che ogni candidato ha in lista. Per questo in Francia la legge voluta da Jospin obbligava a una presenza paritaria nelle liste del proporzionale: "un uomo e una donna", come recitava il titolo di un bel film di Claude Lelouche. Ma noi non siamo in Francia, né in Germania, né in Spagna, né in Svezia o Norvegia, per citare soltanto alcuni dei paesi del nostro continente. Siamo in Italia. Nell'Italia di Berlusconi dove si vanno mettendo a rischio una serie di conquiste femminili nel campo dei diritti civili, dove è messa sotto accusa la donna che intende far ricorso all'aborto, e mille difficoltà si frappongono a quella che voglia far ricorso in condizioni di sicurezza alla fecondazione assistita. A ben vedere la votazione di ieri alla Camera esprime, meglio di molti discorsi, l'idea che questa maggioranza ha della donna e del suo ruolo nella società (che potremmo riassumere con il vecchio detto non ricordo se veneto o lombardo: cha piasa, che tasa, che stia a casa). Ci attendiamo ora una adeguata risposta da parte del centrosinistra. L'emendamento elaborato dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, che imponeva la presenza di una donna ogni tre uomini nelle liste proporzionali (pena alcune sanzioni pecuniarie) bocciato ieri sera dai parlamentari della maggioranza, era già stato criticato e dichiarato inadeguato dal centrosinistra. Benissimo. Spetta ora allo stesso centrosinistra comportarsi di conseguenza. E, dunque, se la nuova legge elettorale sarà approvata, presentare nelle sue liste alle prossime elezioni politiche "un uomo e una donna" come recitava il titolo del film di Lelouche. Chiediamo insomma coerenza agli amici del centrosinistra. È troppo?

 

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