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Aggiornato
Venerdì 26-Gen-2007
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Chi conosce il luogo, non può che stupirsi di questa querelle un tantino pretestuosa, paravento per altre, sottese ragioni che con «l’atmosfera», il sole, il modo di prenderlo e chiacchierare a «birillo» coperto o scoperto, non hanno evidentemente nulla a che vedere. Surreale è il professore intervistato che invece di girarci intorno avrebbe fatto meglio a dire quel che pensa davvero: che omosessuali e simili gli fanno un po’ schifo e che non li vorrebbe tra i piedi, né lì, né altrove. Che affronto, inoltre, aver occupato lo scoglio migliore dove si guarda bene di andare – mica è frocio, lui! E poi chi lo sa se sono contagiosi…
Siamo certi che al professore & Co. non dispiacerebbe che tornassero i bei tempi andati in cui, con una semplice delazione, ci si poteva sbarazzare di conoscenti, vicini di casa, colleghi, rivali – quelli più liberi, belli e intelligenti, naturalmente, gli altri non sono una minaccia.
C. Ricci
Rocce a picco sul mare. In questo paradiso dello Spezzino nasce una querelle. Razzismo? «No, un modo diverso di stendersi al sole». Tiene banco da giorni una polemica sottile, quasi surreale. Da una parte ci sono i naturisti e dall'altra la comunità gay
Di Paolo Crecchi - "Il Secolo XIX", 27 Luglio 2003
Punta Bianca (La Spezia) - «Eh, no: c’è nudo e nudo, caro signore», e il professore in vacanza si rimette gli slip a dimostrare la sua appartenenza a una nudità «corretta», come dice, «da naturista che ama il sole sulla pelle», come spiega, «io non riesco a parlare con il birillo per aria». Lui no, ma gli altri sì, sullo scoglio accanto, «e mica parlano soltanto: se il posto non fosse unico non ci verrei più da un pezzo». Rocce bianche a picco sul mare, Palmaria e Tino all’orizzonte, il profumo del mirto che stordisce, un bel vento che soffia dalla Versilia e non fa sudare. Posto unico, in effetti, che giustifica una polemica sottile e quasi surreale, da una parte i naturisti e dall’altra «la comunità gay». Razzismo? «No, un modo diverso di stendersi al sole». A Bocca di Magra raccontano di famigliole che non vengono più, allarmate da qualche tenerezza omosessuale di troppo. Ma lo fanno con un’alzata di spalle, non c’è bisogno dei nudisti per alimentare un turismo che può offrire le ultime calette della Liguria e le prime spiagge della Toscana, i silenzi di Monte Marcello e le notti folli delle discoteche versiliane. Affari per tutti, nell’offerta speciale di due regioni in una: chi se ne frega di quattro scogli contesi. Sabato. Gli scogli restano meta ambita e sì che raggiungerli è un’impresa, dopo il bivio di una mulattiera che divide il mondo tra chi ama e chi disdegna il costume da bagno. Dieci minuti per arrivare fin lì e altrettanti, poi, per scendere al mare. «Spiaggia naturista», indica una freccia pitturata su una roccia: e bisogna calarsi in un burrone. Nel burrone un sentierino precipita tra macchie di lecci e corbezzoli, ulivi e pini, grovigli di rovi, e obbliga a tenersi ai rami più bassi degli alberi e a saltare da un masso all’altro come capre. Un paio di natiche. Due paia di natiche. Tre paia di natiche di difficile interpretazione, immobili nel sole di mezza mattina, annunciano la meta dopo l’ultimo balzo. La caletta è fantastica. Il silenzio assoluto. Su una piattaforma di roccia bianca un tappeto di asciugamani fa da cornice a nudi di ogni tipo, foggia e dimensione, più maschili che femminili, in gruppo, solitari, scultorei o appesantiti, giovani e no. Naturisti? Gay? Entrambe le situazioni? Difficile distinguere, imbarazzante raccogliere informazioni. Però, se le dicerie di paese sono vere, qualcosa dovrà succedere. Succede che il cielo si vela all’improvviso e sguardi di rammarico s’incrociano, altro che ammiccamenti sospetti. Sospetti perché, poi? «Perché io non sono omosessuale e non mi va che mi puntino» s’infiamma il professore. Molestie? «Ma no, ma no» Atti osceni? «Al massimo qualche carezza malandrina» E allora? «E allora hanno occupato gli scogli migliori. E cambiato l’atmosfera». Gli scogli migliori sono quelli piatti in riva al mare. Il più grosso accoglie quattro giovanissimi con orecchino e bandana più un tipo distinto anche da nudo, in perenne lotta con il vento per riuscire ad accendere la pipa. Richiesta di conferma: è vero quanto dice il professore? «Se ne dicono tante». Sì, ma le voci? Magari dopo il tramonto, eh? «Dopo il tramonto, se uno resta qui, non riesce a ritrovare il sentiero per tornare a casa». Coppia mista, lui alto e bruno e lei bionda e rotondetta, accento toscano, voglia di ridere: «Guarda quel bischero», il doppio senso è da caserma e la replica pudica, «dai, non farmi vergognare». Naturista solitario palestrato, un tuffo dietro l’altro dalla scogliera. Si guadagna un applauso. Ora il sole squarcia il velo di foschia e torna a picchiare forte, in mare ci sono vele e motoscafi, passa il vaporetto che sbarca a Punta Corvo i turisti del sabato: non c’è pontile e bisogna immergersi fino al ginocchio per guadagnare la spiaggia. Qualcuno a bordo, binocoli inforcati, spia la scogliera della discordia e schiamazza con gli amici. |
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